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RVG settimanale
Radio-video-giornale del Villaggio (vers. 2023-12-31)
 
  1. Il giornale del giorno, scritto, puo' essere sentito in contemporanea. Azionare la sezione "te lo racconto io il giornale" e nel frattempo; leggere.
  2. Il "rvg-giornale-settimanale" esce ufficialmente il lunedi' , ma anche quando ho voglia.
  3. Il "rvg-giornale-settimanale" esce come prima pagina la settimana in corso, la seconda pagina la settimana prossima e dalla terza in poi, le settimane passate.
  4. l "rvg-giornale-settimanale"  ogni due mesi, uscira' in formato PDF, HTML, EPUB  per essere archiviato
  5. Fotografie, filmati, e voce, rimangono in rete per alimentare il sito www.redigio.it" gia' esistente da anni e per l'ascolto pubblico mondiale. (gli ascolti di ottobre e novembre: 35% nelle Americhe e 30% inj Asia)
  6. Il "rvg-giornale-settimanale" e' una sezione del "Radio-Fornace-Informa" che e' una sottosezione del www.redigio.it 
  7. "radio-Fornace-Informa" funzionera' in detto modo per la stagione fino a tutto dicembre 2024  e produrra' circa 1400 pagine in A5 di testo, 400 podcast in mp3 e 200 filmati in mp4 (pronti per youtube) (previsione)
  8. www.redigio.it e' un prodotto nato nel 2012, e' personale, non ha collaboratori, ha un costo irrisorio e non ha mai percepito nulla, non ha nessun obbligo con alcuno, la responsabilita' sui contenuti diffusi diversamente diversamente da quelli da me dichiarati, non sono di mia responsabilita'.
  9. Il "Radio-Fornace-Informa" e sottosezioni, hanno lo scopo di aggiungere valore culturale al Villaggio.
  10. Eventuali collaboratori, sono graditi.
 
RVG settimana 52
 
Radio-video-giornale del Villaggio
 
Settimana-52 del 2023
 
RVG-52 - da  - Radio-Fornace
 
Settimana 52       2023-25-12 -  Dicembre - Calendario - la settimana
lunedi        25/12       settimana 12        359 giorno
marrtedi        26/01       settimana 12        360 giorno
mercoledi        27/01        settimana 12       361 giorno
giovedi        28/01        settimana 12        362 giorno
venerdi        29/01        settimana 12        363 giorno
sabato        30/01        settimana 12 364 giorno
domenica       31/01       settimana 12        365 giorno
 
25 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 52/359
redigio.it/rvg100/rvg-52-359.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO526-nebbia-superga.mp3 - Nella nebbia di Superga, la tragedia del Torino -
Toponimi di Biandronno
17) Roncato: o Runcàar è la zona che porta dal Gesiolo fino al comune di Travedona tramite una leggera salita. Il toponimo è dei più frequenti in tutta la Lombardia ed è un derivato dal latino runcare "sarchiare, dissodare". La voce dialettale ha un suffisso diverso dalla forma ufficiale, forse da far risalire all'aggettivo latino runcalem "relativo al ronco"
18) Rööch: monticello a sud-est del paese che ospita l'attuale acquedotto di Biandronno. Il nome con tutta probabilità è da far derivare dal termine "roca" o "rocca" con il significato di "promontorio" 3.
19) Sötcà: piccola area al di sotto della Baserga verso il Lago di Varese un tempo zona di campi coltivati, ora area residenziale. Il nome è con tutta probabilità un composto di "sotto" e "casa" con riferimento appunto al nucleo abitativo in zona Baserga.
Cosa preparo oggi
El pollin de Natal - Mamma l'è chi el Natal e mi ancamò 'me 'l fuss incoeu, te vedi a fagh el pien al pollin: quel to pien faa tanto ben... - Me regordi che te fasevet giò tutt el sò fidegh ben a tocchelitt con del lard, anca quella a quadretitt, e che peu te i mettevet in bielletta con di brugn secch, gross, tòcch de pomella, castegn giamò ben còtt in la padella, luganega a boccon, ona branchetta de nos ròtt a fesinn e on quai cugiaa de formace de quel bon e pan grattaa. - Peu, messedaa tuscòss a man ligera, dent, dent in del pollin, dent in del gòss, in la panscia a tirall rotond e gròss strengendel poeu in d'ona tal manera, cusii e ligaa in gir, ma tanto fòrt 'mè se 'l dovess scappà anca dopo mòrt. - E tutt quest la vigilia. Poeu a Natal te'l mettevet a foeugh in padelòtt con denter lard, butter e, fina còtt,  
Il porto di Milano
viale Gorizia ang. ripa di Porta Ticinese - È il "porto" di Milano. Vi convergono 3 canali: il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e il Naviglio Interno. Essi furono costruiti allo scopo di portare acqua alla città per migliorare la difesa militare, le attività commerciali e artigianali, la salute pubblica. Il Naviglio Grande fu il primo a essere costruito. Pochi anni dopo la distruzione della città da parte dell'imperatore Federico I detto il Barbarossa, nel 1179 i Milanesi iniziarono i lavori per portare fin qui le acque del lago Maggiore e del Ticino, con un percorso di 50 km. Il Naviglio Interno, costruito nel '400, attraversava la città con un sistema di conche, ma è stato coperto negli anni Trenta per facilitare i trasporti su terra. Esso portava qui, attraverso il canale della Martesana, le acque provenienti dal lago di Como e dall'Adda. Il Naviglio Pavese fu completato nel 1819 e, in deflusso, si riallaccia al Ticino nella sua parte navigabile e quindi al Po e al mare. La Darsena fu costruita ai primi del '600 sotto il governatore spagnolo Pedro de Acevedo conte di Fuentes. In Darsena arrivavano chiatte trainate controcorrente da cavalli (poi motorizzate), cariche soprattutto di sabbia e ghiaia, ma anche di legname e persone. Attraverso il Naviglio Grande fu trasportato il marmo per il Duomo, che arrivava dalla cava di Candoglia lungo il fiume Toce e poi il lago Maggiore.
Villaggio turistico 1/4 - Animatori di sesso maschile
Il bonazzo - Tipico esempio di bonazzo. - Il bonazzo è in genere aitante, ma non palestrato, e se lo è con misura. Cura il suo corpo con attenzione ma senza eccedere per non apparire effeminato e gaio e per questo gira sempre a torso nudo. È possibile riconoscerlo perché porta quasi sempre una bandana a motivi floreali o geometrici e occhiali da sole riflettenti stile ciclista/sciatore estremo quando gira per la spiaggia di ombrellone in ombrellone a reclutare vittime. La sua utilità nello staff intrattenimento del villaggio è pari a zero: serve solo per attirare sciami di stupide adolescenti accompagnate dalle loro madri a partecipare alle attività organizzate, come ad esempio la beach volley. Di solito è l'animatore capo oppure il coordinatore delle attività organizzate nel villaggio, un eufemismo per dire che non conta un cazzo perché non ha alcuna competenza. Condivide con il piacione la capacità di sedurre le donne, ma al contrario di quest'ultimo non lo fa con malizia o comunque lo fa con una certa discrezione. È tuttavia stupido come una barbabietola.
Il piacione - Il piacione è una delle tipologie di Animatori più pericolose. Il suo aspetto varia molto ma in genere è un ragazzo dai capelli lunghi fino alle spalle, raccolti in un codino se lisci, lasciati liberi al vento se ricci o mossi. Viso volitivo e abbronzato dal sole, occhi verdi o castano chiaro, fisico asciutto e slanciato, si presenta come un giovincello di vent'anni o poco più, sprezzante e disinvolto. Spesso ha la passione del ballo o della recitazione ma ancor più spesso quella della figa. Non si riuscirà mai a vederlo fermo durante la permanenza, nemmeno quando mangia, difatti è la dimostrazione vivente della validità generale del Principio di indeterminazione di Heisemberg. Spesso è lui che organizza ed esegue balletti e/o scenette comiche ed è lui che ancora più spesso si occupa di far divertire le giovani adolescenti. Data la sua disinvoltura abborda impunemente qualsiasi ragazza o ragazzina gli capiti a tiro con frasi standard, come ad esempio:
« Facciamo quattro tiri a pallone, dai! »
« Se vieni con me ti faccio vedere una cosa stupenda! »
« Sono sicuro che sei curiosa di sapere cosa c'è dietro il promontorio laggiù... »
« Dai, vieni a fare una passeggiata con me in quel frutteto! »
Di solito queste ragazzine di sedici e diciassette anni portano con sé una loro amica, per cui il piacione riesce a farsene due e quando è fortunato tre alla volta. Ovviamente lo s---------o di queste giovini pulzelle causa nei loro genitori, se riescono a venirne a conoscenza, esplosioni di ira tali da trasformare vacanze tranquille in una azione vendicativa alla Punitore. Le reazioni dei padri sono le più terribili. Ad esempio:
« Tu bottana! U disunuri n'ta nostra famigghia facisti cadiri! Ti facisti N'tuppare i buca! N'tuppare i buca! Ma su pigghiu ddu figghi'e bottana ci strappu i paddi... » - (Padre siculo visibilmente alterato)
Il giocherellone - Tipico esempio di giocherellone. - Il giocherellone è quel soggetto strambo che organizza di continuo scherzi di una cattiveria incredibile verso chiunque gli appaia come una vittima anche minimamente appetibile, facendo poi ricadere la colpa sugli altri animatori del suo gruppo. Di solito non è tra i più carini del gruppo intrattenimenti, ma ha fascino, umorismo e intraprendenza, caratteristiche che lo rendono agile sul palco quando deve recitare parti comiche che lo fanno apparire agli occhi delle adolescenti prive di volontà e rispetto di sé una splendida creatura. Di solito indossa un paio di mutande o un canottiera avvolte in testa come fosse una bandana, qualche maglietta insulsa che inneggia al casino e il costume, che non cambierà mai durante l'intero periodo di durata del suo contratto. Tromba quasi quanto il piacione, ma preferisce donne un po' più mature, almeno sopra i diciotto anni e di solito una volta scelta una ragazza cerca di esserle fedele. Ovviamente senza successo dato che di solito i villaggi turistici in località marittime sono dei veri e propri ficai e si sa che un giovane lasciato libero in un ambiente così non sa regolarsi. Di solito a tale categoria appartengono gli animatori provenienti da luoghi come Napoli e tendono a prodursi in frasi alquanto volgari.
NATAL
Finalmente giungeva il mattino. In un attimo erano tutti vestiti; poi si creava una gran confusione, mentre ognuno, cercava i propri doni. Solo il nonno interveniva a rimettere un po' di ordine.
Per mano, a due a due, si andava in chiesa, a sentire le prime tre messe, con il suono della piva, con i "bascantadùi" e con il Bambino sul presepe. Finita la triplice messa, il nonno rimetteva tutti in fila e li conduceva dai "Ciavanàschi" a bere la grappa, che usciva ancora calda dal "lambicu". Ne beveva un bicchierino da solo, mentre i ragazzi ne avevano uno ogni tre e i più piccoli una sola goccia. Poi, tutti a casa.
Si prendeva una prima zuppa condita col cucchiaio di "gratòn", poi ce n'era una seconda e una terza. A mezzogiorno, si faceva una spanciata di risotto, di carne e oca, di formaggio, di uva del "roscio" e di caffè. Era un vero "mangia da sciùi".
Nel pomeriggio (mèzabasùa), col nonno si faceva il giro dei Presepi di tutte le chiese; i commenti erano molto animati. Alla sera, si stava tutti attorno al camino. Il fuoco era avviato con della paglia o dei tutoli di granoturco. Fatta la brace, ci si metteva il "sciòcu" (ciocco) e si protendevano le mani, per ricevere calore.
Dal ceppo ardente, si sprigionavano fiammelle rosse, verdi, violette. Quelle rosse erano di Lucifero; quelle verdi di Brindinello, quelle violette di Sbarbatello, i più famosi diavoli dell'Inferno.
Seguiva un ultimo rosario e poi si andava tutti a letto.
Nella vita di allora, c'era molto più spazio per la fantasia, per il sentimento e per le piccole come per le grandi cose. Bastava un camino per riunire una famiglia; era sufficiente una lunga storia per affascinare tutti, senza che nessuno chiedesse quale fosse la verità e quale l'immaginazione. In ogni casa c'era una figura che faceva da perno e non avveniva no lotte per avere il sopravvento l'uno su l'altro. Non sarebbe giusto dire che quei tempi erano mi gliori degli attuali o viceversa; semmai, si potrebbe cercare di recuperare qualcosa che di buono esisteva una volta ed ora non c'è più. Che cosa succederebbe, ad esempio, se l'austerità ci riportasse il caminetto?
"Ma 'n bel foeugu tradiziunal che l'é gioia e l'é puesia,
a l'é l foeugu dul di natal. E in chèl dì, cun nustalgia, chi g'ha non un tèciu e un pan, chi cha viv da ca luntàn i suspiran 'me 'n gran bén anc'ul foeugu d'un camén...
(Il fuoco natalizio è un fuoco, tradizionale, che è gioia e poesia.
In questo giorno, con nostalgia, quelli che non hanno tetto e cibo, quelli che sono lontani da casa darebbero chissà che cosa per avere il fuoco di un camino, quasi fosse un gran bene. Questo amico buono e saggio, che con noi sempre divide gioie, dolori e piange e ride mi parla nel suo linguaggio. Quando la fiamma viene in avanti, arrivano i credi- tori; quando la fiamma corre indietro, sta arrivando del denaro).
E st'amisi bon e sàgiu, che cun neun sempr'al dividi gioi, dului, e al piangi e al ridi, al ma parla ul so lenguagiu, Cand'al bufa ul foeugu dananzi creditui cha vegn inanzi; candu poeu al bufa da dré in dané cha vegn in pé!
       **************** fine giornata ************************
 
26 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 52/360
redigio.it/rvg100/rvg-52-360.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO586-alberi-Milano-01.mp3 - Alberi a Milano
Radio-Fornace
Cosa preparo oggi
La carne cruda - Gh'è a chi ghe mett disgust al vedè a mangia de gust carne cruda, e gh'è anca quel che golos ne fà ona pell.
Ecco per chi gusta carne cruda, come condirla. Mettem on dò porzion. Carne de manz de primma, magra, nuda de pell, de nerv, de grass. Part scamon. Masnada dò volt, mèttela in piatt, giuntagh do inciod mondaa e spappolaa, dò erborinn verd, fresch tridaa giò a l'att, el sugh de mezz limon e poca saa, pever, on ross d'oeuv crud, e bell e ben d'oli d'oliva. Si, con la forchetta impastà su tuscoss mè 'l fuss on pien. Mèttela in tavola e insemma a la diletta sposa, fagh la festa in santa paas, bevendigh dree 'na tazza de brodin.
Gustela. Se la pias, diree: l'è on bonbonin. Avvertenza. Preparala quand l'è vora de mangiala. Prontada da dò or la ciappa brutt color.
Se taija peu la fesa a bei fetitt, la se impiatta e se salza e, soravia ghe se somena sù di capperitt. Ma però 'sta manera la saria moderna. Ona voltà in realtà se fava inscì: Mett el vitell a coeus ben in ristrett, come quell là e bagnaa giust a mezz con dent on bell biccer de vin bianch magher, tri cugiaa d'asee, cinq d'òli e denter el sò ton i inciod, on bell micchin ben ben scrostaa, per ligà la bagnetta, peu on boccon de scigola el saa, laur, pever fin. Quand l'è ben cott e l'è sfregiaa ben, ben, in la soa bagna, col sedazz de crin passagh la bagna per do volt almen.
In ultim la se rangia col limon. Poeu, come l'alter, anca quest, tajaa suttil, el se comeda su on piatton, quataa de bagna e coi capper somenaa.
Viaggio nel tempo
Blitz antivagabondi (17 gennaio 1929) Allo scopo di spiegare la ragione di esistenza di numerosi sfaccendati e vagabondi che ancora si trovano numerosi a Milano, il Questore ha ordinato alcune sorprese nei pubblici locali, particolarmente indicati come luoghi di convegno di tali persone indesiderabili.
Cose di Milano
Il "ponte dei Morti" - via Francesco Sforza ang. via San Barnaba - Da un portale secondario dell'Ospedale (Cà Granda) che si affacciava sull'omonimo Naviglio (rimasto scoperto fino agli anni Trenta), per secoli, uscirono i morti poveri trasportati nudi su un carro, oltre il "ponte dei Morti", in casse apribili sul davanti per agevolarne lo scivolamento nella foppa del cimitero del nosocomio, la Rotonda della Besana. I ricchi venivano invece sepolti nelle chiese.
La Cà Granda è stato il primo ospedale laico del mondo occidentale. All'inizio, venne gestito da un "governatore de li granari", disponeva di due "primari", di quattro "fisici" (medici), di quattro "ciroici" (chirurghi), di un farmacista e di quattro specialisti, rispettivamente per il morbo gallico (la sifilide, portata in Italia dalle truppe di Carlo VIII), per la tigna, per i calcoli renali e per l'ernia. I criteri per la salvaguardia dell'igiene erano innovativi per i tempi, ma non prevedevano una separazione per tipo di malattia e due malati potevano giacere nello stesso letto. Nelle corsie becchettavano le galline e giravano i venditori ambulanti. Un visitatore straniero dell'epoca annotò: "Esso spedale nutre giornalmente 1600 persone oltre gli ammalati, giacché stanno ivi contabili, scrivani, barbieri, sarti, calzolai, dimodocché il contabile novera ogni anno allo spedaliere 30000 ducati milanesi".
Busto Grande - 170 anni fa
Capitolo quinto
La contrada della Macchina, ora via Solferino, prendeva nome, dal 1836 o '37, da quell'ordigno per spegnere gli incendi, frequenti nel borgo di Busto e nei dintorni, che la Deputazione Comunale aveva provveduto ad acquistare e alloggiare, con grande giubilo dei paesani, in un apposito fabbricato.
La « Macchina Idraulica » era forse una diretta discendente di quella « Tromba Napoleone » che l'inventore professor Carlo Castelli, canonico della metropolitana di Milano, aveva descritto e dedicato nel 1808 al vicerè Eugenio. Consisteva, questa macchina per « innalzare l'acqua » in una grossa specie di botte montata su quattro supporti e provvista, ad una delle estremità, di una lunga doppia stanga alla quale si attaccavano quattro facchini. Il movimento ad altalena impresso alla stanga metteva in azione la pompa e, dalla botte, che succhiava acqua con un lungo tubo nei pozzi o nelle rogge sprizzava un discreto getto che, quando c'era, poteva essere diretto contro il divampare del fuoco.
Figuriamoci dunque l'arrivo a Busto Grande di un simile ordigno, unico in tutta la zona da Saronno al Ticino e da Legnano a chissà dove, forse anche alla vicina Svizzera.
La Deputazione, dopo aver provveduto al confacente alloggio e aver dato il nome alla strada che la ospitava, nominò un custode e un assistente al custode, un « Direttore della Pompa », cinque addetti alla macchina, due facchini, un garzone, e un carrettiere addetto al trasporto: dodici persone in tutto. Nel 1837 poi, con rispettata ordinanza dell'Imperial Regio Governo, << di cui al dispaccio del 31 luglio n. 13201-2088 »>, si provvide anche all'approvazione di una Tariffa per il noleggio della detta Macchina, dal momento che le chiamate urgenti si facevano sempre più numerose e... lontane.
E così avvenne che, nella notte del 5 al 6 febbraio del 1854, il Tenente Comandante dell'I. R. Pelottone di Gendarmeria in Gallarate, visto che un grande fuoco divampava nella casa dei macellai fratelli Buffoni, distaccò il pro-Caporale a Cavallo della Brigata e lo spedì, pancia a terra, lungo lo stradone per Busto a invocare soccorso. Arrivò costui col cavallo sfiancato al Ponte dei Re Magi o di Savico; riempì le strade del rumore degli zoccoli sull'acciottolato e svegliò il Cursore Pietro Crespi, guardia municipale e direttore della macchina, che diede mano alle campane.
Suonare a fuoco allora voleva dire mettere in allarme e in eccitazione tutto il borgo. Gente alle finestre e per la strada, trambusto, grida, domande e battimani al giungere dei brentatori, o addetti alla macchina, svegliati nel più bello del sonno e che si presentavano trafelati, con le brache slacciate e a « pentèra ». Intanto arrivava il Fighetta carrettiere, alias Giuseppe Colombo, con carro e cavalli, e il Feré Giovanni detto Torella, direttore della pompa, e il garzone Augusto Brumino. Si accendevano i moccolotti nei fanali del carro, si issava a braccia la macchina, si agguantavano gli arnesi, le scuri e gli elmi e, frusta ai cavalli e fiato alla tromba, e sbatacchiare a distesa della campanella di bronzo che sovrastava la macchina, il carro si lanciava per la Corsìa di Ticino, usciva dalla Porta Piscina, passava a fianco della Madonna di Prato, e via, via per la strada Gallarasca col pro-Caporale dei Gendarmi a fare da avan- guardia, via a rotto di collo per i campi, oltre << ul Gesioeu », oltre le Cascine Selvascia e Malavita, oltre la Cascina dei Poveri, oltre la Madonna in Campagna, guidato ormai dal balenare dell'incendio e dal gridare della gente che aspettava, lungo lo stradone, la << macchina idraulica di Busto », per il brivido di vederla passare luccicante di ottoni, fra il fracasso della campana e della ferraglia e delle ruote, e le grida di incitamento e di contentezza dei curiosi.
L'incendio della casa Buffoni venne spento; ci si bevve su qualche bottiglione di vino e si ritornò passo passo in quel di Busto a rendere edotta la Deputazione del dovere compiuto. La quale Deputazione provvide, secondo tariffa, ad emettere, il 17 febbraio, una distinta della spesa, risultante in lire trenta, e ad inviarla, per la prevista via gerarchica, tramite l'Imperial Regio Commissario Distrettuale, al Comune di Gallarate, capoluogo del distretto III, chiedendone il rimborso.
<< La scrivente dietro invito spedito dalla Deputazione Comunale di Gallarate la notte del 5 al 6 corrente, onde le venisse spedita questa macchina idraulica per estinguere un incendio scoppiato in quel Comune, la stessa ordinò immediatamente che fosse spedito un tale soccorso, per il quale si è incontrata la spesa risultante dall'unita distinta.
« Si prega pertanto la compiacenza di questo I. R. Commissario a voler rimettere alla Deputazione di Gal- larate la specifica sud.a redata in base alla Tariffa approvata dell'I. R. Governo con dispaccio 31 luglio 1837 n. 13201-2088, invitandola a voler emettere il mandato di rimborso a favore di questo Comune ».
Delle trenta lire, 4 erano dovute al carrettiere, 6 al custode e direttore, 2 ad ognuno dei sei addetti alla pompa e 8 al Comune « per guasti eventuali alla Macchina e suoi attrezzi ».
Ma la Deputazione di Gallarate non pagò!
Passarono giorni, settimane, mesi: le sollecitazioni e i buoni uffici del Commissario non approdarono a nulla.
Gallarate non pagava!
       **************** fine giornata ************************
 
27 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 52/361
redigio.it/rvg100/rvg-52-361.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO587-alberi-Milano-02.mp3 - Alberi a Milano
Nessuna notizia dal Villaggio
Il lavoro dei milanesi
Il lavoro è certamente nelle nostre corde e spesso veniamo criticati perché a Milano si corre invece di camminare. Ma dove credete di andare ci dicono ma noi sappiamo anche andare piano quando è opportuno
Ma se ci si pensa bene, il fatto di correre quando si è impegnati, è la premessa per avere più libertà per gestire il nostro tempo. Tanto per fare un esempio, se ho un appuntamento a una certa ora, preferisco arrivare qualche minuto prima e ottienici due risultati uno fa bella figura e avere più tempo per fare quello che devi fare e questo è il principio che sta a capo Del nostro tempo libero
Dopo aver lavorato anche duramente, cerchiamo di compensare con qualcosa di gratificante che può essere una gita della domenica una vacanza più lunga magari una seconda casa, a questo proposito tieni presente che da secoli i milanesi, naturalmente quelli più signori, sono conosciuti per le più belle ville di Lombardia in Brianza e ai laghi e andando ancora più indietro nel tempo per i castelli che i Visconti hanno sparpagliato qua e là fino alla attuale Svizzera con i loro begli stemmi col Biscione. peraltro questa non è un'esclusiva del milanesi perché ovunque i ricchi hanno fatto e fanno le stesse,cose ma qui da noi in Italia voglio dire i milanesi hanno continuato fino a oggi e si può dire che non c'è luogo di vacanza dove non siano ben accolti
Cose di Milano
El vicol di lavandee -  vicolo dei Lavandai ang. alzaia Naviglio Grande
Del tipico lavatoio ne è rimasto solo qualche esempio. La lavandaia (lavandera) appoggiava sulla pietra inclinata (preja) un asse di legno a tre sponde con impugnatura (brellin), su cui fregava i panni utilizzando come solvente el palton. Esisteva la lavandera de color, de bianch, de gròss, de fin.
A inizio '800 ci si ingegnava con mestieri per strada: el magnan stagnava le pentole, el strascee ritirava panni usati, el rottamatt ritirava ferri vecchi, el ciaparatt cacciava topi, el moletta era l'arrotino, el cadreghee l'impagliatore di sedie, el trombee l'idraulico. Quando non esisteva il sostantivo specifico si usava il pronome quèll e l'oggetto: quèll del zuccher filaa, de la riffa (venditore di dolciumi a scommessa), de la scimbietta (scimmietta) e de l'orghenin, del lott, di rann (delle rane), di cuni che vendeva le castagne di Cuneo infilate a collana, di pericotti (pere cotte), de la gnaccia (castagnaccio) che veniva dalla Toscana.
Per strada era facile incontrare le piscinine (apprendiste) che consegnavano a domicilio grandi scatoloni coi vestiti delle signore, ma in troppe poi avviate alla prostituzione. A fine '800 in migliaia trovarono lavoro nelle fabbriche. Le condizioni erano dure, fino a 14 ore di lavoro al giorno, senza ferie, senza mutua per le malattie né pensione per la vecchiaia. Per donne e bambini tre e sei ore di lavoro per un chilo di pane, rispettivamente.
La riapertura dei Navigli
A Milano non si sta mica con le mani in mano, piuttosto si passa il tempo a scavare buche e poi a coprirle, e se ancora non è abbastanza si usano le buche per farci passare l'acqua dalla Svizzera a Venezia, ed ecco che abbiamo i Navigli: degli azzurri ruscelli dove saltano le trote e cadono le biciclette.
E non è abbastanza: adesso è il periodo della riapertura delle buche, e il sindaco annuncia festante: "Si andrà in nave da Locarno a Venezia via Milano!"; salvo poi ripensarci e rettificare: "in effetti non saranno delle normali navi, ma delle imbarcazioni più piccole, tipo transatlantico o superpetroliera; inoltre, così anche la Svizzera potrà avere la sua flotta di sottomarini nucleari, che risalendo sotto piazza del Duomo - dando la precedenza alla metro gialla - attraccheranno alla loro base svizzera, formata da cioccolato svizzero con latte munto da mucche svizzere, che mangiano erba svizzera che cresce su suolo svizzero calpestato da piedi svizzeri che indossano scarpe svizzere prodotte da mani svizzere che agiscono mosse da pensie..." (non è riuscito a terminare la frase, svenuto per carenza di ossigeno nel sangue - causa ipoventilazione). Alcuni sospettano un atteggiamento eccessivamente filosvizzero da parte del sindaco, ma solo perché non sono svizzeri; per tutti gli altri è un vero italiano, che in quanto tale pensa alla Svizzera per distrarsi dallo Stato italiano.
Ul mangià dul di Natal
A Natale mangiano tutti, a Busto come in ogni altra località sia d'Italia che del mondo. E mangiano differente del solito e più del solito. È tradizione di festeggiare il Natale con una buona mangiata. La tradizione non l'ho inventata io, c'era già quando son nato. Mi limito quindi a registrare, quale cuoco brevettato della squisita ed impareggiabile cucina nostrana, quello che nel pranzo di Natale i bustocchi solevano mangiare nei tempi andati, quando, cioè, il Natale (in fatto di pacciatoria) si verificava solo una volta l'anno. Debbo rettificar questa affermazione e toglierle l'assoluto. Si mangiava come a Natale anche quando si faceva qualche sposalizio: e bot lì.
Dunque, a Natale si mangiava differente e più del solito. Fermiamoci per il momento al più del solito, il che richiede una certa preparazione. C'era (parlo sempre dei tempi passati) chi prendeva il purgante due giorni prima per vuotare la sacca e poterla riempire a tutto agio e c'era anche chi si massaggiava le mascelle una settimana prima per allenarle allo sforzo continuato del masticare per alcune ore. Avverto che questa ultima abitudine non è scomparsa del tutto, ad evitare che lo stomaco abbia ancora capienza per contenere il cibo e le mascelle non rispondano più alla funzione masticatoria, per difetto di allenamento. Sarebbe una grande delusione!
Un bustoccu tradizionalista non mangerà mai la mattina di Natale il latte. Perchè? il latte generalmente, si mangia tutti i giorni del calendario. A Natale bisogna fare diverso. C'è il brodo di carne e cappone, il che impone di mangiare di buonora un'ottima zuppa o quanto meno un buon brêud'e vén, per preparare lo stomaco al gran pasto di sostanza. Tutti i giorni si mangia a mésdi; il di Natale si mangia alla una (alle tredici). E si continua per alcune ore fin che ul stòmagu al refüda ul mangià. Crèpa panscia che ùa roba la vânza!
Veniamo alla lista del gran pranzo, atteso da mesi e da mesi, con grande ansia nelle settimane di vigilia.
Capo primo: quàttar fraschi da salàm mistu e un par da sardin, tanto per iniziare.
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28 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 52/362
redigio.it/rvg100/rvg-52-362.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO531-Sacro-Monte-02.mp3 - Il nostro Sacro Monte
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Toponimi di Cadrezzate
CADREZZATE  - Cadrezzate: m. 281; kmq 5.00; abitanti 1570. - Comune della provincia di Varese, situato 18 km a sud-ovest di Varese sulla sponda occidentale del Lago di Monate. - Il nome è attestato per la prima volta in alcuni documenti nell'anno 999 come Cadregiate. L'origine del toponimo è dubbia e si potrebbe far risalire ad un antroponimo del tipo *Catricius o Catrinius. Un'ipotesi più datata riconosce in Cadrezzate l'antroponimo Quadratius attestato in vari documenti.
1) Baraggiola: in dialetto Barigiöre. È una piccola area nei pressi del centro del paese, un tempo adibita a rimessa per gli attrezzi dei campi, ma anche utilizzata come piccolo spazio di terra per coltivare verdure ad uso domestico. Il nome è diffuso in più luoghi lombardi anche in varie altre forme (cfr. Baraggia nel comune di Vimercate -MI-, Barazzina nei pressi di Lodi). Il toponimo deriva dal'appellativo dialettale lombardo e piemontese baragia che significa "landa", "luogo incolto". E' possibile una connessione con la voce friulana baràzz "rovo". Alcuni vi scorgono una radice gallica *barros "roveto, sterpeto"
Cosi' di raccontava
La miee carogna - El ven a cà, on poo invers, prima di vott: el mangia, el bev, servii come on grand omm e poeu, television, puttann mezz biott, l'è lì, biccer in man, che 'l pesa i pomm.
Mì voeuri nient de ti, cara Madonna; però, se capitass che a ona quaj ora appenna stravaccaa su la poltronna, ghe ciappa on colpettin, ona malora...
L'è no che mi ghe voeuri minga ben: mi parli con amor, senza velen. E propi per salvà el mè sentiment
te preghi che ghe vegna on accident. L'è l'unica : passaa el temp di benis l'amor bisogna mettell in cornis.
Miti milanesi
Essendo i vigili urbani molto amati dai milanesi, vige la tradizione natalizia di regalare loro panettoni, dolci arricchiti con veleno per topi, o guttalax. La polizia locale è molto selezionata; pare che gli unici accoppiamenti consentiti siano quelli tra agente maschio e agente femmina, al fine di garantire la continuità della razza.[7] Il pensiero che più domina il vigile urbano medio (specie se automunito o motomunito) alla vista del misero cittadino all'interno della sua autovettura è: "Io sono il tuo Dio e la cintura di sicurezza il tuo credo, indossala anche a traffico fermo, in quanto potresti costare alla collettività e non garantirci più il pane". Da non sottovalutare anche l'uso comune di piazzarsi a 20 km/h in mezzo alla strada creando code infinite in attesa che qualcuno osi effettuare un sorpasso per multarlo. L'ausiliario della sosta altro non è che il fratello povero del poliziotto locale; anch'egli ha funzioni inibitorie sui milanesi che parcheggiano dove possono, in quanto tutti i parcheggi sono saturi dei catorci degli extracomunitari lasciati ovunque.
Busto Grande - 170 anni fa  Capitolo quinto
Gallarate non pagava!
E argomentava: chi ha mai chiesto la vostra macchina? E perchè mai, avendo spento il fuoco senza un invito della Deputazione venite proprio oggi a chiedere a noi il saldo di un debito che non possiamo riconoscere? Avete documenti, biglietti o altro firmati dalla Deputazione?
Ma Busto non si arrende << alle frivole ragioni di Gallarate ». Dopo un anno, l'8 marzo 1855, la Deputazione di Busto risponde:
< È incontrastabile che il Corpo della I. R. Gendarmeria è preposto all'ordine pubblico; è del pari in- contrastabile che l'adottare le opportune misure perchè un incendio non abbia a propagarsi è pretta mansione di ordine pubblico.
<< Ciò posto, se nella notte del 5 febbraio 1854 si apprese il fuoco alla casa dei fratelli Buffoni di Gallarate, e se l'I. R. Tenente di Gend.a residente in quel Borgo spedì a Busto un pro-Caporale per chiedervi il soccorso di questa Macchina Idraulica onde spegnere il minaccioso incendio, non sa comprendere la scrivente come la Deputazione di quel Comune si rifiuti al pagamento della spesa per questo servigio occorsa, allegando che la medesima non fece alcuna dimanda nè verbale, nè scritta per l'invio della sudd.a Macchina.Gallarate non pagava!
<< Quanto sia frivola la ragione addotta dalla Amm.ne C.le di Gallarate per esimersi dal soddisfacimento del debito che le incombe, apparirà di leggieri a questo I. R. Comm.o D.le poichè l'invito emesso dal Comando di Gendarmeria come autorità preposta all'ordine pubblico regolare ed operativo nei rapporti dei tutelati Comuni, interviene nel caso concreto a costituire la obbligazione in sua vece.
<< Per siffatte considerazioni, la scrivente Deputazione nell'interesse del proprio Comune, insta presso questo I. R. Commiss.o perchè si compiaccia interporre i propri uffici onde sia dato favorevole fine a questa pendenza ».
Ma Gallarate non paga e non risponde!
 
 
       **************** fine giornata ************************
 
 
29 Dicembre  2023 - Venerdi' - sett. 52/363
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Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO512-Milano-SanGottardo-03.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - molte sorprese e un po' di mistero -
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Sport Milanese
La "Scala del calcio" -  via Dessiè / via Achille
Lo stadio, dedicato a San Siro, aveva una capienza di 35.000 spettatori e fu inaugurato con un derby (Internazionale-Milan 6-3) il 19 settembre 1926. Nel 1955 fu costruito il secondo anello e nel 1990, in occasione dei campionati mondiali, il terzo anello che ne aumentava la capienza a 83.000 spettatori seduti. Nel 1979 lo stadio venne intitolato a Giuseppe Meazza, Peppin, campione del mondo nel 1934 e nel '38. Il Milan venne fondato il 18 dicembre 1899, colori sociali il rosso e il nero. Tra i presidenti più vincenti Andrea Rizzoli e Silvio Berlusconi, e tra gli allenatori Rocco, Sacchi e Capello. I campioni più noti? Nordhal, Liedholm, Schiaffino, Altafini, Rivera, Maldini, Baresi, Van Basten, Gullit, Kakà. Il Milan ha conquistato 18 scudetti, 7 coppe dei Campioni, 4 coppe Intercontinentali, 2 coppe delle Coppe. L'Internazionale, o Inter, venne fondata il 9 marzo 1908 da soci dissidenti del Milan perché favorevoli all'ingresso di giocatori stranieri, colori sociali il nero e l'azzurro. Nel 1928, du rante il fascismo, la società fu obbligata a cambiare il nome in Ambrosiana fino al 1945. II momento di maggior successo fu negli anni Sessanta con presidente Angelo Moratti e alle natore Herrera e poi con Massimo Moratti grazie al "triplete" con Mourinho allenatore. I campioni? Meazza, Campatelli, Ghezzi, Skoglund, Angelillo, Corso, Mazzola, Facchetti, Suárez, Ronaldo, Ibrahimovic. L'Inter ha con quistato 18 scudetti, 3 coppe dei Campioni, 2 coppe Intercontinentali, 3 coppe Uefa. Il derby è uno spettacolo da non perdere!
Cosa preparo per oggi
El vitell tonné - L'è facil, l'è subit imparaa. Se ciappa de la fesa de vitell e, in d'on cazzirolin strenc, misuraa, pussee l'è strenc, mei l'è e a bon fornell la se fà coeus per tant come on oretta, pena quattada d'acqua e con dent pever in grana, saal, 'na bella scigoletta, del laur e on gambin bell bianch de zeller.
Passà intant per dò volt al sedazz fin, quatter inciòd e on etto e mezz de ton a l'òli, fasend foeura on purerin. A spart fà con de l'òli de quell bon 'na majonnesa de duu oeuv, duretta, densa, peu tralla insemma a la passada d'inciòd e ton, fasend ona bagnetta ben petittosa e insemma delicada.
Finila cont asee quell bianch e fin, peu del sugh de limon e on quai cugiaa se per caas l'occorres, de quel brodin doe l'è còtt el vitell e peu sfregiaa.
tiraa bell luster, bell doraa, speciaal, no te'l perdevet d'oeuce per on tre or faseden foeura on vero capolavor.
Car pollin de Natal, 'me t'ho present! E ti, mamma, sudada, tutta intenta a fa la toa famiglia in ti contenta!...
Oh temp! Ma incoeu el pollin el m'è pù nient... El me fa gola pròpi pu el pollin...
Mah!... L'è che allora s'era piscinin...
E adess son 't gris e muff e stracch sul seri dal gran sgobbà ch'o faa ai me temp do' s'eri a guadagnam el pan a guida d'on mestee estros e insemm cruzios assee assee.
Sposinn, mamm, ve regali la ricetta, ma no stee a famm - a la minee - se sont in bolletta.
Cosi' di raccontava
El cugnaa con rott i ball - El dì che me sposavi, poer bagaj, hoo dii de sì per minga dì de no. Ma adess, Gesù, domandi come mai invece d'ona miee, mì ghe n'hoo do.
La prima l'è legittima, sposada, e se la romp i ball, tocca tasè. Ma l'altra, voeuri dì la mia cugnada, la gh'entra minga cont i affari mè.
L'è minga in del contratt, sto sacrament che tutt la voeur savè, e la sa mai nient: la va e la ven, la fa imbiancà la cà cont el color che pias al sò papà. Mì el soo che on dì la mazzaroo, ma tì prima ancamò, Gesù, falla morì!
La leggenda di Sant'Ambrogio e la mucca
Da ragazzo, quando uscivo alla sera con gli amici per una pizza o altro, mia madre mi diceva sempre: ricordess che "Sant'Ambroeus per la compagnia l'ha mangiàa ona vacca!". Poiché la frase me la ripeteva ogni volta che cenavo fuori, un giorno le chiesi di spiegarmi il perché; lei mi raccontò la seguente leggenda.
A Marcellina, sorella di Ambrogio, Madre Superiora di un convento di suore, nei pressi di Brugherio, proprio l'ultimo giorno di carnevale era morta la mucca che dava il latte per loro e per gli orfanelli. Lei e le con- sorelle decisero di cucinarla ma siccome il giorno dopo sarebbe iniziata la Quaresima e in Quaresima non si poteva mangiare carne, si rivolse al fratello per sapere cosa avrebbero potuto fare per non disperdere tutto quel ben di Dio. Ambrogio impietosito dalla disperazione della sorella, nella sua qualità di Vescovo di Milano, decise di prolungare di altri quattro giorni il carnevale, permettendo così alle monache di potersi cibare della carne. Ringraziando Ambrogio, Marcellina, che poi diverrà santa anche lei come il fratello, insieme alle consorelle organizzarono un grande pranzo al convento e naturalmente il primo invitato fu Ambrogio, che non seppe rifiutare. Sollecitato dalle suorine mangiò così tanto che alla fine stette male. Per questo episodio i milanesi coniarono il detto, rivolto a chi è solito consuare lauti pasti: "S. Ambroeus per la compagnia l'ha mangiàa ona vacca... el s'è ingossaa inscì tant che a la fin l'è sta mal!".
La metafora non mi riguardava perché quando uscivo con gli amici, dopo il film, andavamo a mangiare una pizza o un panino con una fetta di zampone e un calice di passito di Pantelleria, da Scoffone, in via Vit- tor Hugo. Allora le nostre finanze non ci permettevano altro!
Uno po' di dialetto milanese
Tira-s'giaff = tiraschiaffi, persona odiosa. Na facia da tira-s'giaff = un muso da schiaffi
Tirass = tirarsi. Tirass adoss un mücc da fastidi = tirarsi addosso un mucchio di problemi. Tirass adré = man- tenersi e/o migliorare in salute. Tirass aprèss al fögh = accostarsi al camino. Par fa quel mistée li bögn tirass aprèss in tri o quatar = per fare quel lavoro bisogna radunarsi in tre o quattro. Tirass dent = ritirarsi all'intemo. Tirass fo= togliersi (da una società, da una compagnia, da un affare, da un fastidio). Tirass fo ul giché = togliersi la giacca. Tirass indré-tirarsi indietro (per evitare un pericolo, ritirarsi da un affare). Tirass in 12 = allontanarsi, farsi in la. Tirass in ment=rammentarsi, fare uno sforzo per ricordare. Tirass ra pell in co - affannarsi, ammazzarsi di lavoro, ridursi all'estremo, sacrificarsi. Passan la malatia re dre a tirass s = dopo la malattia si sta riprendendo. Tirass su in setin sul lécc = sollevarsi a sedere sul letto, Tiras (firat) sti da dose!-to- gliti di dosso! Tirass via = farsi da parte,
Tirett, firetin = cassetto, cassetino, Tirlindana = lenza a più ami che viene trainata in acqua dalla barca in movimento,
Tidigh = ammalato di fisi. Vedi an che Begh
Titul = titolo,
To = two, tuos, tua, tue, Ul to pa, la to mama, i to fio, i to tusann = il tuo papa, la tua mamma, i tuoi figli, le
brela nova = comperare un ombrello nuovo. To adré = prendere con se. Tö cunt í bónn = prendere qualcuno con le buone maniere. To dent = prendere in cambio, ritirare in permuta. Tö gió 'n'aspirina = prendere un'aspirina. Tö miée (mari) = prender moglie (marito). To sú 'l düü da copp = lett. prende re il due di coppe, ovvero andarsene, svignarsela. To sú í danée dul cassett = prelevare i soldi dal cassetto. Fass to st = farsi prendere per il naso, farsi gabbare. To il fiaa = insistere in modo importuno, assillare, seccare. Toss via i penséer = togliersi il pensiero. Mia fass to via = non farsi sorpren dere, non lasciar trasparire le proprie intenzioni. Togan a chi piang e dazan a chi riid = lett. toglierne a chi piange e dare a chi ride, ovvero spesso chi si piange stå molto meglio di ride. L'e da to e mette da togliere e mettere, è una cosa mobile. Save mia indue'na a tola = lett. non sapere dove andarla a prendere, ovvero non sapere a chi (o a che cosa) rivolzersi. Tossala cunt un quaivin = pren dersela con qualcuno.
       **************** fine giornata ************************
 
30 Dicembre 2023 - sabato - sett. 52/364
redigio.it/rvg100/rvg-52-364.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO518-Milano-1922-01.mp3 - Storia di Milano dal 1922 al 1940 -
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio 
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Storielle
RICONCILIAZIONI - Non correre dietro a un uomo né dietro a un tram, perché via quello ce n'è un  altro.(Proverbio inglese)
Ci inchiniamo al progresso: però c'è da ammettere che le macchine ci raggelan, ci agghiacciano, fan da barriera, impediscon, uccidono i contatti umani. Così la macchina obliteratrice. Ora sugii autobus e sui tranvai non c'è più il bigliettaio, ragion per la quale più non vedremo la sua innamorata che, qualche giorno dopo una lite, capitava sulla piattaforma posteriore, per cercare di riconciliarsi con lui.
Il bigliettaio faceva il sostenuto. Le diceva, guardandola severamente negli occhi: "Signori, biglietti!", neanche lei fosse un passeggero qualunque. Acquistato regolarmente il biglietto, lei come al solito se l'infilava nell'anellino.
Secondo Ramon Gomez de la Serna: Coloro che si infilano il biglietto nell'anello sembra che si siano sposati col tram.
(La riconciliazione manco male avveniva al capolinea).
Proverbi Milanesi
L'è inutel serà su el stabiell dopo che l'è scappàa el porscell.
È inutile chiudere il porcile dopo che è scappato il porco.
Antico proverbio milanese che si diversifica in molteplici forme anche in italiano; molto noto quello parallelo come significato: «E inutile piangere sul latte versato». Si può definire un richiamo al buon senso sulle inutilità delle reazioni umane dopo un avvenimento irreparabile.
Villaggio turistico 1/5 -  Animatori di sesso femminile
Il femminone - Il femminone è un esemplare di femmina di Homo Sapiens facente parte della categoria Svalbard meglio nota come Grazie di esistere. Occhi verdi, capelli biondi o anche rossi, pelle morbida e liscia di un colore tendente all'ambra dorata, tutte le curve al posto giusto, ABS, sensori di prossimità per parcheggi difficili e controllo ESP integrato. Una figa paurosa insomma. Oltre alla bellezza smisurata, cerca di apparire in qualche modo utile al gruppo di animatori provando a recitare, ma quando sale sul palco la sua voce ricorda i peti di un ippopotamo. Con lei ci proveranno ovviamente tutti indistintamente, dai mariti ai figli dei mariti agli animatori stessi. Lei la darà solo ed esclusivamente alle seguenti tre categorie di uomini:
Giovani ricchi ed aitanti;
Vecchi ricchi ed in procinto di schiattare;
Il Direttore del villaggio in cambio di alloggi confortevoli e dotati di aria condizionata.
La ballerina - Ballerina stressata dal troppo lavoro. - La ballerina è di solito una ragazza minuta e aggraziata, dal portamento dolce e soave come un plenilunio. Capelli lisci e biondi raccolti dietro la nuca, occhi castano chiaro o azzurri, visino pulito e passo agile, nel gruppo non fa altro che organizzare coreografie e balletti per le sigle insulse propinategli dal proprietario del villaggio. Invidiosa del femminone, a cui inevitabilmente vanno le attenzioni di tutti i maschi e dei loro peni, si ritiene l'unica capace di muoversi decentemente sul palco; cerca di dissimulare la sua esuberanza sessuale ma fallisce inesorabilmente, perché finirà per trombarsi almeno uno dei tanti animatori maschi; in tal caso predilige il giocherellone. Spesso durante la durata del contratto lavorativo fa amicizia con la mandrilla; tale rapporto si basa ovviamente sulla necessità comune delle due donne di osteggiare il femminone, in pieno accordo con l'istinto di competizione femminile. Con la mandrilla al suo fianco riesce a sbloccarsi e a sciogliersi un po', cosa che spesso accade nelle eventuali serate-disco organizzate dalla direzione; a volte la Ballerina sa anche recitare discretamente, organizza eventuali mini-club per i bimbi e fa l'acquagym per i trichechi pelosi che tentano di dimagrire inutilmente ospitati dal villaggio. Al termine del contratto la sua massa corporea sarà calata drasticamente ed entrerà in cura da uno psichiatra.
La mandrilla - Mandrilla su sfondo verde. - La mandrilla è l'equivalente femminile del piacione. Si presenta come una ragazza piuttosto disinibita, con capelli mossi di un colore che varia dal rosso scuro al biondo, fisico piuttosto asciutto e nella media minuto, agile e sodo, un culo da sogno ed un volto[5] ammiccante che finisce per causare infarti negli uomini di una certa età, scompensi ormonali in quelli troppo piccoli ed imbarazzanti erezioni colossali per gli adolescenti. Di solito è simpatica e di mente aperta, sempre gentile con tutti. Come il piacione sarà sempre di corsa qua e là, giocando a calcio o a pallavolo sulla spiaggia, ballando e recitando e nuotando. Possiede discrete abilità recitative e sa muoversi bene sul palco; di solito nei ridicoli spettacoli che la direzione artistica organizza interpreta sempre la cafona o la vasciaiola. Ha rapporti occasionali con tutti quelli che le piacciono, il cui numero di solito staziona intorno alla ventina di uomini presenti nel villaggio, e non disdegna avventure lesbo con la ballerina, stile Natalie Portman in Black Swan.
Quanta sapienza i noster vècc
Un tempo a Milano, di chi scappava impaurito di fronte ad un pericolo, si diceva: "El va come on arian!". Il detto pare abbia origine dalla lotta sostenuta dal vescovo Ambrogio contro i seguaci di Ario, messi in fuga dal suo staffile. Una leggenda narra che la consuetudine di ritrarre Ambrogio con lo staffile è legata alla battaglia dei milanesi, capitanati dal Signore di Milano, Luchino Visconti, contro il cugino Lodrisio il 21 febbraio 1339 e vinta dagli ambrosiani.
La lotta che si combatté sulla neve fu sanguinosa; Luchino era stato catturato e le sue truppe disperse, quando nel cielo apparve la figura di S. Ambrogio a cavallo, armato di uno scudiscio nella destra, col quale colpiva i mercenari di Lodrisio sul viso, volgendoli in fuga! Come dire: "Scherza coi fant, ma lassa sta i sant!".
È tempo di ammazzare il maiale e anche questa è un'occasione in più per ritrovarsi; ai bimbi si poneva questo indovinello:
"Qual'è quell'animal che l'è bon de mort e minga de viv?" (il maiale).
Un proverbio comasco riscatta il simpatico animale accomunandolo al padrone: "Omen e purscej, anca se i è brott, i è bon e bej!" (Uomini e porcelli, anche se son brutti, sono buoni e belli).
Nella città di Teodolinda la luganega de Munscia viene ancora preparata su ordinazione del cliente in diversa quantità e misura.
In questo peana al maiale non poteva mancare la cassoeula, cucinata da mani esperte con "costin, pescitt, salamin de verza e ona quaj codega"... e se qualcuno avesse da obiettare circa l'utilizzo della cotica, ecco pronto un proverbio: "La cassoeula senza codegh e l'insalada senza aj, hinn istess d'ona sposa senza bagaj!"
A Torre de' Picenardi (CR) il salumificio Santini conserva le traizioni: culatello, culaccia, salame con e senza aglio, cotiche con fagiolini, cassoeula, costine, piedini e tutto il quinto quarto del maiale. Una delizia per gli occhi ed un invito "a mett i gamb sotta el tavol".
Ma adesso passiamo ad un altro argomento per rispetto verso coloro che sono a dieta e certe leccornie non possono permettersele... Dicembre è il mese della pioggia, del freddo, della neve ma anche della luce perché con S. Lucia (13 dicembre) le giornate cominciano ad allungarsi: "A Santa Lusia el pass d'ona stria!".
Aldo Milanesi scrive che per Santa Lucia i bambini andavano nella stalla a prendere un po' di fieno da mettere sul davanzale della finestra, per dar da mangiare all'asinello che arrivava carico di doni. In casa, invece, si apparecchiava la tavola con la tovaglia più bella e la cocuma del caffè era pronta da offrire alla santa perché almeno, col freddo che faceva, poteva scaldarsi un po' lo stomaco; al mattino seguente, guai se i bambini non trovavano la tazzina sporca di caffè!
Molto amata dai bambini Lucia, protettrice di Siracusa, in molte località lombarde sostituisce Babbo Natale nel portare regali ai più piccini: "Santa Lussia, mamma mia, cun la borsa del papà, Santa Lussia la vegnarà!".
A Cremona, in piazza Cavour, la sera del 12 dicembre, i venditori ambulanti fanno buoni affari vendendo gli ultimi giocattoli ai papà che non hanno avuto il tempo di acquistarli prima.
Offrono anche i famosi giardinèt, un misto di: nisoole, galéte, ciucarooi, zacaréle (nocciole, arachidi, castagne secche e mandorle) unite a noci, prugne e fichi secchi.
Sempre nel cremonese una leggenda racconta che la santa tirerebbe una manciata di sabbia del Po negli occhi di tutti i bambini che trova ancora svegli quando passa con l'asinello a distribuire doni; per paura di incontrarla, i più grandicelli prima di mezzanotte, girano a gruppi per le vie cittadine dando fiato ai loro zufoli per avvertire i più piccini che è tempo di dormire.
Quando entra qualche corpuscolo in un occhio è consigliabile rivolgere alla santa questa supplica: "Santa Luzia fim 'na fora 'sta purcheria!" poiché Lucia oltre che essere la protettrice degli agricoltori è anche invocata nelle malattie degli occhi, come ci fa sapere il detto milanese: "Che Santa Lusia te conserva la vista!" (per la verità riferito a chi mangia con ingordigia, in modo che possa vedere cosa sta divorando).
A Milano Santa Lucia è la patrona dei marmorin (lapicidi) che un tempo avevano la loro sede nella Cascina Camposanto posta dietro il Duomo dove, secondo una leggenda, nacque il famoso risotto alla milanese, gloria e vanto di ogni meneghino.
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     31 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 52/365  
redigio.it/rvg100/rvg-52-365.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO514-Milano-SanGottardo-05.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - un moderno intervento di recupero - l'ultima casera e la giardinetta archeologica -
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e' aperto il 26 dicembre per il pranzo di Santo Stefano
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Tradizioni culinarie di Crema
I "TURTEI" CREMASCHI - Crema è uno scrigno colmo di tesori gastronomici: talmente colmo da poter vantare almeno una specialità per ciascua delle rituali portate, dal primo piatto al dolce. È obbligo iniziare rendendo omaggio ai superbi tortelli cremaschi, delizia fra le delizie in una terra che al tortello, fra Cremonese e Mantovano, dedica un vero e proprio culto. Delizia fra le delizie, inoltre, perché i "turtei" cremaschi rappresentano l'apoteosi di quell'encomiabile indulgere lombardo (e padano in genere) all'agrodolce che, al pari dei beni artistici e paesaggistici, dovrebbe essere tutelato come patrimonio dell'umanità. - Tradizionalmente i "turtei" hanno forma a mezzaluna, con le caratteristiche e di rei indispensabili imperfezioni derivate dall'essere fatti a mano e chiusi con una pressione dei polpastrelli che li orna delle tipiche "cappette": l'aspetto un po' irregolare non è quindi una conferma dell'adagio popolare per cui un "mestèr cremasch" sarebbe un lavoro fatto alla bell'e meglio, ma la garanzia della loro genuinità. Basta assaporarli, del resto, per rendersi conto che si tratta di una raffinatissima apoteosi della pasta fresca ripiena, di origine presumibilmente colta, come potrebbe facilmente dimostrare un'attenta collazione con ricettari rinascimentali. - Il sofisticato ripieno, che evoca sapori di altri tempi, richiede due tipi di biscotti: gli amaretti (meglio se "scuri") e un poco di mostaccino, tipico biscotto secco cremasco con cannella, chiodo di garofano, noce moscata, macis e pepe. I biscotti, finemente sbriciolati, sono impastati con pera sciroppata, menta (sotto forma di caramella pestata), pangrattato e grana grattugiato nonché cedro candito tritato e uva passa, amalgamando il tutto con brodo di carne prima di racchiuderlo in dischetti di sfoglia all'uovo leggermente salata. Per il ripieno eccellente, così complesso, solo se in perfetto equilibrio - si conoscono alcune varianti, che prevedono ad esempio l'uso di poco cioccolato fondente e liquore all'anice, aggiunte che francamente ci paiono un po' ridondanti.
AA VENUTA DI REMAGI
Pare che i Remagi non si fossero mai conosciuti prima di incontrarsi sulla strada che li conduceva alla Santa Meta. È certissimo, però, che quando si incontrarono a Busto erano già tutti e tre uniti. Raggiunsero la nostra città casualmente, dopo aver girato mezzo mondo, a causa di un incidente di viaggio: ad un certo punto incontrarono un fitto strato di nebbia che tolse loro ogni possibilità di orientamento. Fatto consiglio, decisero di fermarsi a pernottare nel più prossimo abitato, che era Busto. Così giuntivi, vi fecero sosta. Per non arrecare danno alla popolazione con i loro cammelli, scelsero un "pra" e legarono le bestie ad una robinia. Siccome faceva molto freddo, bussarono alle porte delle vicine cascine per aver un po' di legna con cui accendere il fuoco e un po' di strame per i cammelli. Al momento i contadini, svegliati in piena notte, ebbero paura e credettero che si trattasse di ladri, ma, visti i mantelli dorati e le corone di brillanti che coprivano i tre personaggi, si affrettarono a mettersi a loro disposizione. Quell'inverno era molto rigido e la scorta di legna era completamente esaurita. Per ospitalità, allora, i contadini levarono le imposte dalle finestre e ne ricavarono tanti pezzi per un falò. I Remagi rimasero colpiti da tanta squisitezza di sentimenti, per cui trassero dalle loro tasche delle coroncine luccicanti e ne fecero dono alle famiglie contadine.
Intanto la nebbia era sparita e si era fatto sereno. I Remagi avvertirono i bambini, accorsi nel frattem po, che il gioco di stare in gobba ai cammelli stava per finire, poiché loro dovevano ripartire. L'ultimo bambino, un certo "Cumèta", che stava per scendere dal cammello, emise a questo punto un grido di meraviglia e poi si diede a urlare con quanto più fiato aveva in corpo: "Aa stèla, aa stèla cunt aa cua!". Tutti rivolsero gli occhi al cielo e videro la stella del Cumèta. I Remagi assicurarono i contadini che la stella con la coda portava una buona novella e che presto avrebbero avuto notizie di un avvenimento che sarebbe stato ricordato per tutta l'eternità.
Dopo di che si allontanarono sui cammelli e partirono, preceduti dalla stella sulla via di Betlemme. Si seppe poi che era nato il Messia.
Memori della gradita accoglienza della popolazione bustese, i Remagi (se non tutti, almeno uno) la notte di ogni vigilia dell'Epifania tornarono sempre a Busto e non mancarono mai di lasciare doni per i bambini, anche per quel bravo Cumèta che, per primo, vide la stella con la coda: "aa stèla cumèta". Il ponte dei Remagi costruito in Savigu (via Monte bello), la Cuccagna di piazza Cristoforo Colombo e i Remagi che giravano nella cassetta di cartone erano segni delle leggende bustesi.
Gennaio è ricco di feste e tradizioni: non possiamo certo dimenticare "i trì dì di merli" o il "Sant'Antonio", ricorrenza che fa da coda alle festività natalizie e che si festeggia col codino del maiale, amico del Santo, cucinato in cazeula (botaggio di verze). Vogliamo però dedicare la nostra attenzione ad un'altra figura tipica di questo mese.
Un po' di dialetto
Tocch = pezzo. Na in tocch = andare in pezzi, fig, andare in rovina. Un tant al tocch = a occhio e croce, approssi mativamente, grossolanamente: fa í robb un tant al focch = far le cose malamente, senza attenzione. L'e 'n tocch d'una vargogna = lett, é un pezo di una vergogna, ovvero è una cosa vergorosa. Tocch da coll = tipo senza scrupoli, canaglia. Un tocch da pan= un pezzo di pane. Vess un tocch da pan = essere molto buono. Un toech d'omm = un pezzo d'uomo. T6cch = 16cco, guasto. Un pomm tócch = una mela guasta. Tócch in di pulmin = lett. tocco nei polmoni, tubercolotico. L'è tócch in dul cò = è un cervello bacato.
Tógn = Antonio.
Filastrocca recitata dai bambini per il gioco della "sberla" o simili: Tógn, Tógn pera pómm
pera pomm, pera fiigh capitàni di furmuigh capitani di suldaa
indivina, chi l'è staa? Antonio, Antonio pela mele pela mele, pela fichi capitano delle formiche capitano dei soldati indovina, chi è stato?
Toj = prendi, tieni, prendete, tenete; assume anche un significato esclamativo che esprime stupore analoga- mente all'italiano "toh!": Oh töj! sa ourii fagh cusè? = toh! che cosa volete farci? E omologo al francese "tiens". Tòla latta, lamierino, banda stagnata. Un pedrio da tòla = un imbuto di latta. Indica inoltre la "latta", recipiente ricavato da banda stagnata o meno: la tòla dul petroli = la latta del petrolio. Fig. tòla = audacia, sfacciataggine. Ga vör 'na bèla tòla a dì cèrti robb = occorre una bella sfacciataggine per dire certe cose. Facia da tòla faccia di bronzo, sfacciato, svergognato. Quando qualcuno inghiotte facilmente cibi o bevande bollenti si dice al gh'ha 'l canarözz fudràa da tòla ha gola ed esofago foderati di lamiera.
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RVG settimana 51
 
Radio-video-giornale del Villaggio
 
Settimana-51 del 2023
 
RVG-51 - da  - Radio-Fornace
Settimana 51       2023-18-12 -  Dicembre - Calendario- la settimana
lunedi        18/12 - 51-352 giorno
marrtedi        19/12 - 51-353 giorno
mercoledi        20/12 - 51-354 giorno
giovedi        21/12 - 51-355 giorno
venerdi        22/12 - 51-356 giorno
sabato        23/12 - 51-357 giorno
domenica       24/12 - 51-358 giorno
 
18 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 51-352
redigio.it/rvg100/rvg-51-352.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO511-Milano-SanGottardo-02.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - burlesche dicerie sui furmagiatt - la chiesa di San Gottardo al Corso -
Notizie dal Villaggio
rvg-007.mp3 - Una nota personale sulla questione dell'interventi del Ludico sulla musica al bar per feste quasi private
Letterine
Le lettere d'amore muoiono come genere letterario perché non ci sono più caminetti in cui bruciarle
Ma i caminetti adesso son tornati di moda civettuoli piccolini dagli stranissime originali novecentesche forme che però sempre caminetti ci sono e ancora offrono di conseguenza la possibilità di bruciarvi se del caso quante lettere d'amore si vogliano terminato un idillio
La stagione ideale per certe operazioni va da sé che sarebbe la stagione invernale risulta quantomeno accettabile allora il calore del suo caminetto mentre si butta nel fuoco lettere ormai odiate piene di zeppe come sono di "giuro d'amarti fino alla morte" e con simili frasi scritte da individui risultati poi spergiuri
Però a volte purtroppo a bruciare nel caminetto le lettere d'amore non si possono aspettare i primi freddi si eviti a volte ad una febbre
Febbrile e giustificatissima impazienza la bella abbandonata si è abbandonata nel mese di giugno obbedendo a un impulso irresistibile .
Egualmente accende il caminetto rivoli di sudore le scorrono allora lungo le guance rendendolo operazione ancora più irritante che già si sarebbe da prendersi a schiaffi al sol pensiero di aver creduto a tante dichiarazioni inscritto d'amore eterno che invece di eterno alla prova dei fatti
Si è rivelato solo provvisorio e poi anche benissimo darsi che la bella addormentata nel mese di giugno si prende a schiaffi sul serio a causa di zanzare attirate dalla fiamma del caminetto e ancora il più da chi l'ha accesa pensando che la fiamma è anche passione amorosa ed anche la persona che si ama vorrebbe verrebbe la voglia di parafrasare quanto dice un poeta toscano,  credevo che lavoro fosse un bel gioco beh riuscita una fiamma di fuoco
Toponimi di Biandronno
5) Castèl: località nota anche come Castelvetro (presumibilmente derivante da un forma latina castellum veterum "castello vecchio"). È la parte più alta del paese situata di fronte alla piazza cittadina e rivolta a strapiombo sul Lago di Varese, a sud della Chiesa di San  Lorenzo(v. Cadrezzate n. 7).
6) Custèra: cresta che si estende longitudinalmente tra il Laghèt e il comune di Bardello che confina a nord con Biandronno. Questo rialzo del terreno è così denominato nella parte ovest. La parte est invece, verso il lago, è nota come Runchìt. Il nome Custèra è da far risalire al termine costa con l'accezione di "pendio, parte rialzata" con l'aggiunta del suffisso -era.
7) Fornace: in dialetto noto come Furnàas. Costruzione realizzata nei primi anni venti del secolo scorso e che ha rifornito di mattoni e laterizi il comune di Biandronno e i limitrofi fino agli anni '60. Il sito è ubicato a sud della strada comunale che da Biandronno porta al limitrofo comune di Bregano.
Viaggio nel tempo
Fondi di caffè - (19 novembre 1937) - Il Nucleo di polizia tributaria sta concludendo le indagini sul contrabbando che, come abbiamo pubblicato ieri, veniva esercitato da un gruppo di donne del Comasco le quali recavano il caffè a Milano nascondendolo in busti a doppio fondo, indossati sotto le vesti.
A capocchia - (7-8 novembre 1881)
Angelo Giambelli, macchinista, di 25 anni, per motivo che assolutamente egli non vuole confessare, trangugiò ieri una schifosa miscela di lucilina e di capocchie di zolfanelli coll'intenzione di morirne. Ma il bruciore delle viscere gli strappò grida che fecero accorrere i suoi salvatori, i quali, fattogli prima ingoiare un revolsivo, lo affidarono per cure più salutari all'Ospedale Maggiore, dal quale uscirà guarito forse oggi o domani stesso.
I FESTI DA SANT'AMBREUSU
S. Ambrogio annuncia il Natale. Un tempo si incominciava ad attenderlo dopo i Morti: era questione di settimane, poi sarebbe arrivato. Arrivava carico di "pòmm e narànzi". Fin dalla sera della vigilia, in piazza S. Giovanni ed in piazza S. Maria i carrelli dei fruttivendoli, rischiarati da candele col cappuccio di carta velina colorata o, con fiamme di acetilene, si schieravano per l'attacco. Sotto al "lumbrelòn dàa Palàza" mele e arance facevano montagna; i ragazzetti facevano ressa intorno. Le mamme, con la sportina sotto il braccio e con "quàtar palanchèti in màn", aspettavano il loro turno per poter fare acquisti. I ragazzi indicavano loro le mele più rosse, anche se non erano le più saporite, solo perché erano attraenti. Nell'attesa canterellavano: Sant'Antoni al m'ha dèi un pòm Sant'Ambreusu ma l'ha fèi coesi San Libeà ma l'ha peà San Gulùsu ma l'ha mangià... L'ha vanzà ul sciustòn: Ma l'ha butà sul musòn!
"Sant'Ambreuseu al vègn: crumpé, genti, ch'al vègn Sant'Ambreusu: tàl là ch'al vègn!". I ragazzi si guardavano intorno, per vedere se Sant'Ambrogio stesse arrivando sul serio. Questo Santo incuteva molta soggezione, sia per il suo aspetto maestoso e severo, sia per quel frustino che tiene sempre a portata di mano, pronto a lasciarlo cadere sulla schiena dei "malaménti".
Prima di Natale, un tempo come oggi, molte cose dovevano essere messe a posto. Se c'erano dei bronci dovevano sparire, se c'erano delle polemiche dovevano essere interrotte, se c'erano malumori di qual- siasi origine, giustificati o meno, dovevano essere eliminati. Sant'Ambrogio accordava solo due setti- mane di tempo per fare tutto ciò. Egli inoltre non arrivava mai da solo: dietro di lui c'era la Madonna, la festa dell'Immacolata Concezione. Per questo, si parlava di "fèsti da Sant'Ambreusu", per indicare che le feste erano due, inclusa quella della Madonna.
La festa di Sant'Ambrogio si svolgeva prevalentemente al centro della città, nelle piazze di S. Giovanni e di S. Maria; la festa della Madonna si localizzava invece nella zona di S. Michele e precisamente sulla piazzetta della "Madòna da Prà". Se Sant'Ambrogio portava mele e arance, la Madonna portava "i cupèti": la sua era appunto la festa di cupèti, così come era la festa di mur ùsi (fidanzati). Infatti la maggior parte dei fidanzamenti avveniva, in veste ufficiale, durante la festa dell'Immacolata, anche perché i matrimoni venivano generalmente celebrati subito dopo la Pasqua. Se il Regiù era favorevole alla cosa, il fidanzato veniva ammesso in casa alla sera e, naturalmente, per rendere più gradito il suo ingresso, si presentava munito del suo "scartòzu da cupèti"; dovevano essere almeno una dozzina, per accontentare tutte le bocche.
Alla Madona da Prà, erano ben tante le bancarelle che vendevano le coppette, i croccanti, i torroni, i diavolotti, i manecristi e lo zucchero filato. Nel pomeriggio, la piazza non aveva abbastanza spazio per accogliere tutta la folla che vi si accalcava.
Quando faceva scuro, la gente finalmente si diradava; le discussioni interrotte dal calare della sera riprendevano più tardi nelle case, accanto al fuoco, tra un bicchier di vino e un "brancàa da castègn", perché le coppette da sole bastavano appena ad addolcire la bocca.
       **************** fine giornata ************************
 
 
 
 
19 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 51-353
redigio.it/rvg100/rvg-51-353.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO527-Angera-torba.mp3 - Ad Angera, la torba deve essere sfruttata -
Nessuna notizia dal Villaggio
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
La bicicletta
Toponimi di Cadrezzate
6) Casa dei Ladri: toponimo non più riconosciuto oggi. È attestato nelle carte del Cessato Catasto Lombardo del 1860.
7) Cascina Castello: vecchia cascina oggi ristrutturata e abitata situata nel punto più alto del paese, sul poggio detto Motte. Il nome forse indica l'antica presenza di una fortificazione (castèl da latino castellum, derivato di castrum) che sempre veniva costruita nel punto più alto così da garantire protezione e difesa per tutta la popolazione . Non sono rimaste tracce di questa possibile fortificazione.
8) Galletto: antica cascina, ora non più esistente, che forse era situata sulla vecchia strada che da Cadrezzate porta a Osmate. Il nome potrebbe rifarsi alla famiglia Galetto, ancora oggi abitante ad Osmate.
Busto Grande - 170 anni fa
Capitolo quarto
Pare proprio che, verso i primi mesi del 1854, qualcuno si sia preso la briga, in Busto, di rivolgere all'I. R. Direttore della Polizia una domanda diretta a regolarizzare la posizione della Banda, o Società Filarmonica, che non sembrava troppo regolare.
L'I. R. Direzione si rivolge all'I. R. Commissario Distrettuale e questi alla Onorevole Deputazione Comunale che, a sua volta sempre in relazione alla << ossequiata ordinanza » della Polizia, fece chiamare il Capo Banda Giosuè Candiani detto Tuscia, falegname, per sentire come stavano le faccende.
La Filarmonica, approvata a suo tempo con decreto della I. R. Polizia, nell'aprile del 1841, aveva avuto un inizio burrascoso, perchè il 29 novembre dello stesso anno di fondazione un rapporto dell'I. R. Commissario riferiva che << dominava fra i soci la discordia e l'insubordinazione trovandosi fra essi individui irrequieti e di condotta poco plausibile ». Col camminare degli anni, poi, erano avvenuti senza autorizzazione diversi cambiamenti fra il personale della Banda, non si erano rinnovate le pratiche volute dal Piano Organico, e sopratutto, non si era tenuto più nessun conto della autorità del Delegato Politico, presente, per volere dell'Austria, in ogni associazione. Era successo un po' quel che succedeva ogni qual volta le ordinanze e le Patenti Imperiali non erano benvise al pubblico: si dimenticavano e si faceva repubblica a sè. Figuriamoci, pertanto, a Busto, ove tutti, ancora al giorno d'oggi, ci accusano di voler sempre fare repubblica per nostro conto!
Senonchè, morta la Filarmonica e venuto di nuovo al Giosuè Candiani il bernoccolo della musica, bisognò questa volta, far le cose con una certa regola. E gli I. R. funzionari non erano gente da dimenticarsi facilmente del passato. Fu così che l'I. R. Direzione della Polizia rispose che la Società Filarmonica era da ritenersi « sciolta di fatto e di diritto » e che tanto bisognava rifar tutto daccapo, dal Piano Organico o di regolamento, alle fedine dei singoli soci, dalla nomina del direttore a quella del delegato politico, giacchè, diventato << primo deputato » l'antico delegato Carlo Cesare Bossi o Bossetto, come lo si chiamava per soprannome, bisognava « riproporre l'oggetto di far conoscere per l'individuo a cui si potrebbe affidare l'incarico di delegato politico, il quale deve riunire tutti i requisiti d'idoneità, e di nessuna eccezione ».
Non si può certo dire che l'Austria mancasse di vigilanza, persino sui bustocchi.
Successe dunque che, mentre popolazione filarmonici e deputazione credevano ormai di rivedere la loro Banda sfilare per le strade, dietro le processioni, venne giù la doccia fredda della I. R. Polizia, e la Deputazione dovette << in obbedienza al prescritto dal Commissariale attergato 12 andante n. 500 P», comunicare al « Capo della Banda Civica di Busto Arsizio », Giosué Candiani detto Tuscia, « la nota della I. R. Direzione della Polizia 28 marzo 1855 n. 12187 contenente la dichiarazione della prefata Magistratura sulla invocata ricostituzione della Società Filarmonica di questo Capoluogo ». E per sopraggiunta << nel mentre si interessa il sig. Candiani capobanda a voler far conoscere le superiori prescrizioni in argomento ai singoli bandi disti, si dà premura la scrivente Deputazione richiamare specialmente l'attenzione di questo Corpo Filarmonico sulla circonstanza che il medesimo a sensi dei combinati paragrafi 28 e 24 lettera A della Patente 26 novembre 1852 resta sciolto per ora, salvo ad esaurire le opportune pratiche onde la società stessa possa ricostituirsi ex novo ».
Partiti dunque per suonare, i bustocchi filarmonici si trovarono suonati e con la Banda sciolta.
Ma, lo sappiamo, non passò un mese e già la nuova domanda era in corso, il Regolamento Organico pronto e approvato in ogni sua parte, e l'elenco dei filarmonici depositato, in bella calligrafia, negli uffici della Deputazione. I 26 componenti erano: 9 tessitori, 3 pizzicagnoli, 4 macellai, 2 fornai, 2 giornalieri, 2 falegnami, 2 calzolai, 1 sarto, 1 possidente. Vi erano 5 clarinetti, 3 tromboni, 4 trombe, 1 Corno, 1 Flauto, 1 Flicorno, 1 Grossa Cassa, 1 Pistone, 1 Flighelcorno, 1 Bombardino e 1 Bombardone, 2 Tamburini, i Bronzi, i Campanelli e, ultimo in lista e primo nelle sfilate il Porta Bastone, pizzicagnolo Gaspare Comerio.
Quanta sapienza i noster vècc
Un tempo a Milano, di chi scappava impaurito di fronte ad un pericolo, si diceva: "El va come on arian!". Il detto pare abbia origine dalla lotta sostenuta dal vescovo Ambrogio contro i seguaci di Ario, messi in fuga dal suo staffile. Una leggenda narra che la consuetudine di ritrarre Ambrogio con lo staffile è legata alla battaglia dei milanesi, capitanati dal Signore di Milano, Luchino Visconti, contro il cugino Lodrisio il 21 febbraio 1339 e vinta dagli ambrosiani.
La lotta che si combatté sulla neve fu sanguinosa; Luchino era stato catturato e le sue truppe disperse, quando nel cielo apparve la figura di S. Ambrogio a cavallo, armato di uno scudiscio nella destra, col quale colpiva i mercenari di Lodrisio sul viso, volgendoli in fuga! Come dire: "Scherza coi fant, ma lassa sta i sant!".
È tempo di ammazzare il maiale e anche questa è un'occasione in più per ritrovarsi; ai bimbi si poneva questo indovinello:
"Qual'è quell'animal che l'è bon de mort e minga de viv?" (il maiale).
Un proverbio comasco riscatta il simpatico animale accomunandolo al padrone: "Omen e purscej, anca se i è brott, i è bon e bej!" (Uomini e porcelli, anche se son brutti, sono buoni e belli).
Nella città di Teodolinda la luganega de Munscia viene ancora preparata su ordinazione del cliente in diversa quantità e misura.
In questo peana al maiale non poteva mancare la cassoeula, cucinata da mani esperte con "costin, pescitt, salamin de verza e ona quaj codega"... e se qualcuno avesse da obiettare circa l'utilizzo della cotica, ecco pronto un proverbio: "La cassoeula senza codegh e l'insalada senza aj, hinn istess d'ona sposa senza bagaj!"
A Torre de' Picenardi (CR) il salumificio Santini conserva le tra- dizioni: culatello, culaccia, salame con e senza aglio, cotiche con fagiolini, cassoeula, costine, piedini e tutto il quinto quarto del maiale. Una delizia per gli occhi ed un invito "a mett i gamb sotta el tavol".
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20 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 51-354
redigio.it/rvg100/rvg-51-354.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO528-Angera-industrie.mp3 - Angera: distillerie Rossi, le filande  e calce  torba -
Proverbio del giorno
- Folclore
Toponimi di Biandronno
8) Gefe Pagàn: località posta a circa 200 metri di fronte al Nüstrin, caratterizzata dalla presenza di un pozzo nel quale alla fine del XIX secolo Giuseppe Quaglia ha rinvenuto ossa presumibilmente umane che hanno fatto pensare ad un luogo utilizzato in epoca romana per compiere rituali pagani anche legati a sacrifici umani (Chiesa pagana). Forte è quindi il suo collegamento con la località adiacente del Nüstrin.
9) Gesiolo: o Gesiöör, è una piccola cappella a sud del centro del paese sulla strada che dal Montesé porta al Roncato. In dialetto la gésa è la "chies a"  . Il nome della cappella quindi non è altro che il termine generico dialettale con la presenza del suffisso diminutivo -öl, passato ad -ör per il fenomeno del rotacismo. La voce è molto frequente nei microtoponimi lombardi con numerose varianti.
E stata restaurata la Fontana del Mosè.
. E da sempre e da sempre simbolo della vecchia mercallo, la Fontana del Mosè che abbellisce piazza Prandoni. Ringraziamo i volontari che hanno voluto dare una nuova vita con un restauro accurato.
La gioeubia e di tradizione.
Il 23 gennaio del 2023 si è svolta la dodicesima edizione del tradizionale falò dell'aGiobia. E anche quest'anno una giobia ridotta a causa della normativa COVID e la manifestazione purtroppo, si è svolta a porte chiuse,.. Ma l'accensione del falò è stata eseguita in diretta streaming... L'appuntamento per tutti con il consueto falò della Gioeubia 2023 è stato allietato dalla fanfara dei bersaglieri ed è previsto per il 22 gennaio in piazza Balconi. Sperando che nel 2023 ci si possa godere con più serenità e insieme il fuoco che scalda. E questo vale anche per il 2024.
  Busto Grande - 170 anni fa
Capitolo quarto 2)
Diceva dunque il Regolamento:
< La Società Filarmonica viene instituita allo scopo dilettevole ed utile di favorire l'incremento dell'Arte Musicale e per aggiungere decoro e maestà alle funzioni solite tenersi nelle feste di Stato, ecclesiastiche ed altre... >>.
« Il numero dei Soci viene determinato in 30... >>.
« Al Direttore incombe l'obbligo di notificare al Delegato Politico, che la competente autorità troverà di nominare, quelle qualunque mancanze in cui incorresse taluno dei Bandisti per le opportune provvidenze; così pure è dovere del Direttore di notificare al Delegato Politico i soci che da sè si ritirassero dalla Società, come pure di non introdurre nella medesima un nuovo soggetto senza prima farne la relativa proposizione al Delegato Politico da cui verrà implorata l'amissione dal- l'Autorità Superiore >>.
« L'uniforme, a norma del figurino superiormente approvato sarà allestito e mantenuto a spese della Com- pagnia...», ma quì casca l'asino. Escluso d'autorità ogni apparato, daghe, elmi, divise simili a quelle mili- tari, che i nostri bandisti si erano già dovuti strappare dal cuore, era rimasto, a parere dei soci, un solo oggetto in discussione: il cappello.
Che cosa avreste proposto voi, in simile circostanza?
Noi non sappiamo come furono le discussioni, se animate o meno: è certo però che tutti i bandisti si trovarono d'accordo avendo rinunciato oramai a tutto il resto su un imponente « cappello alla Ulana » che deveva far urlare di ammirazione tutte le ragazze del borgo.
Ma era destino che non venisse nemmeno il colbacco. Una nota, in margine al foglio << umiliato alla I. R. Polizia » dice brusco brusco che « non essendo ammissibile la foggia militare in genere è naturale che anche il cappello all'Ulana non può essere permesso ».
E non era finita.
Si volle che tutti gli atti fossero corredati delle « fedine al nome dei singoli individui dei quali si indicherà ben anche lo stato economico e di famiglia e se per avventura l'entrare nella Società possa tornare dannoso alla domestica loro economia »; si fecero riserve sul nome del povero Candiani e lo si sostituì col signor Bernardo Pozzi << uomo intelligente in musica e sotto ogni rapporto più adatto »; si suggerì l'ingegnere Carlo Crespi a delegato politico « persona di una condotta la più commendevole ed egregiamente sentito nel pubblico ».
Dopo questo (gli sbirri austriaci erano più vigili che mai) venne forse il permesso: e la Banda Civica di Busto Grande cominciò la sua storia e si preparò agli immancabili trionfi, compresa la solenne partecipazione al Te Deum con Messa solenne che si teneva ogni anno il 4 ottobre per solennizzare, nella Chiesa Prepositurale, l'onomastico di « Sua Maestà Imperial Regia Apostolica l'Augustissimo Sovrano Nostro Francesco Giu seppe I ». Così diceva la prosa aulica del Commissario Distrettuale. Ed è per questo che - diciamolo fra noi - non fa nessuna meraviglia che nei primi giorni dopo la liberazione dall'Austria, i popolani bustocchi, per mandare uno a fare un mestieruccio mica male volgare, gli dicessero: < và a da vìa ul cessàtu guvèrnu! ».
Quanta sapienza i noster vècc
Ma adesso passiamo ad un altro argomento per rispetto verso coloro che sono a dieta e certe leccornie non possono permettersele... Dicembre è il mese della pioggia, del freddo, della neve ma anche della luce perché con S. Lucia (13 dicembre) le giornate cominciano ad al-ungarsi: "A Santa Lusia el pass d'ona stria!".
Aldo Milanesi scrive che per Santa Lucia i bambini andavano nella stalla a prendere un po' di fieno da mettere sul davanzale della finestra, per dar da mangiare all'asinello che arrivava carico di doni. In casa, invece, si apparecchiava la tavola con la tovaglia più bella e la cocuma del caffè era pronta da offrire alla santa perché almeno, col freddo che faceva, poteva scaldarsi un po' lo stomaco; al mattino seguente, guai se i bambini non trovavano la tazzina sporca di caffè!
Molto amata dai bambini Lucia, protettrice di Siracusa, in molte località lombarde sostituisce Babbo Natale nel portare regali ai più piccini: "Santa Lussia, mamma mia, cun la borsa del papà, Santa Lussia la vegnarà!".
A Cremona, in piazza Cavour, la sera del 12 dicembre, i venditori ambulanti fanno buoni affari vendendo gli ultimi giocattoli ai papà che non hanno avuto il tempo di acquistarli prima.
Offrono anche i famosi giardinèt, un misto di: nisoole, galéte, ciucarooi, zacaréle (nocciole, arachidi, castagne secche e mandorle) unite a noci, prugne e fichi secchi.
Sempre nel cremonese una leggenda racconta che la santa tirerebbe una manciata di sabbia del Po negli occhi di tutti i bambini che trova ancora svegli quando passa con l'asinello a distribuire doni; per paura di incontrarla, i più grandicelli prima di mezzanotte, girano a gruppi per le vie cittadine dando fiato ai loro zufoli per avvertire i più piccini che è tempo di dormire.
Quando entra qualche corpuscolo in un occhio è consigliabile rivolgere alla santa questa supplica: "Santa Luzia fim 'na fora 'sta purcheria!" poiché Lucia oltre che essere la protettrice degli agricoltori è anche invocata nelle malattie degli occhi, come ci fa sapere il detto milanese: "Che Santa Lusia te conserva la vista!" (per la verità riferito a chi mangia con ingordigia, in modo che possa vedere cosa sta divorando).
A Milano Santa Lucia è la patrona dei marmorin (lapicidi) che un tempo avevano la loro sede nella Cascina Camposanto posta dietro il Duomo dove, secondo una leggenda, nacque il famoso risotto alla mi lanese, gloria e vanto di ogni meneghino.
 
 
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21 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 51-355
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Dove andare
Toponimi di Biandronno
10) Isola Virginia: detta anche Isulin "isolino". Triangolo di terra che si erge all'interno del * Si pensa che in cima a questa altura fosse collocata una torre di avvistamento romana poi utilizzata e fortificata anche dal Barbarossa. Ciò perché da questa posizione la visuale su tutto il Lago di Varese era perfetta ed era possibile vedere (anche a tutt'oggi) la torre di avvistamento romana più nota e documentata situata nel comune di Velate, paese sulla sponda nord del Lago di Varese. Storico, archeologo e scrittore, autore di numerose scavi nell'area del Lago di Varese. Sulle ricerche compiute si faccia riferimento al libro Dei sepolcri scoperti in 11 comuni del circondario di Varese, Varese 1881. Lago di Varese separato dalla costa da uno stretto canale chiamato Ticinello. L'isola, di circa 0.9 kmq, è ricoperta da una fitta vegetazione composta da salici, querce, ontani neri e canneti. Nell'antichità nota come Isola di San Biagio, venne acquistata nel 1822 dal duca Litta che la volle chiamare come la moglie Camilla. Nel 1878 l'isola cambiò nuovamente proprietario passando nelle mani di Andrea Ponti che subito la ribattezzò come la sua consorte, la marchesa Virginia Ponti Pigna, da cui il nome attuale di Isola Virginia. Dal 1962 l'isola è di proprietà del comune di Varese per gentile concessione del marchese Gian Felice Ponti. Attualmente l'isola ospita un museo dedicato alla famiglia Ponti e un bar-ristorante  0
11) Laghet: piccolo specchio d'acqua all'interno della zona acquitrinosa a nord-ovest del Lago di Varese, creatosi a causa della cava costituita per estrarre il materiale utilizzato per la produzione di mattoni nella fornace a sud del paese.
Comune di Mercallo - sec. XIV - 1757
La località di Mercallo, facente parte della pieve di Angera, venne citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano: era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Angera e il suo territorio erano antico feudo degli arcivescovi di Milano. Nel 1350 il pontefice Clemente VI investì del feudo Caterina di Bernabò Visconti; nel 1397 Angera divenne contado, a favore di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Nel 1404 il feudo di Angera passò ad Alberto Visconti di Castelletto.
Nel 1449 il consiglio generale della comunità di Milano effettuò la vendita della pieve d’Angera, con la sua rocca, i poteri giurisdizionali e una serie di entrate fiscali, al conte Vitaliano Borromeo per lire 12.800 (Casanova 1930).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVIII secolo Mercallo risultava ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, cart. 2).
Il comune di Mercallo nel 1751 rientrava nei feudi del conte Borromeo, a cui non si corrispondeva alcuna somma. Non vi risiedeva alcun giudice, ma si faceva riferimento al podestà di Angera, Giovanni Pietro Borrone, cui si pagavano annualmente 10 lire, 2 soldi e 6 denari, ed al fante 2 lire; il giuramento di rito veniva prestato alla banca del vicario del Seprio in Gallarate. La comunità aveva solo un console, che cambiava ogni mese, a rotazione tra i focolari. Il cancelliere risiedeva a Sesto Calende e curava le scritture attinenti al comune per trenta lire imperiali all’anno: non esisteva archivio. Lo stato totale delle anime era di 297 (Risposte ai 45 quesiti, cart. 3035, vol. D XV, Como, pieve di Angera, fasc. 8).
1757 - 1797
Nel compartimento territoriale del 1757 Mercallo risultava compreso nella pieve di Angera (editto 10 giugno 1757). - Il comune entrò nel 1786 a far parte della provincia di Gallarate, poi di Varese, con le altre località della pieve di Angera, a seguito del compartimento territoriale della Lombardia austriaca, che divise il territorio lombardo in otto province (editto 26 settembre 1786). - Nel 1791 i comuni della pieve di Angera risultavano inseriti nel distretto censuario XXXV della provincia di Milano (compartimento 1791).
1798 - 1809 - A seguito della legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento del Verbano (legge 6 germinale anno VI bis) il comune di Mercallo venne inserito nel distretto di Angera. Soppresso il dipartimento del Verbano (legge 15 fruttidoro anno VI), con la successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Mercallo rimase nel distretto di Angera, che divenne il XIV del dipartimento dell’Olona. - Con il compartimento territoriale del 1801 il comune fu collocato nel distretto II di Varese del dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). - Nel 1805 il comune di Mercallo venne inserito nel cantone III di Angera del distretto II di Varese del dipartimento del Lario. Il comune, di III classe, aveva 384 abitanti (decreto 8 giugno 1805). Il 21 dicembre 1807 Mercallo e le terre circonvicine avanzarono una petizione per essere aggregate al dipartimento d’Olona (petizione di Angera 1807). - A seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento del Lario (decreto 4 novembre 1809, Lario), in accordo con il piano previsto già nel 1807 e parzialmente rivisto nel biennio successivo (progetto di concentrazione 1807, Lario), Mercallo figurava, con 334 abitanti, comune aggregato al comune denominativo di Comabbio, nel cantone II di Gavirate del distretto II di Varese, e come tale fu confermato con il successivo compartimento territoriale del dipartimento del Lario (decreto 30 luglio 1812).
1816 - 1859 - Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il comune di Mercallo fu inserito nel distretto XV di Angera. - Mercallo, comune con convocato, fu confermato nel distretto XV di Angera in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). - Nel 1853 (notificazione 23 giugno 1853), Mercallo, comune con convocato generale e con una popolazione di 553 abitanti, fu inserito nel distretto XX di Angera.
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22 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 51-356
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Cosa ascoltare oggi
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Toponimi di Biandronno
12) Montége: zona ora pianeggiante un tempo caratterizzata da una masseria in cui avveniva la monta taurina e costituita da campi coltivati a mais. Oggi quest'area è tagliata in due dalla stazione ferroviaria di Travedona-Biandronno a sud-est del centro cittadino (per l'etimo v. Cadrezzate n. 13).
13) Montesé: piccola zona pianeggiante al di sopra di un leggero poggio che dal centro del paese porta alla Fornace a sud-est di Biandronno. Toponimo di non semplice interpretazione, forse da intendere come "monticello", legato indubbiamente al termine "monte", vista anche la sua collocazione geografica (v. Cadrezzate n. 13).
14) Nüstrin: piccola area pianeggiante che collega il Gesiolo alla Fornace. Alla fine degli anni '90 del Novecento, durante alcuni lavori di ricerca, sono stati trovati reperti e materiali che fanno presupporre l'antica presenza di un cimitero pagano. Di etimo incerto, forse da ricondurre ad una voce ticinese nèstula che significa "laccio" o "stringa"che si potrebbe riferire alla forma del terreno.
Storielle
AMORE PLATONICO - Vedere e non toccare è una cosa da imparare. (Proverbio italiano)
Compatitemi pure, scuotete la testa, ridete se la cosa vi fa ridere, ma io avrei voluto innamorarmi platonicamente: anche a rischio di far pensar male, di sentirmi citar continuamente a beffa il verso di Aleardo Aleardi: Si guardan sempre e non si toccan mai (son le due isolette vicine, simbolo dell'amore platonico romantico).
E come quel personaggio d'un "racconto idiota" di Alphonse Allais, che diceva:
"Io sono un tipo sul genere di Balzac. Bevo una quantità enorme di caffè.
lo sono un tipo sul genere di Napoleone. Mia moglie si chiama Giuseppina.
lo sono un tipo sul genere di Molière. Sono becco", avrei proprio voluto dal canto mio poter dire:
"Io sono un tipo sul genere di Dante: amo una donna d'un amore come quello di Dante per Beatrice": anche a rischio d'esser mandato da quella donna all'Inferno, anche a rischio di non esser creduto dagli amici: e quel ch'è molto peggio, da me stesso. "Sai? Amo una donna d'un amore platonico". "Non ci credo".
"Nemmeno io".
I sassi di Mercallo
Il comune di Mercallo ha acquisito la denominazione "dei sassi" per la presenza in loco di massi erratici. L'ambiente circostante, oltre alla presenza di terreni rocciosi, si caratterizza per lo sviluppo di colline in cui fanno capolino megaliti, tra boschi di castagno, conifere ed altre piante tipiche della flora del Lago Maggiore. - I massi erratici sono alcuni tra quelli presenti nel nostro territorio provinciale e documentano un fenomeno geologico di estrema rilevanza che ha avuto origine circa 60.000 anni fa: nel corso di varie glaciazioni, infatti, materiale detritico proveniente dalle montagne del Sempione e del Gottardo fu trascinato a valle dai ghiacciai. - Durante il ritiro e lo scioglimento di queste grandi distese di ghiaccio, che giunsero a ricoprire fin quasi le vette delle nostre montagne, questi enormi massi rimasero in loco, depositandosi e caratterizzando il paesaggio circostante.
Canto di mezzanotte - (9-10 giugno 1880)
Una cucitrice di ventisette anni, Giulia Mezzanotte, abitante in via Sambuco numero 3, fu presa ieri da mania religiosa. Col crocifisso in una mano, col libro di preghiere nell'altra, si diede a percorrere le vie, e alle dolci parole di pietà e di perdono univa pezzi della Traviata e del Rigoletto che cantava con voce stridente. Sul corso Vittorio Emanuele, le cose giunsero a tal punto, che si pensò da pietosi cittadini condurla all'ospedale.
AA CAPELETA DA S. AMBREUSU
Son passà da Canton Santu
t'hu ciercà, ul me Giesioeu,
tème càntu séa 'n fioeu, cun passion e cun magon;
Hu crià da tucc'i parti oibol par savé st'han cambià postu, ma purtroppu m'han rispostu: l'han trej dent'in d'un buron!
Un tempo sorgeva in Canton Santo una cappella dedicata appunto a Sant'Ambrogio. Dopo che fu demolita, con nostalgia scrisse Ernesto Bottigelli (1932):
(Son passato dal Canton Santo e ti ho cercato, o mia chiesetta, come quando ero bambino, con passione ed un nodo alla gola; ho gridato dappertutto, per sapere se ti avessero cambiato posto, ma purtroppo mi hanno risposto: l'hanno buttata in un burrone!)
Questi versi, pieni di rimpianto e di commozione, ci fanno pensare all'attaccamento dei Bustocchi per la loro città e al loro desiderio di mantenere intatto ciò che, se non loro, almeno i loro padri hanno contribuito a costruire.
I CUPETI
Le coppette erano così importanti nella vita dei Bustocchi che se ne è voluta studiare l'origine. "Un bel dì a Madòna da Prà
L'ha vorzù vegni foeua da cà:
Ul so coeui ga rendéa cumpassion
Che in d'un Bust ga fuss nanca un bumbòn. Chi pescitti, spassegiandu sutt'i pianti Han cambià tucci i sassi in croccanti: Chi manitti, inscì bianchi e devòtti I han quatà cont'a a nevi sua e suttu E vedendu a passà ul diavaén Par cuppal gh'i à tià in dul cuppén. E peu, dopu d'avèi benedetti,
L'ha vorzù ch'u ciamassen cuppètti.
(Un giorno, la Madonna in Prato è voluta uscire di casa; provava pena al pensiero che a Busto non ci fosse neppure un dolcetto. I suoi piedini, passeggiando sotto alle piante, hanno trasformato tutti i sassi in croccanti; le sue manine, così bianche e devote, li hanno coperti di neve sopra e sotto. E vedendo passare il diavoletto per accopparlo glieli ha tirati sul... cupén. Così, dopo averli benedetti, ha voluto che li chiamassero "coppette").
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  23 Dicembre 2023 - sabato - sett. 51-357
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Cosa ascoltare oggi
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Notizia dal Villaggio
Toponimi di Cadrezzate
9) Gesiolo: piccola cappella campestre situata sulla strada che porta verso Brebbia. Un tempo queste strutture avevano la funzione di riparare i contadini nei campi durante le improvvisi piogge ed erano anche il luogo dove si pregava per la buona riuscita del raccolto e si benedicevano buoi e asini utilizzati per l'agricoltura e l'allevamento (v. Biandronno n. 9).
10) Martinello: strada consorziale oggi non più individuabile attestata nelle carte del Catasto Regio del 1905.
11) Mogno: in dialetto noto come Mügn. È una zona pianeggiante che porta verso Monate, ora area residenziale. L'etimologia del termine è dubbia ma si possono riconoscere due forme di riferimento. Il termine mògn nei dialetti alto milanesi può voler dire "umido", ma indica anche "un tipo di foraggio scadente". In milanese esiste, però, anche il termine mognon "salice" e la presenza di questa pianta in area lacustre è da sempre significativa per le comunità locali.
12) Moncalvo: altura di circa 300 metri a sud del paese al confine con i comuni di Osmate e Capronno, che i locali chiamano Muntcalv. Il toponimo è frequente anche in altre zone della Lombardia e d'Italia (cfr. Moncalvo località di Versiggia -PV-). Il nome, con tutta probabilità, richiama le caratteristiche di un monte poco ricoperto da alberi e arbusti (v. Comabbio n. 19).
Tempesta ormonale - (11-12 maggio 1884)
Un giovanetto quindicenne, certo Martino C..., era stato messo in pensione presso una famiglia milanese affinché fosse in grado di percorrere gli studi ginnasiali nella nostra città. Il ragazzo invece di studiare si invaghì perdutamente della sua padrona di casa, la quale, alle proteste d'amore del giovanetto, rispondeva che sarebbe stato meglio mettesse giudizio. Tanto bastò per mettere alla disperazione il disgraziato Martino, il quale in un accesso di furore non seppe pensare nulla di più nuovo che farla finita colla vita. Andò nella sua camera e trangugiò una miscela di pasta badese, fiammiferi e acqua ragia. Ma non andò molto bene: atroci dolori gli strapparono altissime grida: la padrona accorse e fu in tempo a mandare a chiamare un medico. Il medico arrivò subito e somministrò al giovanotto un potente ematico col quale lo salvò subito da ogni pericolo, e lo guarì probabilmente dalla melanconia del suicidio. Non gli mancherà tempo di far la corte alla padrona di casa.
VIGILIA DI NATAL
L'ospitalità, per i vecchi, era una cosa sacra. Non si poteva ricevere il Natale senza ceppo. Non c'era tempo da perdere; si andava sulla lòbia (solaio), si prendeva il ciocco più anziano, quello che era lì a stagionare da almeno cinque anni, pronto per essere bruciato. Stando nel sottotetto, si era un po' inumidito: bisognava dunque portarlo giù e collocarlo vicino al focolare, per lasciarlo seccare bene. Se ad una finestra mancava un vetro ed entrava il freddo, occorreva mettervi rimedio. Per un vetro nuovo ci volevano ben trenta centesimi, poca cosa per dei signori, ma troppi per chi non ne ha. Si rimediava allora con un pezzo di carta dei bachi da seta, impastata con farina di segala inumidita. Col mar tello, la tenaglia, qualche vite ed un po' d'olio, si rimetteva in funzione l'uscio di casa.
La massaia lucidava il rame, che splendeva come oro appeso al muro della cucina. Le ragnatele venivano spazzate dagli angoli a colpi di scopa. Gli ultimi "schittaboeugi" venivano stanati dai loro inacessibili nascondigli, mentre i ragazzi si indaffa- ravano a spazzare il cortile. In un angolo della cucina, a circa due metri di terra, era pronto il Presepio, col Bambino sulla culla di paglia. Mentre il Bambino era di gesso, le altre figure erano di cartone. Come base, c'era un grosso strato di "teppa" verde, raccolta pazientemente sulle scarpate della ferrovia. Il prete, venuto a benedire la casa, l'aveva trovata in ordine.
La sera della vigilia, in casa del nonno, si mangiavano i "sbatuèi" (frittelle). Dopo il pasto, c'era la recita del rosario, particolarmente lenta, perché era una sera diversa dalle altre.
Poi, tutti pendevano dalle labbra del nonno, il quale comunicava il programma per il giorno successivo.
BRUSCITI
È questo il re dei piatti della cucina bustocca, anche se si è profondamente modificato nel tempo. Spieghiamoci meglio. Le donne bustocche sono sempre state altrettanto operose dei loro uomini; mentre si occupavano della casa e dei figli, si dedicavano anche al lavoro al telaio, in casa o fuori. Avendo poco tempo da riservare alla cucina, impararono presto ad arrangiarsi. Quando ne avevano la possibilità (economica, s'intende), si procuravano un pezzo di manzo ben maturo, reale o tampetto o fustello, e lo sminuzzavano con un coltellaccio. Ponevano in uno "stuén" di terracotta un pezzo di burro e vi versavano la polpa che iniziava una lenta cottura tra le braci del camino, insaporita dall'erbabona (semi di finocchio), messa in un sacchettino di tela, da poco sale e, talvolta, da uno spicchio d'aglio tritato. Non era necessaria una assistenza continua, per cui la donna poteva dedicarsi ad altro. Poco prima del pranzo, il fuoco veniva attizzato ed i brusciti erano sgrassati con una... sgüriàa di vino. Oggi i fornelli hanno sostituito il camino, di cui le case sono quasi sempre prive; il macellaio provvede a macinare la carne e qualcuno ha apportato la variante dell'aggiunta di un po' di salsa, ma i brusciti restano sempre un gran piatto, ancor più invitante se accompagnato da una polenta ben cotta e soste- nuta, ma non dura, fatta con la farina bramata o bergamasca, di grossa macina, mescolata con un "regundén" di legno in un paiolo di rame.
A Busto non è neppure concepibile una Gioeubia senza pulenta e brusciti.
STUA' IN CONSCIA
Per lo stuà in conscia ci vuole la coppa di manzo, ben mondata e poi fatta a pezzi grossi come un'arancia. I pezzi di carne si collocano in una marmitta; sopra si spargono foglie di alloro, di rosmarino, ginepro ed altre erbe aromatiche. Si versa poi sul tutto del vino di altra gradazione, possibilmente dello Squinzano. Si lascia tutto in infusione per almeno due giorni.
Si colloca poi sul fuoco la padella, meglio se di terracotta; vi si versa molto burro - di quello buono - e si aggiungono delle fette di pancetta. Si rosolano quindi i bocconi di carne tolti dalla marmitta. Si aggiunge una cipolla tacchettata di chiodi di garofano: cipolla che a metà cottura si può togliere, perché la sua funzione è finita. La coppa deve cuocere a fuoco molto lento, per circa tre ore. A mano a mano che la carne cuoce, la si inumidisce col vino che è servito per l'infusione. Una mezz'ora prima del termine della cottura della carne si aggiungono le patate, nella misura di due per persona. Per lo stufato, ogni contadino coltivava una mezza pertica di "pundatèra quarantén", che avevan la buccia. grigio-violetta ed eran rotonde, perfette, della gros sezza di una mela nostrana. Questa qualità di patata era molto dura, faceva poca acqua, cosicché poteva assorbire, senza sfasciarsi, il condimento. La patata in conscia diventava tanto buona da essere preferita alla carne.
Oltre le tradizionali "copette", un'altra specialità di alcuni anni è stata realizzata da una nota Pasticceria del centro cittadino: la pulenta e brusciti" nella versione di un gustosissimo dolce in una confezione veramente originale.
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24 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 51-358
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Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO531-Sacro-Monte-02.mp3 - Il nostro Sacro Monte
Notizia dal Villaggio
Toponimi di Biandronno
15) Ponte della Brabbia: piccolo ponticello in ferro situato sulla strada che da Comabbio porta a Varese e che sovrasta il fiume Brabbia, dialettalmente noto come Bràbie, confine naturale tra Biandronno e Cazzago Brabbia (v. Cazzago Brabbia n. 1).
16) Roggia Gatto: nota anche come  Rùngia. Piccolo corso d'acqua che unisce il Laghèt al Lago di Varese e taglia latitudinalmente il comune passando al di sotto della strada provinciale che da Biandronno porta a Bardello. Il nome è da far risalire con tutta probabilità alla voce dialettale gat "canale di scolo" ben attestata nelle aree del piacentino e della Lombardia meridionale.
Dicembre
Il fiore del mese di dicembre è il vischio, simbolo della riservatezza e dell'immortalità. Una leggenda nordica narra che il dio Hödhr uccise il fratello Balder con una freccia ricavata da un ramo di vischio. Frigg, la madre, disperata pianse a lungo, bagnando con le sue lacrime la freccia conficcata nel corpo del figlio. Odino, commosso da tanto dolore, tramutò le lacrime in bacche perlacee che da allora adornano il vischio che mettiamo all'ingresso delle nostre abitazioni in segno di augurio.
"Se pioeuv per Santa Bibiana, pioeuv per quaranta dì e ona settimana" oppure:
"Se fiocca a Santa Bibiana, ven giò nev per ona settimana". Pioggia e neve accompagnano questa santa che si festeggia il secondo giorno di questo mese.
Per noi lombardi però Vess devot a Santa Bibiana ha un altro significato! Il detto sta ad indicare gli amanti del vino che, oltre ad essere appellati: gainatt o ciucheton, erano detti anche bibianon, parola che il popolino, pare abbia ricavato dal latino bibo (bere), abbinando poi bibo a Bibiana, perché proprio in questo periodo il vino novello è pronto per la degustazione:
"Prima impieniss la damigiana e poeu svoiela a Santa Bibiana!"
Dice la sapienza di noster vècc: "In dicember la nev l'ingrassa i campagn" e che: "El someneri dicembrin el var nanca tri quattrin". E tempo di preparare il terreno per le semine primaverili, arandolo profondamente e concimandolo per avere un buon raccolto:
"La terra in tutti i piagh fà con l'araa, la pareggia i 'legrij del fogoraa!".
Nel frutteto e nel vigneto, se le giornate sono serene e non si prevedono gelate, si possono fare le potature; attenzione però, perché: "Tajadura malfada, pianta ruinada!".
"La fiocca decembrina per tri mes la te confina" e siccome:
"La prima nev l'è di can, la seconda l'è di gatt e la terza l'è di cristian", sia gli uomini che le donne, se possono, evitano di uscire perché per le strade si forma quel piciopacio che invita a starsene volentieri in casa quacc, quacc e al cald.
In Brianza, come spiega nel suo libro Ottorina Perna Bozzi, la cà non voleva indicare la casa, ma la cucina, che ne era il cuore, soprattutto d'inverno. Grandissima, pavimentata con mattoni rossi era dominata dal camino, dove ai suoi lati e davanti, su delle lunghe panche i vecchi passavano il tempo scaldandosi e bevendo grappa alla ruta erba, a loro dire, dai poteri taumaturgici: "L'erba ruga, tutt i maa i e destruga!". In questa stagione si mangiano polenta e castagne, la furmentada (minestrone di frumento) e i missoltitt (agoni essicati al sole e al vento del Lario) scaldati in sù la stua.
Spetta a San Nicola il compito di preservare la gola dalle malattie stagionali con panini benedetti in chiesa il 6 dicembre, giorno in cui lo si festeggia.
Il 7 dicembre in tutta la diocesi milanese si onora S. Ambrogio. Dice un vecchio adagio: "Per S. Ambroeus, buratta e coeus!". Abburatta, ovvero, separa la farina dalla crusca e dividila secondo la finezza poi impasta e cuoci il pane; gli scopi sono due: avere il nutrimento base e scaldarsi mentre cuoce, perché il freddo è intenso, come ci ricorda una variante dello stesso proverbio: "A S. Ambroeus el fregg el coeus!".
Cosa preparo oggi
I sardinn marinaa - In del pessee comprà quand che gh'in bei fresch e bon mercaa e bei gròss, on mezz chilo de sardinn e, dopo avei nettaa co'l toeugh el coo, i busecch e peu el coin, e dada ona lavadina, fai sugà distendei su on mantin. Intant fa 'sta tridadina:
mezz'on fesin de ai 'na scigoletta, on poo d'erborin fresch, dò gamb de zeller, de laur ona foietta, tre inciòd con foura i resch.
Mett in piatt i sardinn con la tridada ben fina, on duu cugiaa d'asee, cinq d'òli fin, ona sbroffada de pever e de saa. Messedai con riguard de nò spelai e in d'on biellin bel pian, a coa in dent, a schena in sù, piazzai ben ben de man e man, tucc in coròna. Coeusi sul fornell ò in forno ma adasin
con poggiaa sui sardinn, giust a cappell on piatt ò on covercin.
Quand in frecc, impiattai co 'l sò bagnett e spremegh soravia
mezz limon. Guarnij poeu con di fett de limon tutt el piatt. E così sia.
Lago di Varese
Inserito in una splendida posizione geografica, ai piedi del massiccio del Campo dei Fiori è lungo 8,8 Km e largo 4,5 Km. Percorrendo il tratto iniziale dell'autostrada Varese-Milano si gode uno dei più bei panorami, un'ampia e verdeggiante conca che ospita il Lago di Varese, disseminata di ville ed insediamenti ben armonizzati nel paesaggio. - Il massiccio del Campo dei Fiori digrada, con lieve pendio, verso lo specchio lacustre, mentre in lontananza la catena delle Alpi con il Monte Rosa che si staglia nitido, fa da sfondo. Sulla riva occidentale del Lago di Varese si trova la piccola Isola Virginia, che rappresenta un importante insediamento palafitticolo tra i più importanti d'Europa. - Oltre cinquantamila persone intorno al Lago di Varese per dare vita all'abbraccio più grande del mondo ed entrare, così, nel guinness dei primati.
Playboy - (15-16 novembre 1880)
La turpe speculazione da cui è contaminata Parigi ha trovato degl'imitatori a Milano. Le cantonate sono da qualche giorno tappezzate dall'annunzio d'un giornale "in gran formato" che "dovrà leggersi soltanto dagli uomini". Qual è il suo programma? Eccolo tal quale: «Dilettare, divertire, accarezzare, blandire, solleticare, in questi verbi sta il programma. Vi racconteremo storielle appetitose, scollacciate, avventure galanti più o meno avventurose in tutto lo sfoggio della loro provocante nudità. Saremo insomma più realisti del Boccaccio, più veristi del vero». La questura e l'autorità giudiziaria avranno, speriamo, già provveduto a quest'ora per reprimere quest'industria corruttrice. Noi l'aiuteremo con tutto il vigore, denunciando al pubblico gli scrittori che le presteranno l'opera loro, se potremo conoscerne i nomi.
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RVG settimana 50
 
Radio-video-giornale del Villaggio
Settimana-50 del 2023
 
 
RVG-50 - da  - Radio-Fornace
 
Settimana 50       2023-12-11 -  Dicembre - Calendario - la settimana
lunedi        11/12 - 50/345
martedi        12/12 - 50-346
mercoledi        13/12 - 50-347
giovedi        14/12 - 50-348
venerdi        15/12 - 50-349
sabato        16/12 - 50-350
domenica       17/12 - 50-351
11 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 50/345
redigio.it/rvg100/rvg-50-345.mp3 - Te la racconto io la giornata
 
Notizie dal Villaggio
redigio.it/rvg100/rvg-004.mp3 -  qualche parola sull'accatastamento (secondo me)
redigio.it/rvg100/rvg-005.mp3 - La festa degli auguriall 8 dicembre 2023 in Villaggio
Albero di Natale
L'albero di Natale . La scelta ecologica. Le feste stanno per arrivare e come ogni anno si ripete il dilemma: meglio un Abete vero oppure artificiale. Il primo. è sicuramente da preferire se si vuole salvaguardare l'ambiente
Il dubbio. avete già scelto l'albero di Natale?. Il dubbio più grande vede l'albero vero contrapposto a quello artificiale è la scelta più ecologica è senz'altro la prima . Gli alberi finiti, infatti, sono molto spesso realizzati in politene più e PVC, materiali non biodegradabili e per la produzione di un albero di medie dimensioni si consumano circa 20 kg di petrolio e vengono rilasciati nell'atmosfera 23 kg di anidride carbonica. Il quadro viene completato dall'inquinamento generato dei lunghi trasporti, visto che gli alberi artificiali sono importati molto spesso da paesi asiatici, e dal fatto che impiegano due secoli prima di biodegradarsi e senza dubbio questa è una scelta da evitare
Un mito da sfatare. Per quanto riguarda gli alberi di Natale veri bisogna in primo luogo sfatare un mito:  il loro acquisto non favorisce il disboscamento, come si tende a pensare, dal momento che questi vengono appositamente coltivati. Se dotati di radici, gli alberi veri possono essere ripiantati dopo le feste o invasati per essere utilizzati negli anni successivi. Come accertarsi che l'abete sia davvero ecologico? Verificare la presenza di un certificato che specifichi anche il nome del produttore e il territorio di provenienza: scegliere abeti che arrivano da luoghi quanto più possibile vicini, così da limitare l'inquinamento causato dal trasporto e da essere sicuri che si tratta di specie autoctone adatte al nostro clima. Oppure scegliere scegliere alberi in affitto, facilmente reperibili in Internet. La scelta di un albero di Natale vero e certificato rappresenta quindi una soluzione pienamente green e dona alla casa profumi e un'atmosfera davvero magica
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Viaggio nel tempo
Nudisti rapinati - (27 agosto 1933) - Indagando intorno ai misteriosi e continui furti di oggetti personali e di costumi da bagno che si verificano da qualche tempo al Parco dei naturisti milanesi, in località Torrazza presso Trenno, i carabinieri della Cagnola hanno identificato e denunciato alla Procura del Re tre individui del luogo che avevano avuto rapporti con uno dei ladri.
Un mondo che svanisce nella scighera
"Offellee fa l'to mestee», sembra un niente ma c'é un mondo di andate e ritorni a rimpiattino in questa frase tra pensiero, azione, figura reale e metafora. <<Pasticciere fai il tuo lavoro», quello che cioè sai fare e nient'altro. Dal particolare (l'offellee) all'universale. Ma sotto, se scavi, trovi l'origine (l'offellee è un antico biscotto lombardo); è la scaltrezza del transito popolare dall'esempio alla regola.
In realtà dobbiamo partire dal principio che i dialetti non sono rimasugli di una lingua, ma, al contrario, hanno subito un'invasione dell'italiano, che ci voleva sì, per carità, ma che ha finito per mortificarli. L'egemonia toscana voluta da Manzoni ci ha fatti diventare nazione (l'intuizione è già dantesca), però si è presa in cambio l'istinto, trasformandolo in ragione, con buona pace per Francesco Cherubini che nell'Ottocento aveva già scritto un vocabolario <<Milanese-Italiano».
Di milanesi che conoscono il milanese oggi ce n'è pochi. Alcuni lo ciabattano, altri non san più cosa significhi. Pensate soltanto a «pirla», qualcosa che gira e non ha appoggi, citato persino da Gadda; o, già che siamo in argomento, a «ciola» (o ciula), cioè cazzone, che discende direttamente dai testicoli latini (colea) e, addirittura, per analogia dal greco kion (colonnetta), simboleggia il fallo.
Abbiamo perso espressioni che rappresentano una storia. Di una contadina che si acconciava il capo per una festa si diceva «fa sabet» (fa sabato); del calmarsi, del riflettere «ciapa ora» (prendere aria), gònfiati cioè come i pesci che vengono a galla (e che devi catturare). «Te set andaa a scaula de giovedì», cioè non fai un bel niente, perché sotto il fascismo di giovedì non c'era scuola.
E poi <<bauscia» per bavoso, perché se uno ciarla e riciarla sputa saliva. O «fa na got» (fai una goccia, poco) per fannullone, o anche «barlafuss» che, siccome non mangi mai, sei troppo debole per essere affidabile. Il milanese, come altri dialetti, costruisce una lingua a mo' di sintesi simbolica, cosa che l'italiano può più raramente ottimizzare, perché ogni regione ha i suoi singoli simboli. Che dire poi di quel meraviglioso tiremm innanz di Amatore Sciesa, lì, mentre va al patibolo con il cuore lacerato tra l'amore per la moglie e quello per la Patria? <<Tiremm innanz» non è «tiriamo avanti»: è un canto, una prosodia al tramonto di un mondo che svanisce nella scighera, nella nebbia.
La bicicletta
BICI-FREE - Vorrei ricordare che bici free, cioè le biciclette libere, quelle e si tratta di quel progetto che ha combinato nel duemila e ventitré, prelevando biciclette prelevandole dalla discarica o donazioni dei soci di biciclette ormai già malandate e destinate alla discarica che le ho suscitate e rimesse in pista per il servizio.  - Comodissimo, nel senso che è stato costoso, olto ma molto poco, iusto i materiali. - Ed è stato anche apprezzato. - Però, come ho detto in una serata ufficiale, era fine luglio del Duemila e ventitré in fornace in occasione di una serata pubblica che non volevo più interessarmi dopo aver finito la stagione. - Ebbene, la stagione è finita, tutto è stato rimesso a posto e ricollocato in un deposito. Alcune sono ancora in funzione per la funzione, per la loro funzione invernale e il progetto è finito. Ma quando il progetto è finito significa che ho cominciato dall'inizio e sono stato in grado e capace di inventarlo, mantenerlo e portarlo fino in fondo. - Il progetto. - Questo non significa che l'anno prossimo c'è ancora questo progetto non c'è più. - Quindi radio Fornace non ha più nulla a che vedere con le biciclette. - Ognuno deve arrangiarsi in proprio. - Oppure Oppure oppure non lo so. - Una cosa che però può essere facilissima è che qualcuno prenda il posto di radio Fornace per questo progetto. - Il lavoro è solo di banalissima manutenzione. - Praticamente non so se è il dieci percento dello sforzo che ho fatto io l'anno scorso. - Dieci percento. - Non occorre di più. - Sono sicuro che ci sarà qualcuno che adotterà per il Duemila e ventiquattro queste biciclette per un decimo dello sforzo e per mantenere l'ottimo servizio. - I volontari, i volontari. Ci siete? Avanti, fatevi sotto.
Toponimi di Cadrezzate
2) Barnée: toponimo di difficile localizzazione odierna e registrato nelle carte del Cessato Catasto Lombardo del 1860. Il nome potrebbe derivare dalla forma lunga e stretta del terreno che richiama la forma del bernàsc, paletta di ferro utilizzata per raccogliere la cenere nel camino o focolare. Bernàsc deriva dal latino pruna "carbone ardente" più il suffisso -aceu(m) (cfr. località Bernàs a Cernobbio -CO-) . Ha maggior pertinenza fonetica, però, l'etimologia che porta alle voce latina prunetum "insieme di prugni".
3) Belvedere: località che un tempo presentava una cascina, mentre oggi l'area è occupata da una grande casa famigliare. Il Belvedere è situato sul Mööt e divide la Motta dalla Cascina Castello. Dal Belvedere si può avere la visione completa della zona che da Cadrezzate porta ad Ispra, sul Lago Maggiore: da qui il suo nome.
Adesso vado da qualche altra parte. 
Non mi sono mai dimenticarsi che, in Italia, seguitiamo a portare a portarci dietro le rivalità dei comuni e del Medioevo, che, quando capitava, si buttavano addosso l'olio bollente dalle mura delle loro città. Che magari stavano a un tiro di schioppo tra loro, e anche oggi basta e anche nel girare l'angolo per trovarsi qualcuno che ti vede, se non come nemico,  quantomeno con occhio diffidente... E questo vale particolarmente per noi milanesi, che bene o male per tutto quello che ci portiamo dietro siamo da un lato meritevoli di rispetto, ma dall'altro facciamo nascere una certa dose di invidia e l'invidia, si sa, non è il frutto di ammirazione e un cattivo sentimento. C'è però da dire che se ci troviamo fuori dall'Italia, le cose cambiano. Capita spesso infatti di trovare in giro per il mondo italiani che alla domanda. Da dove venite? Rispondo da Milano anche se, In realtà, abitano lontano chilometri da qui,.. Vuole dire che se ne rendono ben conto che la nostra città, all'estero, , ha un'immagine che vale e non per le tante belle cose che rendono famosa l'Italia, Ma proprio per la qualità dei milanesi.
 
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12 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 50/346
redigio.it/rvg100/rvg-50-346.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono (forse) per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
Stella di Natale
Buone feste con la stella immancabile nel periodo di Natale, passate le feste, il rischio è di vederla perdere vigore di giorno in giorno. Per mantenere sana e bella la stella di Natale, euforbia pulcherrimma, basterebbe poco a parte che non ama il caldo, quando comincia a perdere le foglie, va potata lasciando rametti di 10 15 cm. Poi la si rinvasa in con il contenitore poco più grande del primo. e dopo un periodo di riposo in casa, a primavera si riporta fuori, all'ombra. Annaffiata adeguatamente, tornerà a Natale con le sue belle foglie rosse
Cosa preparo oggi
I bruscitt bustòcch - Nee Gina, te me mai faa i bruscitt bustòcch. Te se nanca cos'inn? Te i insegni mi. Fatt dà dal Nino becchee 'n press a pòcch de mezz chilo de polpa e fala inscì (se intend polpa magrissima de boeu). Te la taiet giò gròssa mè i fasoeu, te ghe gionted scigolla a tocchelitt on fesin d'ai, de laur on tre foeuj, mezz'etto de panscetta a quadretitt e in marmitta mettela giò a moeui quatada de vin ross. Dagh 'na rugada e trala in d'on canton per 'na giornada.
El dì adree in cassiroeula de misura te i mettet sù a coeus cont òli oliva butter bondant, tuscòss a frece e con cura te ghe fe sugà su el vin a fiamma viva. Bagni asee de acqua e dagh el savorin con somenz de fenocc ligaa in d'on pezzorin.
Messedi, quattei sù e fai coeus lemm lemm. Se vegnen succ tragh dent on mezz biccer de vin bon e nò acqua. E vaa che insemm ghe voeur on polentin còtt a dover. E ti te 'l settgiamò, che per primm piatt mi vorarò mangià polenta e latt.
Il piacere del te'
La salute a tavola . Il piacere del tè . E infusi alla plastica .
Nella stagione fredda fa piacere e fa anche bene sorbire nella giornata. dopo i pasti oppure la sera prima di coricarsi una bevanda calda. Le bustine del tè o delle tisane sono comode ed economiche: non devi utilizzare il colino per rimuovere le foglioline scure, danno risultati rapidi. Negli ultimi anni i produttori hanno progressivamente migliorato le caratteristiche delle confezioni per garantire al meglio compatibilità ambientale e salubrità . Tuttavia anche questo è un mercato e per distinguersi non è sufficiente, come sarebbe logico, curare la qualità della materia prima , ma è necessario badare anche agli aspetti estetici. Come, ad esempio, alla forma del filtro
Ecco allora i filtri eleganti, a forma di piramide che, chissà perché, sono riservati ai prodotti di gamma e prezzi elevati. C'è però ma:i questi filtri sono generalmente realizzati con un materiale che imita la seta, mentre la realtà sono di plastica. Una ricerca effettuata ha rilevato che durante l'infusione nell'acqua molto calda miliardi di microparticelle di plastica si staccano dal filtro e si disperdono nella bevanda. Aattualmente non sappiamo se questo materiale, che per le sue dimensioni può entrare all'interno delle cellule,  e possono avere effetti dannosi oppure no. Gli autori dello studio ricordano però che una iniziale valutazione di tossicità acuta su organismi animali invertebrati ha dimostrato che l'esposizione alle particelle rilasciate dai sacchetti di tè causa alterazioni dello sviluppo e comportamento anomali dose dipendenti .
Scegliete le bustine di carta o, meglio, gli ovetti di acciaio riempiti di foglie come i veri intenditori
Busto Grande - 170 anni fa
Capitolo terzo B
Ma ritorniamo al nostro argomento.
La dura lezione della Cassa di Risparmio, che i bustocchi accolgono a sangue freddo, reca ancora più dure condizioni. La Cassa potrebbe tentare - in via provvisoria, se proprio i bustocchi ci tengono, ma a questi patti: locali gratuiti « nei quali la Cassa potesse essere convenientemente e sicuramente collocata »; mobili gratuiti; personale, consistente in un agente un cassiere ed un contabile, tutto gratuito. Superiore sorveglianza confidata all'I. R. Commissario Distrettuale e, per ultimo, il Comune « deve assumere la piena responsabilità delle perdite derivabili da questo esercizio durante il periodo di esperimento ».
La Deputazione non fece una piega, portò la faccenda in Consiglio e questo approvò alla unanimità, il 29 settembre 1856.
Erano brutti anni. Carestia nel '52; colera con 78 morti su 96 colpiti, e disordini l'aumento del pane, nel '53; colera con 131 morti su 221 colpiti, e sciopero dei tessitori << pacifico e in via legale » scrive il Ferra- rio, nel '54. Aggiungi la chiusura del confine per i moti di Milano e il grave maggior rischio per i contrabbandieri, e una polizia vigile, perseverante, cocciuta; e la peronospora che fa le prime apparizioni sui nostri bei vigneti, quelli celebrati dal Porta.
A chi sarebbe mai passato per la testa di impuntarsi per aprire la filiale della Cassa di Risparmio? Ma De- putazione e Consiglio (« puaètti ma gnücchi »>, dice un proverbio bustocco) furono concordi nell'accettare le condizioni.
I locali furono presto preparati al primo piano del Palazzo Cicogna, aperti sullo scalone, dove oggi siede il presidente del Tribunale. Ciò nonostante la Commissione di Milano ci pensò su ancora ...due anni! Ma, finalmente, col 28 maggio la Cassa Filiale cominciò a funzionare << in via provvisoria per due anni, da renersi poi stabile quando l'esperienza ne provi l'utilità ». Apertura ogni venerdì dalle 10 alle 2 per ricevere i depositi; ogni lunedì alla medesima ora per i rimborsi.
Intanto continuano le inchieste, le epidemie, le perquisizioni, gli arresti.
Ad esempio:
< 1853, 26 marzo. La I. R. Intendenza della Finanza interessa » l'I. R. Commissariato a voler porgere informazioni in linea morale e di finanza nonchè sullo stato economico di Gola Giovanni e Gola Maria, padre e figlia, di Busto Arsizio...
<< 1853, 22 aprile. - La Deputazione risponde: Gola Giovanni e Gola Maria detti Zelana padre e figlia sono individui miserabili, che quantunque siano di buona condotta morale, pure sono talvolta costretti a dedicarsi al contrabbando per guadagnarsi un tozzo di pane mancando di attitudine al lavoro di tessitore usitato nel paese. Detta Maria Gola non ha ancora raggiunto li quindici anni. Non si conosce punto che alcuni di essi padre e figlia si occupi di vendita abusiva di tabacco...
<< 1853, 21 agosto. Sentenza. Per parte dell'I. R. Intendenza di Finanza in Milano... ecc., contro Gola Maria, sarta, domiciliata in Busto Arsizio... ecc., si dichiara: è colpevole siccome autrice della duplice grave contravvenzione di Finanza mediante illegale acquisto ed omessa legittimazione di centesimi 44 di Tabacco estero da fumo e da naso. Viene condannata ecc... ad una multa corrispondente al quadruplo dell'imposta efficiente il detto genere ad un importo di austriache lire 22.52, ed inoltre: al risarcimento delle spese processuali ammontanti a austriache lire 3.45. Qualora la multa non potesse in tutto o in parte essere realizzata in modo legale sulla sostanza e sui redditi di Maria Gola, le si infliggerà l'arresto semplice supplettorio di giorni uno... ecc. ecc.
< 1854, 8 febbraio. Gola Maria, figlia di Giovanni, trovasi affetta da febbre intermittente quotidiana... ecc. Dott. Angelo Lualdi, medico condotto >>.
Questa è la storia di Gola Maria, sarta, ragazzina non ancora quindicenne, ammalata di malaria, costretta al contrabbando di 44 centesimi di tabacco per procurarsi il pane.
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13 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 50/347
redigio.it/rvg100/rvg-50-347.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
A proposito di infusi.
I più efficaci per rinforzare le difese immunitarie, prevenire superare il raffreddore, tosse e influenza, e sono le tisane, dette anche infusi, a base di timo, eucalipto e sambuco, da dolcificare a piacere con il miele. Il timo infatti proprietà antisettiche, l'eucalipto è antinfiammatorio e decongestionante delle vie respiratorie, mentre il sambuco riduce il catarro e le infezioni batteriche. Sarà il modo per essere in forma per le festività, i salute e senza nasi Rossi
Toponimi di Cadrezzate
4) Bösch di Ströligh: piccola zona boschiva che si incontra a est del paese in direzione Brebbia. Questo bosco è detto Ströligh, letteralmente "astrologo", che era il termine utilizzato dai locali per designare gli zingari (l'astrologia messa in relazione con la cartomanzia praticata in alcuni casi dalle donne zingare). Gli abitanti del luogo più anziani ricordano che già da inizio Novecento gruppi di nomadi si insediavano per brevi periodi in questo bosco ed erano un elemento di forte disturbo e di timore per la comunità, poiché additati come rapitori e mangiatori di bambini.
5) Canèe: zona detta anche Canét. Nel toponimo scorgiamo la presenza del suffisso -etum di collettivo frequente nei toponimi che hanno come base il nome di una pianta o vegetale  . Questo sito costeggia il Lago di Monate ed è limitrofo al Piaggiolo. Il nome si rifà inequivocabilmente alle canne, ancora oggi abbondanti e rigogliose, che spuntano dalle rive del lago. La località è rinomata, perché è un importante sito archeologico ove sono ubicati resti di palafitte che testimoniano antichissimi insediamenti preistorici. Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo b2
La Deputazione si sforza, sì, di scagionare i rei, di stornare i sospetti, di impietosire i reggitori della I. R. Intendenza, ma senza grande risultato: perchè la Finanza è astuta e tenace e perchè, d'altra parte, con le fabbriche chiuse, la campagna arida, le vigne devastate, i bustocchi sono più astuti e tenaci della Finanza stessa, nel fare la spola con le bricolle e nel beffarsi dei finanzieri che vengono chiamati « burlandocchi », sorta di grossi bachi da seta simili a quei grumi informi che si trovano nella minestra dei poveri, detta « burlanda », e che volentieri si sputerebbero fuori.
Le carte della Polizia piovono pertanto ogni giorno sui tavoli della Deputazione, alla ricerca di notizie, e non risparmiano nessuno. Si vuol sapere se vi sono << cittadini proclivi a delinquere in linea finanziaria » e la Deputazione si affanna a rispondere.
« Alessandro Candiani, manganatore: nessuna eccezione emerge sulla sua condotta...; Giovanna Tosi: è una donna di buona condotta... possidente... che versa in condizioni economiche favorevoli; Fagnani Alessandro, tessitore: è un giovane di condotta incensurabile;
Pietro Albini, caffettiere: non consta che si dedichi a defraudazioni in danno della Finanza essendo, il nomi nato, capitalista abbastanza ragguardevole... ».
Per qualcuno, non potendone fare a meno, si cerca di impietosire gli inquisitori:
<< Bonizzoni Felice... è figlio di famiglia miserabilissima composta di otto persone...; Roncaglioni Carlo... figlio di una miserabile famiglia di cinque persone...; Crespi Giovan Maria detto Pinela... appartiene a una casa di quattro persone che versa nella più ingente miseria... >>.
Per altri ancora non c'è scampo che nel sottolineare la scarsità del guadagno: « Turconi Rodolfo, contadino della cascina Rabolina si dedica a fare il contrabbandiere asportando tabacco di estera fabbricazione dalla cui unica professione ritrae scarsi mezzi di sussistenza...; Croci Luigi detto Regüzzel, autore di grave contravvenzione di finanza mediante omessa legittimazione di libbre daziarie sette e centesimi 25 di tabacco da fumo stato rinvenuto nella sua abitazione, il 10 aprile 1854, non si occupa ad altro esercizio se non ad asportare tabacco dalla Svizzera, da cui ritrae i suoi scarsi mezzi di sussistenza... ».
Ci sono infine altri per i quali la Deputazione fa la voce dura e sottolinea che si tratta di « distinti malviventi facili a gozzovigliare ed a darsi alla ubriachezza specialmente nei giorni festivi »; nomi noti, purtroppo, per allora e per gli avvenimenti successivi: il «< Rossin», il «Zirill », il «Reguzzel», un «Cassani Giovanni Ziffolin », il « Macchinin », il « Muto del Mania » e altri < contadini, soliti gozzovigliare nei giorni festivi, associarsi a pessimi soggetti, dediti alle risse e turbatori della pubblica tranquillità, senza rispetto per qualsiasi autorità e capaci di opporsi anche alla pubblica forza, ubriacandosi e girovagando fino ad ora tardissima per la borgata »>.
Ma erano proprio tutti così i nostri nonni bustocchi?
Forse, la Cassa di Risparmio pensava di sì, e non lo nascondeva troppo; la Deputazione era certamente di parere contrario. Ci voleva dunque la prova, anche se richiesta e ottenuta a condizioni onerose, per dimostrare a « quelli di Milano » che si sapeva anche,, e sopratutto, lavorare e risparmiare.
E, cantare:
Evviva Noè,
se l'ha piantà la vigna,
lé sègn ch'el vèn al gh'èe...
E la prova venne.
Presentazione di Busto Arsizio 2/2
Storia della nostra Città in... cento righe
Sotto il dominio sforzesco Busto Arsizio ha un periodo di splendori. Il Rinascimento penetra anche nel borgo: sorge un umanista e poeta, Gian Alberto Bossi, che vive nella corte di Lodovico il Moro, in amicizia e consuetudine con gli spiriti magni » del suo tempo, come Leonardo da Vinci, ed ha nel luogo natio una larga sequela di uomini colti, che formano una pubblica biblioteca in cui raccolgono codici e incunaboli, che fanno sorgere una scuola di grammatica per i fanciulli bustesi, che inalzano il meraviglioso tempio di S. Maria di Piazza in cui la classicità della scuola di Bramante si disposa alla fantasiosa leggerezza dell'arte comacina di Tommaseo Rodari da Maroggia. Pittori come Pietro, Giovanni Antonio e Raf- faele Crespi, miniaturisti come Francesco Crespi de Roberti, scultori come Agostino Busti detto il Bambaia, il famoso autore della tomba di Gastone di Foix, illustrano il nome di Busto Arsizio e lasciano opere di grido. È una primavera di grazie e di sorrisi che finisce troppo presto con lo scatenarsi delle lotte tra Francia e Spagna, che gettano il ducato di Milano nell'orrore e nei danni di lunghe guerre, le quali stremano e immiseriscono le popolazioni.
Ma anche sotto l'estenuante dominio spagnolo Busto Arsizio fiorisce nei commerci delle tele di cotone che esporta fin nella Turchia. La peste gravissima nel 1630 porta un grave colpo anche a quest'industria e succedono anni di lento declino. Il borgo sulla fine del Quattrocento era stato elevato a contea e dato a Galeazzo Visconti ambasciatore di Lodovico il Moro presso gli Svizzeri e il re di Francia. Essendosi interrotta la discendenza del conte con la morte del figlio Luigi senza prole, il feudo tornò alla Camera ducale e venne acquistato dalla famiglia Marliani che lo tenne fino alla seconda metà del Settecento in cui, attraverso vari passaggi e liti, giunse alla famiglia Gambarana. La meteora napoleonica, portando in Italia le idee della rivoluzione francese, spazzò via i feudatari, che furono tutti inferiori al loro compito. Ma anche negli anni del maggior decadimento Busto Arsizio partecipa alla vita intellettuale milanese con Biagio Bellotti che riempie di affreschi la splendida basilica di S. Giovanni ricostruita nei primi anni del Seicento sui disegni del Richini, con Giuseppe Bossi, poeta e pittore, che è con l'Appiani uno dei migliori rappresentanti del neoclassicismo italiano, con Stefano Bonsignore esponente della politica ecclesiastica di Napoleone; come nei primi anni del Seicento aveva brillato per il pennello immortale di Daniele Crespi.
Durante la stessa epoca napoleonica, attraverso le difficoltà imposte dal blocco continentale, l'industria cotoniera bustese da artigianato si trasforma in concentramento capitalistico moderno, preparando sotto l'ultimo periodo di governo dell'Austria nel Lombardo-Veneto le condizioni per il grande sviluppo tecnico ed economico che doveva avvenire intorno al 1880 col nuovo Regno d'Italia.
Da allora in poi, malgrado ricorrenti crisi, gli sviluppi di Busto Arsizio sono stati paralleli agli sviluppi dell'industria cotoniera che non solo riuscì a svincolare l'Italia dalla soggezione dell'Inghilterra, ma a portare su tutti i mercati del mondo i tessuti bustesi, seguendo per lo più le vie dell'emigrazione italiana e conquistando con paziente tenacia i mercati. Attualmente Busto Arsizio è una città di quasi cinquantamila abitanti. Ha bei palazzi, edifici pubblici notevoli, ottime strade e un numero grandioso di stabilimenti che direttamente o indirettamente si collegano alla produzione dei tessuti di cotone. È collegata da due linee ferroviarie (Ferrovia dello Stato e Ferrovia Nord Milano), da una linea tramviaria (Milano - Gallarate Cassano Magnago Lonate Pozzolo) e dall'autostrada Milano-Lago Maggiore. Ha tre parrocchie, delle quali due sono prevosture: S. Giovanni poi è anche sede di Vicario Foraneo. La popolazione è straordinariamente attiva, operosa, di costumi patriarcali, di cuore generoso. Queste doti la fannno spiccare nella grande famiglia lombarda come un elemento econo mico e morale di notevole valore.
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14 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 50/348
redigio.it/rvg100/rvg-50-348.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
I soliti sospetti per Natale
Vediamo in dettaglio cosa contengono i dolci natalizi considerando anche l'apporto calorico giornaliero raccomandato attenzione al : panettone, al panettone con cioccolato fondente, al pandoro, al torrone classico alle mandorle, marron glasse' e limoncello
 
De magnalibus urbis Mediolani di Bonvesin de la Storie di Milano (1288) - ripa di Porta Ticinese
Una copia del libro, ritrovata a Madrid nel 1894, ha permesso di conoscere nel dettaglio la città e i costumi dei Milanesi tra la fine del Comune e l'inizio della Signoria.
Bonvesin era un doctor in grammatica, appartenente al terzo ordine degli Umiliati, una confraternita laica molto attiva nel campo ospedaliero e assistenziale. Viveva in ripa di Porta Ticinese.
Il libro, pur se a volte encomiastico, è ricchissimo di informazioni ricavate personalmente.
Eccone alcune:
"Non si ha notizia di nessuna città al mondo che sia tanto ricca di sorgenti di così elevata qualità; in città si contano 6000 fontane". "Gli usci che si aprono sulle pubbliche vie sono circa 12500". "Le porte principali, in numero di 6, sono quanto mai salde". "I nativi della città sono di volto allegro e molto amichevoli. Indossano vesti eleganti, sono molto generosi nello spendere".
"Vi sono 10 ospedali per i malati poveri. Il principale è l'ospedale del Brolo fondato nel 1145 da Goffredo da Bussero; in esso si sono contati più di 500 malati, e tutti ricevevano il vitto a spese del'ospedale".
"Il calcolo completo della popolazione arriverà a circa 200000, visto che in città si consumano ogni giorno 1200 moggi di grano". "Si contano 120 esperti di diritto civile e canonico, 1.500 notai, 600 messi del comune, 6 trombettieri principali, 28 medici esperti, 150 chirurghi, & professori di grammatica, 14 insegnanti di canto ambrosiano, 70 maestri elementari, 40 copisti di libri, 10000 ecclesiastici, più di 1000 tavernieri, 440 macellai, 150 locandieri, 80 maniscalchi". "Sembrerà incredibile ma nel contado, quando la vendemmia è buona, vengono messi in botte più di 600000 carri di vino all'anno". "Due sono i difetti peculiari di questa città: la mancanza di concordia fra i cittadini e la mancanza di un porto".
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo
Bastano sedici mesi di esperimento per dare ai bustocchi la rivincita. La Deputazione scrive con arguzia:
<< I motivi per cui la prelodata Commissione centrale non aveva creduto di poter prescindere dall'espe rimento erano fondati sul dubbio, corroborato d'altronde dalla esperienza fatta colla filiale di Chiari, che ad onta dell'abbondante elemento economico mancasse il morale, vuolsi dire la volontà degli operai che forma la maggior parte di queste popolazioni, ad approfittare della provvida istituzione. Ormai però sono decorsi sedici mesi di esercizio e frammezzo alle insorte difficoltà di ogni genere, cambiamento della moneta, sospensione di ricevimenti, movimenti politici, disgrazie campestri, la nostra Cassa di Risparmio trionfa ed il capitale versato dai depositanti, diffalcate anche le restituzioni fatte, è a tutt'oggi del complessivo rilevante importo di Fiorini 103 mila, sopra libretti n. 739.
<< In faccia a cotali risultati, che la Commissione Centrale vorrà riconoscere assai soddisfacenti, vuol cre- dere la scrivente Deputazione che spariranno i timori sull'avvenire di questo Istituto il quale ha preso tale sviluppo e promette di continuare questo suo moto ascendente in guisa da potere, quand'anche perdurassero tempi e circostanze sfavorevoli, vivere da sè senz'essere del benchè minimo aggravio alla Casa Madre... >>.
La Commissione mangiò amaro e fece ricorso ai patti < non credendo di declinare dal prescritto termine di esperimento » ma ormai era fatta: aveva dovuto rimangiarsi quei poco delicati apprezzamenti sui bustocchi.
Per giudicare dell'entità del risparmio bustese si pensi che un fiorino valeva allora dieci lire e la paga media di un operaio era di una lira al giorno. Pertanto, i 103.000 fiorini corrisponderebbero a un milione di lire di allora. Se poi raffrontiamo il valore medio della paga a quella media di oggi, dobbiamo convenire che la cifra dei depositi bustesi di poco più di un anno di gestione della Cassa di Risparmio, può essere parificata ad un equivalente notevole di lire odierne distribuito in poco più di settecento libretti e per una popolazione di 12.000 anime.
Per avere una idea della gravità della crisi economica in corso in quegli anni basterebbe leggere la lettera che il tiporafo Croci di Gallarate, che da oltre cinquanta anni stampa tutti i manifesti bustesi, scrive alla Deputazione, rammaricandosi di non essere più in grado di stampare perchè manca perfino la carta date le annate cattive >.
La bici, una scelta guardando il futuro
Nell’ultimo anno l’amministrazione comunale di Legnano ha investito molto sulla mobilità dolce e sulle piste ciclabili, intercettando una serie di fondi e riversandoli su Legnano per cercare di cambiare il volto di una città che per forza di cose nella prima metà del secolo scorso era stata immaginata a misura di automobile. La rivoluzione ha radici ormai lontane. Già disegnando la nuova piazza San Magno, vent’anni fa, l’allora sindaco Maurizio Cozzi aveva sposato una filosofia che poi si sarebbe imposta in tutte le principali città europee. Le macchine dovevano stare lontano dal centro, così che piazze e strade potessero essere restituite alla gente.
Dalla nuova piazza l’esperimento si è poi allargato fino a via XXV Aprile, da ultimo anche al primo tratto di via Venegoni. I progetti che l’amministrazione Radice ha messo in cantiere ad esempio in piazza del Popolo, puntano tutti nella stessa direzione: restituire alla città una misura d’uomo, così da permettere a ciclisti e pedoni (anche disabili) di caminare senza il timore di essere investiti da un momento all’altro. Il progetto della Cicolopolitana che nelle ultime settimane ha iniziato a prendere corpo è l’esempio più evidente di questa rivoluzione: se l’attravesamento pedonale sul Sempione poteva essere scambiato per una più classica "isola salvapedoni” e la "casa avanzata” di via Canazza è stata notata da pochi (se non altro perché non sono molti quelli che frequentano il quartiere sui Ronchi), l’attraversamento di largo Tosi con le sue fasce rosse è evidente a tutti. La rivoluzione sta avanzando metro dopo metro, con una spesa di circa 170mila euro il Comune di Legnano sta finalmente mettendo in rete tutti i tratti di pista ciclabile che erano stati realizzati nel corso degli anni e che erano rimasti isolati l’uno dall’altro, rendendo di fatto impercorribile l’idea di spostarsi a Legnano in sicurezza sulle due ruote. Ma mentre crescono le infrastrutture diventa sempre più necessario lavorare per cambiare la mentalità dei legnanesi: un lavoro che deve iniziare nelle scuole, e che non si annuncia semplice perché è ricco di implicazioni sociologiche e culturali. Negli anni Sessata del secolo scorso l’automobile è diventata sinonimo di benessere, sessant’anni dopo bisognerebbe riuscire a far passare il messaggio opposto: ora che siamo tutti più o meno benestanti per stare bene bisogna tornare alla bicicletta: un mezzo ecologico, economico, salutare. Il concetto è stato ribadito anche nel corso della tavola rotonda tra i sindaci che si è svolta domenica 2 ottobre al Castello di Legnano, mentre le società sportive erano impegnate nella punzonatura in vista della 103a edizione della Coppa Bernocchi. In un futuro ormai prossimo le biciclette potrebbero essere utilizzate anche per spostarsi da un comune all’altro, e perfino quando il meteo non è ottimale. Basta crederci.
 
 
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15 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 50/349
redigio.it/rvg100/rvg-50-349.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
Cosa preparo oggi
El ragu' per la pasta - Se fà tostà al butter on scigolon cont on poo de caròtol e on piantin de zeller bianch tridaa puttost bel fin giontandegh dent insemma del giambon, se nò on toch de panscetta a quadrettin. Tostaa che l'è se gionta in proporzion polpa magra de manz, mei se scamon, passada al tridatutt quell mezzanin.
Stemperada la carne, se bagna ma abondant de vin ross e, sugaa che l'è, se mett de la salza ò tomates fresch ben nett e ben tridaa e la se rangia intant de saal, de spezieria e infin, quattada la se fa coeus ben ben, ma pian pianin. Se g'ha alora la bagna, el ragotin, per spaghett, taiadei e pastizzada.
Toponimi di Cadrezzate
28) Quadro del Morone: il toponimo è composto da due nomi. Il primo probabilmente fa riferimento o alla forma del campo o ad una unità di misura di estensione (cfr. Quadro località di Casteggio -PV)Il secondo è riconducibile alla voce dialettale morón "gelso" (cfr. Morona e Morone località presso Casteggio-PV-).
29) Rondegato: piccola area che si estende per pochi metri a ridosso della Baraggiola. Possiamo abbozzare soltanto delle ipotesi per questo nome. I locali infatti conoscono questa zona come Rundégal, di etimologia dubbia. E' ipotizzabile una derivazione dal termine dialettale rónden "rondine" 'per la presenza del volatile nella bella stagione.
30) Rossino: (v. Cadrezzate n. 18).
31) Sabbione: in dialetto Sabiùn. È, con molta probabilità, una piccola zona creatasi passaggio del fiume Acquanegra o con lo scorrere di altri rigagnoli minori che al fiume confluiscono. Queste zone erano caratterizzate da un terreno sabbioso e ciotoloso non adatto alla coltivazione.
Villaggio turistico 1/1
« Benvenuti al nostro villaggio turistico, dove il divertimento e il relax sono di casa! Ehi ehi EHI! QUALCUNO HA DETTO PER CASO CHE IL BUFFET DI BENVENUTO ERA APERTO??? » - (Direttore di un Villaggio turistico accoglie i nuovi arrivi)
Direttore di un Villaggio Turistico in evidente astinenza da denaro contante.
Si definisce villaggio turistico quel genere di struttura di detenzione coercitiva utilizzata d'estate per ospitare nuclei familiari con figli piccoli o adolescenti illusi di trascorrere dalle 2 alle 4 settimane di spensierata villeggiatura. In un villaggio turistico è facile incappare in creature petulanti ed ossessive che lo hanno eletto a loro habitat naturale: gli animatori. Ne caratterizzeremo i comportamenti e le tipologie in seguito; per ora basti sapere che in genere in codesti luoghi si perde la verginità, si ritrova il perduto ardore sessuale e si fanno colossali figure di merda in seguito alle attività ricreative svolte, come ci insegnano i cinepanettoni.[citazione necessaria]
Tipico villaggio turistico in località marittima. - Elencheremo qui di seguito le principali tipologie di villaggi turistici esistenti al mondo. Si differenziano l'uno dall'altro per capienza, posizionamento geografico e qualità dell'intrattenimento/livello della sorveglianza detentiva[1].
Villaggi turistici in Africa - Le grandi compagnie che organizzano viaggi della tipologia Tutto compreso si sono chieste varie volte perché sprecare un tesoro paesaggistico e naturalistico come l'Africa, sebbene, come tutti sappiamo, sia vessata da alcune terribili piaghe, come le malattie veneree, l'AIDS e i negri. La risposta a queste domande è stata ovviamente per nessun motivo al Mondo. Si è quindi scelto di lucrare impunemente sulla povertà delle genti africane, sfruttando il loro territorio per accogliere turisti grassi e obesi, viziati e presuntuosi. A questi turisti spesso è precluso di visitare liberamente l'entroterra dato che è concreto il rischio di contrarre malattie virali e/o di rimanere coinvolti in uno scontro a fuoco tra guerriglieri; e poi tutti quei poveri fanno passare la voglia di spendere migliaia di euro fra ristoranti e negozietti offerti dalla direzione. Tra gli intrattenimenti offerti da queste strutture vi sono anche grandiosi tour naturalistici e/o safari nella savana africana, in cui i turisti provocano volutamente un branco di leonesse cercando di farsi mangiare, oppure vanno in visita presso le tribù di nativi locali, ad esempio i Masai, che li accolgono con l'ospitalità caratteristica del luogo e di chi sta morendo di fame e di sete:
- Turista: “Salve! Salve a tutti! Salve a te, buon uomo rinsecchito e smunto!”
- Uomo Masai: “Catturu da ctu! Da ctu! Catturu!”
- Turista: “Sì sì, grazie del benvenuto! Cara, dagli una caramella...”
Tradotta in italiano la frase del Masai significa più o meno Ti prego dammi dell'acqua! Ti prego! richiesta che comunque qualsiasi persona che non sia un turista capirebbe al volo semplicemente guardandosi intorno[2]. Per i villaggi sufficientemente vicini ai turisti è concesso di visitare le Cascate Vittoria, spesso producendo tanti rifiuti quanto l'intero stato di Lussemburgo che suscitano l'odio di tutta la popolazione locale.
La perdita dell’archivio della memoria
La fotografia è, in modo assoluto, un fenomeno sociale, e la condivisione è l’atto che ne determina l’esistenza in quanto tale.
L’archivio Storico della Memoria
Tutti noi, fin da ragazzini, abbiamo avuto tra le mani una macchinetta fotografica, inizialmente di basso costo, che è stata fedele compagna delle nostre scampagnate e vacanze. Lo scopo era di generare quei ricordi, sia di famiglia che del gruppo di amici che intorno a noi circolavano, per mantenerne memoria nel futuro, immagini custodite all’interno di album fotografici dove venivano appiccicate quelle stampe che meritavano di essere tramandate, album che venivano sempre riesumati nelle occasioni di incontro o di festeggiamento, ma che sempre erano lì, presenti ed immediatamente disponibili, pronti a garantire la loro funzione sociale.
La Diluizione dell’Archivio della Memoria
Poi, crescendo, ci siamo dotati di macchine fotografiche leggermente più elaborate, e siamo passati attraverso la grande rivoluzione della diapositiva che ha dato nuovi contenuti al momento della socializzazione. Nelle serate di incontro con gli amici le immagini erano ben visibili per tutti, in grande formato, grazie alla forza del proiettore che ne permetteva la fruizione immediata e diretta senza doversi accalcare in pochi alla volta per poter sbirciare su un piccolo album.
Inoltre la stampa delle immagini, sia per questioni di costo che per la disponibilità fisica di una diapositiva già direttamente visibile, si era nettamente ridotta …
purtroppo il difetto era che, volta per volta, occorreva organizzare tecnicamente la serata preparando il proiettore, i caricatori con la giusta sequenza delle immagini etc. Si stava così perdendo quella immediatezza nell’estrarre un album dal cassetto e, in un secondo, essere pronti a sfogliare il passato. La rapida socializzazione ha cominciato a rallentare.
La "Liberazione"delle Immagini
Oggi la fotografia è ancora più universalmente diffusa, e sempre più diventa fenomeno sociale, grazie alla rivoluzione digitale che premette di scattare migliaia di immagini senza doverne sopportare il peso economico legato ai costi di sviluppo e di stampa :
le nostre immagini si sono ‘liberate’ dai vincoli economici e questo ha scatenato un grande proliferare di scatti. Tale situazione si è ulteriormente estesa a macchia d’olio con il successivo sviluppo dei telefoni cellulari con ‘ capacità ‘ fotografica incorporata, tanto che anche le piccole macchinette a formato tascabile sono praticamente scomparse dalla scena.
Grazie ai cellulari ogni individuo possiede oggi una libertà di azione immediata e senza peso, e quindi può scattare immagini a profusione, in qualsiasi occasione e condizione, inclusi i malefici ‘selfie‘ che devono documentare non il posto (a futura memoria) ma il fatto che proprio tu eri presente in quel posto.
La Dispersione dell’Archivio della Memoria  Oggi le nostre immagini digitali giacciono nelle grandi capacità di memoria dei nostri computer dove vengono di fatto abbandonate e dimenticate, anche perché l’unico atto di socializzazione si è ormai limitato alla diffusione attraverso le reti dei vari social, diffusione legata alla immediatezza nel tempo e poi dimenticata anche all’interno di tale archivio …
La funzione sociale originaria di poter ‘sfogliare‘ insieme i ricordi, di fatto, è andata completamente perduta : nel grande ed attuale frastuono del ‘tutto è visibile e tutto è sempre disponibile‘ il tutto viene presto dimenticato e disperso.
 
 
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16 Dicembre 2023 - sabato - sett. 50/350
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Notizia dal Villaggio
Storielle
ATTRAZIONI FISICHE - L'occhio attira l'amore. (Proverbio toscano)
Il proverbio succitato vuol dire che in un ritrovo di persone, in una festa di ballo o al teatro, sempre l'occhio si ferma sulla donna amata. Ma vi son anche, diamine, altre attrazioni, altre leggi fisiche. V'è per esempio la gravità: forza per la quale tutti i corpi sono attratti verso il centro della terra. V'è per esempio la gravitazione universale: attrazione fra i vari corpi dell'universo. Naturalmente, se il corpo attratto verso il centro della terra è una chicchera di nessun valore, o un piatto da cucina, la gravità è minima; se invece è un prezioso pezzo di porcellana, la gravità inutile dirlo risulta infinitamente maggiore... Poi, giust'appunto, com'ebbe a scrivere Orio Vergani: Pare impossibile: ma anche le lagrime, le care lagrimucce delle ragazze innamorate, che, nelle sere di maggio, sotto i tigli dei viali, piangono di tenerezza e di gelosia tenendo il braccio del loro amore, anche le care lagrimucce che tremano sul ciglio delle ragazze innamorate e scendono lente a rigare le guance, obbediscono, nel loro piccolo, come i pianeti e le comete, alla complicatissima legge della gravitazione universale.
Villaggio turistico 1/2
Villaggi in Egitto - Sottotipo dei villaggi turistici in Africa sono i villaggi in Egitto. Essi si dividono in due tipi fondamentali, ovvero i Villaggi in località marittime ed i Villaggi in località di importanza storico-naturalistica. Ovvero:
Villaggi in località marittime: sono quei villaggi che si trovano lungo le coste del Mar Mediterraneo e permettono ai turisti di visitare città come El Cairo e risalire il Nilo fino a Luxor per poi essere sacrificati al Dio Amon Ra;
Villaggi in località di importanza storico-naturalistica: corrispondono a quei villaggi posizionati nell'entroterra in prossimità di luoghi come le Piramidi, la Valle dei Templi oppure le famigerate fonti del Nilo. Lo scopo principale dei turisti che si recano in codesti posti è quello di rimanere intrappolati in qualche sepolcro oscuro a profondità variabili dell'ordine delle decine di metri o morire in qualche tipo di scalata durante il tentativo di imitare Bear Grylls risalendo le fonti del Nilo.
Villaggi turistici in Asia/Medio Oriente - ‹‹Avvisiamo i gentili ospiti che il tour guidato dell'Indukush è stato rimandato. Alcuni contrattempi di carattere tecnico hanno portato alla morte l'autista del mezzo e alla distruzione del mezzo stesso. Ci scusiamo per il disagio e per farci perdonare stasera offriremo drink alcolici gratis al bar e ottime accompagnatrici al ristorante con caviale e champagne. Buona permanenza!››
Sono quella tipologia di villaggi turistici posizionati in località marittime come Pergamo, Rodi e alcune località pregne di storia nell'attuale Turchia nonché alcuni splendidi scorci di Terra Santa nei pressi della Palestina. In questi villaggi accade che sia vietato ai turisti visitare liberamente l'entroterra della regione in cui esso si trova, dato che vige lo stato di pre-allarme continuamente e sono considerate zone di guerra. Può succedere, ad esempio, che, di sera in un villaggio nei pressi di Acri, un padre possa dire alla sua pargoletta, tenendola in braccio teneramente ed indicando splendide luci in lontananza:
« Guarda, piccola! Guarda che bei fuochi artificiali laggiù! Chissà cosa si festeggia... » - (Turista sotto l'effetto di oppiacei alla sua figlioletta)
Mania religiosa - (10-11 luglio 1879)
All'Ospedale Maggiore, fu ieri condotta una povera donna sui trent'anni, civilmente vestita, la quale, trovandosi al Foro Bonaparte, cacciava grida e commetteva atti da manicomio. Un vigile urbano, benché aiutato da due cittadini, dovette durar fatica per metterla in un "brougham". Giunta all'ospe dale, la poveretta divenne furiosa: essa è colpita da mania religiosa. A quale famiglia appartiene l'infelice?
-Presentazione di Busto Arsizio 1/2
Storia della nostra Città in... cento righe
Nell'« Almanacco delle Famiglie cristiane» edito in lingua italiana a Einsiedeln (Svizzera) nel 1938, la nostra Città è illustrata con la seguente felicissima presentazione che ci piace riprodurre.
Al viaggiatore che dal Sempione discende in Italia, oltrepassate le splendide rive del Lago Maggiore e inoltratosi nella pianura oltre il Ticino, si offre lo spettacolo di una zona in cui l'agricoltura quasi mancante nelle enormi distese di brughiere aride e desolate è soverchiata da una selva di ciminiere e di capannoni di stabilimenti e manifatture. È la ben nota zona fra Gallarate e Legnano, cioè tra i due fiumi del Ticino e dell' Olona, in mezzo ai quali, quasi a eguale distanza, siede la città di Busto Arsizio, detta la Manchester d'Italia per il forte sviluppo della sua industria cotoniera. Una secolare evoluzione ha portato quel centro alla posizione attuale, da lontane ed oscure origini che si perdono nella notte dei tempi e che hanno la loro migliore testimonianza nel nome Bustum indubbiamente roma no, a cui nel medioevo venne aggiunto per tautologia Arsizium o Arsicium con riferimento alla natura del territorio circostante senza acque correnti, arsiccio. Nell'epoca gallo-romana non fu che un posto militare sulla strada che da Mediolanum (Milano) portava oltre le Alpi attraverso il Sempione ; e ritrovamenti di armi in larga quantità nelle vicinanze lo confermano. L'invasione longobarda più tardi vi lasciò la sua traccia nelle due chiese di S. Giovanni Battista e di S. Michele, i santi protettori della loro nazione. Pergamene del secolo XII danno ancora presenti a Busto persone che vivevano secondo la legge longobarda. Verso il mille il locus de Busti è un feudo di una famiglia di Capitani di Milano; ha un castello e comincia a farsi sentire nei contrasti fra il popolo, i feudatari minori e i militi, dalle lotte dei quali doveva poi sorgere il Comune.
A metà del secolo XIII Busto Arsizio diventa borgo: i suoi Capitani non hanno ormai più autorità e vivono a Milano da nobili signori; la popolazione attende ai lavori e ai traffici e forma la Comunità retta da consoli e dal Consiglio di vigilanza, in dipendenza dell'autorità del Comune di Milano che ha sconfitto nelle vicinanze di Busto l'imperatore Federico Barbarossa ed ha spezzato per sempre l'autonomia del Contado del Seprio, di cui faceva parte anche il nostro borgo, consacrando la sua giurisdizione su di esso nella pace di Costanza.
Il castello dei Capitani diventa un elemento della cintura di fortificazioni dell'alto milanese. Quando scoppia la guerra fra la famiglia dei Torriani e quella dei Visconti per la signoria di Milano, Busto parteggia per questi. Nei primi anni del Quattrocento è attaccata da ribelli condottieri dei Visconti ormai duchi di Milano: durante la Repubblica Ambrosiana passa diverse volte dalle mani di Francesco Sforza a quelle della Repubblica. Ma intanto, già con l'ultimo Visconte, il duca Filippo Maria, Busto Arsizio è staccato dal Vicariato del Seprio e costituito a capo della pieve di Olgiate Olona con un proprio podestà.
Questo progresso amministrativo era intimamente legato agli sviluppi demografici ed economici del borgo. La sua popolazione era andata crescendo di numero ed importanza, mercanti bustesi sciamavano a Milano e in altre regioni, esportavano in Germania e nella Svizzera tessuti di lana e di cotone lavorati nel borgo, metalli trafilati, cuoi, spezierie. Fin dal Trecento la filatura e la tessitura erano tra le occupazioni della popolazione bustese e dei monasteri delle Umiliate e in quello delle Agostiniane fondato un secolo dopo.-
 
 
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17  Dicembre 2023 - Domenica - set t. 50/351
redigio.it/rvg100/rvg-50-351.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Cosi' di raccontava
El pover sindic . - I dispiasè comincen la matinna perchè se pioeuv, se fiocca, se fa frecc la colpa de chi l'è, porca martinna? Del sindich, che '1 doveva slargà i tecc!
Se ai can, se sa, ghe scappa de pissà, sont semper mi quell che ghe va de mezz L'è tutta colpa mia, se la città a pocch a pocch, l'è diventada on cess!
O Sant Ambroeus, a tì la te va mej: cont la toa gesa, cont i "oh bej, oh bej Femm cambi: tì te vegnet giò a Milan insemma ai tò romponi de ambrosian, e mi vegni sul tron in mezz al ciel, a cuntà sù i pissad, ma di candel!
Cosa preparo oggi
La zucca al forno - Ma che zuccona! Me l'è gialda! Se te 'n fet? L'è pei conili?» «Pei conili? Inscì bella
e madura, insci carnosa? L'è per mi e per i me che 'n van matt istess de mi. Sta a senti... la svoj, la peli, la tro a fett gròss on dida, ie remondi tutt intorno, ie distendi su la lastra, ie pennelli de butter, ie someni ben de zuccher, ie metti in forno a coeus. Quand in cott ie impiatti in fila ie cospargi anmò de zuccher e ghe voj sù bondant maraschin, ma del miglior.. Bonna calda, bònna fregia, Mi 'n vo matt. L'è 'na bontà. Voeuri fatela sagià.
Villaggio turistico 1/3
Villaggi turistici in luoghi caldi - È la tipologia più diffusa al Mondo. Si possono trovare praticamente in qualsiasi luogo situato nella fascia equatoriale del nostro Pianeta. Si caratterizzano per le splendide spiagge ed il mare cristallino che offrono ai loro ospiti, dotati di ogni confort e di riserve infinite di drink analcolici e alcolici. In Indonesia insieme ai turisti paganti spesso si possono trovare alligatori e Pesci Pene intenti a far banchetto dei più sprovveduti.
Villaggi turistici in luoghi freddi
Nonostante voi crediate di no, ed io non vi biasimo per questo, esistono delle persone che, d'estate, alla corroborante e salutare calura delle spiagge preferiscono il gelo morenico delle valli dell'Antartide o quello ghiacciato delle distese dell'Artico. A queste persone si rivolgono le migliaia di villaggi turistici costruiti all'interno delle due fasce polari o poco lontane da esse in posti come la Groenlandia, la Siberia, l'Alaska, le Isole Svalbard, l'Islanda e nella Terra del Fuoco in America del Sud. A questi turisti viene offerta la possibilità di morire di freddo esplorando le impervie distese selvagge di codesti territori, oppure di morire di rilassamento in una sauna islandese.
Analisi delle tipologie di animatori
   La stessa cosa ma di più: Animatore turistico. - Capo del reparto intrattenimento di un villaggio turistico incazzato perché lo spettacolo conclusivo non è ancora pronto e ha solo un quarto d'ora prima di entrare in scena.
Esamineremo nel dettaglio ciò che sino a questo momento abbiamo volutamente ignorato, ovvero gli Animatori. In un villaggio turistico essi sono fondamentali, dato che ai turisti bisogna dare l'illusione di possedere ancora una certa libertà una volta entrati nelle strutture. Per far questo gli animatori riescono ogni giorno ad inventarsi una minchiata diversa, atta a nebulizzare le gonadi in particelle minuscole, di dimensioni confrontabili con quelle dell'atomo di idrogeno. Ed ecco perché sono stati registrati spesso casi di improvvisi scatti violenti da parte delle persone recluse in questi Villaggi, che prendevano ad urlare frasi sconnesse uccidendo la gente che incontravano con le metodologie più disparate:
« TE LO DO IO IL TIRO CON L'ARCO ZEN! VAFFANCULO TU ED I SETTE KARMA! MUORI! » - (Un tizio folle di rabbia impugnando un arco sul punto di scoccare una freccia)
« HAI ROTTO IL CAZZO TU E I BALLETTI, L'HAI CAPITO??? MUORI...MUOOOORIIII... » - Un altro tizio strangola un povero animatore)
« COME TI PERMETTI DI DIRE CHE HO LA CELLULITE?? COME TI PERMETTI?? » - (Donna incinta che stava facendo acqua gym con un'animatrice che, avendo partorito per la rabbia, pesta l'animatrice con il proprio figlio appena nato)
Indubbiamente questi sono casi limite ma fanno riflettere sullo stress e sulla pressione che sono costretti a subire gli animatori per  contenere i turisti e le loro smanie, essendo loro sfruttati e sottopagati come animali da soma[3].
Suicidio svedese - (29-30 maggio 1879)
Dura consigliatrice la miseria! I vigili urbani trovavano ieri verso le cinque e mezzo, accovacciato presso la porta d'una casa di via Torino, un uomo. Le sue membra tremavano; parevano quelle d'un paralitico. Credendolo colpito da malore, lo rialzarono, e messolo in una pubblica vettura lo condussero all'Ospedale Maggiore, dove  si conobbe che quel dissennato era in preda ad atroci dolori causati da un avvelenamento. «Che cosa avete fatto?»> gli domandarono i medici. Egli confessò tutto: disse che spinto dalla miseria aveva ingoiato tre mazzi di fiammiferi. Fra le carte rivenute gli addosso, si trovò un certificato di buona condotta intestato a nome di Luigi Centini, di anni quaranta, nato e domiciliato in Besozzo, Como! Era il suo.
AA GIUBIANA DUL DÌ SCENEN
L'ultimo giovedì del mese di gennaio è il dì scenen e va festeggiato col risotto cunt'aà luganiga. E dopo il risotto, accompagnato da una buona dose di vino (parché l'é dùu da mandà giù), si dà fuoco alla Giubiana. La gente è stanca dell'inverno uggioso ed aspira alla primavera. Bruciando la Giubiana intende liberarsi, almeno idealmente, del freddo. Tutti sono riuniti in casa, al dì scenen, con parenti o amici.
Il risotto sta alla base della riunione, ma il pretesto è lo spettacolo della Giubiana. Intanto che la massèa, con la padella attaccata alla catena del camino, trusa il risotto col cazü, i ragazzi devono starle attorno armati di randello, in difesa della stessa padella perché, se non si sta attenti, la Giubiana fa dei brutti scherzi: è capace di scendere dal camino e portare via risotto e luganiga. I ragazzi stanno attenti e talvolta, col pretesto di far scappare la Giubiana, qualche legnata in testa se la danno fra di loro. La preparazione della Giubiana richiede per i ragazzi un notevole lavoro. Prima di tutto, bisogna prendere due pali di legno e fissarli in croce con qualche chiodo, poi rivestire il legno con della paglia che viene avvolta con stracci legati bene. Non manca che un cappello e il pagliaccio è pronto da portare in giro per le strade di campagna, al grido di: "Gioeubia! Gioeubia!". Si forma dietro ai pagliacci un corteo schiamazzante di ragazzi e si fa il giro di tutti i cascinali.
I monelli attendono che si faccia buio per dar fuoco alla prima serie di pagliacci, che viene accesa all'uscita degli stabilimenti, per far spaventare... i dònn. La seconda serie si effettua dopu mangià ul scenén ed ha lo scopo di assicurare la buona digestione.
 
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RVG settimana 49
 
Radio-video-giornale del Villaggio
Settimana-49 del 2023
 
 
RVG-49 - da  - Radio-Fornace
 
 
Settimana 49        2023-12-04  -  Dicembre - Calendario - la settimana
lunedi        04/12 - 49-338
marrtedi        05/12 - 49-339
mercoledi        06/12 - 49-340
giovedi        08/12 - 49-341
venerdi        09/12 - 49-342
sabato        10/12 - 49-343
domenica        03/12 - 49-344
 
 
04 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 49/338
redigio.it/rvg100/rvg-49-338.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Villaggio
Il palio del lago di Comabbio nel giugno del 2022.
  la spiaggia di corgeno ha ospitato la prima edizione del palio del lago di Comabbio . Ad aprire il palio sabato sera è stata la sfilata degli atleti dei 5 comuni, accompagnati dalla fanfara dei bersaglieri di Vergiate e dopo il saluto delle autorità civili e dei commissari europei di ACES Europe in visita proprio in quei giorni per valutare il nostro territorio è stato dato il via al primo gioco lo spaccalegna. -  la domenica è stata caratterizzata del molteplici giochi quali la staffetta intorno al lago, il tiro alla fune, la gara dei pedalò e "un resegun" intervallati da giochi per bambini e tanto divertimento. -  nell'intera area feste . Il palio stato vinto dal Comune di Vergiate. -  Ci rifaremo il prossimo anno . Vi aspettiamo comunque in giugno del 2024 con la quarta edizione del palio di Comabbio. E forza Mercallo
Note del giorno
Il museo -
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Toponimo di Comabbio
22) Morasson: attestato anche come Murenžun. E' una strada che  si inerpica dietro al Monte Pelada e che porta a due altre zone rilevanti. L'interpretazione del nome Morasson è controversa. Il toponimo può essere inteso come derivato da un nome proprio di persona del tipo Morasso o Morazzoni, derivanti dall'aggettivo "moro" (cfr. Morazzone -VA-). Alcuni parlanti locali fanno risalire il nome ad un termine *murazzo che richiama la presenza di un declivio non troppo pronunciato.
23) Nusét: seconda area compresa nel Prin. Nusét "insieme di noci" è derivato del nome dialettale nós "noce"con l'aggiunta del suffisso -etum. La coltivazione di noci dava ai coltivatori locali abbondante olio. Da un secolo ormai questa pratica è scomparsa, così come i noci.
24) Oné: traducibile in italiano come "insieme di ontani". Nome di una piccola area alla quale si accede mediante il Morasson. Deve tale denominazione alla la fitta presenza di ontani (cfr. Oneda frazione di Sesto Calende -VA).
Dicembre
Dicembre era indicato come il decimo e ultimo mese dell'antico calendario romano, consacrato a Saturno, dio della terra e dei morti. Durante questo mese avviene il solstizio d'inverno e da quel giorno la luce prevale sul buio, infatti le giornate cominciano ad allungarsi a scapito della notte, che diventa più corta. Molti popoli antichi accoglievano quest'inversione con vari festeggiamenti: i romani celebravano le "Saturnali" dal 17 al 24 in onore del dio Saturno, gli egiziani festeggiavano il dio Osiride, i greci il dio Kronos, gli atzechi celebravano il dio del sole Tlalo ques e i persiani il dio Mitrah.
Oggi come allora si vive il dicembre come un mese di festa. Nel medioevo questo mese vedeva raffigurato un contadino che uccide il maiale. Le varie feste che si susseguono, con l'apoteosi del Natale, fanno sì che è il mese propizio per chi vuole riposare, visto che nel campo agricolo quasi ogni attività è sospesa.
In dicembre si festeggia la Vergine Maria Immacolata (8), naturalmente Natale e Santo Stefano (25 e 26); i santi più popolari sono Santa Barbara (4), San Nicola di Bari (6), Sant'Ambrogio (7), Santa Lucia (13), San Giovanni Evangelista (27), San Davide (29) e San Silvestro, che chiude l'anno il giorno 31.
Siamo dunque nel mese durante il quale la terra riposa e di conseguenza anche l'uomo e un antico proverbio lo ricorda: "Seminare dicembrino vale meno di un quattrino"; "Dicembre, piglia e non rende" eppure qualcosa riaffiora ancora dalla terra poiché "Ogni cosa ha il suo momento, e le rape per l'Avvento". Non manca il proverbio sulla neve: "La neve prima di Natale è madre, dopo è matrigna" e quello sul Natale: "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" ma anche "Chi fa Natale al sole fa Pasqua al fuoco". Concludiamo con l'avvertimento: "Se piove per San Bibiana, piove per quaranta dì e una settimana" come dire, tenete l'ombrello sempre a portata di mano!
Toponimo di Comabbio
25) Prà Biagg: spesso lo si trova nominato anche come Prà Biach. Il nome identifica dei prati situati sulla strada che costeggia l'attuale campo sportivo comunale e che conduce verso il limitrofo comune di Osmate; campi che un tempo avevano un terreno particolarmente umido. Alcuni parlanti locali credono che la voce biagg rimandi al lemma precedente. Il dialettale cu in combinazione con la voce sura "sopra" nel significato di "parte superiore del paese".
Il lavoro dei milanesi 1)
C: Sfidi mi! Cerchen i post pussee bei, spenden pussee di alter, hinn generos cont i manc... Ma non c'è dubbio che noi milanesi, quando andiamo in giro per l'Italia, riusciamo sempre a farci notare, e tutto sommato a quelli del luogo non dispiaciamo, visto che cerchiamo (quasi) sempre di tenere buoni rapporti con i locali, anche se non escludo che fra questi ultimi ci possa essere una certa dose di ipocrisia, de quei che ghe fann ona bella faccia fintant che ghe convegn e poeu... ghe sparlen adree.
M: Bisogna mai dismentegass che, in Italia, seguitom a por tass adree le rivalità dei Comuni del medioevo, che, quando capitava, si buttavano addosso l'olio bollente dalle mura delle loro città che stavano magari a on tir de s'ciopp tra lor, e anca incoeu basta voltà el canton per trovarsi qualcuno che ti vede, se non come nemico, quanto meno con occhio dif fidente. E questo vale particolarmente per noi milanesi, che bene O male per tutto quello che ci portiamo dietro siamo da un lato meritevoli di rispetto ma dall'altro femm nass una certa dose di invidia, e l'invidia, si sa, se non è frutto di ammirazione, è un cattivo sentimento. C'è però da dire che se ci troviamo fuori d'Italia, le cose cambiano: càpita spesso infatti di trovare in giro per il mondo italiani che alla domanda "Da dove venite?" rispondono "Da Milano!" anche se, in realtà, abitano lontano chilometri da qui. Voeur dì che se renden ben cunt che la nostra città, all'estero, ha un'immagine che vale, e non per le tante belle cose che rendono famosa l'Italia, ma proprio per la qualità dei milanesi.
C: Stemm attent a vantassen minga tropp... Se fa in svelt a ciappà i cattiv abitudin! Come si dice, la moneta cattiva scaccia la buona. E poi, quando siamo in giro per il mondo, prima di essere milanesi, siamo conosciuti come italiani, e non sempre siamo visti come modelli di virtù, anche se sono sempre di più le persone che sanno che l'Italia è lunga e stretta e sono informate di come vanno qui le cose. Ma gh'è anca quaicoss che me pias minga tropp de nun milanes, e cioè che, non appena hanno un po' di tempo libero, non vedono l'ora di andar via da Milano. E meno male che, da qualche tempo, arrivano i forestieri, se de nò, la domenica Milan la saria on mortori...
M: Hai toccato un tasto dolente - si fa per dire - della milanesità, vale a dire la non grande stima, e conoscenza, che i milanesi hanno della loro città. D'accordo quando ci sono le vacanze, quand a tucc pias andà al mar o in montagna o a fa quai bell viaggett in gir per el mond; ma quando arriva la fine della settimana, il week end, immancabilmente bisogna andare fuori città, anche solo per la gita di un giorno. Certo il mare è a poche ore di strada, e ancora più vicini sono bellissimi laghi e montagne e, soprattutto, c'è la nostra bella Milano... Ma, purtroppo, una caratteristica di molti (troppi) milanesi l'è quella de savè pocch o nient de tutt i meravili che gh'hann in città. Conoscono magari tutto di Parigi, Londra, Amsterdam, New York, ma non hanno mai trovato il tempo di salire sulle terrazze del Duomo, di vedere il Cenacolo, di entrare in San Maurizio, la "nostra" Cappella Sistina.
C: Fina a minga tanti ann fa al sabato, e soprattutto la domenica, Milano pareva davvero un mortorio. In auto, moto, treno, pullman... i milanesi vedeven minga l'ora de andà foeura città, puttost che nient andava ben anca l'Idroscalo. Anzi, da quando è cominciata l'inflazione degli scioperi, tanti hanno imparato a farli proprio di venerdì, per allungare il week end. Non che ora i milanesi siano cambiati, ma in compenso sono arrivati tanti turisti che, virus o guerre permettendo, oltre allo shopping, conoscono le nostre bellezze ben più di noi: musei, palazzi storici, monumenti, chiese... E ci sono anche i volontari del Touring Club e quelli del FAI, che consentono di tenere aperti numerosi siti, luoghi importanti dove si entra anche gratis, a dirci che la maggior parte dei visitatori sono stranieri, qualche italiano e, purtroppo, pochissimi i milanesi, che puntualmente restano a bocca aperta nel vedere cose che non sapevano neppure esistessero, eppur gh'i hann semper avuu davanti ai oeucc.
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05 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 49/339
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Note del giorno
La piscina. Quando cominciano i lavori?
Toponimo di Comabbio
26) Prea Matta: zona scoscesa sulla strada che da Comabbio porta a Osmate verso il Lago di Monate. Questa zona era caratterizzata dalla presenza di una pietra molto friabile che con tutta probabilità ha fornito il nome. Prea Matta letteralmente "pietra marcia, instabile" (cfr. Cornamatta -BG-).
27) Prin: zona pianeggiante adibita un tempo alla coltivazione che si estende tra l'attuale Statale 629 e il lago di Comabbio. Il nome pare essere un derivato dalla voce dialettale primm o primin "primo", inteso come primo campo coltivato. Non è da escludere però neanche la derivazione dal verbo prinà "brinare"
28) Punta Ghiacciaia: piccolo promontorio sul lato nord-ovest del lago di Comabbio che ha ospitato un tempo la ghiacciaia (in dialettto giazèr) del paese. Ancora oggi è possibile vedere questa costruzione caratteristica (vedi Cazzago Brabbia, n.1).
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo
La << Deputazione Amministrativa della Comune di Busto Arsizio » sempre vigile degli interessi del borgo, fece appello, nel 1856, con 1856, con una domanda rimessa per la imperial regia via gerarchica alla Commissione Centrale di beneficenza, amministratrice della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, perchè si aprisse finalmente anche a Busto  una «< cassa filiale ». La stessa I. R. Luogotenenza della Lombardia, quattro anni prima, e ora, nel trasmettere la domanda, osservò che « la Comune di Busto Arsizio sarebbe tra le poche borgate della Lombardia nelle quali una Cassa Filiale di Risparmio potesse corrispondere a reali bisogni... >>
Ma la Commissione di Beneficenza, nel rispondere, volle dare ai bustocchi una severa lezione alla quale, sia detto fra parentesi, i nostri diedero una stupefacente risposta.
E chi ci dice scriveva la Commissione che la Cassa Filiale può essere istituita con fiducia, se i bustocchi sono quelli che sono, se ascoltiamo le brutte voci che circolano su questo Busto e « se diamo fede alla stessa domanda della Deputazione Comunale? ».
Il successo di una Cassa Filiale in Busto « non è che una speranza, la quale per essere tradotta in atto ha mestieri del libero concorso della volontà degli abitanti >>. Ora continuava la lettera << la conserva- zione fruttifera degli avanzi che possono effettuare sulle mercedi del lavoro » i bustocchi potrebbero ottenerla ad un solo prezzo: << diminuendo le loro spese ed astenendosi specialmente in quelle spensierate dissipazioni che sacrificano alla crapula ed al soddisfacimento di viziose tendenze l'agiatezza futura e le risorse della vecchiaia >>.
E continua: << le abitudini di numerosi operai di quel ricco e popoloso Borgo sono disordinate; i guadagni sono sciupati nelle spese più improvvide, e queste assorbono largamente tutto quanto potrebbe darsi al Risparmio previdente e onesto ».
E la deputazione crede che basti la apertura di una cassa filiale << a por freno a queste funeste tendenze, ca- gione precipua della miseria del povero? ». Illusa Deputazione! Certamente continua la filippica e gli elementi che possono alimentarla (la filiale) abbondano assai più nel Borgo di Busto, e per la maggior popolazione» (e qui fa un confronto con la recente inutile esperienza di Chiari ove la filiale ha dovuto essere chiusa) « e per le ricche e fiorenti industrie di cui è la sede ed il centro. Ma resta a dubitarsi dell'elemento morale: quello della volontà; « nè si può essere sicuri che la esistenza di una Cassa operi una pronta riforma sul costume della classe intiera... >>.
Risposta, in sostanza, negativa e, ammettiamolo ora dopo cento anni, ignorante. La Cassa non si fida dei bustocchi. Ma chi erano dunque questi bustocchi dell'ottocento e quale mai fama si erano fatta?
Morti di sonno
Si può morire rifiutandosi di mangiare e di bere, ma ci si può suicidare cercando di non dormire? Per quanto si tenti, non è possibile: prima o poi il sonno arriva, indpendentemente dagli sforzi che si possono fare. La privazione di sonno, però, provoca serie alterazioni della psiche, dovute forse più allo stress che alla mancanza di qualche funzione fondamentale svolta dal sonno. Una prova di ciò si ha nel fatto che nel 1966 il diciassettenne Randy Gardner rimase sveglio per 264 ore, non mostrando alcun sintomo psicotico. Dopo la sua impresa dormi per circa 15 ore di seguito e si risvegliò sentendosi bene. Quindi, l'unico effetto sicuro della privazione del sonno è quello... di fare addormentare il soggetto.
Lago di Monate
Il lago di Monate e' impostato su un catino naturale, costituito essenzialmente da depositi glaciali fini e pressoche' impermeabili; tale caratteristica dovrebbe essere assicurata dalla presenza delle argille di Gunz che, nella zona, sono visibili a SW del lago di Comabbio, oppure  da differenziazioni argillose in seno alle sovrastanti morene Wurmiane.
Dove i depositi morenici risultano meno impermeabili, per l'aumento degli elementi grossolani oppure per la diminuzione della componente limosa, si possono verificare perdite sotterranee, di cui si fara' cenno piu' oltre.
Lo spessore dei terreni quaternari nella zona in esame e' molto vario: da qualche metro a decine di metri: ma localmente lo spessore puo' avvicinarsi al centinaio di metri, come risulta da alcuni sondaggi eseguiti nella zona immediatamente a SE del lago di Monate.
Il sottostante substrato roccioso e' costituito da una monoclinale immersa verso WSW che porta ad affiorare i termini piu' antichi verso oriente ( Cretaceo di Cazzago Brabbia) e quelli piu' recenti verso Ovest (Oligocene di Osmate- Monte Pelada), come illustrato nella sezione geologica A (fig. 5).
Procedendo da est verso Ovest e quindi dai termini stratigrafici piu' antichi a quelli piu' recenti, si puo' osservare, facendo riferimento alle figure 2,3 e 5, quanto di seguito descritto.
- A Cazzago Brabbia, in corrispondenza della costa meridionale del lago di Varese, affiorano arenarie grossolane appartenenti al Cretaceo Superiore
- Tra Faraona e ternate, a est del lago di Monate, si sviluppa l'importante affioramento dei calcari Nummulitici dell'Eocene, costituito da oltre 50 metri di calcari, brecciole calcaree e marne, regolarmente stratificati. Questa formazione, denominata "Ternate" e' oggetto di coltivazione in cave aperte lungo il crinale S. Maria.
- A Sud e SW del lago di Monate, nei rilievi di M. Pelada, tra Osmate e Comabbio, affiora la massiccia successione di conglomerati e arenarie rossastri costituenti il membre superiore denominato " Como" della formazione delle Gonfolite di eta' Oligocenica. Lo spessore di questi terreni affioranti nella zona e' di circa 160 metri.
Vi e' da osservare inoltre che tra i calcari Nummolitici di faraone e il sovrastante membro conglomeratico della Gonfolite, cui si e' fatto ora cenno, si sviluppa una successione marnosa di spessore valutabile tra i 100 e i 300 metri ( Membro marnoso della Gonfolite denominata "Chiasso") che, nella zona in studio non affiora perche' ricoperto dalle morene e dallo stesso lago di Monate, il quale probabilmente si e' impostato in corrispondenza delle marne in oggetto, data l'agevole erodibilita' di queste. Dal punto di vista strutturale, si e' accennato al fatto che la zona e' caratterizzata da un generale andamento monoclinalico, con immersione verso WSW di 15° 25° circa. Cio' non esclude tuttavia la probabile presenza di alcune dislocazioni, difficilmente individuabili a causa della copertura quaternaria, ma suggerite da qualche particolare situazione geologica presente nella zona del lago di Comabbio e del Canale Brabbia. Si tratta in particolare dell'affioramento ocenico di varano Borghi, non facilmente raccordabile con le marne oligoceniche di Inarzo-Bernate, come pure, piu' a sud, dell'ocene di Oneda in rapporto ai conglomerati oligocenici di M. Pelada.
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06 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 49/340
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Proverbio del giorno
Per tornacunt, per fa giughina, chi va al molin el se infarina.
Per tornaconto, per divertimento, chi va al molino si infarina.
Vecchio detto che dimostra come si può rivelare anche involontariamente una propria azione, sia che ciò avvenga per ragione valida sia che l'azione è frutto di bizzarria, prima o poi si viene coinvolti dall'ambiente e ne resta la traccia. Il detto è noto nella seconda parte, in lingua italiana; è diffusissimo.
Dal Barbarossa a Napoleone sul Sempione sono passati tutti
Non solo re Vittorio Emanuele II durante la Seconda Guerra di Indipendenza pernottò fra Nerviano e Sant'Ilario. Sono infatti molti i passaggi illustri che il Comune e le sue frazioni hanno visto nel corso dei secoli e non sempre con risultati di cui andare fieri. - Il merito (o in alcuni casi la disgrazia) sta infatti in quell'affacciarsi del Comune sulla Statale del Sempione, da sempre importante via di collegamento col Nord Europa. Ai tempi degli antichi Romani la via si chiamava Severiana Augusta e univa Milano al Verbano, facendo sostare mercanti e eserciti lungo il suo percorso. Una posizione strategica che l'imperatore Federico Barbarossa utilizzò per mettere in difficoltà l'esercito meneghino (verso le fine di maggio del 1161 "operò il taglio delle viti, distrusse le biade e saccheggiò per sbarrare la strada dei rifornimenti a Milano" si legge nelle "Gesta Fe derici I") nel contempo approfittando del fiorente e rinomato mercato, appunto, di Nerviano. Secoli dopo il borgo fu al centro delle dispute tra Torriani e Visconti e proprio da qui partì la congiura contro Matteo Visconti che vide il rientro dei Torriani a Milano seppure per breve tempo. Anche Napoleone passò per Nerviano e ne ottenne giuramento di fedeltà.
La posizione strategica è stata la fortuna e la sfortuna del Comune
Note del giorno
Sicurezza: Servizio e le sue funzioni sicurezza.
Toponimo di Comabbio
29) Puràa: zona ampia che si estende nei pressi del centro del paese e che è stata per lungo tempo di proprietà della famiglia Campiglio. Il terreno era caratteriazzato da ampie pozze d'acqua generate da un confluire di rigagnoli e sorgenti sotterranee (v. Cadrezzate n. 24).
30) Roccolo: è la zona più alta del Montino. Qui si svolgeva la caccia agli uccelli, che veniva compiuta per mezzo del roccolo, cioè di un luogo con una tesa verticale posta tra piante e arbusti. Questa attività era molto diffusa nella zona e molto redditizia. In ogni comune c'era più di una zona predisposta per la caccia agli uccelli e frequentemente venivano chiamati veri e propri professionisti che lavoravano a giornata nei vari roccoli
31) Roncasch: (Roncàsc) o Roncaccia è una piccola zona declinante attigua al Bernasc. Il suffisso-asc connota un terreno difficile da colitvare.
Tradizioni culinarie di Crema
LA "SPONGARDA" - Con quel nome dal suono dolce e goloso, anche se l'etimo non ha niente a che fare con la pasticceria, Crema non poteva non essere culla di leccornie, sia tradizionali che di origine più recente, ma tutte squisite, fatte oggi perlo più artigianalmente, a cominciare dalla celeberri ma "spongarda", ricca di gusto e aroma quanto semplice di ingredienti. Qualcuno la vuole riconoscere nella "torta bianca", fatta con farina, zucchero, spezie e burro, nominata fra le altre dolcezze ("marzapane cum malvasia, torta bianca, torta de peri, torta de herbe, sfogliata de zucharo, butirro e cinamono, offelle, pigochate, mandorlate, torta de pistacchi e di zucharo") offerte in un sontuoso banchetto cinquecentesco descritto negli "Annali" di Pietro Terni raccolti nel volume "Istoria di Crema" da Fino Alemanio nel 1566: miele e mandorle, secondo quest'ipotesi, sarebbero un'aggiunta del tardo Settecento. Un'altra versione colloca invece l'invenzione della spongarda ai primi dell'Ottocento e  l'attribuisce a un pasticciere cremasco. Sia come sia, la "spongarda" (che ha la "sponga", ossia la spugna, nel nome, ma si presenta piuttosto soda e compatta), si compone di un impasto di farina, zucchero e burro con miele, mandorle tritate, pinoli, noci o nocciole, uva passa, cedro candito, cannella e altre spezie, accomodato in teglie tonde con spessore di circa 2 centimetri e cotto in forno.
Le Cinque Giornate (23-24 marzo 1879)
L'anniversario delle gloriose Cinque Giornate, fece ieri dar di volta al cervello a un infelice operaio, Ernesto Pasqua, di cinquant'anni. Il Pasqua si era messo in mente di correre frettoloso incontro al nemico e di erigere delle barricate. Sul far de lla sera entrò in casa frettoloso, si mise in maniche di camicia e disse alla moglie di far presto ad aiutarlo, perché non c'era tempo da perdere. Prese un tavolo, principiò a gettarlo in corte, poi una sedia e già stava per gettare dalla finestra altri oggetti, quando al rumore accorsero i casiliani, e ce ne volle del buono e del bello per frenare quel poveretto. Intervennero pure agenti di pubblica sicurezza e allora messo il pazzo in un "brougham" fu condotto all'ospedale. Il poveretto ha preso parte principale nel combattimento a Porta Tosa nel 1848, ed a quanto ci si assicura è stato uno dei più valorosi combattenti.
Schiavo per amore
E' il 25 dicembre dell'anno 1000 e Stefano è incoronato re d'Ungheria con una corona inviatagli dal Papa Silvestro II. - Una delle sue leggi.
Stefano accolse nella sua legislazione cristiana le regole e le consuetudini del suo popolo concernenti la schiavitù . Delle leggi sancito ufficialmente la distinzione giuridica tra uomini liberi e uomini schiavi in latino servi . Lo schiavo poteva essere comprato e venduto. Ognuno aveva un prezzo, a seconda delle qualità e abilità. Tuttavia Stefano cerco' di limitare il dilagare della schiavitù nella legge I 22 infatti proclama, " è sancito che il decreto regale che d'ora in poi nessun governatore militare osi ridurre schiavitù una persona libera" . E chi era schiavo poteva diventare libero libertus se il padrone voleva. Allo stesso tempo però il re ordinava di ridurre le schiavitù i liberi che avevano commesso certi reati, come il furto o la fornicazione, per la terza volta, con una schiava, e se un libero decideva di sposarsi con una schiava, doveva diventare anche lui schiavo. La conversione dell'Ungheria  al cristianesimo non comportò affatto l'abolizione della schiavitù, anzi essa fu confermata e ufficializzata in un certo senso sacralizzata dalla nuova religione
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07 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 49/341
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Notizia dal Villaggio
Vorrei ricordare ai responsabili del Ludico, che dalla settimana 46, esiste la bozza di contratto per il "referente del Ludico". E' bene che venga preso in visione e accettato. (Con il passare del tempo, si deteriora) - Chi tardi arriva è già a metà dell'operama, non piglia pesci
Toponimo di Comabbio
32) Sorgenti Ballerine: toponimo conosciuto e tramandato oralmente solo da pochissimi parlanti locali. È una una piccola fonte sorgiva situtata nei pressi dell'Onè, caratterizzata dalla presenza di terreno non stabile, movimentato. Da qui il suo nome.
33) Sotpóz: piccola zona nei pressi della chiesa di San Rocco che un tempo era di proprietà della famiglia Galetti, che disponeva di un grande pozzo. Il nome quindi nasce proprio dalla sua posizione nel territorio rispetto a questo pozzo privato.
34) Vigan: nome molto ricorrente anche in varie altre versioni. Il Vigan è un campo di ampie dimensioni individuato nell'area diametralmente opposta al Prin, sul lato est della provinciale 629 (cfr Cadrezzate n. 37).
35) Zerbini: cascina che ha resistito fino alla prima metà del XX secolo, ma ora non è più esistente. Il terreno riedificato porta ancora il suo nome. Può essere fatto risalire al termine dialettale zerbin o gèrb nel senso di "acerbo" e quindi in riferimento al terreno si indica la qualità gerbida, non particolarmente adatta alla coltivazione. Il nome gerbo o navèsch indica anche una specie di gramigna che infesta i campi e li rende poco produttivi per la coltivazione"
Tradizioni culinarie di Crema
La torta bertolina, la polenta dolce e i... "graffioni" - Di grana più rustica e origine domestica ci pare invece la celebre torta bertolina, grossa e massiccia, facile a conservarsi, a base d'uova, farina, zucchero, burro e olio con lievito e aroma di   vaniglia più l'aggiunta tradizionale di uva fragola anche in superficie, talché i chicchi, scoppiando al calore del forno, la costellano tipicamente di piccoli crateri, innevati di zucchero a velo. Per finire, ospitiamo tra le dolcezze del cremasco una preparazione fatta per la verità anche altrove, con il sapore delle buone cose di casa: la polenta dolce.
Alla base, una polentina fatta cuocendo la farina di mais nel latte, con la quale, una volta tiepida, s'impastano tuorli, zucchero, burro,
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo 2)
Quij de Bust e de Legnan
tegnen in pée la forca de Milan,
dicevano i busecconi facendoci su, per giunta, delle grasse risate, sul campanile concimato e cresciuto, sull'allargamento della chiesa a forza di spintoni, sul paese << di lùrdi » o dei baggiani.
Però, in fondo in fondo, vi era sempre un certo qual timore... reverenziale nel trattare con questi bustocchi in fama di accoltellatori, di grassatori, di contrabbandieri, di buoni a tutto anche, e non ultima impresa, di lavorare e di far danari.
A quij de Bust e Gallaraa,
tocchegh la man a lassi andà:
non si sa mai quel che può capitare con certe amicizie! (1).
(1) Veramente, se dobbiamo credere al canonico Reguzzone che scrisse una « Storia della peste avvenuta nel borgo di Busto Arsizio » nel 1630, timori e accuse, pur avendo un loro fondo di verità, non erano del tutto da imputare ai bustocchi. << Era l'aria dei Paesi et la constellatione dei Pianetti » colpevoli di dar vita ad una « complessione conforme alla tempre di quel Cielo »; la quale « complessione » sembra si manifestasse sui bustocchi con un « uiuere barbaresco et dishonesto parlare », con << una depravata natura alle brutte parole..., alle profane dissolutioni, alli giochi, alle bettole, alle taverne, ai latrocinj, alle bestemmie atroci, alle sensualità, alla gola, all'odio, all'otio, alle mormorationi, alle vendette, alle persecutioni, all'inganni, alli contratti illeciti; finalmente a tutta la libertà Maomettana e vita diabolica... »; il che non è poco per un canonico che diceva lui così scriveva anche < per il troppo affetto che li porto e per il zelo della patria », se, diceva sempre lui, era piuttosto disposto a darne colpa agli astri e agli avvenimenti. Chissà se noi poveri nipoti, pur rimanendo << gente ostinata, dura e pertinace di capriccio » possiamo qualche volta sperare che « Pianetti e constellationi » abbiano cambiato  umore?
È certo che la cattiva fama dei bustocchi aveva tratto qualche peso dal loro carattere spericolato, dalle loro imprese e dai molti avvenimenti specialmente degli anni che seguono le rivoluzioni e le guerre.
Scriveva il Ferrario, nella sua Cronistoria di Busto, che nel 1849 Busto fu occupata militarmente due volte « con miccia accesa », e aggiunge: « la prima occupazione fu eseguita con molta cautela, anzi con pau- ra; la seconda fu aggravata dallo stretto assedio dalle 6 antimeridiane fino al mezzodì » del 30 settembre, assedio sostenuto niente di meno che da « tremila tra cavalli e fanti e sei cannoni e molti gendarmi » e i due famosi Garimberti, poliziotti rotti al mestiere e pronti a rovistare tutto il paese, casa per casa. Cercavano istigatori di rivolte e magazzeni di armi; ma era talmente assurdo per i bustocchi il farsi prendere e per i tedeschi il credere di riuscirci che, l'unico che ci cascò, il sacerdote Paolo Bonomi (e era nativo di Gallarate!) suscitò tale incredula meraviglia, che venne preso per matto e rimandato a casa dopo due mesi di castello. Aveva infatti nascosto le armi nella grondaia della sua casa, proprio davanti a quella finestrella del campanile dalla quale i tedeschi erano soliti perlustrare, col binoccolo, il borgo.
Però, se noi rovistiamo fra le effemeridi bustocche del '49, si direbbe proprio che le paure dei poliziotti non erano del tutto infondate. Ad esempio:
« 1849, 12 maggio. In Busto Arsizio è appiccato il grassatore Giuseppe Castelli detto Badalücc, che il 17 aprile aggredì fra Nerviano e Castellanza i Tosi di Busto e da loro arrestato dopo essere corsi ad armarsi di falci presso un arrotino »>.
« 1849, 30 agosto. - Sono fucilati a Milano Giuseppe Tovaglieri detto Bonett, di Busto Arsizio, di anni 22, tessitore, e Tommasini Angelo, detto Pirlen, di Gornate, di anni 29, dediti al brigantaggio e detentori di armi ».
« 1849, 13 dicembre. Per delitto di rapina, consumato il 13 novembre in un caffè di Busto Arsizio e per detenzione di armi sono appiccati Carlo Cassani detto Ziffolin, di anni 22, di Busto, e Ferrazzi Pietro Paolo, detto Cardanin, di Busto, di anni 30, disertore >>.
Quest'ultimo episodio rimase famoso e se ne parlò per moltissimi anni e se ne descrissero con raccapriccio i particolari in tutte le case bustesi. - Un manifesto, allora diffuso in tutto il paese a suscitarvi interesse ed emozione, ci descrive ampiamente l'accaduto.
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08 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 49/342
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Notizie dal Ludico
Concerto di Natale con Monica Della Vedova (voce) e Francesco Musazzi (piano)
Brani natalizi in versione Gospel Swing. (vedi locandina)
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre 
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
La passerella sul lago di Comabbio
VARESE - Per l'estate 2023 la passerella tornerà utilizzabile dalla cittadinanza in tutta sicurezza.
È terminata la fase progettuale ed autorizzativa dei lavori di rifacimento della passerella ciclopedonale di Comabbio. Questa passerella, che si snoda nei territori comunali di Comabbio e Ternate, è uno dei punti più della pista più caratteristici della ciclopedonale. Realizzata con una struttura portante lignea, allo stato attuale presenta evidenti segni di degrado tali da comprometterne in alcuni punti la sua stabilità: per evitare rischi di incolumità dei fruitori, ne è stato interdetto il transito. Durante i mesi di chiusura sono state effettuate valutazioni tecniche sulle possibili soluzioni progettuali, senza tralasciare alcuna tecnica realizzativa. Si è constatato che anche i pali di sostegno sott'acqua presentavano i primi segni di marcescenza che avrebbero comportato, tra pochi anni, la stessa problematica per la struttura portante. Si è pertanto deciso di procedere ad un rifacimento anche dei pali in modo da garantire la durabilità dell'opera. Naturalmente questo intervento aggiuntivo ha comportato un significativo aumento della spesa inizialmente preventivata, alla quale si è aggiunto il caro materiali registrato negli ultimi 18 mesi.
Provincia di Varese ha dovuto, quindi, reperire e stanziare nel corso dell'anno 2022 risorse aggiuntive. Attualmente l'opera ha un costo complessivo di 2.1 milioni di euro, un importo notevolmente superiore a quello inizialmente ipotizzato di 1,3 milioni di euro.
Inoltre, i tempi inizialmente previsti per l'inizio dell'opera si sono allungati ed è stato necessario condividere la nuova progettuale, visto l'ambito soluzione e naturale di particolare paesaggistico pregio, con tutti gli enti preposti alla tutela del territorio. Nello specifico, la nuova soluzione prevede la realizzazione di una struttura portante in acciaio, così da eliminare la possibilità di marcescenza che si è creata.
La collaborazione e l'interlocuzione con le Amministrazioni dei Comuni interessati (Comabbio e Ternate in primis, ma anche Vergiate, Varano Borghi e Mercallo) è stata costante e proficua, così da accelerare l'iter amministrativo autorizzativo. Tramite un appalto, secondo quanto previsto dalla normativa legata ai lavori pubblici, è in fase di selezione l'impresa che eseguirà i lavori e presto si potrà procedere all'apertura del cantiere e alla realizzazione dell'opera. II cronoprogramma lavori prevede l'esecuzione dei lavori nei primi mesi del 2023 in modo da garantire la fruibilità della passerella nella stagione estiva 2023.
Toponimi di Biandronno
BIANDRONNO - Biandronno: m. 261; kmq 8.37; abitanti 3.100 - Comune della provincia di Varese situato 14 km a ovest del capoluogo, lungo la sponda sud-ovest del Lago di Varese.
Il nome del comune è attestato fin dall'anno 828 come Blandaronno o Blanderonno. L'origine del toponimo Biandronno, in dialetto Biandròn, è quasi sicuramente da far risalire all'antroponimo celtico Blandiro, attestato in una iscrizione a Como (cfr. anche Biandrate -NO-). Il suffisso -onno, molto diffuso nei toponimi lombardi, è forse una alterazione del derivato onomastico -onis/-one (cfr. Castronno -VA-, Saronno -MI-).
1) Baserga: vecchio e originario nucleo di case di Biandronno, situato circa 500 metri a nord dalla piazza cittadina. Ora la località è attraversata dalla strada provinciale. Il nome è da far risalire al termine dialettale basèlga "basilica" (più spesso utilizzato nell'accezione di "edicola","cella" o "piccolo oratorio") con rotacismo per arrivare alla forma attestata.
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo 3)
<< Una delle più impudenti aggressioni avveniva in un caffè a Busto Arsizio, paese a venti miglia da Milano, nella sera del 13 novembre ultimo decorso, per fatto di Cassani Carlo, surnomato Zifolin, di Giuseppe e Maria Colombo, d'anni 22, di Busto Arsizio, tessitore, celibe cattolico; e di Ferrazzi Pietro Paolo, surnomato Cardanin, di Carlo Giuseppe e Senalda Maria, d'anni 30, di Busto Arsizio, tessitore, celibe, cattolico, sedicente disertore dell'I. R. Reggimento fanti Arciduca Alberto, e condannato fuggitivo dalla fortezza di Pizzighettone.
<< Era il caffè ancora aperto ed animato da diversi avventori, quando vi entrarono baldanzosamente i suindicati due individui con stili e pistole, spargendo la loro comparsa l'universale costernazione, perchè noti aggressori di strada, e già da tempo il terrore e l'esecrazione di quelle contrade per prepotenze e ribalderie di ogni sorta. Nè l'ignominiosa loro fama si smentì nemmeno in questa circostanza, giacchè essi misero a soqquadro tutto il caffè; onde tolto il passo e la parola agli avventori, sotto pena della vita, e percossi taluni dei medesimi, posto in fuga il caffettiere, ed in mortali angoscie la di lui moglie, col tentare fra le imprecazioni di atterrare l'uscio della stanza che la rinchiudeva, sforzato e vuotato il cassetto del banco di denaro ed argenteria, e con minaccie costretti alcuni degli stessi avventori a prestar persino mano nell'impresa del bottino ed a vegliare di fuori. Dopo ciò i due malvagi al sopravve- nire della forza riuscirono a sottrarsi colla fuga, venendo gravemente ferito da colpo di stilo uno dei gendarmi accorsi per fermarli.
« I loro passi però essendo segnati dall'abbominio generale, non rimasero a lungo celati, scoprendosi che si erano rifugiati nel Canton Ticino, e colà per sospetti arrestati sotto falso nome; mentre il processo contro di loro incamminato, li mostrava legalmente indiziati an che di altri delitti, cioè di omicidio, rapina, pubblica violenza mediante minacce, e vari ferimenti seguìti nel corso di quest'anno, non che già condannati per furto.
<< Fatte note le scelleratezze di costoro al Governo Svizzero, il medesimo ne accordava la estradizione, e nel giorno 13 corrente vennero poi essi tradotti dinanzi al Giudizio Militare Statario in Busto Arsizio, ivi riunitosi appositamente, il qual Giudizio, all'appoggio di esuberante prova testimoniale, li dichiarò colpevoli del suddetto delitto di rapina, e del possesso d'armi, ed in base all'art. 35 di guerra ed al Proclama 10 marzo pp. di S. E. il signor FeldMaresciallo Conte Radetzky, li condannò alla pena di morte colla forca, oltre all'indennizzo verso i danneggiati, seguendone anche l'esecuzio ne alle dodici meridiane dello stesso giorno ».
Così il manifesto affisso << ai luoghi soliti » per informare la popolazione, che accorse sul Prato di San Mi- chele, intorno alle forche, su tribune improvvisate con carri ed attrezzi di ogni genere
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09 Dicembre 2023 - sabato - sett. 49/343
redigio.it/rvg100/rvg-49-343.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e'aperto il 30/31 dicemb re
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Come un buon vino
Invecchiando si migliora. È quanto emerge da uno studio pubblicato dal «Journal of Personality and Social Psychology» che dimostra come la disponibilità, tratto fondamentale della personalità definito come la capacità di essere accoglienti, generosi e di dare aiuto, tende ad aumentare costantemente nell'età adulta. In particolare tra i 30 e i 40 anni, periodo in cui, mediamente, le persone si trovano a occuparsi dei figli e sviluppano le capacità necessarie per accudirli. Anche la consapevolezza di sé, definita come la capacità di essere propositivi, darsi regole e pianificare il futuro, così come una maggiore stabilità emotiva e una consapevolezza delle proprie possibilità, sono tratti fondamentali della personalità che crescono con il passare degli anni.
Toponimi di Biandronno
2) Cascina del Barbucci: località sita tra la frazione di Cassinetta Rizzone e il comune di Travedona-Monate in una zona pianeggiante lungo un piccolo scoscendimento del terreno. È curioso notare come quest'area non abbia mai ospitato una cascina, ma fosse costituita da semplici terreni coltivati di proprietà della famiglia Lucchini, soprannominata Barbuc.
3) Cascina Giulia: località nota anche come Canööf (v. Travedona-Monate n. 14). Questa zona, poco a nord rispetto alla Cassinetta sulla direttiva che porta a Bregano, era caratterizzata da una cascina che oggi è ristrutturata e ospita un centro residenziale.
Tradizioni culinarie di Crema
La treccia d'oro e i suoi ingredienti. - amaretti polverizzati e cannella: trasferito il composto nella tortiera imburrata, si metterà il dolce per mezz'ora in forno medio, spolverandolo di zucchero al velo una volta freddo e gustandolo non senza stappare un gioioso moscato, anche di tipo tranquillo. Per concludere in bellezza la rassegna di dolci tentazioni cremasche, ecco i tipici "graffioni", italianizzazione del nome dialettale di "gran fignon", prodotti oggi  artigianalmente in tutta la provincia di Cremona: tondi, dolcissimi, inebrianti cioccolatini bitorzoluti che racchiudono ciliegie marasche incamiciate in un guscio di zucchero riempito di maraschino e coperto di cioccolato. I graffioni, detti localmente "gran fignon".
El cunili in cereghin
Invidaa, me trovava vòtt dì fà a on bell pranzett in cà de dònna Pia. Serom vòtt e, tra i alter, gh'era là come òmm de famiglia e de legria on cusin de la sciora, el car pittor Cleriz, poeu di popòl e el scior dottor.
Gran sfogg de fior, tapèe, specc, berlinghitt, parolinn, bei ridad e ròbba bònna e, confessi, ho mangiaa cont apetitt mei di alter, fasend a la padròna tutt i me compliment a ogni portada, vuna pussee del'altra prelibada.
Ven che el pittor (e serom a la frutta) el me fà: «Che 'l scusa sa? L'ha mangiaa assee? Se mai gh'è on piatt de bòna pasta sutta, me par, già pronta. Vera Pia?» E lee: «Ma per Bacco, no el faga compliment, l'è in cà de amis! Ma duu, se lu el se sent.»
Mi resti lì de stucch, come interdett, ma poeu respondi: «Donna Pia, la scherza... Forse perché son staaa on poo indiscrett? ò la voreva che andas in terza?»
E, tra el sorpres el mezz mortificaa, l'ho trada in rid coi alter invidaa.
Ma replica el pittor: «Forse, neh, Pia, el preferis duu oeuv in cereghin...".
«Va ben.», rispond la sciora; e la và via. Sont li muff quand, de lì a on momentin me vedi a presentà, ma faa a dover, nient de men che quattr'oeuv faa al butter.
Me senti offes e intant che se òsa di: «Ma giò, ma giò, ghe stan!» salti sù in pè e protesti: «Signora, questa chi l'è nò creanza. Famm on scherz. Perché? Mi i rispetti tutti, ma, per Dio, gh'ho diritt al rispetto loro anch'io!»>
Eli fo per andamen via. «Ma nò»,
el fà el pittor, «ma i mangiom anca nun!>> Difatti in quella vegnen denter dò servett con sett piattei, vun per ciascun, sett piattei cont i oeuv in cereghin... De bell noeuv resti lì come on cretin....
Stem a sentì: no eren che di mezz mognagh de qui al sciròpp, poggiaa a dover su on lett de lattemel faa bell cavezz e cont ai bòrd a fa l'òr del butter de la cannella. Ma eren preparaa inscì ben de ingannà anca quel ch' i ha faa.
Fatto stà che a la fin, dòpo dò scus che m'ha faa quel birbon de quel pittor, e mi a la sciora, el fatt el s'è conclus cont on bell para d'or de bon umor. Mi rideva, ma quei... a pù non pòss... E quei car popòl peu?... A s'scioppa gòss.
La goccia che fa traboccare il vaso
In psicologia è nota da tempo una sindrome detta del <<burnout>> (esaurimento), con cui si indica una progressiva perdita di idealismo, energia, motivazione e interesse legata alle condizioni di lavoro, che caratterizza gli operatori impegnati soprattutto nelle professioni di aiuto, cioè a contatto continuo o prolungato con pazienti in situazioni di particolare urgenza o gravità (ad esempio, malati terminali). Questa progressiva "usura" psicologica può risultare in una crisi improvvisa che ha come conseguenza un vero e proprio esaurimento nervoso. <<D'altra parte», dice Sergio Della Sala, neurologo all'Università di Aberdeen, «è risaputo che determinati eventi stressanti possono avere conseguenze letali sulla vita degli individui. È noto, per esempio, che sposi di che decedono, hanno una più alta probabilità di persone decedere loro stessi. Gli stress possono essere di vario tipo, sia naturali (come esami, divorzi, supervisione di parenti con malattie croniche...) che patologici (come la depressione, o credenze pessimistiche circa il proprio futuro), in ogni caso - come dimostra anche la ricerca sullo stress indotto in laboratorio - hanno effetto sul sistema immunitario, diminuendone l'efficacia e inducendo una riduzione delle risposte di difesa dell'organismo. Da cui la reazione a catena, catastrofica, di una malattia dopo l'altra, di un guaio dopo l'altro, di un evento negativo dopo l'altro.>>
CUCINA BUSTOCCA
Ci sembra inutile soffermarci a discutere sull'originalità o meno della cucina bustocca: è molto più pratico prendere atto dell'esistenza di alcuni piatti particolari, cui i Bustocchi sono affezionati, tanto che i vecchi, ancora oggi, ne trasmettono le ricette ai giovani. Non si parla, nei ricettari dei tempi passati, di aperitivi, antipasti, desserts. Il buon pasto è composto di un piatto unico, accompa gnato da pane o polenta e da un bicchiere di vino nostrano: è il pasto delle grandi occasioni, che sono davvero speciali, anche a tavola.
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10 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 49/344
redigio.it/rvg100/rvg-49-344.mp3 - Te la racconto io la giornata
redigio.it/rvg100/box-63-insalata.mp4 - Insalata di verdure con aringa e aringata
redigio.it/rvg100/box-62-villaggio.mp4 - Gli arredi di Natale al villaggio 2023
Notizia dal Villaggio
Vorrei ricordare che e'  utile visionare il contratto pe r il "referente del Ludico" per l'approvazione.
Toponimi di Biandronno
4) Cassinetta Rizzone: località quasi 5 km a sud del centro abitato, al confine con il comune di Ternate. Non abbiamo registrato alcuna forma dialettale per il toponimo. È l'unica frazione del comune. Questa località ospita oggi la sede italiana della famosa azienda di elettrodomestici Whirlpool (un tempo Ignis): per questa presenza ormai decennale il territorio della Cassinetta si è sviluppato sia demograficamente che urbanisticamente tanto da superare come numero di abitanti il resto del comune di Biandronno. Cassinetta è toponimo frequentissimo anche con varie oscillazioni (cfr. Cascinetta, località di Gallarate -VA-) e deriva dal termine dialettale lombardo cassina "cascina" che designa un "gruppo di case per famiglie di contadini". Lo specifico Rizzone, aggiunto nel Novecento per distinguere il toponimo da altri simili, è scarsamente utilizzato dagli abitanti della zona. L'etimologia non è ben definita: due possono essere le ipotesi. La prima è che il nome faccia riferimento ad un vecchio proprietario che poteva avere un soprannome del tipo Rizzit o simili (v. Comabbio n. 5 e Osmate n. 17). Altra possibilità interpretativa può essere ricercata nel termine dialettale rizàda "boccia di pietra", materiale con il quale era costituito il pavimento della prima originaria cascina sorta in questa località.
Il lavoro dei milanesi 2)
M: Ma non siamo certo gli unici ad andare in  giro per il mondo senza conoscere quello che c'è appena fuori casa nostra... Tant, disen, hinn chi voltaa el canton, e femm semper in temp a vedei... ma poi questo tempo non lo si trova mai. Noi ambrosiani siamo però effettivamente un po' esagerati al contrario: là dove tutti quelli che hanno delle belle cose se ne vantano, le magnificano, noi le nostre o non le conosciamo proprio o non diamo loro importanza, quasi che a dill parariss vorè mettess a fa concorrenza cont i città che gh'hann la fama di essere più attrattive.
C: Bisogna però anca dì che se pensom pocch ai noster bei robb, riessom semper a tirà foeura quaicoss ch'el fa parlà de nun e che diventa una nuova attrattiva, come, ad esempio, l'aperitivo, che non l'abbiamo certo inventato noi, ma sembra proprio che sia davvero nato a Milano, non tanto come prodotto, ma come una specie di rito, un modo di vivere certi momenti del tempo libero che poi si è diffuso in tutto il mondo.
M: È davvero un'idea geniale quella di mettere insieme giovani e meno giovani, a cavall di sett or sera, a bere appunto l'aperitivo, magari con un ricco contorno di stuzzichini. È una moda cominciata negli anni Ottanta, accompagnata da una famosa pubblicità - la "Milano da bere" - e si è poi diffusa ovunque, anche in modi talvolta esagerati, ma tutt sommaa l'ha vorsu di trovass in compagnia di amis, quasi a sostituire i bar e le osterie di un tempo, e anche questo è un qualcosa che ci fa riconoscere, specie quando l'aperitivo che si beve è quello ormai iconico, colore rosso vivo, inventato a Milano oltre 150 anni fa.
C: Quaidun el s'impieniva del buffé, tanto da sostituire la cena... Comunque, adesso non ci sono più i bar di un tempo, i cinema sono quasi tutti spariti e la vita di giovin parche comincia a mezzanott: chioschi e locali sono aperti tutta la notte e alle prime ore dell'alba i nottambuli si mescolano coi mattinieri. Cosa facciano durante la notte l'è minga ciar... Ma di certo la città è, purtroppo, diventata più aggressiva, dilaga un generale degrado nei rapporti umani, favorito anche dalle tante diversità.
M: Ma il tempo libero l'è minga domà quell che se passa de nott! Anzi, fosse per me, quello dovrebbe essere tempo occupato, dal sonno. Perché, di norma, al mattino presto ci si dovrebbe muovere non per tornare a casa ma per andare al lavoro o a scuola.
C: Il fatto è che, anche nel tempo libero, i milanesi hinn minga bon de stà senza fà nagott! Non siamo proprio tagliati per la vita contemplativa, abbiamo bisogno di avere sempre qualcosa da fare: l'orto (ora perlopiù sul balcone o sul terrazzo), i lavori di casa, attività più impegnative come sostituirsi al falegname, all'idraulico, al meccanico ma anche alla sarta... A anche l'aperitivo assomiglia a queste attività, perché viene talvolta preso come un momento dove se pò trovass cont quaidun ch'el poda vess util al propi lavorà.
CAZOEULA
La cazoeula è un piatto tipicamente - e necessariamente invernale: solo in questa stagione, infatti, è possibile avere le verze "vernenche", color ruggine, e la carne del maiale, acquistato d'estate per l'ingrasso. In un grosso tegame, si fa rosolare col burro un trito di cipolla, sedano e carota, unitamente alla carne di maiale (costine, cotenne, tempia, pescioeu e codino), insaporita.
A parte, vengono scottate le verze, in modo che lasciano l'acqua che contengono, dopo di che sono fatte scolare.
Quando la carne è quasi cotta, le si uniscono le verze, che hanno modo di amalgamarsi, assorbendo il condimento.
La cazoeula viene solitamente accompagnata dal pane e da un vino robusto. Per i Bustocchi è obbligatorio il 17 gennaio, giorno di S. Antonio abate (S. Antoni dul purscèl).
Altri piatti forti della cucina nostrana sono la rüstisciana e lo stuà in conscia.
La prima è un insieme di lonza di maiale e salsiccia, aggiunte ad una base di cipolle e pomodori, cotti tanto a lungo da ridursi in poltiglia.
Il secondo era il piatto generalmente preparato per le feste di fidanzamento. Grossi pezzi di coppa di manzo venivano lasciati in infusione con aromi e vino per due giorni, poi si facevano rosolare con burro e pancetta e si procedeva quindi alla cottura, per circa tre ore, a fuoco lento, bagnando la carne con lo stesso vino utilizzato per l'infusione. Poco prima della completa cottura del manzo si aggiungevano le patate (i famosi pundatèra quarantén).
Alla fine di ogni pasto un po' consistente, i nostri vecchi prendevano una buona tazza di brodo col vino, ben caldo: prima di arricciare il naso, proviamo a riflettere sul fatto che non c'è un migliore aiuto per una difficile digestione.
Potremmo parlare ancora di risòtu e lüganiga, lèsu, insalati, oeui, cunili, pulaster e carni da caval, pulpèti, büsèca e osbüsi...
Ma, mancanza di tempo e parte, l'attenzione si sposterebbe sulla raffinata e non sempre genuina cucina del Bustocco d'oggi, piuttosto che concentrarsi sulla frugale mensa di un tempo, quando il pasto era troppo spesso costituito da poca polenta. insaporita con qualche "nagutén".
M: Se l'è per quest, gh'è gent che la catta foeura i loeugh per anda in vacanza in funzione delle persone che si possono incontrare, e ci sono posti che sono diventati una specie di succursale, estiva o invernale, di Milano, in Riviera, Versilia, Val d'Aosta, per minga di de Milano Marittima, che addirittura de Milan l'ha ciappaa el nom.
C: Adess i famili che stan via tri mes d'estaa, semper in del medesim post, gh'hinn pu, ma era quasi una seconda vita, quella d'estate, perolopiù in campagna o al lago. Ora è dif-icile trovare luoghi e ambienti dove si riesce a distinguere da dove viene la gente, ma  anche in questo, bene o male, credo che i milanesi abbiano sempre qualcosa che li contraddistingue, facendoli notare.
Dolce luna di miele
Quando gli sposi se ne vanno, se ci riescono, senza farsi notare per iniziare la luna di miele, ripetono in parte e probabilmente senza saperlo un'usanza barbara dei secoi passati. A quei tempi, un giovane, solitamente aiutatod al suo testimone, si prendeva una moglie a forza, nascondendola e respingendo il tentativo di chiunque di portargliela via. In seguito, dopo aver convinto la donna che egli era un marito perfetto, la coppia usciva dal nascondiglio e il giovane cercava di placare la famiglia della sposa con un'offerta di doni. Oggi la sposa è una compagna consenziente in questa fuga, destinata a evitare gli scherzi che spesso infastidiscono la partenza degli sposi. L'usanza della luna di miele ebbe inizio presso gli antichi Teutoni che vivevano nello Jutland, nel Nord Europa, finché non migrarono a sud nel II secolo a.C. Per un mese lunare dopo le nozze gli sposi celebravano la loro unione bevendo idromele, una bevanda alcolica ottenuta dal miele. Questa festa divenne nota come «luna di miele» e in seguito l'espressione si riferì all'abitudine degli sposi di fare un viaggio immediatamente dopo il matrimonio. In alcuni casi essa indica più genericamente le prime settimane successive alle nozze, in cui si suppone che i novelli sposi vadano particolarmente d'amore e d'accordo.
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RVG settimana 48
Radio-Video-Giornale del Villaggio
Settimana-48 del 2023
 
RVG-48 - da  - Radio-Fornace
 
Calendario - la settimana
Settimana 48        2023-11-27  -  Novembre/Dicembre
27/11 - 48-331 - Lunedi
28/11 - 48-332 - Martedi
29/11 - 48-333 - Mercoledi
30/11 - 48-334 - Giovedi
01/12 - 48-335 - Venerdi
02/12 - 48-336 - Sabato
03/12 - 48-337 - Domenica
 
27 Novembre 2023 - lunedi - sett. 48-331
redigio.it/rvg100/rvg-48-331.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Loris ci ha lasciato
Richiesta di volontari
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Cosa ascoltare oggi
  1. RF360 - Radio Fornace del 12 maggio 2023 -Conversazioni igieniche: il dormire con le finestre aperte -   redigio.it/dati2504/QGLN394-dormire-finestre.mp3 - RVG
Toponimo di Comabbio
COMABBIO  - Comabbio: m. 307; kmq 4.76; abitanti 958.
Comune della provincia di Varese situato 16 Km a sud-ovest del capoluogo, unico dei comuni presi in esame ad affacciarsi sia sul Lago di Monate sia sul Lago di Comabbio. - Il toponimo Comabbio, in dialetto Cumàbi, è documentato già dall'anno 1030 come locus Comabio ed è con tutta probabilità da far risalire ad un antroponimo latino Comavius attestato.
1) - Basarè: (bafaré) zona pianeggiante che conduce dalla campagna al Lago di Monate. Il toponimo, di difficile spiegazione, potrebbe avere origine dalla voce dialettale bafardera Luoghi di Cazzago, "macigno"" con il suffisso -etum di collettivo. In questa zona ipotizziamo l'antica presenza di un terreno sassoso.
2) Bernasc: (bernàsc) piccola lingua di terra che si estende a sud rispetto al centro del paese sul confine con il comune di Ternate
Proverbi Milanesi
Gh'è quij che fan su danée come tèra e quij che fan cont i danée la goera.
Ci sono quelli che fanno danaro come terra e quelli che col danaro fanno la guerra.
Vecchio proverbio milanese ancora usato e diffuso tra i ceti popolari di tutta la Lombardia. Sta a significare come ci siano persone che arricchiscono rapidamente e senza grande spreco di energia e chi invece è sempre in conflitto con il danaro, nel senso che ne dispone poco e conduce la sua guerra per farlo bastare e per non soccombere nella vita.
Tradizioni culinarie di Crema
Crema - Tra i prodotti tipici del territorio, per quanto fatto anche in altre parti della provincia di Cremona nonché in quelle di Bergamo e Brescia, vi è il formaggio "salva", dalla caratteristica forma a parallelepipedo, che nel nome custodisce presumibilmente il segreto della propria origine. Pare infatti che il "salva" sia nato dall'esigenza di utilizzare il latte in eccedenza, specie d'estate, quando l'abbondanza d'erba si traduceva in esuberanza di latte e, fatti i formaggi freschi destinati a pronto consumo, il quantitativo in più era trasformato in formaggi da stagionare ovvero "sal vare" per l'inverno, massaggiandone d'olio la crosta.
Il "salva", meritevole del riconoscimento DOP richiesto dal consorzio dei produttori, si ricava da latte vaccino pastorizzato perlopiù scremato, coagulato per addizione di caglio con fermenti lattici alla temperatura di 37-38 °C. Rotta delicatamente la cagliata a dimensione di nocciola, la si preleva con teli distribuendola nelle fascere per lo spurgo: il sale può essere dato a secco, tradizionalmente, oppure in salamoia. Durante la stagionatura, di almeno due mesi, ma protratta anche sino a un anno e oltre, la crosta è lavata con acqua e sale ed eventualmente, in omaggio all'antico uso, trattata con olio, vino ed erbe aromatiche (specie rosmarino), per ingentilire e impreziosire l'aroma. Al termine il "salva", usualmente prodotto in forme di peso variabile fra 3 e 5 chilogrammi (ma di recente sono state introdotte pezzature più piccole), ha crosta scura, liscia e sottile: la pasta con rada occhiatura, compatta e scagliosa, più tenera a contatto con la crosta, bianca nel prodotto fresco, tende al paglierino con l'età, con odore intenso caratteristico ed eccellente sapore aromatico e marcato, gradevolmente acidulo.
Se volete gustare davvero il "salva" (che qualcuno ama mettere sott'olio con il pepe), fatelo nel modo tradizionale, ossia con le "tighe", peperoni verdi sott'olio o sott'aceto, oppure con il "pipèto", purea di verza con pangrattato e aglio: ma è ottimo anche con olive, mostarda di Cremona, miele o cotognata.
El conili
«Lava el conili, sughel sù ben, ben, marinel cont el sugh d'on bell limon e peu per tre orett e minga men, lassel al fresch, de bass, in cantinon. Quand che l'è vora fall a tocch grossei e con oli e lard fa giò a quadrett te 'l mettet al fornell a bonn fiammei voltandel dent per dent cont el palett. Quand l'è ross fall andà pianin, ma a rost, poeu in sull cott, dení tre inciod e on gott de asee Sorbii, inumidissell de broeud o al post te 'l mettet al fornell a bonn fiammei voltandel dent per dent cont el palett. Quand l'è ross fall andà pianin, ma a rost, poeu in sull cott, dení tre inciod e on gott de asee Sorbii, inumidissell de broeud o al post  de acqua. E che 'l coeusa cott assee.
L'ha de vess minga secch, ma bel, mostoos, minga a less, ma bell d'òr. Va ben? Però... Daa che l'è gròss, fal mezz con dent i noos che l'è inscì bon. Fa inscì: te 'l tajet giò a tocchei, poeu te 'l mettet su in padella cont 
 
 
 
 
 
28 Novembre 2023 - Martedi' - sett. 48-332
redigio.it/rvg100/rvg-48-332.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
Toponimo di Comabbio
3) Biès: piccolo terreno all'interno del Prin. L'etimologia del termine è incerta. Biès può essere fatto risalire alla voce dialettale pubiée "pioppeto" (cfr. Biée microtoponimo presente nel comune di Pura nel distretto svizzero di Lugano)con la presenza del suffisso -icum, largamente attestato tra i fitotoponimi, che spiegherebbe così l'insolito esito in -s finale praticamente assente in quest'area dialettale. Un'altra ipotesi foneticamente plausibile è *abietum "insieme di abeti", etimologia meno probabile, però, vista la scarsa presenza della pianta a questi livelli altimetrici.
4) Bosch a Fusitt: (Fufit) è il bosco che si incontra una volta superato il Morasson. Il bosco ha un nome di dubbia origine che seguendo le leggi fonetiche difficilmente può risalire ad un diminutivo del termine dialettale fòs "fosso". I parlanti locali assicurano comunque l'ampia presenza di fossi, utilizzati per drenare il terreno umido e renderlo disponibile alla coltivazione (v. Cazzago Brabbia)
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo
Via Milano, o, per dirla all'antica, la Corsia di Basilica, o « Baséga », sta cambiando faccia. A tutta prima si potrebbe pensare che trasformazioni del genere ne siano avvenute molte nel corso dell'ultimo o degli ultimi secoli, su questa strada che è il centro della Busto di oggi, come di quella di allora; ma non è così: la contrada << da Baséga » è ancora quella descritta dal canonico Reguzzone e dal Crespi Castoldi, ai tempi della peste. È una strada che conserva la sua onesta faccia di stradagrande del borgo, coi negozi allineati senza interruzione, e la Beata Giuliana da poco tempo tirata in disparte per far posto al traffico di oggi.
Già nel 1842, una delibera della Deputazione Comunale aveva provveduto la strada di una illuminazione a olio; ma ci mettevano anche del sego, e perdippiù, sia per il costo dell'olio che per l'indole poco nottambula degli abitanti, soliti a coricarsi e ad alzarsi con le galline, le lampade venivano accese solo nelle grandi occasioni; e può far fede, in tal senso, una lettera del Capitano della 5" compagnia di Guardia Nazionale che, il 19 aprile del 1848, fa conoscere alla Deputazione che << se questa sera avesse a durare ancora lo stato atmo sferico d'oggi sarebbe necessario far accendere le lampade per evitare disordini che nascer potrebbero a causa dell'oscurità ».
Ciò nonostante la luce non doveva essere molta, dal momento che i gendarmi o « pulizài », giravano per il borgo in << notturna perlustrazione» armati, oltretutto, anche di una lanterna a << moccolotto», che spiaccicavano sul viso dei passanti; << moccolotti » che, per il periodo dal 7 gennaio 1851 al 14 luglio 1852 costarono alla Deputazione ben 22 lire austriache, che il «< signor Steffeno Pozzi esatore comunale » pagò ad Antonio Reschigna, che era allora, nel borgo, il solo « fabbricatore di cera con licenza »>.
Ma ritorniamo in « stra Baséga »>.
C'erano poco dopo la metà del secolo i << macellai mastri » e i << salsamentarj » che scolavano per la strada le acque fetide ed esponevano carni e salami e intingoli alla luce del sole e al comodo delle mosche, a marcio dispetto delle circolari delegatizie, che si rincorrevano, dal '40 al '41, dal '44 al '56 con sempre più truci propositi, e nonostante i due « Fiorini di multa >>, per la prima volta, << da aumentarsi poi per titolo di recidività sino alla somma di Fiorini dieci, oltre la perdita della carne stessa »>.
Venivano poi le osterie, di Catterina Gallazzi al civico numero 172, e di Ambrogio Pellegatta al 168, che chiudevano un'ora dopo la campana serale; le vendite di liquori di Francesco Garbini in casa Ferrario al numero 46, di Giuseppe Restelli in casa Candiani al 170, di Angelo Marcora al 22, nei locali della Fabbriceria, e quella famosa del Magnaghi, con comodo di offelleria, al n. 17 in casa Crespi, tutte che chiudevano alla campana. Infine venivano due alberghi, quello del Vapore di Gioacchino Pozzi al 21 e quello del Gambero, della Angela Bianchi Introini, al 22, che chiudevano a mezzanotte e che passarono le soglie del novecento.
I negozi rimanenti, e non dovevano essere molti, eran divisi fra gli altri esercenti, mercanti, fruttivendoli, << spurtinetti ». Tutto il traffico del borgo passava dunque di qui per sfociare, attraverso la Porta Milano abbattuta nel 1861 per indecorosa vetustà, nella nuova piazza Garibaldi, allora < Prato fuori Porta Milano da dove partiva la « strada Ballone » che, attraverso la Cascina Cairora, ora Buon Gesù, si allacciava alla Strada Napoleona o del Sempione, ove esisteva la stazione di posta della diligenza per Milano, per Gallarate e per il Lago Maggiore.
Dall'altra parte, la « Baséga» si allargava sul Prato Grande di San Giovanni e i venditori si allineavano sulla piazza con ogni genere di merce: tessuti, scampoli, zùccar e zuccarùni con la punta dorata, tabarri, bonetti, sciarpetti, scalfitti, lazzafèssi, bottoni di ogni genere, bindelli, plüsciu per l'orlo delle sottane, e, sopra ogni cosa, i dolciumi. Fra tutti, il sovrano dei dolci, che si preparava sul luogo, fra un nugolo di mosche e con ripetuti sapienti sputi sulle mani, era lo zucchero filato, o stirato, come dicono le cronache. Il quale zucchero stirato era stato più volte proibito dalla << Inclita Amministrazione », ma i bottegai non se ne davano per inteso.
 
 
29 Novembre 2023 - Mercoledi' - sett. 48-333
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  1. redigio.it/dati2606/QGLO500-Sesto-Calende.mp3 - Sesto Calende e l'abbazia di  San Donato
Toponimo di Comabbio
5) Boschi di Razzit: (Razit) questo bosco costeggia il sopracitato Morasson. L'etimologia del termine è dubbia. Forse il nome è da far risalire ad un soprannome o nome di persona.
6) Brugo: zona ai confini del comune non colitvata e caratterizzata da erbacce e sterpaglie denominate genericamente brugo "erica". (V. Cazzago Brabbia n. 2).
7) Brusisch: (brüfisc) stretta e ripida zona che unisce Comabbio al lago di Monate. La voce deriva dal verbo brüfà "bruciare" e in dialetto non vuole dire altro che un "appezzamento di bosco ripulito* forse con l'utilizzo proprio del fuoco.
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 2)
Scrive a questo proposito, il cursore municipale:
< ...ad onta di ciò il surriferito ieri ebbe l'audacia di portarsi vicino la chiesa di San Michele, coll'apposito occorrente e colà da mezzo giorno alle quattro pomeridiane e precisamente al termine della Benedizione, stava tranquillo fabbricando e smerciando lo zucchero stirato... >>.
E più oltre: < ...quando all'improvviso questa mattina nel mentre passava sulla Piazza Santa Maria vidi esservi più d'un fabbricatore di zucchero stirato che stavano pubblicamente preparandolo... ».
E ancora: ... « il 7 corrente mese certo Rossi venditore di liquori nella Corsia Basilica stava vendendo lo zucchero stirato... >>
È dunque credibile che, per tutto questo vario traffico, i nostri bisnonni si siano sempre preoccupati della viabilità delle contrade, e in particolare di questa di « Baséga », ed abbiano accarezzato per molto tem- po il proposito di migliorarla.
Infatti, già il 25 novembre 1854, i signori consiglieri e deputati << intervenuti nella straordinaria adunanza del Consiglio Comunale » tenutasi con l'assistenza dell'Imperial Regio Commissario Distrettuale, richiamandosi già ad altre numerose decisioni degli anni trascorsi e « in esecuzione delle precedenti rispettate ordinanze delegatizie », rispolveravano un vecchio argomento:
1) << si è proposto al Consiglio se intende di aderire in massima di mettere le trottatoje di miarolo nelle Contrade di questo Borgo, per cui distribuite le palle e raccolti i voti si trovarono affermativi n. 15 e contrari n. 6 quindi approvato in massima il progetto suddetto »;
2) << in quali contrade intenderebbe che si ponessero le dette trottatoje. Il Consiglio ha quindi proposto che siano poste le trottatoje nelle seguenti principali contrade: la Corsia Basilica, ossia di Porta Milano; la Corsia di Porta Ticino; la Corsia di Porta Novara, riservandosi in seguito di designare quelle altre contrade per le quali si riconoscerà necessario di fare le trottatoje di miarolo. Mandata alla votazione segreta si ebbero affermativi n. 20 e contrari n. 1 quindi approvato a maggioranza assoluta di voti »;
3) « quale somma intende di fissare per l'esecuzione di tale opera anno per anno. Dopo l'approvazione del secondo progetto intervenne il consigliere Giuseppe Crespi fu Gio. Batta. Il Consiglio ha adottato di fissare per l'esecuzione di tale opera il prodotto di un centesimo di sovrimposta sopra ogni scudo d'estimo del Comune, da esigersi d'anno in anno fino a che sarà ultimata l'opera stessa. Mandata alla votazione la premessa determinazione si ebbero voti affermativi n. 20 e contrari n. 2 quindi a maggioranza di voti approvata. Firmano: Giovanni Bonomi, presidente della Deputazione, Angelo Crespi Paganino, consigliere e primo estimato, Giuseppe Bianchi, consigliere commerciante e, ultimo, Felay, imperial regio eccetera »>.
Ma i trottatoj di miarolo non vennero!
Dvavero cuorsio!
Secnodo un prosseore dlel'unviesrità di Cmabrdige, non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una paolra, l'uinca csoa imnorptate è che la pimra e la ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato può serbmare mloto cnofsuo e noonstatne ttuto si può legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi ltetera una a una, ma la paolra nel suo isineme. Cuorsio, no?
Come manipolare le elezioni
Con il termine «profezia che si autoavvera» si intende una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità. La vita di tutti i giorni si basa su affermazioni, credenze, aspettative, definizioni della realtà che per il semplice fatto di essere state pronunciate o pensate hanno, per noi, effetti reali. Possono essere effetti trascurabili o importanti, tragici o comici, ma sono, comunque, reali e hanno la tendenza ad autorealizzarsi se le circostanze lo permettono. Se crediamo di essere odiati dalle persone che ci circondano, possiamo mettere in essere una serie di comportamenti che possono innescare negli altri reazioni di odio, le quali, a loro volta, possono confermare la nostra credenza originaria. In altre parole, il semplice fatto di credere di essere odiati può causare odio reale. E questo odio reale può avere sulla nostra esistenza effetti devastanti.
Un esempio rilevante di profezie che si autoavverano riguarda i sondaggi elettorali e quello che gli psicologi chiamano «<effetto carrozzone», quando cioè gli elettori tendono a votare per quel partito che i sondaggi danno per vincente. Qui la profezia funziona in questo modo: il partito A è in testa, gli elettori votano per il partito A, il partito A vince. L'effetto carrozzone può essere amplificato dai media, che possono presentare dati artificiosamente elaborati perché si realizzi la previsione che meglio li aggrada. In questo caso, agisce il meccanismo noto come triangolo delle opinioni: i media suggerisco no una determinata tendenza e poi la diffondono in maniera sistematica. Il candidato A è indicato perdente nelle elezioni a causa delle sfavorevoli attestazioni dei sondaggi, ma i rilevamenti negativi sono dovuti al fatto che i media continuano a suggerire che perderà le elezioni. Come salvarsi da questa situazione? Semplice, ignorando i sondaggi e chi li diffonde.
La corsa dei nudisti
Dal 1986, l'Università del Michigan (Stati Uniti) ospita ogni anno una singolare corsa: la «Naked Mile Run», la <<Corsa del miglio nudo». Vi prendono parte gli studenti che stanno per laurearsi e che, la sera dell'ultimo giorno di lezioni, si denudano e si mettono a correre per i prati del campus universitario di fronte a circa 10.000 spettatori. La corsa non è sponsorizzata né appoggiata in alcun modo dall'Università, e correre nudi è considerato un reato nel Michigan, eppure nonostante gli arresti che la polizia effettua ogni anno, più per dovere che per convinzione, la popolarità della corsa non sembra diminuire. Se verrà chiusa, dicono gli organizzatori, sarà solo per colpa dei tanti guardoni che cercano di mettere le mani addosso alle ragazze più carine.
 
 
30 Novembre 2023 - Giovedi' - sett. 48-334
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  1. redigio.it/dati2606/QGLO501-Sesto-Calende.mp3 - Se sto Calende e la chiesa di San Vincenzo -
Toponimo di Comabbio
8) Busen: (Büsen) piccolo avvallamento del terreno che si estende tra il Montino e il comune di Mercallo. L'etimo è da ricercare nella forme *bucinu e bùfan che fanno riferimento ad un "prato a bosco in pendio". La presenza di un avvallamento tra le collinette circostanti ha fatto sì che il nome fosse ricondotto dai parlanti locali più direttamente al termine dialettale bus, in italiano "buco", ma questa paraetimologia non spiegherebbe la presenza del suffisso -en. Un tempo questa zona ospitava un Mulino alimentato, tra le altre, anche dalle Sorgenti Ballerine.
9) Canè: è la zona ora occupata dal Cimitero comunale. Un tempo era un'area paludosa fitta di canneti (v. Cadrezzate n. 5).
10) Colle Motto: in dialetto il Möt. È la zona sottostante all'odierna chiesa di San Giacomo e all'Oratorio parrocchiale (v. Cadrezzate n. 16).
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 3)
Passò la guerra, se ne andò l'imperial regio governo austriaco ed arrivò il governo di sua maestà Vittorio Emanuele II°; si fecero le nuove liste elettorali, si elessero nuovi consiglieri che ritornarono puntualmente sull'argomento. Il 5 dicembre dello stesso anno, durante il Consiglio Comunale straordinario « si chiese un progetto di tombinatura della strada di Porta Milano allo sbocco delle contrade di sant'Antonio e Finanza per poterle poi sistemare in lastre di granito ». Il progetto iniziale si era evidentemente arenato su... nuovi progetti!
-Vennero le trattatoje? Sì, perchè le ricordiamo anche noi: ma quando?
Intanto, alle lanterne ad olio si erano sostituiti, dopo progetti e indecisioni e discussioni, ben trenta lampioni << a lucelina», sfolgoranti di luce e, a detta di tutti, pericolosi per il mal d'occhi, così diffuso in Busto, e che veniva certamente aggravato da tanto splendore. E grazia a Dio che non si era accettato il pazzesco progetto che il signor Luigi Ferrario era riuscito a far discutere d'urgenza dalla Giunta Municipale, il 15 settembre 1861, perchè gli fosse concessa aberrazioni del progresso nientemeno che l'impresa per la notturna illuminazione « a gaz », di tutta la borgata!
Dove si sarebbe finiti di questo passo? Occhio dunque ai progetti! Che ne direste oggi se, una semplice debolezza dei nostri Savi Municipali avesse lasciato fare al signor Marchese Cornaggia, anche lui presentatore e sollecitatore di un suo progetto, il comodo suo?
Siamo negli anni del progresso. « Strà Baséga », con quello scolo di acque fetide che vengono dai negozi (e fossero solo quelle!), non dà uno spettacolo edificante. Quando piove, poi, queste acque si ingrossano, la piscina del Prato di Basilica trabocca, (e se ne è già interessato il Consiglio Municipale del 1823), e corre giù una << rongia» che allaga il Prato fuori Porta Milano e la contrada e il Prato di San Gregorio. Si salvava solo la contrada dei Ratti, che era in discesa, perchè veniva giù da una specie di bastione che correva sul luogo della attuale via Antonio Pozzi (aperta nel 1861).
Ma quel che più spiaceva, evidentemente, al nostro Marchese era il veder mescolare a queste acquacce inutili, anche quella grazia di Dio che veniva giù dai << Pubblici Pisciatoj », e che andava dispersa. E perciò anch'egli presentava il suo bravo progetto in Comune, chiedendo l'appalto dei pubblici luoghi di piccolo comodo. Ma il vigile Consiglio Municipale, mentre non sembra alieno dall'introdurre in Busto una simile novità, non perde d'occhio la domestica economia e... distingue. Infatti, chiamato a decidere, il 29 gennaio del 1862, circa la proposta avanzata dal marchese Cornaggia, di farsi << attivatore ed appaltatore de' Pubblici Pisciatoi, data lettura degli atti che si riferiscono a questo affare, viene la proposta respinta alla unanimità pei seguenti riflessi: poichè il proponente sig. marchese Cornaggia variando la sua proposizione prima,dello spurgo dei Pisciatoj Pubblici, vorrebbe oggigiorno associare a questa operazione anche lo spurgo dei pozzi neri, ritenendosi s'intende di sua proprietà le materie fecali, non è più possibile progredire nelle trattative giacchè siffatti concimi ricercatissimi ed utilissimi alla nostra agricoltura non sarebbe mai conveniente che fossero ceduti a chicchessia... »
Avete capito? Per fortuna nostra si trattava di amministratori intelligenti, gente posata, intenta in ogni caso a pesare il pro ed il contro per il bene di questo << caro angolo di patria >>
Scrivevano infatti: « se voi, o Signori, convenite con noi e ci ajutate col vostro suffragio, noi nutriamo fiducia di condurre mano mano, e vincendo le angustie dei tempi, questo nostro caro angolo di patria a quel grado di benessere, di civiltà e d'importanza a cui la posizione geografica e tanta copia di elementi di ricchezza intellettuale e morale gli danno diritto... >>.
E così, anche il signor marchese, dovette far macchina indietro; e non si sarebbe certo stupìto, se avesse potuto, non molti anni fa, essere presente alle recriminazioni e alle lamentele dei contadini, chiamati per il passato ad acquistare il contenuto dei « pozzi neri - che trasportavano poi sulle non dimenticate << bonze "   (perchè « bonze? », perchè panciute come un bonzo giapponese? Guardate un po' dove va a finire l'etimologia!), quando si sono trovati di fronte allo scempio del << prodotto » anacquato e reso inservibile, sempre per quella smodata mania di progresso, da quei nuovi cosi che si chiamavano << cessi inglesi ».
Con una rana in bocca si medita meglio... forse
Un insegnante di Yoga indiano, Yogesh Chavan, sostiene di poter insegnare ai bambini a superare la paura e a meditare mostrando loro come lui stesso riesce a restare calmo pur tenendo rane, scarafaggi o serpentelli in bocca. <<Naturalmente»> dice Chavan <<prima di ogni esibizione devo pulire bene gli animali. Le rane, per esempio, sono creature a sangue freddo e, a contatto con una superficie calda, urinano. Quanto ai serpenti scelgo sempre quelli non velenosi. La paura è una condizione psicologica che si può cercare di superare meditando.>> Resta da vedere se le paure dei bambini si sono davvero ridotte vedendo le imprese del loro maestro o si sono invece moltiplicate...
01 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 48-335
redigio.it/rvg100/rvg-48-335.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
redigio.it/rvg100/rvg-002.mp3 - Un compendio di  Notizie  dal Ludico - notizie dal Villaggio e ....
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  1. redigio.it/dati2606/QGLO502-milleusi-olio.mp3 - I mille usi dell'olio - fonte di luce -
Toponimo di Comabbio
11) Cret: terreno non coltivato che porta al Lago di Comabbio nella parte sud del paese al confine con Mercallo. Il terreno di quest'area era argilloso e fu un importante punto di raccolta di argilla utilizzata poi per la costruzione della Fornace nel limitrofo comune di Mercallo (v. Mercallo n. 8). Da qui il suo nome Cret "creta"
12) Cuzòta: è il nome dato alla parte meridionale del paese che si estende dalla pesa pubblica fino al cofine con Osmate e il Monte Pelada. Forse il nome è un composto da due voci dialettali come cu "capo"(dal latino caput inteso come parte, una parte del paese) e la voce dialettale sota "basso"; così da formare il nome che indica la "parte di sotto "
13) Cuzüra: è il nome dato alla parte settentrionale del paese che si estende dal cimitero fino alla pesa pubblica. Il nome segue lo stesso procedimento compositivo presentato nel lemma precedente. Il dialettale cu in combinazione con la voce sura "sopra" nel significato di "parte superiore del paese".
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 4)
Così fu anche per le Porte od Archi, come vengono chiamati nelle carte comunali.
Da tempo immemorabile Busto aveva, come le città munite, quattro porte che venivan chiuse la notte per difendere il borgo dai malfattori: porta Milano, sulla odierna piazza Garibaldi; porta di Savigo, al ponte dei Re Magi; porta Piscina in piazza San Michele e porta Novara o di Ticino, presso la chiesa di San Rocco: tutte costruzioni senza pretese d'arte nè di vetustà storica.
All'inizio della seconda metà del secolo scorso, gli archi erano ormai ridotti a pericolosi relitti. Le Depu- tazione Comunale « con saggio consiglio » ne propose l'abbattimento; ma la « Comunale Rappresentanza, non per buone ragioni ma chi sa per quale frivolo riguardo» respinse la proposta.
Il 30 settembre 1858 la Deputazione ritorna alla carica con una lettera all'Imperial Regio Commissario in cui si legge: << ma lo stato attuale non è più quello di parecchi anni or sono, chè, rovinati dal tempo due in specie richieggono inflessibili riparazioni. Ciò premesso e ravvisando anche la scrivente che gli archi in discorso non sono di alcuna importanza storica ed artistica in genere, propone che a scanso del dispendio occorribile per la loro riparazione e pel miglior decoro del pubblico ornato sia di nuovo sottoposta alla deliberazione del Consiglio con il proposito di atterrare i ripetuti archi... ».
Il Consiglio del 27 ottobre 1858 non disse si ne no e... tutti i secoli sono lo stesso secolo... nominò una commissione, composta dagli ingegneri Carlo Ferrario e Luigi Tosi, che si prese tempo fino al 17 aprile del 1860 per riferire come segue: < I sottoscritti delegati da codesto Consiglio Comunale tenutosi nel giorno 27 ottobre 1858 a progettare le opere di miglioramento o di riparo necessarie agli archi d'ingresso a questo Borgo, recatisi sopra luogo per le opportune ispezioni di arte ebbero a ravvisare come gli archi d'ingresso alla Corsia di San Rocco e Porta Ticino, oltre al non essere suscettibili di alcun miglioramento nella loro condizione trovansi in tale stato che certo non sarebbe prezzo dell'opera il ripararli avuto riguardo al loro dissesto e sfacimento.
Opinando pertanto per la pronta demolizione dei medesimi i sottoscritti sono d'avviso che a togliere in parte la mostruosità della visuale al caseggiato a sinistra entrando dalla Corsia di San Rocco, si abbiano a lasciare i pilastri laterali all'arco d'ingresso riattandoli nel miglior modo possibile.
Relativamente all'arco d'ingresso della Corsia Basilica, siccome questo non sente il bisogno di un istantaneo provvedimento i sottoscritti si riservano a presentare il loro progetto sia di riparo che di miglioramento voltachè da codesto Consiglio Comunale venga deciso se debbasi migliorare nella sua condizione, oppure rinnovare mediante il di lui atterramento >>.
Fu così che il 20 Dicembre dello stesso anno il Consiglio accettò la proposta, decretò la morte anche dell'arco di Porta Milano, e convocò i confinanti per gli accordi sulle riparazioni alle case che facevano corpo con gli archi. E nel 1861 le tre porte di Busto, di San Rocco, di Piscina, e di Baséga, se ne andarono il lagrimate in macerie. Quella di Savico venne risparmiata ancora per un po' di anni.
Tradizioni culinarie di Crema
LA TRECCIA D'ORO - Risale invece alla fine del Novecen to l'invenzi one della cosiddetta treccia d'oro, divenuta in breve assai popolare anche fuori Crema, così chiamata appunto perché l'impasto, diviso in tre filoncini, è graziosamente intrecciato. Si compone di farina, uova, burro e zucchero con lievito e aroma di vaniglia cui s'aggiungono arancia e cedro canditi nonché uvetta, lavorando a lungo il composto per renderlo omogeneo ed elastico prima di lasciarlo lievitare coperto da un canovaccio umido e dargli quindi la forma descritta: spennellata di uovo sbattuto, la soffice treccia uscirà bruna dal forno ben caldo, similmente a pasta brioche, per essere eventualmente glassata e finalmente spolverata di zucchero a velo.
Che paura!
La fobia è il terrore per qualcosa che non è legato a un pericolo imminente; chi ne soffre si rende conto che la sua è una paura irrazionale ma non può controllarla. Ecco alcune fobie poco conosciute. Fobofobia: se ne soffrite smettete subito di leggere, è la paura delle fobie. Gamofobia: molti ne sembrano affetti, ma in pochi ne soffrono veramente, è la paura del matrimonio. Ergofobia: che ci crediate o no esiste davvero, è la paura del lavoro. Crometofobia: dei soldi c'è chi ne ha troppi, chi non ne ha e chi, come chi è preda di questa fobia, ne ha paura. Coulrofobia: se siete passati indenni dalla lettura di It di Stephen King allora non ne soffrite, è la paura dei clown.
 
02 Dicembre 2023 - sabato - sett. 48-336
redigio.it/rvg100/rvg-48-336.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Carissimi soci , il nostro Villaggio è pronto per  accoglierci in una magica Atmosfera . Non mancate al nostro Christmas Party !  - A partire dalle ore 14 con il Laboratorio di Biscotti e la consegna delle letterine per Babbo Natale
A seguire  accenderemo ufficialmente il nostro Albero e ci scambieremo gli auguri accompagnati da un concerto Natalizio esclusivo   .
brinderemo insieme con panettone /pandoro e cioccolata calda
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO510-Milano-SanGottardo-01.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - Il borgo dei Furmagiatt - le case del formaggio
Toponimo di Comabbio
14) Fiocca: piccola strada che costeggia l'odierno cimitero comunale nel suo versante nord. La spiegazione del nome è incerta. Una possibile interpretazione è che la zona, poco esposta al sole, in inverno ospitasse per lungo tempo la neve e il ghiaccio, in dialetto appunto fiòca.
15) Fontanazza: un tempo la zona ospitava una cascina. Il nome indica un' area di ampie dimensioni che costeggiando il Morasson porta ad Osmate. Qui non è più presente la cascina, ma è ancora visibile e utilizzata la sorgente che ha dato il nome al luogo.
16) Mirabella: zona verdeggiante ai piedi del Monte Pelada, limitrofa al Büsen. Il significato del nome sembra trasparente: si può spiegare il nome come luogo "dove si gode di una ottima vista" (cfr. Cadrezzate. 3).
17) Mirasole: piccola stradina che sovrasta la zona della Prea Matta. Il nome con tutta probabilità si riferisce al fatto che il luogo è baciato per lunga parte della giornata dal sole.
Proverbi Milanesi
Gh'è quij che fan su danée come tèra e quij che fan cont i danée la gouera.
Ci sono quelli che fanno danaro come terra e quelli che col danaro fanno la guerra.
Vecchio proverbio milanese ancora usato e diffuso tra i ceti popolari di tutta la Lombardia. Sta a significare come ci siano persone che arricchiscono rapidamente e senza grande spreco di energia e chi invece è sempre in conflitto con il danaro, nel senso che ne dispone poco e conduce la sua guerra per farlo bastare e per non soccombere nella vita.  
Sindrome straniera
Basta un colpo in testa e, d'improvviso, ci si può mettere a parlare con un accento straniero. Non è un fenomeno frequente, ma si conoscono almeno una cin quantina di casi, dal 1919 in poi, di «sindrome da accento straniero». Una delle ultime vittime è Tiffany Roberts, un'americana della Florida, che dopo un'apoplessia perse la capacità di parlare. Dopo mesi di riabilitazione, recuperò la parola ma si ritrovò con un bizzarro accento britannico, ancora più strano per il fatto che la donna non era mai stata in Inghilterra. Prima di lei aveva fatto notizia Stewart Rayner, coinvolto nel settembre del 1996 in un incidente automobilistico. Quando si riprese, il suo accento tipicamente londine se fu sostituito dalla tipica parlata aperta degli Stati Uniti meridionali. Lo stesso anno, l'inglese Anne Bristow-Kitney soffrì un'emorragia cerebrale e si riprese parlando un perfetto francese. «Conoscevo la lingua» disse Anne «ma improvvisamente parlavo come se fossi nata in Francia. Non mi rendevo nemmeno conto di parlare francese, sapevo solo che stavo comunicando.» La causa di questo bizzarro disturbo sembra risieda in una lesione alla parte sinistra del cervello, dove si trovano i centri di controllo del linguaggio. Di solito il "problema" migliora con il passare del tempo.
Gli animatori
Davide 3 - Bagnino - Il bagnino comune, o bagninus bagnantibus assistens maculatus vulgaris - noto anche come assistente bagnanti - è un esemplare di ominide semiacquatico che risiede nelle vicinanze delle piscine e delle spiagge. La sua principale attività è bullarsi, ovvero tentare di rimorchiare le giovani bagnanti avvenenti e inesperte, tramite un potente mezzo ispiratore di mascolina virilità: il fischietto
DJ - pippo 2 - I DJ, più comunemente detti "i cazzoni delle discoteche" si divertono a sparare dalle povere casse un'accozzaglia di rumori spesso definita da loro techno, house, liscio (senza farsi mancare una buona dose di quella primitiva forma di comunicazione usata dalle scimmie), il che provoca spesso disappunto nei vicini di casa. - Purtroppo gli esemplari di questa razza sono in continuo aumento, infatti sempre più spesso si possono trovare nickname con il prefisso DJ seguito da abbreviazioni, storpiature del nome o parole inglesi messe a caso: questo perché sono idolatrati dai truzzi e spesso riscuotono incomprensibilmente successo tra le femmine della già citata razza.
La formula dell'amore
Esiste l'anima gemella? Siamo onesti, tra un o una top model e una bellezza mediocre è più facile che siano i primi a ricevere le nostre attenzioni. Ma la bellezza non è tutto e se le aspettative sono troppo alte od omologate è più facile rimanere insoddisfatti. Che sia vero non ce lo dice solo la mamma ma anche la matematica: un modello noto come <<Stable Marriage Problem» (problema del matrimonio stabile), in particolare, ci suggerisce di tenere conto di altri fattori, oltre alla bellezza, nella ricerca del o della compagna di vita. «Nel modello», spiega Andrea Capocci, fisico italiano all'Università di Friburgo in Svizzera e coautore insieme a Guido Caldarelli dell'Università La Sapienza di Roma di una ricerca su questo argomento, «ci sono N uomini e N donne. Ogni uomo ha una classifica di preferenza per le donne e ogni donna ne ha una per gli uomini. Per esempio, secondo Giovanna Paolo è il più bello, poi viene Luca, poi Marco. La top ten di Lisa sarà diversa e così via. Ora, siccome i "belli" sono preferiti da più persone significa che ci sarà maggiore concorrenza e minore soddisfazione. L'omologazione culturale, conseguenza di sistemi di comunicazione che presentano standard uniformi, come lo star-system, diminuiscono la soddisfazione. Se invece si hanno gusti diversi dagli altri, la soddisfazione è più alta. Nel modello c'è frustrazione perché raramente ci si sposa con il partner preferito, ma c'è un'ottimizzazione della propria soddisfazione>>.
 
03 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 48-337
redigio.it/rvg100/rvg-48-337.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Qui vi sono le notizie che raccolgo e solo quelle. Sicuramente non sono quelle ufficiali, in quanto non ho il compito di propagandare e sostenere il gruppo Ludico al quale non ho alcuna appartenenza.
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO511-Milano-SanGottardo-02.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - burlesche dicerie sui furmagiatt - la chiesa di San Gottardo al Corso -
Toponimo di Comabbio
18) Moncucch: altura di circa 380 metri che si appoggia sulla sponda sud-est del Lago di Monate. Il monte è diviso tra i comuni di Comabbio, Osmate e Travedona-Monate. Il sintagma è frequente in dialetto e ha il significato di "dosso" o "collinetta"
19) Monte il Castello: detto anche Castelàsc. È una piccola altura che ospita a tutt'oggi una grande casa a tre piani, forse la più grande del paese, abitata nel corso dei secoli dalle famiglie più importanti di Comabbio (cfr. Cadrezzate n. 7)
20) Monte Pelada: è il colle che caratterizza Comabbio con i suoi 481 metri di altezza. Molto probabilmente il nome Pelada deriva dalla caratteristica che aveva un tempo il colle di essere brullo e quasi privo di alberi e vegetazione. (v. Cadrezzate n.12). Ora il Monte Pelada si presenta più verdeggiante grazie al lavoro dell'uomo e ad un clima più favorevole. Un tempo infatti erano più frequenti lunghi periodi di siccità che non favorivano la crescita di arbusti rigogliosi e resistenti.
21) Montino: in dialetto detto Montit, è una piccola altura che ospita l'acquedotto che fornisce l'acqua al paese di Ternate. Il nome è facilmente spi egabile come "piccolo monte".
prefisso re
Ecco perché nella frazione nove famiglie su dieci davanti al cognome hanno il prefisso re
Vittorio Emanuele II avrebbe particolarmente gradito l'accoglienza riservata da chi abitava nella zona
Perchè mai il 90 per cento delle persone originarie della frazione Sant'Ilario di Nerviano ha un cognome preceduto dal suffisso "re"? Il dato è curioso e in molti hanno provato a cercare spiegazioni scientifiche, basate su ricerche genealogiche. Nel Medio Evo, ad esempio, il sufisso "re" veniva attribuito a chi eccelleva in un mestiere o semplicemente a chi vinceva gare o tornei. Più in generale "re" indicava che un luogo stava sul fiume (rio). Ma ciò non chiarisce questo affollamento di "re" soltanto nella piccola frazione nervianese.
La spiegazione esiste, ma appartiene a quella tradizione orale popolare che resiste ormai da oltre due secoli. E nessuno avrebbe mai pensato di metterla nero su bianco se cinquant'anni fa non fosse accaduto che un calciatore di fama mondiale, originario proprio di Sant'Ilario, non ne avesse parlato durante una storica intervista. Fu il giornalista sportivo Franco Melli a riportare le parole di Luciano Re Cecconi, centrocampista della Lazio guidata da Tommaso Maestrelli. Un campione, un mito, che già si era conquistato il soprannome di "angelo biondo" e il cuore dei tifosi italiani.
«Quel Re davanti al mio cognome- disse dunque il calciatore è un regalo del re. Vittorio Emanuele II passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradi la buona cucina e l'accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare le gente delle nostre campagne con una dono simbolico ma indelebile. Così i Cecconi diventarono pomposamente i Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, l'ho accolto con orgoglio. È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene».
Purtroppo il mondo, o meglio un tragico equivoco maturato all'ombra dei cosiddetti anni di piombo, gli portò via tragicamente la vita. Re Cecconi morì colpito dalla pistola di un gioielliere romano, a soli 28 anni il 18 gennaio 1977, in circostanze che ancora fanno discutere. Pare che Luciano stesse facendo uno scherzo a un gioielliere che era amico di un suo amico, e che quello lo abbia scambiato per un rapinatore, sparandogli senza neppure chiedergli chi fosse.
La convinzione di Re Cecconi sull'origine del proprio cognome trova conferma nella lapide che ricorda il passaggio del re, nel 1859, a Sant'Ilario. Nessun riscontro invece riguardo a un'altra improbabile e maliziosa leggenda popolare secondo cui Vittorio Emanuele II, sensibile alle belle donne di campagna, passò a Sant'Ilario alcune notti "ardenti", generando una sorta di discendenza reale nella frazione nervianese. Ma questa è tutta un'altra storia.
Gli animatori
maestro di ballo - pippo 4 - Il Ballo delle Debuttanti (o delle Debuttane) è una barbara usanza che, al pari dell'elezione di Miss Italia, andrebbe vietata per legge o almeno svolta in gran segreto. Uno dei motivi per cui entrambe sopravvivono è che la madre delle teste di cazzo è sempre incinta, nel caso specifico di una femmina. Spesso è proprio la mamma a spingere la figlia a partecipare, deve essere così per forza: se l'iniziativa venisse dal padre saremmo costretti a gettare al macero tutto quello che ha scritto Charles Darwin. Il discorso può sembrare permeato da una vena di maschilismo, ma negare l'evidenza non è accettabile nemmeno da una lesbica frigida con le mestruazioni a cui si è appena rotto un tacco in mezzo ai sampietrini distratta da un'unghia spezzata mentre passava davanti a un negozio di scarpe.
maestro di yoga - pippo 5 Yoga è una parola di una qualche lingua di un qualche stato che significa "unione". Infatti questa pratica antichissima favorirà, in un futuro dove i dinosauri nazisti cammineranno nella natura incontaminata e giovani atleti di kung fu combatteranno per la salvezza di una terra piena di case saltate fuori da delle capsule, la terribile tecnica della fusione. Lo yoga è, oltretutto, il nome di uno dei sei cardini della filosofia rel igiosa indù, ma degli altri cinque cardini nessuno sa nulla. Fortunatamente.
Balbettii universali
Per quanto diversa possa essere la lingua dei rispettivi genitori, esiste una notevole somiglianza nei balbetta- menti dei bambini piccoli di tutto il mondo. Lo studio condotto su 15 diversi «<linguaggi ambientali» ha rivelato che i bambini dall'Africa alla Norvegia nei loro balbettii usano in gran parte le stesse consonanti. Per esempio, tutti i bambini studiati avevano pronunciato le consonanti <<m>> e <<b>.
 
 
RVG settimana 47
 
Radio-Video-Giornale del Villaggio
 
Settimana-47 del 2023
 
RVG-47 - da  - Radio-Fornace
Calendario della settimana
Settimana 47        2023-11-20  -  Novembre
lunedi        20/11       settimana 47        324 giorno
marrtedi        21/11       settimana 47        325 giorno
mercoledi        22/11        settimana 47        326 giorno
giovedi        23/11        settimana 47        327 giorno
venerdi        24/11        settimana 47        328 giorno
sabato        25/11        settimana 47        329 giorno
domenica        2/11 6       settimana 47        330 giorno
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20 Novembre 2023 - lunedi - sett. 47-324
redigio.it/rvg100/rvg-47-324.mp3 - Ti racconto il giornale
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Qui si lavora: E' pronto il menu' di Capodanno. (consultare il volantino)
Richiesta di volontari
Si tratta di aiutare per l'installazione dell'arredo natalizio.
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Nota del giorno - E anche quest'anno, come tutti gli anni, è arrivato il rilievo per il consumo dell'energia elettrica. Cioè rilievo significa prendere i numeri che sono stati registrati l'anno scorso a dicembre a ottobre a ottobre di quest'anno ed è arrivato anche il mio resoconto. Posso dire che è irrisorio e moltiplicato per zero 30 kilowatt anche in euro è irrisorio. Si vede che mi so gestire bene. E voi?
Autunno Milano
e, all'improvviso, l'estate sprofondo'  nell'autunno.Le metropoli non sono i luoghi più adatte per apprezzare fino in fondo tutte le sfumature in una stagione così romantica e malinconica come l'autunno. Non lo sono perché divorate da due dei mali più vistosi della modernità, il rumore e la fretta.L'autunno, invece, è una stagione dalla atmosfere rarefatte, una stagione dal passo lento, una stagione fatta di raccoglimento e di silenzio.
La bicicletta
Uno dei primi celeriferi. - Fino alla fine del XIX secolo, il mezzo di trasporto più diffuso era la carrozza: prima dell'avvento delle automobili, infatti, le persone erano costrette a spostarsi in questa vasca da bagno con le ruote, trainata da cavalli. Questo fu per lungo tempo l'unico modo per raggiungere in poco tempo[1] città tra loro distanti anche centinaia, ma che dico, migliaia di centimetri. -
A seconda dell'impiego a cui erano adibite, esistevano vari tipi di carrozze, ma tutte quante avevano dei difetti comuni: il consumo eccessivo di combustibile[2], la bassa velocità ma soprattutto la costante puzza di merda. Non dimentichiamoci del povero cocchiere, sistemato al di fuori della carrozza ed esposto alle intemperie; costretto a queste avversità, cercava di sfogarsi come poteva frustando i poveri cavalli (che comunque continuavano ad andare lenti). -
Si iniziò così a pensare ad un nuovo e rivoluzionario mezzo di trasporto che sapesse unire esercizio fisico, vita all'aria aperta, riduzione dei consumi, maggiori velocità e rispetto per l'ambiente (e per i cavalli); era la nascita dell'automobile della bicicletta.
Cosa ascoltare oggi
  1. RF446 - redigio.it/dati2510/QGLN987-Varano-Borghi-appunti-01.mp3 - Appunti su Varano Borghi - Comune del 1908 - Era nella provincia di Como fino al 1926  -
Toponimi di Mercallo
5) Croso: in dialetto noto come Crös. Il toponimo è molto frequente in Lombardia nelle zone di media collina e di montagna. Il termine nei dialetti lombardi indica "un sentiero di montagna scavato naturalmente dall'acqua" . Alcuni intervistati hanno fatto notare come spesso questa voce possa indicare la zona più alta di un paese, in alternativa al toponimo Castèl, già citato in questo corpus . L'origine del nome è forse da cercare nella voce celtica *crosu "incavato"
6) Cuèt: prati un tempo coltivati situati a pochi metri a sud del centro del paese nei quali si coltivava principalmente mais a motivo di un terreno particolarmente favorevole (v. Cazzago Brabbia n. 9).
Novembre
Siamo al nono mese dell'antico calendario arcaico romano, chiamato "november", dedicato alla dea delle foreste e della luce lunare Diana o Artemide, considerata anche la protettrice degli schiavi e dei servi.
Per l'antica Grecia, il mese che cominciava il 15 novembre era chiamato "Maimacterione", mentre durante la rivoluzione Francese il periodo dal 22 ottobre al 20 novembre fu chiamato "Brumaio", di chiara ispirazione romana - le feste istituite da Romolo in onore del dio Bacco furono infatti chiamate le "Brumali". Lo stesso termine si ritrova nel'opera-balletto Carmina Burana di Carl Orff (1895/1982), portata al successo come colonna sonora di numerosi film, nella quale una strofa recita: "Tempore brumali vir patiens, animo vernali lasciviens. O! O! Totus floreo!".
Novembre comincia con la celebrazione di due feste, quella del primo giorno del mese, che è dedicata a tutti i santi, originata da papa Bonifacio IV, tra il 608 e il 615. Egli ricevette in dono dall'imperatore d'Oriente Foca il tempio della dea Cibale, costruito da Marco Vespasiano Agrippa sei secoli prima. Bonifacio IV ne fece un tempio cristiano, che venne dedicato alla Madonna e a tutti i santi martiri, proprio nel giorno del primo novembre, e fu da allora che vennero festeggiati in quella data tutti i santi, dapprima solo a Roma e poi nell'intera cristianità.
Il 2 novembre ricorre la commemorazione dei defunti, consuetudine che nasce dopo la fine del I millennio e che spesso è abbinata al crisantemo, considerato, a torto, foriero di sventura; pensate che nei paesi orientali è simbolo di buona sorte. Da noi questo fiore simboleggia le visite ai cimiteri che in quei giorni sono affollati nel ricordo dei nostri morti a suffragio storico della pietà di ognuno di noi, nei confronti di chi ci ha lasciato.
Novembre è il mese del tartufo, mentre a San Martino (11) si assaggia il primo vino; cadute le foglie compaiano le prime nebbie, nelle città predomina il grigiore. Permane qualche residuo di profumo collinare dal sottobosco, ma l'inverno è imminente e la natura sta per cadere nel suo letargo stagionale, con le prime nevicate sulle montagne.
Sempre in tema di santi, in questo mese si festeggiano San Carlo Borromeo (4), San Martino di Tours (11), San Renato (12), Santa Cecilia (22), Santa Caterina d'Alessandria (25), San Massimo (27) e Sant'Andrea (30).
Per i proverbi, i riferimenti ai santi sono un'usanza, cominciando da "A San Martino ogni mosto è vino" oppure "A San Martino si lascia l'acqua e si beve il vino". Altri santi avvertono che "Per Santa Caterina la neve alla collina" e "Per Sant'Andrea ti levi da pranzo e ti metti a cena". Per finire, un avvertimento: "Se in novembre non hai arato, tutto l'anno sarai tribolato".
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21 Novembre 2023 - Martedi' - sett. 47-325
redigio.it/rvg100/rvg-47-325.mp3 - Te lo racconto la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Esiste un lavorio intenso nel gruppo Whatsapp (miglioriamo la fornace"): arrivano proposte che vengono catalogate e numerate. Questa lista serve per ragionarci sopra una ad una.  e sviscerate.
Tante non sono menzionate perche' sono insopprimibili e senza possibilita' di riduzione (vedi tasse, manutenzioni ordinarie, ecc.)
Comunque mi prendo agio a tenerle in considerazione perche' anche una volta ben definite, vanno discusse con il consiglio, l'amministrazione e tutti gli altri soci. Ma e' ancora presto per qualsiasi considerazione.
Troppo presto.  Il ludico e' il piu' colpito . 3000 euro x 31  0 = 930.000 euro      40.000 / 930.000 = 4,3 %-  Togliere il ludico totale e' 4,3% - Risparmieremmo 129 euro all'anno.
Continuiamo la ricerca!!!!!  anche se mi sono scocciato!!!!!!
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
La bicicletta
Dalle High bicycle ad oggi - Mancava poco per arrivare alle biciclette moderne: in fondo bastava inventare i pneumatici, la catena, lo sterzo, la trasmissione posteriore, il telaio di carbonio, i freni, i raggi. Ma anche il sellino. Quisquilie. Ora la bicicletta era davvero pronta a diversificarsi nelle forme più svariate e inutili; dall'inizio del secolo scorso, questo mezzo di trasporto ebbe una grandissima diffusione in tutto il mondo, nonostante la sua incompatibilità con gli altri utenti della strada (le carrozze prima e le auto dopo) che ogni anno provoca la morte di circa ventordici ciclisti. Infatti, secondo un articolo apparso recentemente sul prestigioso Times[4], la bicicletta è l'invenzione che dà più possibilità di lavoro ai becchini. -
Piccoli gesti - Trasporti
Sempre in movimento ma sostenibile
prediligi camminare, la bicicletta o i mezzi pubblici sulle brevi distanze .
Cerca di evitare di prendere la macchina o l'aereo quando non è necessario, soprattutto sulle brevi distanze, preferendo invece il treno.
Condividi l'automobile con altre persone per percorrere lo stesso tragitto o una parte di esso
Toponimi di Mercallo
7) Formighera: o Furmighéra è un appezzamento di terra a sud del paese al confine con il comune di Oneda, in un'area pianeggiante. È possibile interpretare questo toponimo come "formicaio" sulla scia di altri toponimi presenti in Lombardia derivanti dal termine latino formica
8) Fornace: denominata Fürnàas, è una zona nota di Mercallo poiché ospita ancora oggi tracce di quella fornace che per quasi un secolo è stata centro lavorativo per gli abitanti di Mercallo e dintorni. Il forno, di proprietà dei fratelli Colombo, è stato alimentato con (v. l'argilla proveniente dalla zona del Cret del limitrofo comune di Comabbio Comabbio ) e successivamente con una cava nello stesso comune di Mercallo in una zona a ridosso del Lago di Comabbio che ha poi dato vita al Laghèt o Pai, piccola pozza d'acqua ora indipendente e distante circa 150 metri dal lago. Questa cava di estrazione dell'argilla e la fornace erano collegati da un binario sul quale scorreva il materiale che veniva cotto nella fornace, rimasta attiva fino agli anni '60 del Novecento.
Cosa ascoltare oggi
  1. RF447 - redigio.it/dati2510/QGLN988-Varano-Borghi-appunti-02.mp3 - Appunti su Varano Borghi - RVG
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo primo 1)
<< La prima metà dell'anno 1852 fu, almeno per Busto Arsizio e i circostanti paesi, per la non ordinaria scarsezza di pioggie, grandemente asciutta e secca... ». Non piovve per parecchi mesi, e i germogli di segala facevano fatica ad allungarsi di qualche centimetro sul terreno arido e ciottoloso che circonda il borgo. L'inverno non accennava ad andarsene nonostante il sole e faceva numerose ricomparse, con gelate improvvise. La notte dal 21 al 22 aprile calò sui campi una eccezionale brinata che distrusse quel poco che ancora resisteva alla siccità. Il termometro aveva segnato parecchi gradi sotto lo zero ed aveva fatto rabbrividire di freddo e di paura gli abitanti. Così il raccolto fu perduto e alla miseria si vennero ad aggiungere la carestia e la fame.
In giugno, le montagne del Varesotto e dell'Ossola si coprirono di neve e i venti soffiarono sul borgo una nuova ondata di freddo. Si arrivò, sempre all'asciutto, ai primi di luglio, quando un caldo tanto soffocante quanto improvviso si accanì contro la popolazione sfiduciata. Il 25 luglio, finalmente, si aprì il cielo e rovesciò sui campi e sulle case una gran massa d'acqua, che durò qualche giorno, e allagò quel poco che era cresciuto in tanto squallore. Sembrava però che la stagione ormai dovesse riprendere il suo corso normale.
Il 26 luglio, il dottor fisico Ercole Ferrario venne chiamato a vedere sette ammalati; il 27, otto altri. Così cominciò la pestilenza.
Il borgo di Busto Grande, per chi veniva da Milano e dalla Castellanza, lungo la strada che si staccava dalla napoleonica all'altezza della cascina del Buon Gesù, si presentava come uno dei grossi borghi incolori della campagna dell'alto milanese, anzi, senz'altro, il più grosso. Cascine sparse su un terreno avaro sempre in attesa d'acqua, sia che questa dovesse venire dal cielo o dagli uomini, come fanno fede le numerose frequenti processioni e i non meno numerosi progetti di irrigazione che già da allora, e da secoli, ingombravano i tavoli delle autorità cosidette costituite.
Il borgo conservava, visto di fuori, le solite caratteristiche, anche se, all'inizio della strada Ballone, si potevano notare dei segni diversi dai consueti: un lungo viale alberato, che un bando municipale del 1810, o pressapoco, aveva ridotto « ad uso di passeggio pubblico con piantagioni esotiche, siepi carpanili, cunette, ed altro
Ma si notavano anche, all'ombra discreta delle piantagioni esotiche, alcune delle numerose costruzioni - stanzoni e stanzonelli, si chiamavano adibite alla lavorazione del cotone, che si erano andate sviluppan- do in tutta la zona, dalla Castellanza a Gallarate, facendo centro a Busto, ove, vuoi per il carattere degli imprenditori, pronti ad ogni iniziativa e ad ogni rischio, vuoi per quello degli abitanti, che ostinatamente cercavano alle fabbriche, da secoli, quello che la terra non dava loro a sufficienza, si erano rapidamente sviluppate e ingrandite fino ad assumere il carattere di una vera e propria industria.
Scriveva, già nel 1614, un canonico, faragginoso storico bustese, che « su una popolazione di poco più di settemila anime »>> si contavano centoquaranta officine aperte e oltre sessanta chiuse: il che può almeno significare che, nei periodi di intenso lavoro, battevano a Busto, nel seicento, ben duecento fabbriche, quale più quale meno importante, ma tutte decisamente piene del fracasso di numerosi telai.
Il dottor Ercole Ferrario era allora uno dei tre medici che facevano servizio condotto per i poveri. Nato a Gallarate, laureatosi a Pavia, se n'era venuto a Busto ad esercitare la professione, coltivando ad un tempo la ricerca erudita, la lettura dei classici, il piacere di scrivere, insomma tutta quella infarinatura umanistica così frequente nei medici del secolo scorso. Sopratutto amava studiare, rifacendosi alle antiche esperienze, la vita di alcuni medici saliti in fama e scriverne con qualche commento non privo di interesse. Amava la sua e la nostra terra e ne studiava gli uomini e le loro occupazioni, il vitto, le condizioni delle abitazioni, le possibilità agricole; e di tutto rendeva conto, quasi ogni anno, in qualche breve memoria che veniva pubblicando sui giornali o sulle riviste. Uomo meticoloso e preciso, prendeva nota degli avvenimenti, e segnatamente di questi che stiamo raccontando e che hanno per oggetto quel morbo di cui abbiamo fatto cenno all'inizio. << Mio intento è solo di descrivere l'epidemia che ho dovuto curare specialmente per ciò ch'essa si presentò con alcuni sintomi non comuni a siffatto morbo. Che se la storia ch'io ne darò riuscirà meschina e difettosa, come lavoro di un'oscuro e indotto medico, massime ove si voglia mettere al ragguaglio di quelle stese da oculati e abilissimi medici, nutro però fiducia che non abbia ad essere del tutto spregievole a motivo dell'unico vantaggio che derivami dalla posizione mia di medico condotto. Imperocchè le migliori e più accreditate, almeno per quanto io ne so, descrizioni che di tal morbo si hanno, furono opera di medici che lo osservarono negli ospedali, e perciò molte particolarità concernenti specialmente l'eziologia non poterono a loro esser ben note. Laddove fra i malati, ch'io curai, io verso continuamente, e conoscone appieno le abitudini, le occupazioni, la maniera di vitto, la condizione delle loro abitazioni, ogni cosa insomma che li riguarda
E, più sotto:
« A più chiara intelligenza di quanto sono per esporre giova avvertire che Busto Arsizio è una assai grossa borgata nella provincia di Milano, popolata da quasi 12.000 abitanti dediti al commercio ed alle manifatture del cotone, ed all'agricoltura. Qui v'ha sempre quantità grande di malati essendo, per quanto pare a me, e fatti i debiti ragguaglj, il numero di essi in questo borgo almeno il doppio di quello de' circostanti paesi, e ciò per motivi a questo borgo speciali... Il servizio sanitario è affidato a tre medici-chirurghi condotti, e ad un flebotomo. A questa condotta è aggiunto anche il comune di Sacconago colla popolazione di circa 1700 anime, e questo è servito per turno mensile dai medici di Busto. Il personale sanitario è insufficiente; poichè quando hassi anche Sacconago, un sol medico deve attendere ad una popolazione di circa 5600 individui, molti dei quali alloggiano in numerose cascine, delle quali parecchie son lontane da uno a due miglia dal comune, e molto discoste tra loro. Ora chi ha il terziere più zeppo di poveri, com'è il caso mio, quando ha anco Sacconago è veramente oppresso da faticosissimo lavoro, a motivo e de' molti ammalati, e delle cascine che sono per me 45, in cui abita meglio d'un migliaio di persone, sicchè talvolta non si può attendere convenientemente alle cure ».
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22 Novembre 2023 - Mercoledi' - sett. 47-326
redigio.it/rvg100/rvg-47-326.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Mio sono scocciato della chat di whatsapp de "miglioriamo la fornace" . Ero curioso perche' dal titolo della chat mi ha incuriosito. Vediamo cosa si puo' fare.
Risultato dopo due giorni: Inutili e inconcludenti. Anche a spremere, mi risulta che e' una chat  dove l'argomento rimarra' eterno.
Non ci entro piu' . E' una perdita di tempo.
Toponimi di Mercallo
9) Gerbi di Canè: terreno un tempo coltivato al di sotto del Montrucco, adiacente all'odierno cimitero comunale cittadino. I due termini sono già stati analizzati in precedenza (v. Comabbio e Cadrezzate ).
10) Gerbiaschio: cascina denominata dai locali Gerbiàsch situata anch'essa tra la sponda ovest del Lago di Comabbio e il Monte della Croce, pochi metri sotto la Bellingera. E' segnata sulle carte anche come Gerbiasco. Il nome può essere fatto risalire alla voce dialettale gerb "acerbo" (v. Comabbio ) con l'aggiunta del suffisso-asch, forse con valore dispregiativo.
11) Mirabella: grande cascina meglio nota come Mirübéla situata sul confine sud nei pressi del comune di Oneda (v. Comabbio).
Cosa ascoltare oggi
  1. RF300 - Radio Fornace del 01 luglio 2023  - redigio.it/dati2512/QGLN1177-Lago-Biandronno-03.mp3 - Lago di Biandronno - 7,25 -  -
La bicicletta
La mountain bike - Gesù e il solito allenamento quotidiano con la sua mountain bike.
La mountain bike è il sogno di ogni bambino. È una bicicletta che può andare praticamente ovunque, salvo che sull'asfalto. Infatti, mentre è possibile scalarci l'Everest, non è possibile andare a più di 2 km/ora in strada, perché le 45 sospensioni presenti sulle ruote disperdono tutta l'energia della pedalata.
Bicicletta a pedalata assistita - Mr. Bean prova una bicicletta a pedalata assistita. Giustamente, Bismarck lo guarda male. « Bello, questo motorino! » - (Idiota su bicicletta a pedalata assistita.)
Chi vuole passare per ciclista, ma è troppo pigro per impegnarsi seriamente, deve comprare assolutamente questa bicicletta; infatti, il piccolo motore celato nel telaio vi permetterà di superare ogni salita[5]. In alternativa, potete sempre pedalare rimanendo attaccati alla presa di corrente con l'apposito cavo. Ricordate, però, che quando la acquisterete molto probabilmente la gente penserà che voi siate degli scansafatiche. E non avranno tutti i torti. Fareste meglio a dire che, in realtà, non avevate neanche i soldi per un ciao, maledetto ciao. Uso consigliato: qualunque, basta che abbiate almeno qualche km di prolunga e una presa di corrente
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo primo 2)
Eppure il dottor Ferrario, nonostante il lavoro gravoso, trovava, di ritorno dalle visite, e accomodato il calesse, il tempo di studiare e riordinare le annotazioni della giornata:
<...al dopo pranzo del 26 luglio, vale a dire nel giorno che successe a quello in cui cominciarono a cadere abbondanti piogge, fui chiamato a vedere sette ammalati, che tutti presentavano gli stessissimi sintomi, e nel 27 otto altri attaccati dallo stesso morbo. E il numero di questi ammalati crescevasi ad ogni tratto or di due, or di tre, ed or di più infino al 10 settembre, essendo in quel giorno pervenuti al numero di 76 >>.
<< ...in alcuni cominciava con un oscuro ma non grave malessere: lagnavansi essi di una certa pigrizia nelle membra, e d'avere il corpo indolenzito quasi fosser stati percossi; volontieri si corcavano, ma presto si levavano, e quasi per scuotersi di dosso quella ingrata pigrizia si davano a qualche lavoro, il quale però eran costretti a tosto abbandonare non reggendo loro le forze. ...io cominciai sempre dalle cavate di sangue generali; e queste ripetei fino otto, dieci, dodici ed anco più volte... feci pure grande uso delle sanguisughe... Le emissioni di sangue erano i principali soccorsi: ma convien dire che il vantaggio, che se ne ritraeva, non era giammai nè evidente, nè pronto... Dopo le cacciate di sangue, all'assoluta dieta e alle bevande semplici io affidava special mente la cura de' miei ammalati... permettevo poi che l'acqua fosse acconcia con limoni, aranci, aceto o con serve d'amarasche e lamponi... ».
Nel borgo, intanto, andava dilagando la paura. Chi parlava di tifo petecchiale, malattia che aveva più volte invaso il paese, chi temeva il tramutarsi del morbo in colera, che quasi ad ogni anno faceva la sua apparizione; chi dava la colpa al pane rincarato di ben due centesimi e- non ultimi - vi erano anche quelli che attribuivano una buona parte del male ...all'ospedale che stava sorgendo sul vialone della Beata Vergine delle Grazie.
Il dottor Ferrario si chiese più volte, nelle sue meditazioni, dopo le tremende giornate se « potrebbe per avventura a taluno nascere il dubbio che questa maniera di malattia, anzichè epidemica od endemica, dir si debba contagiosa ». Ma occorreva dimostrare che fosse importata diceva << ma non mi venne fatto di trovarlo, giacchè nessuno de' primi che s'incontrarono era stato fuori di Busto, nè ne' limitrofi paesi avevasi tal morbo ». Pensò alle belle uve bustesi, che da due anni << vedevansi schifosamente insozzate e guaste dal rovinoso oidio » : ma lo dovette escludere, avendo constatato che la malattia infieriva anche nell'interno del borgo, dove non crescevano viti. Gli parve allora ragionevole pensare che la alterna condizione dell'aere « caldo e secco » e le pioggie recenti portassero ad uno squilibrio elettrico, e cioè << l'improvviso mutamento dello stato igro-termo-elettrico dell'atmosfera >> favorisse il nascere e lo svilupparsi del morbo. Ma perchè  si disse Sacconago, in cui le condizioni atmosferiche erano identiche a quelle di Busto, non si ebbero ammalati? Pensò alla professione principale dei bustesi, ma anche questa ipotesi cadde perchè si riscontrarono ammalati anche fra gli artigiani e i contadini << ed anco persone di agiata condizione ». Occorrevano dunque scrive sempre il nostro medico - < cognizioni ben più ampie di quelle di un tapinello di medico condotto, a cui scarsissimo è il tempo per procacciarle e più scarsi ancora i mezzi... E se a taluno potesse parere che si cavasse troppo di sangue, o falsamente e dannosamente si lasciassero da banda i purganti, od altro di simile, io a costui farei notare che le malattie si modificano grandemente secondo i tempi e i paesi, i quali spesso dan loro una particolare fisionomia... ».
Eppure, a questo punto, il nostro medico aveva forse messo il dito sul giusto: il paese.
< Sonvi al nord-ovest di Busto continua il nostro e a poca distanza dal paese, parecchie cascinette fondate in mezzo ai colti, nè da essi divise per siepi o muri. Benchè un po' umide nelle stanze inferiori, si debbono considerare non pertanto come non insalubri abitazioni... Nell'interno del borgo avvi una contrada diretta dal sud al nord, abitata dal più minuto popolo che là vi è veramente intasato e stipato. Quanto sieno orribili quivi alcune abitazioni, e come vi si trascuri tutto ciò che non solo la polizia medica, ma l'istinto medesimo suggeriscono, io non voglio dirlo, per non destare in altri il ribrezzo che son costretto più volte a provare». (Che ne dicono i nostri urbanisti del 1956 che buttan giù le ville per costruirci dei palazzoni, e lasciano ancora in piedi queste brutture?). Ma continuiamo la lettura: << Granchè, granchè che ove è maggior l'opulenza, ivi siavi anco la più schifosa e ributtante inedia! Veramente gli estremi si toccano. Questa è la contrada di Savico, nome che alcuni vogliono derivare da Sanus vicus. Se ciò fosse, sarebbe pure la bella ironia... E, cosa strana ma pur vera, il morbo più infierì nelle cascinette che non nella sozza contrada di Savico. Ma ciò che non è punto strano, sibbene doloroso, mietè assai più vit- time in Savico, che nelle cascinette... ».
II povero dottor Ferrario, che nella divisione delle condotte mediche gli era proprio toccata quella dei quartieri più miseri « zeppi di poveri », iniziò la sua via crucis al rovesciarsi del secondo acquazzone. Quattro mesi esatti, senza riposo, di porta in porta, di cascina in cascina, a far salassi e fomenti, a guardar lingue e applicare sanguisughe, ma, sopratutto, a prendere amorosamente nota di tutto: del « garzonetto » Z. C., garzonetto di sarto, di anni 17 e mezzo, << d'abito scrofoloso » morto « un po' prima della mezzanotte, quantunque sollecitamente mi vi recassi »; della maritata R. M. << lavandaja, robusta e assai laboriosa », che spirò il 6 settembre « giorno piovoso e nubiloso »; della giovinetta G. G. di 18 anni, « di tempra delicata, pallida, amenorroica, tessitrice, nubile e di mal ferma salute »>, che morì il 2 settembre mentre si alzava << un impetuoso e freddo vento »; del contadino A. G. di anni 25, << robustissimo e assai faticante » che « reca stupore come duri in vita ». Tutto ciò di giorno in giorno, per quattro mesi, senza aiuto, peraltro richiesto ma negatogli dal podestà e dai savi municipali, che avevano evidentemente più a cuore le finanze comunali che la salute della popolazione
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23 Novembre 2023 - Giovedi' - sett. 47-327
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Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Toponimi di Mercallo
.14) Paradiso: un tempo la più grande cascina del paese, situata pochi metri a nord del centro cittadino. Il nome forse è dovuto all'ottima vista che si gode da questa posto e alla grandezza della costruzione che oggi, ristrutturata, ha dato vita a due grandi abitazioni distinte.
15) Paurèt: piccolo campo un tempo coltivato sulla sponda sud del Lago di Comabbio ora diventato boschivo e paludoso a causa dell'abbandono (v. Cadrezzate).
16) Pintisin: bosco situato tra le piccole valli create tra il Monte della Croce e la Bellingera, oggi zone boschive e che un tempo ospitavano piccole colture di uva. Il toponimo ha una etimologia incerta. In dialetto è nota la voce pintin (o pentin) che designa il "regolo", un uccello simile al passero. Potrebbe trattarsi, dunque, di un diminutivo.
Cosa ascoltare oggi
  1. RF299 - Radio Fornace del 30 giugno 2023  - redigio.it/dati2512/QGLN1176-Lago-Biandronno-02.mp3 - Lago di Biandronno - 8,58 -  -
Proverbi Milanesi
Se nel cervell te fee rotolà i penser, non te ghe dee el temp de formà ragner!
Se nel cervello fai rotolare i pensieri, non gli dai il tempo di formare ragnatele!
Un detto ormai caduto in disuso, ancora validissimo però per il suo significato. Era citatissimo per coloro che dimenticavano sovente di tenere fede agli impegni assunti; l'allusione alle ragnatele era un invito a pensare e ragionare per ricordare.
Tradizioni culinarie di Crema
Miracolosamente sospesi fra dolce e salato, nobilissimi, i "turtei" si gustano tradizionalmente conditi con burro, salvia e abbondante grana grattugiato. Quale occasione migliore per farlo nell'annuale Tortellata Cremasca, puntualmente imbandita in piazza a Crema per Ferragosto?
LE COTICHE E I FAGIOLI Sarà meglio invece attendere giorni meno canicolari per assaporare altre specialità del territorio cremasco e cremonese, come le cotiche con i fagioli dell'ochio. Lessati con rosmarino i fagioli preventivamente bagnati, le cotenne scottate, tagliate a listerelle, infarinate e rosolate nel burro, bagnate di Marsala, saranno lentamente cotte per un paio d'ore con pelati aggiungendo di tanto in tanto un poco di brodo dei fagioli, uniti una decina di minuti prima di concludere per "maritare" i sapori e servire il tutto spolverato di grana grattugiato con crostini di pane. In tutta la Lombardia si pratica una variante fatta con fagioli borlotti lessati, ma in questo caso, bollite lungamente a parte anche le cotiche con aglio, cipolla e sedano, si uniscono gli uni e le altre in casseruola con un soffritto di carota, cipolla, sedano e lardo appassito nel burro, facendo insaporire adagio per una mezz'oretta con pomodoro e qualche cucchiaiata di brodo delle cotiche, assaporando infine il tutto con la benedizione di un rosso asciutto e corposo.
Lago di Comabbio
Il Lago di Comabbio è un'altra oasi naturalistica di notevole interesse. Possiede tra le piante che ornano le sue rive delle vere e proprie rarità, soprattutto nella fascia di vegetazione galleggiante. Tipica è la pianta i cui frutti sono noti come "castagne d'acqua", ancora oggi mangiate dalla gente del lago.
La bassa profondità nonché lo scarso ricambio delle acque del Lago di Comabbio favoriscono durante il periodo invernale la formazione di uno strato di ghiaccio di discreta dimensione e sin dai tempi più antichi le comunità rivierasche godevano del diritto di uso civico della cavatura del ghiaccio, che veniva raccolto in ghiacciaie per la conservazione del pesce e di altre derrate alimentari.
La baia di Corgeno
Un'area poco conosciuta offre peculiarità rilevanti dal punto di vista ambientale, naturalistico e storico. La fioritura delle piante acquatiche e la nidificazione di molte specie di uccelli di palude rende questi ambienti particolarmente interessanti nel periodo primaverile. - La sponda meridionale del Lago di Comabbio, nota come baia di Corgeno, è una area verde in cui nidificano molte specie di uccelli acquatici e di anatre. Questo specchio si d'acqua si caratterizza anche per l'alta pescosità, con un patrimonio ittico vasto, costituito soprattutto da lucci, lucci perca, scardole, carpe e tinche. - La frazione di Corgeno offre al visitatore la possibilità di percorrere un itinerario naturalistico noto come 'Percorso Acqua', che costeggia le rive del lago, inoltrandosi nei canneti circostanti, attraversando una spiaggia attrezzata ed un centro di canottaggio tra i più importanti della zona. - Sempre a Corgeno si trova una buona parte di quell'area lacustre nota come "palude di Mercallo" per la quale è documentata la presenza di antiche popolazioni d'origine celtica, chiamate "Corogennates":- in questa zona, dove il lago si fa sempre più paludoso, sono stati infatti scoperte alcune palafitte, le uniche che siano state rinvenute sul Lago di Comabbio e che insieme agli impianti palafitticoli del vicino Lago di Varese, costituisce un sistema archeologico tra i più importanti al mondo. La scoperta di tali insediamenti preistorici risale alla fine del diciannovesimo secolo, periodo in cui la febbre dell'archeologia ha permesso il ritrovamento di molte testimonianze sul territorio varesino.
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24 Novembre 2023 - Venerdi' - sett. 47-328
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Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Toponimo di Comabbio
3) Biès: piccolo terreno all'interno del Prin. L'etimologia del termine è incerta. Biès può essere fatto risalire alla voce dialettale pubiée "pioppeto" (cfr. Biée microtoponimo presente nel comune di Pura nel distretto svizzero di Lugano)con la presenza del suffisso -icum, largamente attestato tra i fitotoponimi, che spiegherebbe così l'insolito esito in -s finale praticamente assente in quest'area dialettale. Un'altra ipotesi foneticamente plausibile è *abietum "insieme di abeti", etimologia meno probabile, però, vista la scarsa presenza della pianta a questi livelli altimetrici.
4) Bosch a Fusitt: (Fufit) è il bosco che si incontra una volta superato il Morasson. Il bosco ha un nome di dubbia origine che seguendo le leggi fonetiche difficilmente può risalire ad un diminutivo del termine dialettale fòs "fosso". I parlanti locali assicurano comunque l'ampia presenza di fossi, utilizzati per drenare il terreno umido e renderlo disponibile alla coltivazione (v. Cazzago Brabbia)
La bicicletta
Bicicletta a scatto fisso - Incontro tra un'auto e alcune biciclette a scatto fisso. Cosa hanno in comune? Sia quest'auto che le bici non hanno i freni. - « Bella, ma dove sono i freni? » - (Uno che non ha capito bene cosa si intende per scatto fisso. )
La bicicletta a scatto fisso è un tipo di bicicletta dove, per mancanza di voglia dei costruttori, mancano il cambio, i rapporti, i freni e qualche volta anche il sellino (es. bici per sole donne o diversamente maschi)[6]. Questo implica la totale mancanza di meccanismi a ruota libera: in altre parole, vuol dire che il movimento della pedalata viene trasmesso direttamente alla ruota. Sarebbe quindi teoricamente possibile andare in retromarcia pedalando all'indietro, ma qualcuno ha decretato che questo metodo serva a fermarsi. La risposta dei nostri esperti è stata boh.
Uso consigliato: solo per gli amanti dell'adrenalina pura. Infatti nel 98,7% dei casi una frenata con questo tipo di bicicletta porta inevitabilmente alla rottura dei tendini delle gambe.
BMX - Questa non è una BMX, ma un truzzo la comprerebbe comunque. - « Minchia, oh! » - (Truzzo su bmx, poco prima di perdere tutti i denti.)
Le BMX, dette anche bici per nani, sono biciclette monomarcia, leggere e robuste ideate per i truzzi che vogliono apparire spettacolari. Sono talmente piccole che su di esse vengono spesso montate le ruote degli skateboard. Siccome i tracciati di gara riservati a queste bici sono caratterizzati da dossi, curve paraboliche, botole e massi rotolanti, solitamente chi le compra è convinto di aver comprato un mezzo da motocross. Uso consigliato: per chi vuole rendere ricco un suo amico dentista.
Specialità culinarie milanesi
Per realizzare piatti di settima scelta, la cucina milanese vanta una varietà e una qualità che poche città al mondo si possono permettere. La straordinaria gastronomia milanese richiede una preparazione fuori dal comune che solo i veri milanesi posseggono e si tramandando gelosamente di generazione in generazione. Come esempio di piatti intricati possiamo contare:
La polenta: difficilissima prelibatezza che si prepara mettendo la farina gialla nell'acqua bollente e lasciandola lì senza far niente fin quando diventa simile al purè, ma più grumoso.
Il risotto alla milanese: altro impervio piatto che si prepara mettendo il riso a bollire nell'acqua e quando è quasi cotto si aggiunge lo zafferano.
La cotoletta alla milanese: piatto che non è costato niente in termini di creatività in quanto scippato impunemente alla cucina austriaca (la famosa viennese, così si chiama l'originale).[4] Si prepara immergendo la carne nell'uovo sbattuto, passandola nel pangrattato e, infine, friggendola nel burro. Ottimo modo per accorciarsi la vita di un anno ad ogni morso.
La pizza, quella vera, quella egiziana.
Basta. Finito. Non c'è più niente di niente. Zero. Out. Stop. Finish.
Tuttavia, Milano esprime il meglio della propria gastronomia nella pasticceria, vero fiore all'occhiello che rende questa città famosa in tutto il mondo. Tra gli antichissimi e squisiti dolci possiamo citare, tra gli altri:
La torta di mandorle: il capolavoro assoluto, il dolce che esprime tutta la forza e il carattere della terra milanese. Il segreto è nelle mandorle, provenienti al 100% dalla Puglia.
Il panettone: dolce natalizio originale creato a Milano e che giusto a Milano piace, in quanto tutto il resto dell'Italia ne è disgustata e preferisce dolci più sfiziosi o, in alternativa, il pandoro.
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25 Novembre 2023 - sabato - sett. 47-329
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Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio  
Toponimi di Mercallo
12) Monte della Croce: altura che si erge a ovest del comune di Mercallo e a sud del Monte Pelada. Raggiunge i 450 metri di altezza ed è quasi il doppio di estensione rispetto al Monte Pelada. Il toponimo è frequentissimo in tutta la Lombardia e compare anche a pochi chilometri da Mercallo nel comune di Taino. Il monte è amministrativamente sotto il limitrofo comune di Sesto Calende, ma una piccola parte si trova nel territorio di Mercallo. La parte declinante caratterizzata da una fitta boscaglia è denominata dagli abitanti di Mercallo Buréta (nome che può essere visto come un collettivo in -etum del termine dialettale bóra "tronco d'albero abbattuto" ed indicava, forse, un luogo in cui si affastellavano i tronchi)
13) Montrucco: in dialetto Montruch. Zona leggermente in salita che un tempo ospitava una cascina situata sopra l'attuale cimitero comunale. È incerta l'etimologia del nome. In dialetto esiste il termine montarüch "monticello", a cui si potrebbe ricondurre. E' possibile anche una storpiatura del ricorrente toponimo dialettale Moncücch "Moncucco" (v. Comabbio ).
Milano turistica
Milano può vantare, inoltre, grandi bellezze naturali. Ad esempio l'imponente fiume (ah ah ah) Naviglio, dotato di una portata d'acqua di tre sputi al minuto, oppure il vasto lago (ah ah ah) Idroscalo, che 70 anni fa ai tempi del Duce era una pista per idrovolanti, e che ora s'è trasformato in meta di trans brasiliani (viados), che in estate ballano il samba in tanga e suonano il berimbau, tra mangiate di churrasco, bevute di capirinha, e inculate a trenino molto ammirate presso i maggiori voyeur cittadini (presenti anche a Parco Lambro). Oramai non vola più nulla sull'Idroscalo, tranne le zanzare tigre, che in estate insanguinano le piacevoli serate; munirsi quindi di zampironi al napalm e retine, nonché lanciafiamme. Comunque si può passare una piacevole serata con una cenetta a lume di candela in compagnia della fauna locale: pantegane di fogna che fanno il bagno e aspettano di mangiare i vostri avanzi di cibo, come l'orso Yoghi a Yellowstone. Inoltre, Milano vanta una posizione strategica: con sole 4 ore di macchina ci si può divertire sciando sulle Alpi e con sole 7 ore si può andare a fare una nuotata nel mare.
Oroscopo universale
Leggete l'oroscopo che segue, è stato scritto appositamente per voi: «Alcune delle tue aspirazioni tendono a essere poco realistiche. A volte sei estroverso, affabile, socievole, mentre altre volte sei introverso, diffidente e riservato. Hai scoperto che talvolta non è saggio rivelarsi troppo francamente agli altri. Ti vanti di essere un pensatore indipendente e non accetti l'opinione degli altri senza prove soddisfacenti. Preferisci una certa quantità di cambiamenti e di varietà e ti senti insoddisfatto se ti trovi di fronte a restrizioni e a limitazioni. A volte hai seri dubbi se hai preso o meno la decisione migliore o fatto la cosa giusta. Disciplinato e controllato all'esterno, dentro di te tendi a essere ansioso e insicuro. Nell'adolescenza hai avuto qualche problema. Pur avendo qualche debolezza di personalità, sei generalmente in grado di compensarla. Hai una gran quantità di capacità inespresse che non hai diretto a tuo vantaggio. Hai la tendenza a essere critico di te stesso. Hai un forte bisogno di piacere e di essere ammirato dalla gente». Vi siete riconosciuti? Non c'è da stupirsi: si tratta di una collezione di frasi generiche c he vanno bene per chiunque, raccolte dallo psicologo Bertram Forer per dimostrare il fenomeno noto come «effetto Barnum». Secondo tale fenomeno le persone accettano volontariamente interpretazioni della personalità composte di frasi vaghe che si adattano bene a gran parte della popolazione. Ecco perché quando leggiamo l'oroscopo tendiamo a credere che dica il vero.
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26 Novembre 2023 - Domenica - sett. 47-330
redigio.it/rvg100/rvg-47-330.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
La presentazione del pranzo al bar per il 26 novembre, la festa di capodanno anche per i ragazzi e bambini e la notizia dell'annullamento della gita a Santa Maria Maggiore per i mercatini.
Notizie dal Villaggio
Carissimi Soci…. Ci riproviamo ! Sabato 9 Dicembre ,  Vorremmo organizzare la gita natalizia ai mercatini tradizionali di Santa Maria Maggiore.  Partenza dal Villaggio h 9 (arrivo a S.Maria alle 10.30 circa ) e rientro h 17 .  Quota iscrizione pullman 17 euro . Avremmo però bisogno della conferma di partecipazione entro sabato 18 novembre per poter opzionare il pullman.  Tutti i dettagli in locandina.
Carissimi , opzione mercatini prorogata fino al 24 novembre  Siete ancora in tempo
Toponimo di Comabbio
5) Boschi di Razzit: (Razit) questo bosco costeggia il sopracitato Morasson. L'etimologia del termine è dubbia. Forse il nome è da far risalire ad un soprannome o nome di persona.
6) Brugo: zona ai confini del comune non colitvata e caratterizzata da erbacce e sterpaglie denominate genericamente brugo "erica". (V. Cazzago Brabbia n. 2).
7) Brusisch: (brüfisc) stretta e ripida zona che unisce Comabbio al lago di Monate. La voce deriva dal verbo brüfà "bruciare" e in dialetto non vuole dire altro che un "appezzamento di bosco ripulito* forse con l'utilizzo proprio del fuoco.
Bicicletta
Bicicletta pieghevole - Una bici troppo pieghevole. - « Ho continuato a piegare, piegare, piegare...ad un certo punto è sparita. » - (Qualcuno che si è fatto prendere la mano.)
Le biciclette pieghevoli sono una via di mezzo tra una bicicletta normale e un monopattino. Hanno in comune con le BMX la dimensione ridotta, che provoca ilarità nei passanti. Negli ultimi anni hanno riscosso molto successo, insieme al segway, come mezzo alternativo per combattere l'inquinamento. Nessuno ha capito che in realtà queste non sono altro che biciclette normali rimpicciolite e scomode. Però in questo modo fanno molta tendenza. Uso consigliato: per chi vuole apparire fashion.
Tandem -    La stessa cosa ma di più: Tandem. - O uno dei due si è seduto al contrario, oppure è un tandem dell'Ikea e l'hanno montato male. Comunque, entrambi lo scopriranno quando andranno a stamparsi contro un palo. Diciamo tra poco. - « Ma certo che sto pedalando! » - (Stronzo che siede dietro su tandem.) - Questa è la bici ideale per chi vuole provare l'ebbrezza di sedersi su un sellino, facendo però pedalare un altro. Il risultato finale assomiglia quindi a quello ottenuto con la bicicletta a pedalata assistita. Uso consigliato: ogniqualvolta avrete voglia di prendere per i fondelli un ciclista. Basterà infatti far credere al suddetto ciclista che siete appena diventati appassionati di ciclismo e siete ansiosi di praticare questo nobile[citazione necessaria] sport, magari con l'aiuto di un vero esperto (ovvero lui). Poi fatelo sedere nel posto davanti; quando siete stanchi, semplicemente alzate le gambe. Occhio a non farvi sgamare...risate assicurate!
Cosa ascoltare oggi
  1. RF298  Radio Fornace del 29 giugno 2023 - - redigio.it/dati2512/QGLN1175-Lago-Biandronno-01.mp3 - Lago di Biandronno - 7,41 -
Proverbi Milanesi
Vardà i tosann a l'età che l'è semper moll a se conclud nagott é ven el stortacoll!
Guardare le ragazze all'età che è sempre molle non si conclude nulla e viene il torcicollo!
Significativo motteggio per quegli uomini che ammiccano ancora da vecchi galli alle ragazze, anche con pretese di presunta esuberanza mascolina. Poichè per la strada questi maturi ganimede si voltano frequentemente per vedere anche da retro certe rotondità corrono il rischio di farsi venire un torcicollo.
Il museo del Duomo
Sperando di fare cosa gradita  riordiamo la proposta di un In Giro per Milano –
Visite Guidate per Tutti del fine settimana - Buona partecipazione e… passate parola!
Domenica 26 Novembre ore 15:30 - Il Museo del Duomo: la Cattedrale infinita
Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, inizia la costruzione della Cattedrale nel 1386: stile e materiali non sono quelli abituali in città e questo rende da subito l'imponente cantiere un luogo di scambi internazionali tra ingegneri, artisti e maestranze, che vi collaborano per secoli. Attraverso le sale del Museo del Duomo, riscopriamo non solo la storia e le numerose leggende di quello che viene considerato il simbolo del capoluogo lombardo, dalla sua fondazione fino al XX secolo, ma anche la storia della stessa città, ammirando dipinti, sculture, vetrate, arazzi, bozzetti e grandi modelli architettonici.
Fiera Benefica Natalizia San Vincenzo
Ricordiamo inoltre che Da giovedì 23 a domenica 26 Novembre ore 10:00–19:00
Circolo Filologico Milanese Via Clerici, 10 0121 Milano MM1 Cordusio)
Come ormai da tradizione, un'importante occasione per anticipare gli acquisti dei regali natalizi con doni di qualità che aiutano ad aiutare
Nella splendida cornice del salone Liberty  del Circolo Filologico Milanese una fiera benefica organizzata dai volontari Vincenziani a favore delle povertà cittadine dove troverete anche i libri Meravigli
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RVG settimana 46
 
Radio-Video-Giornale del Villaggio
 
Settimana-46 del 2023
 
RVG-46 - da  - Radio-Fornace
 
Settimana 46        2023-11-13  -  Novembre - Calendario della settimana
lunedi        13/11       settimana 46        317 giorno
marrtedi        14/11       settimana 46        318 giorno
mercoledi        15/11        settimana 46        319 giorno
giovedi        16/11        settimana 46        320 giorno
venerdi        17/11        settimana 46        321 giorno
sabato        18/11        settimana 46        322 giorno
domenica        19/11       settimana 46        323 giorno
 
13 Novembre 2023 - lunedi - sett. 46-317
redigio.it/rvg100/rvg-46-317.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Villaggio
villaggio - spese 2023 - 01/01 400+luce rata1- 01/03 450 rata2 - 01/05 450 rata 3 - 01/07 - 450 rata4 - 01/09 450 rata5 - 01/10 253 ripianamento per anno 2022 - 01/11 200E (ancora solo per 2024 2 2025) 01/12 300 per concludere a 3053 euro pagati nel 2023
E' previsto per l'anno 2024 la quota annua di circa : vedi verbale assemblea. ( secondo i miei conti e previsioni: 2900)
Richiesta di volontari
Si tratta di aiutare per l'installazione dell'arredo natalizio.
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
RVG significa Radio Video Giornale - Un servizio ideato e creato da Radio_Fornace  per il Villaggio. -
- RADIO - perche' gia' Radio-Fornace come servizio esiste da tre anni in formato  *.mp3 (in rete privata)-
- VIDEO -  perche' sono in allestimento video da mediamente 4 minuti da vedersi solamente in schermi televisivi approntati solo nel villaggio (aggiornati occasionalmente) - formato *.MP4
- GIORNALE -  Tutte le infornazioni possono essere lette in *PDF
RVG e' un settimanale (a costo = 0) ideato per dare informazioni calendarizzate nei tre  formati per il servizio LUDICO 2024 e quanto concerne la vita del villaggio.  Articoli di una decina di righe con contenuti ad uso pubblico, sono ben accetti  in una rubrica adatta.
Viaggio nel tempo
Un buco nel Boeucc - (4-5 novembre 1876) leri, il cuoco dell'osteria del Boeucc, nella nuova via Dogana, passò un brutto quarto d'ora. Era intento a battere delle costolette nella sua cucina negli ammezzadi, quand'ecco sente sprofondarsi sotto i suoi piedi il terreno. S'apre un buco con gran fracasso e la sua gamba sbuca dal soffitto della sottoposta tipografia Simonetti. Alle sue grida si corre, lo si estrae dal foro, si chiama un assistente tecnico municipale per ovviare al pericolo che tutto il pavimento crollasse, ma ecco, quegli mette appena il piede sul pavimento che un altro buco si apre stridendo e l'assistente municipale vi sprofonda esso pure con una gamba! La casa fu fatta costruire dal Municipio ed è quella  che l'anno scorso salutò nel modo identico un inquilino dell'ultimo piano!
Dove andare -
Carnevale sabato grasso - LAVENO-MOMBELLO (Varese)
Gruppi mascherati e gran sfilata di carri allegorici.
Fiera campionaria e della ceramica ultima settimana di luglio
Rassegna della produzione locale, specie di opere in ceramica che è molto nota e apprezzata.
Concorso delle barche illuminate 15 agosto
Le luminarie sul lago Maggiore sono una tradizione caratteristica di questo paese e costituiscono un suggestivo spettacolo con la sfilata delle tipiche barche dei pescatori, tutte illuminate e addobbate secondo un soggetto o una allegoria particolari. In chiusura, grande spettacolo piroecnico sull'acqua.
Toponimi di Mercallo
1) Bellingera: cascina situata tra la sponda ovest del Lago di Comabbio e il Monte della Croce, su un poggio che domina il comune. Il nome può essere ricondotto ad un cognome Bellingeri che a sua volta può riflettere un antico Belingario (cfr. Bellingera, casale presso Turro-MI-)108
2) Bettolino: Beturin in dialetto, è una grande cascina sita ad est della provinciale 629 nella parte bassa del paese verso il lago. Il toponimo è ricorrente in tutta Italia. In tutte le sue varianti possibili (Bettola, Bettolina, Bettolino) sempre con il significato di "luogo che ospita vetturali o viandanti in genere" 109.
Cosa ascoltare oggi
  1. RF303  - - redigio.it/dati2512/QGLN1180-Lago-Biandronno-06.mp3 - Lago di Biandronno - 9,44 -  - Radio Fornace del 04 Luglio 2023 -
Storielle
AMORE PLATONICO - Vedere e non toccare è una cosa da imparare. (Proverbio italiano)
Compatitemi pure, scuotete la testa, ridete se la cosa vi fa ridere, ma io avrei voluto innamorarmi platonicamente: anche a rischio di far pensar male, di sentirmi citar continuamente a beffa il verso di Aleardo Aleardi: Si guardan sempre e non si toccan mai (son le due isolette vicine, simbolo dell'amore platonico romantico).
E come quel personaggio d'un "racconto idiota" di Alphonse Allais, che diceva:
"Io sono un tipo sul genere di Balzac. Bevo una quantità enorme di caffè.
lo sono un tipo sul genere di Napoleone. Mia moglie si chiama Giuseppina.
lo sono un tipo sul genere di Molière. Sono becco", avrei proprio voluto dal canto mio poter dire:
"Io sono un tipo sul genere di Dante: amo una donna d'un amore come quello di Dante per Beatrice": anche a rischio d'esser mandato da quella donna all'Inferno, anche a rischio di non esser creduto dagli amici: e quel ch'è molto peggio, da me stesso. "Sai? Amo una donna d'un amore platonico". "Non ci credo".
"Nemmeno io".
 
14 Novembre 2023 - Martedi' - sett. 46-318
redigio.it/rvg100/rvg-46-318.mp3 - Te la racconto io la giornata
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Prefazione
(questo libro e' stato scritto nel 1956 e di dati e fatti narrati sono presumibilmente del 1856 e dintorni)
Le pagine che seguono non sono una Storia con la maiuscola: sono gli appunti frettolosi di un cronista che ha vissuto alcuni avvenimenti, sulle carte piene della polvere di cent'anni fa e ancora odorose di sigaro to- scano, quei sigari che i nostri nonni fumavano fino a bruciarsi i baffi.
Sono appunti, raccolti alla meglio, per curiosità e per diletto, senza nessun legame fra di loro e, molti, senza fine perchè le carte si sono disperse qua e là negli anni. Vogliono solo servire, se riescono, a far rivivere qualche isolata vicenda, un sorriso, un ricordo. Perchè molte volte, nella ricerca curiosa, ci si trova davanti a figure di uomini che ci sembra di avere già conosciuti, coi quali abbiamo già simpatizzato e parlato, e ai quali noi vorremmo oggi rispondere come se ricordassimo, come se avessimo vissuto con loro, come se questa separazione degli anni non fosse mai esistita. Qualche volta mi è successo perfino di sentire la loro voce, poveri nostri bisnonni di tanti anni fa, quando guardavo quei bei svolazzoni delle loro firme ancora fresche di sabbiolina minuta.
Queste pagine sono dunque il tentativo, un po' alla buona, di far conoscere gli uomini bustocchi nel loro ambiente, e con le loro stesse parole, che ho sempre cercato di trascrivere fedelmente. In verità sarebbe stata mia intenzione quella di presentare solo le loro pagine, senza commento, ma non ho saputo resistere alla tentazione di metterci anche qualche spiegazione, o meglio, qualche fronzolo mio. Posso assicurare però, che tutto è stato tolto di peso dalle loro carte e che la fantasia è servita solo a rivestire di parole avvenimenti realmente accaduti e dei quali è rimasta comunque una traccia.
Nel prossimo martedi', il primo capitolo
Editoriale di RadioFornace
E' certo che dovremmo risparmiare denaro comune nel villaggio. Dovremmo intervenire in qualche modo e da qualche parte, c'è chi propone di chiudere il ludico quindi non si fa più niente. Benissimo ma nessuno impedisce che si possa anche chiudere anche, e nel frattempo anche la piscina che non è poco.
Una cosa però è possibile ed è doverosa e sta anche nei miei progetti.
cominciamo dalle piccole cose.  esempio sarebbe:  il ludico per la sua attività ha bisogno di ore e ore della dell'aiuto delle segretarie sia per fare i volantini, per fare le brochure, per stamparle e portano via un bel po di ore. Se ludico si organizza bene nella sua pubblicità o informazione potrebbe evitare tutte  queste ore di lavoro alle segreterie le quali possono dedicarsi a fare dell'altro a fare il loro lavoro. Che ognuno faccia il suo e completamente., non che abbia sempre bisogno di altri, perché il lavoro degli altri sembra che sia gratis e non valga nulla. Risparmiamo il lavoro anche degli altri
Note del giorno
L'infermeria. La sua funzionalita'  - Ne parlerempo in seguito
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
Viaggio nel tempo
Garibaldi fu cremato - (2-3 agosto 1886) La Nuova Lega Anticlericale milanese, nell'assemblea tenuta ieri, votava alla unanimità il seguente ordine del giorno: «La Nuova Lega Anticlericale milanese, mentre invita tutte le Associazioni politiche e militari e specialmente i reduci garibaldini e le Società anticlericali a promuovere una seria agitazione perché siano scrupolosamente eseguite le ultime volontà di Giuseppe Garibaldi, invita la Società di cremazione, quale ente morale riconosciuto, ad intimare legalmente alla famiglia Garibaldi, il rispetto della volontà espressa dal Generale in riguardo alla cremazione del di lui cadavere».
Le nostre parole
Matòcch = stupido, scimunito o anche pazzerellone, bello spirito, leggerone, che ama divertirsi e divertire. Significa inoltre, in accezione affettuosa, scioccone, stupidone. Il peggiorativo matucàsc può avere sia lo stesso significato affettuoso, sia quello di povero di spirito: l'è 'n póar matucàsc = è un povero di spirito, inoffensivo.
Dove andare -
Fiera del Cardinale la prima domenica di ogni mese  - CASTIGLIONE OLONA (Varese)
Così denominata a ricordo del cardinale Branda Castiglioni che, nel 1400, volle edificare sulla rocca una cittadella, arricchendola di monumenti e di pregevoli opere d'arte. La famiglia del cardinale conservò il possesso del paese fino al XVIII secolo. La fiera è divenuta una delle più importanti d'Italia per l'artigianato e l'usato, e una delle più serie e qualificate in quanto l'autenticità degli oggetti esposti è sempre rigorosamente controllata.
Per l'intera giornata il borgo medioevale, a partire dalla piazza fin sull'erta ciottolata che porta alla Collegiata e al Battistero, è invaso da una folla enorme tra variopinte bancarelle, spettatori, mercanti, curiosi, esperti. Il giro di affari è altrettanto notevole. Si trovano gli oggetti più disparati, dai grandi mobili di pregio ai libri antichi, da ceramiche di valore a piccoli oggetti di artigianato minore. Vi sono anche antiche botteghe, come per esempio per il restauro, ed è ritornata la usanza di impastare il cosiddetto << pane del Cardinale », dolce caratteristico del luogo. A volte, compaiono quei pochissimi superstiti di un'antica tradizione che sono i cantastorie: a suon di fisarmoniche, sassofono e batteria cantano canzoni, di solito storie patetiche e drammatiche, e vendono oggettini di carattere religioso come le medagliette dell'immagina della Madonna o scatolette con l'effige del Papa-
Cosa ascoltare oggi
  1. RF302 - redigio.it/dati2512/QGLN1179-Lago-Biandronno-05.mp3 - Lago di Biandronno - 8,40 -  - Radio Fornace del 03 luglio 2023
15 Novembre 2023 - Mercoledi' - sett. 46-319
redigio.it/rvg100/rvg-46-319 .mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
La nuova rata di dicembre 2023 da pagarsi in dicembre
Note del giorno
Note sul "campone" . Qualche giorno fa ho fatto un giro per il parcheggio guardando il campone del quale ne ho fatte delle fotografie e finiranno su video. Il tutto abbastanza a posto e in ordine, pulito sicuramente perché non ci hanno pensato quelli che ne fanno uso, ma sicuramente andato al costo del villaggio,e questo va detto.
Per chi vorrebbe risparmiare, potrebbe essere una voce interessante.
La pulizia del campone è fatto una volta 2 o tre o piu'. Molte di piu' quando ci sono i fruitori.
Chi ha buoni pensieri di risparmiare e che se  inventi pure qualcosa.
Sotto il tendone tutte le sedie erano ben ammonticchiate. per poter passare l'inverno, ma anche il campo, a parte l'erba alta, che, vabbè, si potrebbe dargli un colpetto e poi c'è la parte ripida quella parte che dal parcheggio al campo va su fino allo stradone. -  Sarebbe interessante fare un bel po di pulizia quindi sfogliare via anche parecchio tenere pulite le piante e siepi. - tanto è difficile che qualcuno possa fermarsi sulla strada e di lì sul passare e scendere. -  però almeno per quattro o 5 m anche sei in certi posti e se si riesce a pulire appunto tutta questa parte di siepi o anche le piante che potrebbero soffrire di questa invasione di piccole piante invadenti
E liberare anche quel passaggio pedonale che una volta, tantissimi anni, fa non ricordo si chiamava il sentiero dell'amore o delle passeggiate romantiche e si poteva anche passare ma solo in  quei 50 cm che ancora ci sono ed è possibile probabilmente usufruire.
Arrivare al taglio di quelle siepi e invadenti fa bene all'occhio, poi sembrerebbe che il posto sia anche più largo e non sarebbe male nel campone. -  teniamo presente che ci sarebbe da spendere anche un bel po di soldi ancora, e non pochi,  ci sarà una certa valutazione, e  dobbiamo rendere conto e la rete,  tutte le reti che vanno verso con l'officina di riparazioni che c'è in fondo,  e su quella sulla strada i pali sono marciotti e alcuni sono anche già un po' handicappati, che stanno lì e non cadono sulla strada perché c'è la rete che li tiene assieme rete che naturalmente ha il suo tempo e poi dovrebbe essere rifatta.
Ci aggiorniamo prossimamente
(Queste note sono registrate in diretta - L'italiano scritto e' andato in vacanza)
Editoriale
Il progetto RVG e' comunque partito indipendentemente dalle informazioni del  LUDICO, dall'offerta presentata al Consiglio, dalle fazioni, e alla distibuzione, ecc.
RVG - notizie
RVG, Ho aggiunto a questa rubrica anche dei libri il martedì e il venerdì, due libri separati di un capitolo ciascuno. Martedì un capitolo di un libro, il venerdì un capitolo di un'altro. come finirà poi il discorso?
Nn fondo all'anno o in fondo all'ultimo capitolo ci sarà non solo l'audiolibro ma anche tutto il testo che potete tenerne a cuore e ascoltarlo e anche leggerlo se volete in tutte le forme possibili che a richiesta riesco a fare,
Tutto meno che carta stampata,che  è l'unica cosa che ha un costo e non mi riguarda
Dove ci sono costi io non ci sono assolutamente, poi quando si parla di risparmiare, succede anche anche questo.
Questi libri parlano di storie precedenti e trattano di storia, quindi qualcuno potrebbe anche identificarsi con il bisnonno e forse con l'inizio della propria generazione
Sono libri che non si trovano in commercio,  questo ho detto.
Proverbio del giorno
Gh'è chi degiuna, chi s'empieniss el goss; chi mangia carna e chi resigna hi oss. - C'è chi digiuna, chi si riempie il gozzo; chi ma ngia carne e chi rosicchia le ossa. Simile ad altri, questo motto denuncia apertamente opposti aspetti della società: la disuguglianza, l'abbondanza e l'indigenza. È ancora in uso; in forme diverse lo si trova anche in altri dialetti e in italiano. -
Folclore
Il gobbo - Accidenti, però: che full immersion nel remoto! È fantastico psi- canalizzarsi al computer. Ancor meglio della macchina per scrivere, poiché puoi correggere immediatamente e, come lo fai, pensi al seguito... e ti fai venire in mente ondate di ricordi...
Gobbo so pare
Gobba so mare
Gobba la figlia de la sorella
G'era gobba anca quella
G'era gobba anca quella
Gobba la nonna
Gobbo so nonno
Gobba la moniga nel convento
Gobbo quel diavolo mai contento
Del paron detto "gran cojon".
Mestieri di una volta
el molétta - El molettin
Mè pader fa el molétta e mi foo el molettin,
quand sarà mort mè pader faroo el molètta mí,
e zon e zone zi.
Mè pader el ciappa i zvanzigh e mí ciappi i quattrin:
quand sarà mort mè pader faroo el molètta mí,
e zon e zon e zi.
El molettin  - Il figlio dell'arrotino vuole onorare il mestiere del padre giurando che da grande ne proseguirà l'attività. L'ingenuità del "molettin" muove al riso, ma il ritornello "e zon e zon e zi" dà alla canzone una tal gaiezza, da far dimenticare ogni altra dimensione.
Quasi del tutto priva di carattere onomatopeico, a differenza di "Don, gh'è chi el moletta", la melodia si raggruppa in un tema di otto misure il cui giro armonico non va oltre la dominante, ed è più che altro una sillabazione del testo. Mè pader fa el molétta e mi foo el molettin, quand sarà mort mè pader faroo el molètta mí,
Cosa ascoltare oggi
  1. RF301 - Radio Fornace del 02 luglio 2023  - - redigio.it/dati2512/QGLN1178-Lago-Biandronno-04.mp3 - Lago di Biandronno - 720 -  -
 
16 Novembre 2023 - Giovedi' - sett. 46-320
redigio.it/rvg100/rvg-46-320.mp3 - Ti racconto il giornale
Nessuna notizia dal Villaggio
Dove andare
Presepio sommerso - Natale - LAVENO-MOMBELLO (Varese)
Anche questa è una tradizione antica e suggestiva: nel golfo vengono immerse le statue raffiguranti i vari personaggi natalizi, fatte in sasso di Vicenza, e ogni anno aumentate di numero, così da formare un singolare presepio sommerso di sempre maggiore dimensione. La deposizione di Gesù Bambino avviene la notte di Natale, nel lago illuminato.
Volontari cercasi:
- .  Si tratta della richiesta dei volontari  volontari che possono aiutare, un giorno di questi novembre, a montare gli allestimenti natalizi. Si tratta dell'albero, luci, colori, lampade, insomma tutto quello che si può fare. Naturalmente saremo coadiuvati per i lavori più pericolosi da chi è ha adetto ma a tutto il resto dobbiamo farcelo noi. Occorrono i volontari. Non sgomitate, mi raccomando.
Proverbio del giorno
Testa non doeur se cuu non voeur.
Testa non duole se culo non vuole. - Questo è il più schietto proverbio popolare milanese sulle alterazioni fisiologiche; il mal di capo,, come lo si definisce in altra maniera è spesso dovuto a cattivo funzionamento dell'intestino, il cui pertugio d'uscita è quello che scienza chiama «ano».
Mestieri di una volta
UL BRÜMISTA - Prima dell'avvento dei taxi, il servizio di piazza era esercitato con le carrozze che stazionavano in attesa dei clienti sui piazzali delle stazioni o altri luoghi strategici. Quando l'attesa tra un viaggio e l'altro era lunga, il brümista si preoccupava di abbeverare il cavallo con un secchio d'acqua presa alla fontanella pubblica, e gli appendeva, a mo' di museruola sotto il muso, un sacchetto con biada o avena. Espletate queste mansioni, attendendo il cliente, sonnecchiava seduto a cassetta al riparo di un ombrello che lo proteggeva vuoi dalla pioggia, vuoi dai raggi cocenti del sole.
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati1901/QGLF033-memorie-nostalgie.mp3 - Operazioni di tutti i giorni tanti anni fa nei luoghi vicini al lago di Comabbio - 5,21 - #50 #36 #48 - RVG
Cosi' di raccontava
El mari cattiv - Confessi el mè peccaa, me pias la donna, sì, la me pias in tutt i sò espression: vestida de gran sciora, de barbonna o bella biotta, a mia disposizion.
E poeu, la me pias bionda, rossa, negra, girada sul davanti e sul dedree, romantica, carnal, rognosa, allegra... Insomma, a mi me pias anca la miee.
Contraddizion? Ma no, perché in sostanza pussee di donn me pias la vedovanza: l'è bell debon sposaj, fà on poo de guerra e poeu infilaj ben ben sotta la terra. Per quest, invece de pregà Gesù,
te preghi tì, animascia de Landrù
IL GIARDINO DELLE DELIZIE
L'orto dei monaci - Descritto dagli antichi come un luogo paradisiaco, con il cristianesimo il giardino diventa specchio dell'Eden. E i chiostri delle abbazie, ricolmi di fiori, frutti e piante officinali, vere oasi di benessere
Recinzioni impenetrabili, una fontana perenne, angeli annunzianti, fiere mansuete, e ancora aiuole perfette, alberi sagomati e carichi di frutti, fonti e fontane, animali fantastici, gesti cortesi misurati e lenti, giochi di destrezza e parole d'amore, qualche rara immagine di lavoro. Questi i giardini che propongono le immagini dei manoscritti medievali. Giardini evocati dalla fantasia, costruiti sui simboli, lontani dalla realtà, dei quali si raccontano i particolari (recinzioni, aiuole, alberi e fiori, fontane) ma che sarebbe sbagliato pensare come proiezioni della realtà.
All'origine c'è la Bibbia, il giardino dell'Eden, che interpreta l'aspirazione archetipica dell'uomo di un mondo dove non vi siano animali feroci, non vi siano malattie, non vi sia la vecchiaia, con tanti alberi piacevoli a vedersi e con frutti buoni da mangiare, dove l'acqua dolce non manca mai, con qualche albero dalle virtù eccezionali; un luogo che s'addensa dei più elementari desideri degli uomini: «Allora il Signore Iddio con la polvere del suolo modellò l'uomo, gli sof fiònelle narici un alito di vita e l'uomo divenne essere vivente. Poi il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, a Oriente, e vi collocò l'uomo che aveva modellato. Il Signore Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli all'aspetto e buoni a mangiare e l'albero della Vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Dall'Eden usciva un fiume che irrigava il giardino, e da lì si divideva in quattro rami>>.
IL MISTERO SVELATO
Il giardino (termine che la lingua italiana mutua dal francese jardin, che a sua volta deriva dal franco gard, che significava luogo chiuso) nel Medioevo, come lo raccontano le fonti più accessibili, in immagini e scrittura, è un'idea piuttosto che una realtà, spesso espressione di una perfezione irraggiungibile e di un mondo perfetto. Nel giardino il tempo si ferma: è sempre primavera, nel giardino viene meno ogni necessità. È luogo dell'innocenza e della giustizia, luogo che può dare soluzione al disorientamento dell'uomo, ma in quanto tale è anche il simbolo della sua più profonda ricerca interiore; è il mistero svelato, la meraviglia e il piacere assoluto; la riconquista di una dimensione perduta. E insieme il luogo della trasformazione della natura a dimensione umana e momento di trasformazione dell'infinito in finito, come tale luogo di tranquillo rifugio, sia per l'ordine interno che si contrappone al disordine esterno il conosciuto allo sconosciuto - sia anche per la dimensione finita che lo rapporta alla vita dell'uomo. È il luogo dove trionfano i sensi: sfiorare i petali di una rosa, l'odore dei fiori, il gusto di un frutto, il colpo d'occhio di siepi e aiuole, il canto degli uccelli, possono dare un piacere sottile o esercitare a condizio- nare il corpo e la mente.
Difficile capire come fosse nella realtà, quanto fosse diffuso, quali piante vi fossero coltivate e come, se vi fossero tipi diversi da regione a regione; ancora più labile, la distinzione tra orto e giardino. Solo molto tardi, con il XII-XIII secolo, la terminologia comincia a definirsi e a distinguere, le fonti documentarie cominciano a lasciare testimonianze, più frequenti in alcune regioni europee.
NATURA E CULTURA
La società romana della pars Occidentis dell'Impero, dopo il 476 d. C., da quando i popoli germanici foederati fondarono al suo interno regni nei quali l'elemento romano e quello "barbarico" in vario modo convivevano, continuò a lungo a mantenere i suoi caratteri e i suoi quadri istituzionali, a livello provinciale e municipale, ma vide progressivamente decadere e destrutturarsi quelli socioeconomici e culturali.
Mutarono progressivamente, in particolare, le abitudini alimentari, i caratteri produttivi e il rapporto con l'ambiente e con la natura. I popoli insediatisi all'interno del limes sono portatori di un tipo di alimentazione fondato sui grassi animali e sulle proteine, e per ciò occorrevano spazi aperti per l'allevamento di bovini, ovini e caprini; all'agricoltura si sostituì soprattutto un'economia di raccolta. Boschi e brughiere tornano a invadere in parte le aree che in età romana erano state deputate all'agri- coltura; scompaiono, o si contraggono, anche quelle più o meno vaste estensioni di terreno che i Romani avevano adibito (all'interno dei cent demici o, più spesso, fuori di essi) horti (per gli antichi un luogo protetto, spesso chiuso, dove erano colt vate le verdure per l'alimentazione ma anche alberi fruttiferi, fiori e verde per il piacere), a pomaria (frutteti), a viridaria (termine più generale, ripreso in seguito nel francese antico vergier, che indica un luogo verde per alberi, arbusti ed erbe, al quale cor- rispondono i nostri orti, giardini e verzieri) e che in rapporto alla loro estensione, al loro aspetto, alla loro funzione, avevano in passato rivestito differenti funzioni: alimentare, igienica, medica, estetica, simbolica; che erano stati insieme luoghi dell'utile e del piacere.
L'afflusso di genti abituate al nomadismo, o all'economia fondata comunque sull'allevamento e sulla raccolta , mise in crisi l'antica volontà dell'uomo - sostenuta da una tecnica sapiente di controllare la natura e  piegarla al suo volere governando la e qualità delle colture e lo sbocciare, il crescere, il maturare di piante, fiori e zi frutti, gestendo la qualità dei suoli,l'apporto delle specie animali, il flusso delle acque, in un sapiente ed equilibrato rapporto con i microclimi e con l'avvicendarsi delle stagioni. Tende in altre parole a scomparire, con quello che noi siamo abituati a definire Alto Medioevo (secc. V-IX ca.), il prodigioso effetto dell'incontro fra natura e cultura in uno spazio in cui il mondo vegetale, animale e quello delle acque s'incontrano per dar vita al giardino.
 
17 Novembre 2023 - Venerdi' - sett. 46-321
redigio.it/rvg100/rvg-46-321.mp3 - Ti racconto il giornale
Nessuna notizia dal Villaggio
Dove andare -
Palio dei Castelli 14-15 giugno -  CASTIGLIONE OLONA (Varese)
Non è una tradizione antica come quella di Siena, pur tuttavia dopo nove anni dalla sua istituzione ha raggiunto un grande successo e si affianca ormai, come tipo di manifestazione folcloristica, all'altra esistente in Lombardia che si svolge a Legnano con il Palio del Carroccio. Con il palio si intende rievocare gli avvenimenti storici rappresentandone ogni anno uno diverso che hanno improntato la storia medioevale della città, come per esempio l'assedio del 1071 da parte dei milanesi, oppure quello del 1161, sempre da parte dei milanesi, con l'intervento del Barbarossa. Ogni rione si prepara sul tema dell'anno e il giorno della rievocazione sfilano pittoreschi cortei in costume d'epoca, recitando ognuno la propria parte di storia.
La competizione per conquistare il palio è vivace e ag gressiva, a base di corsa dei cerchi, gara delle botti e altri giochi popolari, con la partecipazione di sbandiera tori, balestrieri e molti altri personaggi in costume; la pre miazione avviene al Parco del Monteruzzo.
Viaggio nel tempo
Ognissanti (26-27 gennaio 1897) leri notte, verso le 2.30, alcuni nottamboli seguivano sghignazzando un uomo, completamente nudo, il quale teneva un fardello serrato sotto le ascelle. Giunto in piazza della Scala, il disgraziato si fermò e, rivolti gli occhi con atteggiamento ispirato verso il cielo, insensibile agli stimoli del freddo, incominciò ad invocare le divinità di tutte le religioni. Sopraggiunsero in buon punto due guardie di questura le quali, senza non poca fatica, riuscirono a persuaderlo a salire in un "brougham" e ad accompagnarlo all'Ospedale di S. Vittore. Il poveruomo è tal Filippo Zeppini, di 44 anni, marmorino; egli fu altre volte ricoverato in sala Macchio perché affetto da mania.
Mestieri di una volta
UL GELATÉE - Il gelataio ambulante, con il carrettino spinto a mano o quello triciclo a pedali, era la gioia dei bambini. Vendeva il gelato in due tipi di "confezione": la parigina, cioè il cono, nonché una sorta di sandwich che confezionava con il misürin, un apposito attrezzo graduato, rotondo o rettangolare, nel quale inseriva prima una cialda, poi una o più porzioni di gelato fino a riempire l'attrezzo, quindi una seconda cialda a chiusura. Il misürin era dotato, all'interno del manico, di un sistema manuale di espulsione del gelato così confezionato.
Cose milanesi
La conca di Viarenna (1439) - via Conca del Naviglio - Nel 1388 Gian Galeazzo Visconti, per abbreviare il trasporto via terra del materiale necessario alla costruzione del Duomo, fece costruire un naviglio accessorio che dal Naviglio Grande raggiungeva  il Naviglio Interno e quindi una piccola darsena (interrata nel 1857) situata dove oggi si trova via Laghetto, di fianco a Santo Stefano. Tra i due navigli esisteva un dislivello di tre metri.
Per superarlo, nel 1439, venne costruita la conca di Viarenna, la prima di tutto il sistema navigabile che rese Milano famosa come "città d'acqua".
Di lato sorgeva il dazio, detto "della catena", perché le barche erano costrette a fermarsi per il pagamento della gabella di fronte a una pesante catena che impediva il passaggio.
Tuttavia, per 5 secoli, i 550.000 blocchi di marmo che arrivavano dalle cave di Candoglia per rivestire la cattedrale non pagarono dazio: su di essi era stampigliata la sigla di esenzione A.U.F. (Ad Usum Fa bricae). "Lavorà a uf" dicevano i Milanesi quando lavoravano gratis alla costruzione del Duomo, da cui è derivato "mangià a uf". La lapide sull'edicola ricorda la donazione dei proventi del dazio fatta nel 1497 da Ludovico Sforza alla Veneranda Fabbrica del Duomo, in ricordo della amatissima moglie Beatrice, morta a 23 anni.
IL GIARDINO DELLE DELIZIE
LOCUS AMOENUS
Gli antichi avevano sognato e teorizzato il giardino. L'idea di un luogo nel quale regna una perenne primavera, e fiori e frutti sono insieme e sempre disponibili per l'uomo, si trova già nell'Odissea di Omero, là dov'è descritto il giardino di Alcinoo nell'isola dei Feaci. L'immagine di un luogo perfetto, con una natura mite, amica e generosa (l'esatto contrario di come di solito la natura si presentava, specie nelle asprezze desertiche del vicino Oriente), era giunta forse ai Greci da notizie relative ad aree ni- lotiche dell'Egitto, ai giardini pensili di Babilonia, ai pair-daëza (in persiano "parco reale di caccia e di piacere", da cui l'ebraico pardes e il greco parádeisos) dei Gran Re iranici, che l'avventura di Alessandro Magno aveva reso famosi anche in Occidente. Un luogo perfetto per abitanti privilegiati, ma anche un luogo pericoloso, dominato da un eterno rischio di squilibrio e dunque di sparizione.
I poeti latini, da Virgilio a Claudiano, avevano fatto a gara per immaginare giardini splendidi, spesso raccontati sul modello del locus amoenus, che erano diventati suggestione anche per l'incorrotta dimora dei beati, i "Campi Elisi". D'altra parte autori di opere naturalistiche o geoponiche come Catone, Varrone, Columella, Plinio il Vecchio, Marziale e Palladio avevano insegnato come disegnare e organizzare giardini, parchi, frutteti, riserve e giochi d'acqua, sistemi d'irrigazione. Quasi ogni casa romana aveva un giardino, per le necessità giornaliere, ma anche per il superfluo, per fiori e per frutti, per la bellezza del corpo. Sulle pareti di Pompei genietti alati pressano, miscelano, macerano fiori per farne essenze di profumi; nel giardino della Casa del Profumiere crescevano ulivi per l'olio in cui far macerare i petali, c'erano piante di mirto, rose, viole, gigli e meli cotogni per distillare profumi. Varrone, discettando delle tenute di nel De re rustica, forniva uno campagna schema di aviarium, di uccelliera, che è rimasto un classico modello di come gli uccelli in gabbia possano armonicamente far parte del panorama d'un giardino, associati a bacini d'acqua, ad alberi e a una tavola da pranzo. Era un modello che egli aveva realizzato realmente nella sua villa di Cassino.
PARADISO IN TERRA
Il mondo cristiano, d'altronde, non aveva avuto difficoltà a scorgere nel giardino di Alcinoo, nei "Campi Elisi", nelle varie forme di locus amoenus descritte dalla poesia pagana (il giardino di Flora nei Fasti di Ovidio, quello di Amore in Claudiano) altrettanti modelli sia del Paradiso di cui si parla nel Nuovo Testamento e in molti scritti apologetici e patristici - il luogo cioè nel quale i beati hanno il loro refrigerium - sia dei tre giardini della Sacra Scrittura: il paradisus voluptatis dell'Eden (o "Paradiso terrestre", come è comunemente noto); l'hortus conclusus, cioè il "giardino recintato" che la Sposa descrive nel Cantico dei Cantici; infine il giardino di Giuseppe d'Arimatea nel quale era scavato il Sepolcro del Signore e dove Gesù risorto era apparso, sotto l'aspetto di hortulanus (giardiniere), a Maria Maddalena. I tre giardini scritturali finivano con l'identificarsi fra loro come il luogo dell'assoluta felicità, della perfezione, della salute fisica e della salvezza spirituale. Giardino dell'Eden e Campi Elisi di tradizione classica si incontravano così nell'immagine del Paradiso: il refrigerium dei beati, del quale spesso si parla in Acta e Passiones martyrum, era ambientato in scenari di acque vive e freschissime, fiori e frutti quindi un'e- ternità simboleggiata dalla contestualità temporale di fenomeni di solito presenti in differenti stagioni dell'anno - percorsi da una brezza leggera e costante, con la presenza di animali liberi e amici dell'uomo. Il Paradiso acquistava i tratti del giardino; e il giardino a sua volta veniva costruito, dove e quando fosse possibile, sul modello paradisiaco. E il monastero era immaginato (come già lo proponeva la Historia monachorum) separato dal mondo da spazi deserti e impervi e dal muro he lo circondava; all'interno pozzi, ori irrigati, tutti gli alberi e i frutti del Paradiso, ricco di quanto fosse necessario per i monaci.
I QUATTRO FIUMI
Dal centro del chiostro benedettino, fonte o albero che fosse, si dipartivano quattro bacini d'acqua o quattro sentieri disposti in maniera cruciforme, a memoria dei quattro fiumi del mondo descritti dal Genesi. Il chiostro diveniva così immagine del Paradiso terrestre e figura di quel Paradiso eterno del quale la vita monastica doveva già essere anticipazione, di quella Gerusalemme celeste al cui centro è piantato l'albero della Vita e di cui parla l'Apocalisse. Il chiostro rappresentava l'immagine su cui la Sacra Scrittura si apre e quella su cui [essa] si chiude: era l'alfa e l'omega della vita del monaco.
Visto dall'esterno, da una povertà dell'animo che dialogava con quella del corpo, l'orto del monastero può sembrare anche per questo un paradiso. Nel suo poemetto Hortulus, Walafrido Strabone, monaco della Reichenau, spiega nel IX secolo come piante, fiori, frutti ed erbe del giardino siano destinati tanto a fornire alimento e benessere quanto a dispensar gioia a chi può goderne e ammirarne forme e colori, aspirarne gli aromi, riposarsi all'ombra nei giorni di calura: la ruta è utile contro i veleni; l'aglio dà sapore ai cibi, aiuta la digestione, toglie la nausea e scioglie i calcoli; l'artemisia ha qualità emostatiche; la nepitella è odorosa e il suo unguento è cicatrizzante; il rafano addolcisce la tosse. Moltissimi mistici e sapienti trattatisti nei secoli X-XIII discettano sui giardini: da Herrada di Landsberg a Ildegarda di Bingen, da Alano di Lille a Vincenzo di Beauvais. I trattati, detti Erbari (santa Ildegarda ne compose uno celebre), erano al tempo stesso elenchi ragionati di piante, descritte e illustrate nel loro aspetto e nelle loro proprietà terapeutiche, e testi a carattere mistico-allegorico, nei quali a ogni essenza vegetale corrispondevano virtù e poteri divinamente disposti e talvolta magicamente evocati.
Separate nelle immagini del De rerum naturis di Rabano Mauro da un semplice steccato di legno le erbe del- l'orto si distinguono dalle erbe spontanee dei prati. L'orto, cioè l'hortus deliciarum, cioè il Paradiso, rappresenta la Chiesa attuale, ma anche la Chiesa del Genesi e del Cantico dei Cantici; il fiume che nasce in Paradiso è Cristo; i quattro fiumi che irrigano la terra possono essere la prudenza, la temperanza, la fortezza e la giustizia e per allegoria i Quattro Vangeli; l'albero della Vita è ancora Cristo; quello del bene e del male il libero arbitrio. Anche le erbe dell'orto hanno i loro significati allegorici: cipolla e aglio segnano la corruzione della mente, il rafano esprime la continenza contro le suggestioni del diavolo, le lattughe indicano le necessità di evitare i perversi piaceri della vita, e così continuando per prezzemolo, coriandolo e sedano.
L'ALBERO DELLA VITA
Isidoro di Siviglia insegnava che Paradiso, in latino, si traduce dal greco ho tus; l'intero monastero può essere allora per allegoria un hortus, il Paradiso. Dove alberi diversi compensano ogni mancanza e imperfezione, e se al tempo opportuno si mangerà un loro frutto, non si avrà più fame, un altro toglierà la sete, un altro ancora farà scomparire la fatica. E l'ultimo albero, quello della Vita, darà, a chi se ne ci- berà, la virtù di non invecchiare, non ammalarsi, non morire mai: l'orto monastico annulla tutte le conseguenze del primo peccato; nel monastero si conquista la vita eterna. Nei monasteri medievali - specialmente in quelli benedettini esistevano più giardini, che avevano diverse funzioni adombrate nei nomi (viridaria, pomaria, herbaria): la Regula di San Benedetto prescrive che ogni monastero sia sempre provvisto di riserve d'acqua e di un hortus. Nel celebre piano dell'abbazia di San Gallo, inviato intorno all'anno 820 dall'abate della Reichenau all'abate Gozbert, gli spazi deputati a orti e a giardini sono ampi e differenziati: da quelli in cui si coltivano i vegetali destinati all'alimentazione, alle aiuole nel- le quali crescono i "semplici" utilizzati nella preparazione dei farmaci, al cimitero, fino al claustrum chiuso e recintato appunto, al centro del quale stanno il pozzo o la cisterna simbolo del Cristo Fons vitae, oppure un albero, simbolo al tempo stesso dell'albero primordiale della Vita descritto dal Genesi e dell'albero della Croce.
Tre spazi sono destinati alla coltivazione, con funzioni e con piante diverse. Un orto (hortus) rettangolare scandito da diciotto aiuole disposte su due lati, ciascuna con un'essenza: da un lato cipolle, porri, sedano, coriandolo, aneto, papavero, rafano, un se condo tipo di papavero (magones), bietola; dall'altro aglio, scalogno, petrosilla, cerfoglio, lattuga, santoreggia, pastinaca, cavolo, nigella. Un erbario (herbularius), di forma quadrata, con otto aiuole disposte lungo il perimetro e otto all'interno su due fila: lungo il perimetro sono previsti gigli, rose, fagioli, santoreggia, costo, fieno greco, rosmarino, menta; al centro salvia, ruta, gladiolo, puleggio e accanto menta acquatica, cumino, levistico e finocchio. Il terzo spazio, coltivato ad alberi da frutto è il cimitero, con al centro la croce contornata dall'iscrizione: "Tra gli alberi della terra la croce santissima, che in perpetuo dà i frutti della salvezza"; tra le tombe dei monaci avrebbero dovuto esserci quindici piante: melo, pero, prugno, pino, sorbo, nespolo, lauro, castagno, fico, cotogno, pesco, nocciolo, mandorlo, gelso e noce.
 
 
18 Novembre 2023 - sabato - sett. 46-322
redigio.it/rvg100/rvg-46-322.mp3 - Ti racconto il giornale
Notizia dal Villaggio
Viaggio nel tempo
Le aberrazioni della beneficenza. Berlino s'è costituita recentemente una Società di giovani volonterosi d'ambo i sessi per venire in soccorso... degli ubbriachi. I membri di essa accompagnano a casa i ferventi devoti di Bacco e di Gambrinus incapaci di guidarsi da soli, o sostenendoli sotto le ascelle o trasportandoli su apposita barella o, se questa mancasse, sollevandoli addirittura sulle braccia. Tutto ciò seriamente, con l'aggiunta di un locale proprio munito di una scritta ben visibile, nonché di una uniforme severa, fra il claustrale ed il militare. È a sperarsi, che, con questa coltura intensiva, la bella pianta dell'ubbriachezza pigli nuovo slancio ed i suoi cultori diventino legione! -
Mestieri di una volta
UL MANGIA-VÉDAR - Antesignano dei vegetariani ed in perenne cura dimagrante, il mangia-vetro si esibiva ogni tanto il lunedì nella piazza del mercato, ingollando qualche lampadina, chiodi, sassolini e stoppa, il tutto accompagnato da qualche bicchiere di acqua saponata.
Metri di misura
Ùnza = ... misura di peso di circa 28 grammi in uso prima del sistema metrico-decimale. Nel contado usata per indicare la resa in burro del latte: un'unza par bucàa: 28 grammi di bu  ro per boccale (0.786 litri) di latte. Fino a un po'di decenni fa ancora usata come unità di misura per il seme dei bachi da seta: un'ùnza, pari a circa 40.000/60.000 uova. Indica, in senso figurato, una quantità minima di qualcosa: gh'è pi nanca un'ùnza = non c'è più nemmeno un filo d'olio. - d'oli       
Cose milanesi
viale Gorizia ang. ripa di Porta Ticinese - È il "porto" di Milano. Vi convergono 3 canali: il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e il Naviglio Interno. Essi furono costruiti allo scopo di portare acqua alla città per migliorare la difesa militare, le attività commerciali e artigianali, la salute pubblica. Il Naviglio Grande fu il primo a essere costruito. Pochi anni dopo la distruzione della città da parte dell'imperatore Federico I detto il Barbarossa, nel 1179 i Milanesi iniziarono i lavori per portare fin qui le acque del lago Maggiore e del Ticino, con un percorso di 50 km. Il Naviglio Interno, costruito nel '400, attraversava la città con un sistema di conche, ma è stato coperto negli anni Trenta per facilitare i trasporti su terra. Esso portava qui, attraverso il canale della Martesana, le acque provenienti dal lago di Como e dall'Adda. Il Naviglio Pavese fu completato nel 1819 e, in deflusso, si riallaccia al Ticino nella sua parte navigabile e quindi al Po e al mare. La Darsena fu costruita ai primi del '600 sotto il governatore spagnolo Pedro de Acevedo conte di Fuentes. In Darsena arrivavano chiatte trainate controcorrente da cavalli (poi motorizzate), cariche soprattutto di sabbia e ghiaia, ma anche di legname e persone. Attraverso il Naviglio Grande fu trasportato il marmo per il Duomo, che arrivava dalla cava di Candoglia lungo il fiume Toce e poi il lago Maggiore.
Toponimi di Mercallo
3) Boga: denominata dai locali Böga, è una ex-cascina, ora ristrutturata, posta lungo un leggero declivio al di sopra della attuale zona residenziale nota come Prati Azzurri. Termine di dubbia interpretazione. In dialetto la boga è una grossa fascia di ferro che accerchia la stanga del maglio. Può essere anche un pesce commestibile presente nel Laghi di Monate e Comabbio. Se ipotizziamo una derivazione da una voce *bova o simili, possiamo pensare ad un luogo un tempo interessato al pascolo o all'allevamento dei buoi.
4) Campaccio: toponimo molto ricorrente, detto dai locali Campàsc. La zona è localizzabile a sud del centro del paese in un'area lunga e stretta che costeggia il Lago di Comabbio ad ovest della strada Provinciale 629. Il termine è trasparente e indica come spesso accade la qualità di un campo, in questo caso non particolarmente adatto alla coltivazione o comunque non molto produttivo.
19 Novembre 2023 - Domenica - sett. 46-323
redigio.it/rvg100/rvg-46-323.mp3 - Ti racconto il giornale
Notizia dal Villaggio
Oggi, 19 di novembre del 2023, domenica mattina. L'argomento di oggi è la divisione in due, quella del bar. Questa divisione non c'e' mai stata fisicamente, ma ora, quando i gestori del bar convengono con i villeggianti una chiusura, invernale, dove vanno i villeggianti a ritrovarsi? - In club house, quella che e' ora la saletta tv. Tavoli, sedie, due quadretti, qualche semplice attrezzatura e una macchinetta del caffe' (gestita dal bar) e' tutto a costo zero e pronta in poche ore. Cosi' si risparmia l'incombenza di costruire divisori di qualche migliaio di euro (poi inutili e ingombranti).
Ed e' tutto pronto.
Quindi: club house (istituzione dimenticata) in saletta TV (poco utilizzata). Nessuna spesa per modificare il bar.
per meglio intender, ascoltare redigio.it/rvg100/rvg-001.mp3 -  Radio Fornace - una diretta - divisione con  tramezza bar
Folclore
Donne gh'è chí 'l magnano - Donne, c'è qui il "magnano", aiutatelo per favore!
La bella sposotta capisce subito quali sono le necessità dello stagnino, e lo accontenta di buon grado dandogli anche qualcosa in più del dovuto, che però non si può dire.
Se ne accorge il marito beffato, ed il povero stagnino finisce a casa con la testa rotta da un bastone nerboruto. Non gli necessitano dottori e avvocati, da solo infatti riesce a stagnarsi la testa "al post di sò pignatt".
Il finale scherzoso rende ancor più gaia una canzone che ha avuto un momento drammaticissimo, da volgere quasi in tragedia la situazione, già di per sé triste, del povero stagnino, derelitto per una sorte ingiusta che lo obbliga a mendicare, ogni giorno, un pezzo di pane di casa in casa.
La melodia è gaia e simpatica anche perché imita il grido dello stagnino che chiama le donne sull'uscio di casa.
Magnano -  Donne donne gh'è chí 'l magnano che 'l gh'ha væuja de lavorà e se gh'aví quajcoss de fà giustà tosann gh'è chi el magnan che 'l gh'ha væuja de lavorà.
Salta fœura ona sposotta
cont in man 'na pignatta rotta:
E se me la giustii propi de galantòmm mí si ve la daría de nascost del mè omm.
El marito apos a l'uscio
el gh'aveva sentito tutto
el salta fœura cont on tarèll in man e pim e pum e pam su la crapa del magnan.
Parola del giorno
Cavedàgna = strada campestre, viottolo. Le cavedàgn traggono origine dagli spazi (sùlch) lasciati fra un campo e l'altro non arando in quei punti il terreno, costituendo così, per tacito accordo, il confine fra le pro- prietà e permettendo inoltre l'accesso dei carri ai campi coltivati. Il lemma deriva probabilmente da "capitanea" voce della bassa latinità che stà ad indicare la testata, il limite di un campo.
In cucina - a casa
El minestron - «Caro elo, parola, mi ghe digo che no gh'ho mai magnà on minestron savorio, gustoso, tal de amigo come el xe questo. Salo che'l xe bon? Ciò, siora muger, altro che i risi e capuzzi scaltrii e i risi e bisi!...>>
«Dasseno, Bortolin, ti gha reson. Oh sì. Ma, prima che nu se ghe toga el disturbo a sto sior, con permission, voi farmelo spiegar ben da la coga.»> «Se la cred ghe l'insegni bell e mi, sciora Catina, che la faga inscì:
Se la gh'ha del broeud, mei, se nò la metta a foeugh el sò caldar cont acqua pura e dent codegh de lard, se nò panscetta tajada giò a fettinn e peu, in misura, le condiss a dover con 'na pestada, de lard con dent ona fesa de ai schisciada. Poeu giò fasoeu borlott in abbondanza, dent caròtol e zeller tajaa fin e pòmm de terra a tocc segond l'usanza el sal e dent de savia on ramettin, e anca on bell tomatis. Quatta su e  fall buj e che al buja a desmett pù. Quand in còtt i verdur, ma còtt ben, ben, dent i verz e fagh dà vòtt ò des buj, peu giò el ris e che al buja svelt, in pien. Infin, dent i erborinn taiaa, a fregui. Cott el ris, dent del bon formace grattaa e el minestron l'è pront. Se l'è d'estaa l'è bon anca, frecc, l'è on bombonin. On moment: i verdur han de bui adasi no men don para d'or e mezza, o quasi. «Oh-grazie, grazie, ma che bravo scior Peppin!».
Proverbio del giorno
Lontan dai oeucc lontan dal coeur, ma se l'è amor sincer non moeur. - Lontano dagli occhi lontano dal cuore, ma se è amore sincero non muore. -
Proposto anche in lingua; è un detto molto conosciuto e diffuso che non ha bisogno d'essere spiegato!
IL GIARDINO DELLE DELIZIE
LE PIANTE DI CARLOMAGNO
Alcune di queste piante compaiono nel De cultura hortorum di Walafrido Strabone e comparivano anche nel Capitulare de villis, dove Carlomagno imponeva che nell'orto ci fossero ben 57 piante e le elencava una per una, aggiungendo che gli alberi da frutto dovevano essere, in molti casi, di tipi diversi per ciascun frutto.?
Strabone parlerà, in versi densi di nostalgie virgiliane, del cerfoglio, del papavero, della lattuga sclarega, del- l'aglio, del rafano, indicandone con attenzione le qualità terapeutiche, i rischi della coltura, descrivendone le forme, la migliore collocazione negli spazi e secondo l'insolazione, ma senza alcuna tensione simbolica o allegorica, anzi proiettando la sua scritura sulla conoscenza dell'esperienza comune e sull'esperienza del proprio lavoro, nel superamento della tradizione antica.
MAI SENZA FRUTTO
Nelle sue Etymologiae Isidoro di Siviglia definisce l'orto in modo significativo: «Si chiama orto perché vi nasce sempre qualcosa. Negli altri terreni nasce qualcosa una volta l'anno; l'orto invece non è mai senza frutto». L'enciclopedista medievale proponeva in tal modo un rapporto fra il giardino e la nascita (oriens), sottolineava la capacità teomimetica dell'uomo di organizzare la natura in modo da vivere co
me in un'eterna primavera, e suggeriva ancora come l'uomo potesse - con l'intelligenza e il lavoro, conseguenza peraltro del peccato originale - riproporre a se stesso forme di vita adamitica simili a quelle precedenti al peccato. Rabano Mauro riprendeva alla lettera Isidoro, distingueva tra le nobili erbe dell'orto e quelle vilissime che crescevano spontanee nei campi e precisava come l'orto sia figurazione della Chiesa. Il suo trattato De rerum naturis è spiegazione mistica e storica e il lettore avrebbe trovato soddisfazione al desiderio di conoscere di ogni cosa la realtà e l'allegoria. Rabano legge e rappresenta secondo allegoria la terra, i campi, la coltura dei campi; le erbe dei campi e degli orti. Tra le erbe che crescono spontanee nei campi è il fieno, che nutre la fiamma, e il fieno indica per allegoria la fragilità della natura umana; il fieno che è bello quando è più verde e fiorisce ma, quando appassisce, marcisce come gli empi; il fieno che rappresenta la storia del mondo e i peccatori; il fieno rappresenta i nobili che arricchiscono facilmente e vestono con abiti verdi. Ma le erbe dei campi, e il fieno tra esse, crescono virulente nei luoghi incolti e conservano la loro qualità agreste e insipida, come il fieno inaridiscono rapidamente e muoiono  presto.
I CONSIGLI DI COLUMELLA
In età neroniana, Columella dedica al giardinaggio il libro X del De re rustica (De cultu hortorum), che è il fondamento dell'arte imperiale dei giardini; si propone come continuatore delle Georgiche di Virgilio ma, se il De re rustica è in prosa, il libro dedicato ai giardini è in versi. Columella insegna come scegliere il terreno più adatto per l'orto-giardino, che cosa piantarvi, e quando: alberi da frutto e fiori, «<le stelle della terra»; accanto le erbe, sia alimentari che medicinali, delle quali lo scrittore non trascurava di cantare anche la bellezza. Il discorso sugli orti continua nel libro successivo con un preciso calendario astronomico dei lavori della terra, con il consiglio di recingere l'orto con una siepe viva e con notizie su erbe e ortaggi. In un'altra opera, il De arboribus, Columella parla di vigne e di frutteti, che entreranno più tardi nell'universo proprio del giardino; non è del resto un caso che Columella chiudesse il libro dedicato agli alberi, che si apriva con la vite, parlando della viola e della rosa.
 
Progetti e/o gruppi di interesse.
"noi  giovani" : dedicato ai giovani del campone
"Lamentele e richieste": dedicato a tutti i villeggianti che hanno qualcosa da ridire, lamentarsi o proposte interessanti.
"bici-free": chi se ne occupa?
"scopri i dintorni" - In base ai toponimi dei paesi limitrofio descritti, eseguire una ricerca fisica dei luoghi (a piedi)
Whatsapp - Burraco
Whatsapp - Villaggio / del Ludico)
Facebook - Sei della fornace se ...
Facebook - Miglioriamo la fornace
 
 
 
 
 
mansionario del "referente" del Ludico.
  1. Programma completo dell'anno, comprensivo delle revisioni attuative.
  2. Lista dei collaboratori, telefono e mansionario. (es: bagnini, animatori, occasionali, strumentisti e addetti a spettacoli) interni e ed esterni
  3. Accesso al soprafornace e mixer con chiavi di apertura e chiusura.
  4. Uno spazio ( tre volte alla settimana da gennaio  a dicembre 2024) per un unico e semplice messaggio su whatsapp del Ludico: e se siete interessati a saperne di piu', cliccate qui
  5. Lo stesso messaggio un link sulla pagina principale del sito della Fornace.
  6. Lista degli accordi fra ludico e esterni ( entrate, cene al bar, parcheggio, orari di entrata e uscita, comunicazioni, ecc.)
  7. Raccolta delle "lamentele e richieste" da presentare al Ludico o altro ente.
  8. Pubblicita' in rete tramite il sistema RVG.
  9. Nessuna azione di manovalaggio (o volontariato forzato)
 
 
 
 
RVG settimana 45
 
Radio-Video-Giornale del Villaggio
 
Settimana-45 del 2023
 
RVG-45 - da  - Radio-Fornace
 
ettimana 45        2023-11-06  -  Novembre - Calendario - la settimana
lunedi        06/11       settimana 45        310 giorno
marrtedi        07/11       settimana 45       311 giorno
mercoledi        08/11        settimana 45        312 giorno
giovedi        09/11        settimana 45        313 giorno
venerdi        10/11        settimana 45        314 giorno
sabato        11/11        settimana 45        315 giorno
domenica        12/11       settimana 45        316 giorno
06 Novembre 2023 - lunedi - sett. 45-310
redigio.it/rvg100/rvg-45-310.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Villaggio
  1. Richiesta di riunione del Ludico per organizzazione 2024
  2. Taglio delle piante di fronte al bar.
  3. Avete pagato la rata di Novembre di 200,00 euro???
  4. Ricordatevi che a dicembre c'e' una altra rata di 300,00 euro da pagare che porta l'esborso dei villeggianti a 2.700,00 euro per tutto l'anno 2023. Le cifre sono in chiaro ma oscurate per motivi di privacy
Richiesta di volontari
Si tratta di aiutare per l'installazione dell'arredo natalizio.
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
RVG significa Radio Video Giornale - Un servizio ideato e creato da Radio_Fornace
per il Villaggio. - 
- RADIO - perche' gia' Radio-Fornace come servizio esiste da tre anni in formato  *.mp3 (in rete privata)-
- VIDEO -  perche' sono in allestimento video da mediamente 4 minuti da vedersi solamente in schermi televisivi approntati solo nel villaggio (aggiornati occasionalmente) - formato *.MP4
- GIORNALE -  Tutte le infornazioni possono essere lette in *PDF
RVG e' un settimanale (a costo = 0) ideato per dare informazioni calendarizzate nei tre  formati per il servizio LUDICO 2024 e quanto concerne la vita del villaggio.  Articoli di una decina di righe con contenuti ad uso pubblico, sono ben accetti  in una rubrica adatta.
Viaggio nel tempo - Galateo del cocchiere - 27 febbraio 1877
Ci e' piu' volte  accaduto di udire i cocchieri delle pubbliche vetture e i conduttori di omibus scambiarsi, mentre si incontrano, sconce parole. Ieri ve ne era uno che in omibus con alcune signore e il conduttore, incontrato un suo rivale, si senti' sollevare la bile e giu' parole indecenti. Non potrebbe l'Onorevole direzione degli omibus invitare il suo personale di imparare un po' di galateo?
Dove andare - Albizzate - novembre
Albizzate /varese) - Sagra della Candelora il 2 febbraio in frazione Valdarno -
Rassegna dei canti popolari e di montagna - prima settimana di novembre - E' l'autunno culturale albizzatese, nell'ambito del quale vengono organizzate molte manifestazioni
Resti del castello, chiesa di San Ludovico e la parrocchiale del XVI secolo
Una preghiera cattiva -  L'astemi
L'astemi
MI, quei che beven, je capissi no,
ghe la foo minga a diventagh amis:
se troevom par disna', se settom gio' ...
mi resti li', lor vann in paradis.
Mi vizi ghe n'hoo no, giughi no ai dadi,
me godi la mia vita a zero gradi;
confessi: mi ghe tegni minga adree
a quej volett che fann i ciooccattee!
pero' , quand tornen dopo la gajna,
t'je vedet col coo in man, a la matinna,
e allora voraria, se un sant me assist,
ciappaj, per una oreggia e digh: " t'hee vist
che il to' parla' d'jersera, insci'......divin
l'era un parla' nient alter che di vin?
07 Novembre 2023 - Martedi' - sett. 45/311
redigio.it/rvg100/rvg-45-311.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Carissimi Soci Ad un mese dalla chiusura delle attività estive , siamo già pronti a ripartire con la stagione autunno ?? /inverno ? . Ad aprire la lista sarà un  Appuntamento immancabile ed imperdibile in Fornace ; domenica 29 ottobre torna la castagnata  ?? .  Si potranno gustare Castagne arrostite accompagnate da Bibite e Vin brûlé. Come lo scorso anno , per Chi ha piacere, si  potranno  Portare  torte  (o qualsiasi altro dolce) fatte in casa per arricchire la merenda. Per i più piccoli saranno allestiti dei piccoli laboratori di lavoretti e giochi  . (notizia Ludico 03/10/2023)
Editoriale
Non e' ancura certo della presenza e collaborazione di RadioFornace con il Ludico 2024. Entro pochi giorni mi presentero' con i tre responsabili del Ludico per definire il mio compito.
Nel progetto personale nel villaggio per il 2024, (RVG) sono gia' attivo come volontario in aiuto al ludico nei modi che ho programmato. Quindi ben poco ho da aggiungere in termini pratici, ma.......
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
Viaggio nel tempo - Fumo clandestino - 5 gennaio 1939
Fumo clandestino - Si era notata da qualche tempo una rilassatezza nella osservanza della proibizione di fumare al cinematografo, malvezzo che disturbava gli spettatori e la proiezione che rappresenta un pericolo. Non e' raro infatti, vedere nel buio, balenare la fiammella di un accendisigari o la brace di una sigaretta. La polizia si e' preoccupata  di ricondurre alla disciplina questi fumatori clandestini e ha disposto uno speciale servizio. L'altra sera, numerosi agenti si sono distribuiti in numerosi cinematografi del centro e della periferia, soprendendo una trentina di fumatori e dichiarandoli in contravvenzione.
Dove andare - Gallarate - novembre
Festa della Madonna di Campagna - terza domenica di novembre - ai seicentesco santuario dedicato alla Madonna di campagna che ha preso il suo nome  - La chiesa del XVII secolo, - la chiesa di San Pietro del XII secolo - Chiesa di Santa Maria Assunta con campanile quattrocentesco -
Le nostre parole
Giazzeer - Costruzioni a base circolare  in pietra o mattoni, scavate nella profondita' del suolo ed emergenti di 4-5 metri con copertura a forma conica. Localizzate nei dintorni dei laghi (tre sono conservate a Cazzago Brabbia) in esse, durante l'inverno, veniva immagazzinato il ghiaccio proveniente dai laghi e servivano principalmente alla conservazione del pescato. -
Giazzir - Ghiacciaia casalinga, antesignana del frigorifero, costituita da un mobile in legno internamnte rivestito  di lamiera zincata, con uno scomparto per il ghiaccio e l'altro per i cibi da conservare. Era alimentata con pani di ghiaccio che venivano venduti a domicilio
Gaetan, Gaitana -  anche borsetta da donna oppure la piccola valigetta a soffietto usata un tempo per i medici  e profesionisti
Viaggio nel tempo - Esoso - 23 maggio 2001
Esoso -  Brutta avventura per un biellese di 47 anni: mentre l'altra sera alle ore 21.15 stava dando l'elemosina a un marocchino in piazza Zavattari, dalla tasca dei pantaloni e' uscita una banconota di 50.000 lire. Il nordafricano se ne e' subito appropriato. All rimostranze del proprietario, il magrebino ha spezzato il collo di una bottiglia di birra trovata per terra e si e' scagliato contro l'italiano.che cercava di tornare in possessso dei suoi soldi. L'italiano ha dovuto farsi medicare al San Carlo 
Proverbio del giorno
La suocera gh'ha pocch de cattà foeura: ghe l'ha sù col gener o cont la noeura!
La suocera ha poco da scegliere:
o ce l'ha col genero o con la nuora!
Un detto che classifica bruscamente il ruolo delle suocere a seconda dei casi in cui è in giuoco il ruolo primario di madre: suocera comunque restando, si adegua alla situazione aderendo bene anche al caso di esserlo tanto di nuora che di genero!
 
 
08 Novembre 2023 - Mercoledi' - sett. 45-312
redigio.it/rvg100/rvg-45-312.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
Dove andare - Luino - Mercoledi'
Mercato tradizionale del mercoledi' -  - Mercato famosissimo e pittoresco, dove si puo' trovare di tutto. Le sue origini sono lontane, essendo stato istituito per volere di San Carlo Borromeo nell'anno 1541. Da allora la tradizione e' sempre mantenuta viva, e gia' secoli fa Luino veniva definita dai viaggiatori stranieri come la "citta' mercato".  - A Luino, mercoledi' e' il giorno piuì importante della settimana: centinaia di bancarelle con le merci piu' svariate invadono letteralmente la cittadina e i viaggiatori, particolarmente piemontesi, lombardi, svizzeri e tedeschi, raggiungono specie nel periodo che va da Pasqua a settembre, la punta di cinquantamila persone e anche oltre.  - Mercoledi' e' anche il giorno in cui esce un antico giornale locale "Corriere del Verbano" fondato nel gennaio 1879
Mestieri di una volta
STRASCEE - Strascee......stracciaioo..... pell da cunili ..... os e butili !!! - Cosi' gridava quello che in dialetto era lo strascee, e che in italiano era impropriamente chiamato straccivendolo, in quanto, girando per le strade, gli stracci li comperava, non li vendeva. E infatti pesava i prodotti con la "stadera", la tipica bilancia a leva con la quale pesava i prodotti che acquistava e che "pagava" perche' successivamente li avrebbe venduti per una ulteriore utilizzazione. Oggi si fa' tanto parlare della raccolta differenziata, ma lo strascee, fino agli anni cinquanta, faceva gia' una sorta di quel tipo di raccolta: infatti gli stracci andavano a finire in qualche stabilimento di follatura o riutilizzo, dalle pelli di coniglio sarebbero uscite pellicce o quanto meno colli di "lapin", le ossa servivano alle fabbriche di sapone e le bottiglie venivano lavate e rivendute agli osti e ai negozianti di vino. Unica differenza tra lo strascee e la raccolta differenziata e' che il primo comperava i materiali di scarto e li pagava, mentre per la seconda arriva punrtualmente la cartella della relativa tassa da pagare.
l'angolo delle cavolate
Storia di Milano - il giornale di Milano: Avant e indré.
Milano fu creata all'alba dei tempi da un gruppo di barbari; allora portava il nome Mediolanum (dal latino: "in mezzo all'ano") ed era solamente un piccolo borgo di impiegati assicuratori quasi per nulla dotati (tale caratteristica fisica si è mantenuta integra fino ai tempi moderni).
Successivamente prese il nome odierno Milano da un calabrese (terùn) in gita in tale città che scivolando su un volantino della lega cadde di fondoschiena sul grigio asfalto esclamando: "Miiiiii l'anoo!".
Durante l'Impero romano i milanesi facevano già gli assicuratori; questo provocò molta disoccupazione, dato che a quei tempi non si assicurava nessuno.
Più tardi vennero inventate le società assicurative e i milanesi, i quali avevano esperienza millenaria, divennero immediatamente leader mondiali del settore.
Negli anni ottanta Milano subì un curioso fenomeno fisico: diventò improvvisamente un enorme bicchiere di Jack Daniel's (la famosa Milano da bere). Fortunatamente, negli anni novanta tutto tornò normale e nessuno degli abitanti si accorse dei 10 anni persi, indaffarati com'erano.
Cosi' di raccontava
El pover sindic . - I dispiasè comincen la matinna perchè se pioeuv, se fiocca, se fa frecc la colpa de chi l'è, porca martinna? Del sindich, che '1 doveva slargà i tecc!
Se ai can, se sa, ghe scappa de pissà, sont semper mi quell che ghe va de mezz L'è tutta colpa mia, se la città a pocch a pocch, l'è diventada on cess!
O Sant Ambroeus, a tì la te va mej: cont la toa gesa, cont i "oh bej, oh bej Femm cambi: tì te vegnet giò a Milan insemma ai tò romponi de ambrosian, e mi vegni sul tron in mezz al ciel, a cuntà sù i pissad, ma di candel!
La busecca in broeud
De grazia la me disa sciora Cecca:
Lee che l'è la miee de Meneghin Peccena, bon commensal an' quand l'è a panscia pienna vo ben a fa inscì a fa la busecca ?
Per prim mi fo tosta quatter bei scigolonn, tajaa a quadrett, con butter e con lard e i fo palpà, ma senza truscia rosolandei quiett. Quand peu in ben rostii, ghe foo brasà dent la busecca bell'e preparada già lavada, buida e ben tajada.
La bagni giust, mettendegh in misura l'acqua e ghe gionti subit la verdura. Tanti bei fasoloni bianch, el zeller, i caròtol, tomates, drògh e pever, erba savia e, insemma, on bell toccon de coa de manz che faga del broeud bon. 
La lassi anda adasi ben quattada, de vess già còtta, pronta per mezzdi. Còtta, la lassi lì a quietà per dagh poeu cna desgrassada.
Infin la sagi e rangi de saa, de gust e peu quiet, quiet, la mangi mettendegh sù abondant el parmesan e masarandegh dent di tòcch de pan. Infin, per completà la colazion, paci coi peveron de qui in l'asee, la coa già còtta insemma e me la sbaffi in pas con tutta flemma.
 
09 Novembre 2023 - Giovedi' - sett. 45/313
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Notizia dal Villaggio
Nota del giorno
E anche quest'anno, come tutti gli anni, è arrivato il rilievo  per il consumo dell'energia elettrica. Cioè rilievo significa prendere i numeri che sono stati registrati l'anno scorso a dicembre a ottobre a ottobre di quest'anno ed è arrivato anche il mio resoconto. Posso dire che è irrisorio e moltiplicato per zero 30 kilowatt anche in euro è irrisorio. Si vede che mi so gestire bene. E voi?
Dove andare - Porto Ceresio - Novembre
Porto Ceresio - Spettacoli di arte varia, spettacoli canori, musicali, folcloristici, dialettali che si riferiscono essenzialmente, ai fatti della vita quotidiana del paese.
Proverbio del giorno
Quad i donn tacchen a fa i sabett, fan descors che fan'anda' gio' i calzett
Quando le donne cominciano  a fare le pettegole fanno discorsi che fanno andare giu' le calze. -
Questo proverbio e' nato nella vecchie case di ringhiera ad uso di quelle donnicciole che passano piu' tempo a commentare i fatti degli altri piuttosto di badare alle loro faccende: questi pettegolezzi erano talmente insulsi che annoiavano l'ascoltatore o ascoltatrice, per  cui si diceva che erano discorsi che facevano andare giu' le calze (tanto insipidi che rompevano gli elastici che reggevano le calze)
Interrogativi d'amore
M'ama non m'ama - mi sono smaltato - di margherite - M'ama non m'ama ... le signorine molto innamorate, quando si valgon di quella consultazione gratuita dell'amore che consiste nello sfogliare una margherita, non credono mai al responso dell'ultimo petalo   ... se questo responso e' negativo (non m'ama). Credono soltanto al reposno affermativo,  anche se e' ottenuto ricorrendo ad una margherita di ricambio
Toponimi di Mercallo
17) Ponte del diavolo: piccola costruzione  in legno di circa 60 metri che congiunge le due parti del Vallone al di sopra del torrentello detto dai locali Rungia.
18) Pra dal Lööf. ampio prato pianeggiante che si estende longitudinalmente ai piedi del Monte del Porto sito nel comune limitrofo di Sesto Calende. Questo terreno fa da confine naturale tra i due comuni. Il nome può essere fatto derivare dal termine dialettale luf "lupo" (cfr. Lova frazione di Malonno -BR-)sia per la presenza fisica dell'animale in questo territorio, come ricordano anche alcuni anziani abitanti della zona, sia per la selvatichezza della località poco ospitale per l'uomo.
Storielle
REGALI DI NOZZE - È bello essere generosi: ma con chi? - Questo è il punto.
Non auguratevi, giovani fidanzati alla vigilia delle nozze, che dei conoscenti acquistino per voi regali esageratamente belli, e costosissimi. È capitato, è capitato ad un tale, dopo un acquisto del genere, di rimuginare a lungo dinanzi a una zuccheriera stupenda d'argento massiccio d'immenso valore:
"Con quello che mi costa, quasi quasi me la tengo io", e di decidere infine d'inviare agli sposi felici, anziché quella preziosa zuccheriera, un telegramma.
Non c'è miglior acquisto di un dono.
I sardinn marinaa
In del pessee comprà quand che gh'in bei fresch e bon mercaa
e bei gròss, on mezz chilo de sardinn e, dopo avei nettaa co'l toeugh el coo, i busecch e peu el coin, e dada ona lavadina, fai sugà distendei su on mantin.
Intant fa 'sta tridadina: mezz'on fesin de ai 'na scigoletta, on poo d'erborin fresch, dò gamb de zeller, de laur ona foietta, tre inciòd con foura i resch.
Mett in piatt i sardinn con la tridada ben fina, on duu cugiaa d'asee, cinq d'òli fin, ona sbroffada de pever e de saa.
Messedai con riguard de nò spelai e in d'on biellin bel pian, a coa in dent, a schena in sù, piazzai ben ben de man e man, tucc in corona.
Coeusi sul fornell ò in forno ma adasin con poggiaa sui sardinn, giust a cappell on piatt ò on covercin.
Quand in frecc, impiattai co 'l sò bagnett e spremegh soravia mezz limon.
Guarnij poeu con di fett de limon tutt el piatt. E così sia.
 
 
 
 
10 Novembre 2023 - Venerdi' - sett. 45/314
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Nessuna notizia dal Villaggio
Dove andare - Bareggio - novembre
Bareggio - fiera del 4 novembre - Un tempo importante punto di incontro per tutti gli allevatori della zona, e' ora divenuta una fiera di generi vari con particolare riguardo agli alimentari, ai fiori e gli animali domestici.
Cosa avete sognato?
Una carrozza - o un traino animale
E' simbolo del modo in cui si va avanti nella vita e raggiungono i propri obiettivi, in base a questa simbologia si ricavano i seguenti risultati:
1) - un traino mediante una coppia di asini segnala problemi e ostacoli provocati dalla propria sconsideratezza
2) - Un traino mediante una coppia di buoi indica che perseguono i propri obiettivi con grande energia, perseveranza e fermezza
3) - Un traino mediante una coppia di cavalli e' segno che faranno rapidi progressi senza incontrare gravi ostacoli
Viaggio nel tempo
Tamponamento(29 novembre 1977) -  La paura e il traffico hanno ucciso ieri un cavallo a Milano. Non un campione, ma un anonimo equino da traino, legato a un biroccio e fuggito all'improvviso. Dopo aver seminato il panico tra i cittadini e tamponato una ventina di auto, si è "scontrato" con l'ennesima vettura: rimasto gravemente ferito, lo hanno dovuto abbattere.
Toponimi di Mercallo
19) Prà Gattina: in dialetto noto come pragatin, è un terreno particolarmente umido caratterizzato da sorgenti sotterranee situato a sud sul confine con il comune di Oneda. II nome non dovrebbe avvere affinità con il felino, ma potrebbe derivare da due termini botanici. La prima ipotesi è la gattice (gàtol in dialetto) cioè "pioppo bianco" che deve il suo nome alla somiglianza degli amenti che lo compongono che richiamano la coda del gatto. La seconda ipotesi è una derivazione dal nome dall'erba gattera o gattaia che è caratterizzata da fiori azzurri e si dice abbia proprietà medicamentose
20) Prà Sercè: letteralmente "prati circondati, racchiusi". Con questo toponimo si nominavano dei campi recintati ad uso privato. Il toponimo attestato nelle carte del Catasto Regio del 1905 oggi non è più individuato.
Viaggio nel tempo
L'uomo-vespa - (10 febbraio 1934) - È ricomparso l'uomo-vespa: quel tipo di maniaco che tempo fa aveva destato gran chiasso a Trieste ed in altre città, perseguitando le donne giovani e graziose, che colpiva alle spalle con un lungo spillone. Da qualche giorno, Milano è teatro delle strane gesta di uno squilibrato che si è messo a calcar le orme del suo predecessore triestino: si appiatta agli angoli della strada, segue con la più innocente delle espressioni le sue vittime, poi, ad un tratto, leva di tasca il pungiglione e con quello colpisce volgendo in giro, indifferente, lo sguardo annoiato.
Il guaio del dialetto milanese
- E il guaio? E che in semper meno quei che parla nel nostro bel dialett. Non lo si sente più. Quasi più da nessuna parte, ma neppure a Milano, figuriamoci fuori. Radio, TV, canzoni, persino cabaret sembrano aver dimenticato il milanese. Rimane ancora qualche locale che vuole richiamare le vecchie osterie e qualche benemerita istituzione che si dà da fare per tenerlo vivo. Ma ghoo paura che tra un quai ann  interesserà più a nessun.
Ve no' insci' pessimista? Forse a Milano città questo è vero, ma se ci spostiamo in provincia, verso il Ticino e l'Adda fino in Svizzera, il dialetto è ancora molto parlato. Le minga il milanesda Milano e neppure un dialetto unico, ma tutto sommato ci si capisce. Ed è proprio in quella parte del nostro territorio che si danno più da fare per tenerlo vivo.
Però a podum minga contentass di questo surrogato del milanese. A me piacerebbe che anche a Milano, se fasess quaicoss pusse per tegnill viv  Magari a cominciare dalle scuole, anche se mi rendo conto che mancherebbe soprattutto chi sia in grado di insegnarlo. E poi, nel tempo libero ci sono in effetti tante altre cose alle quali potersi dedicare, oltre allo studio del dialetto. Per esempio, lo sport in cui ancora non l'abbiamo parlato.
 
 
11 Novembre 2023 - sabato - sett. 45/315
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Notizia dal Villaggio
Dove andare - Legnano - novembre
Fiera di Legnano - primi due giorni di novembre - Fiera tradizionale del bestiame e dei prodotti agricoli, con annessa mostra mercato dell'artigianato. Concerti bandistici e iniziative collaterali di vario genere
Cosa avete sognato?
Avete sognato un Maiale?  - Incarna un atteggiamento di benessere e di fortuna, che puo' anche riferirsi ai sentimenti. Talvolta consiglia di seppellire certe vecchie speranze, perche'  e' quasi impossibile che si avverino; cio' vale soprattutto quando nel sogno si vedono persone anziane dimagrite.
Approcci superati
La sigaretta e' il tipo perfetto del perfetto piacere: e' squisita e vi lascia insoddisfatti - Ci consta che dal repertorio del dongiovanni e' stata definitivamente abolita, perche' ritenuta ormai vecchia e stantia la frase "Le da' fastisio il fumo?" che fino a non molto tempo fa gli uomini dalle intenzioni galanti sceglievano per abbordare sui treni le viaggiatrici solitarie. Forse qualche giovanotto alle prime armi e alle prime sigarette  le userebbero ancora volentieri, ma, ahime', ogni volta che trova in uno scompartimento una donna sola, quest'ultima sta' gia' fumando....(farnadare, far riuscire, mandare in fumo: locuzione che sta per: far fallire, sventare, rovinare un progetto, deludere una speranza)    
Toponimi di Mercallo
21) Ròcol: piccola zona boschiva situata a sud-est della Cascina Paradiso. Un tempo era la zona adibita alla caccia di uccelli quali viscardi, merli e passeri (v. Comabbio ).
22) Ronchi: meglio noti come Runch. È una zona caratterizzata da un leggero pendio al di sotto della Cascina Paradiso (v. Biandronno ).
Proverbi Milanesi
Vardà i tosann a l'età che l'è semper moll a se conclud nagott é ven el stortacoll!
Guardare le ragazze all'età che è sempre molle non si conclude nulla e viene il torcicollo!
Significativo motteggio per quegli uomini che ammiccano ancora da vecchi galli alle ragazze, anche con pretese di presunta esuberanza mascolina. Poichè per la strada questi maturi ganimede si voltano frequentemente per vedere anche da retro certe rotondità corrono il rischio di farsi venire un torcicollo.
I articiocch
«Gina, ho sentii giò pres de la pòrta quel di articiocch. Va giò compren on poo che fin ch'in tener conven tegnin de scorta, ma scernei bei pesant, fresch, abbia coo.
Vedei! Ma sì, in pròpi quei coi spin. In anca tener, fresch; toeu, portei via. Fan quatter per mesdì, ma a la giudia, ben rostii in l'òli in d'on cazzirolin.
Toeugh via on tre ò quatter di prim foeui, mochei in ponta a toeugh tutt i guggion e freghei on ciccin cont el limon per tegnii bianch, peu dervi e fagh on voeui in del mezz.
Calchech dent ona tridada. d'erborin e de inciòd, pòch pan grattaa, poch ai, pever, ma tutt ben messedaa. Poeu ben in strenc con su ona bella oliada ti fett andà pian pian cot a dover, come ho dii, strenc in d'on cazzirolin. Doman poeu, te me 'n farè on piattin in frittura al formace, fa andà al butter.
Primma mondei poeu, fettei giò a lama per el long, infarinei, a fetta fetta pocì in l'oeuv e fai rostì in la padeletta con del butter o oli, a bonna fiamma.
Apena carpia l'oeuv, adree a la man, mettei giò, in coròna ò pur in fila, in d'on piatt che và al forno ò in pirofila e quattei cont on sbròff de parmesan, ò magara con fett de bon gruera ò fontina e fai coeus ben ben palpaa con su el test ò in del forno moderaa. T'è capii peu? Ben, fai doman sera».
 
 
 
           
12 Novembre 2023 - Domenica - sett. 45/316
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Notizia dal Villaggio
Forse il Burraco? Dove sta la notizia? Solo nel whatsapp del Burraco. E' ritenuta una notizia privata di un gruppo a se' , quindi non societaria  del villaggio. Wiva i gruppuscoli. Wiva l'integrazione.
Riunione del Ludico per il programma 2024? - Non si e' presentato nessuno quindi si comincia male e non finira' meglio
Dove andare - Bollate - domenica
Mercato dell'usato e dell'antiquariato - E' una iniziativa recente, ma che sta assumento notevole importanza per la qualita' e e la quantita' degli oggetti esposti, provenienti da tutta Italia e di rilevante richiamo per gli intenditori e gli appassionati.
In cucina - a casa
El piuen di ravioeu - Su un quattr'etti de manz brasaa in ristrett - (se i ravioeu van faa succ) o rost spulpaa, - (se van in broueud), se gionta, tajaa a feti - mezz'etto de giambon crud e sgrassaa, o salam zerb, duu etti grana fin, duu amaretti, se soon bell mostazzin.
Se passa al tridatutt ben, ben tuscoss,  al pass grand e peu al fin, do volt almen.
Peu denter duu ross d'oeuv bei fresch e gross, mezza moscada e drogh. Ecco fa el pien. Con quest, mettenden gio tant'me un fasoeu, sora la sfocuia d'oeuv, se fa i ravioeu
Es se poeu se vouer fa di angnolott de magher, cocus mezz chilo de spinazz ben scolaa e senz'acqua e, quand in cott, spremei, taiai o fai passa al sedazz, mesc'iai con la ricotta alla romana bella fresca e abbnondant formacc  de grana, sal, nos moscada, due ross d'oeuv o trii.
Fa su i so agnolott piuttost grossei e mangiai non tant cott, ma ben conddii con butter o formacc. Se no e in mei) con desora una bella tritadina de tomates tiraa in salsettina.
 
L'angolo delle cavolate
Milano è la capitale controvoglia della Polentonia o Padania.
È governata con benevolenza e saggezza da Sua Democraticità Giuseppe Sala, uomo molto aperto e devoto all'uguaglianza sociale, senza distinzione di sesso, razza, falsaggio dei conti dell'Expo 2015 e, soprattutto, religione.
Per le sue attività culturali e il suo alto grado di civilizzazione, Milano è, altresì, chiamata la Colombia del Nord, che, con i suoi 1 300 000 abitanti, è una delle più grandi città del Mongo, del Congo, e supera persino Napoli.[1]
Il signore incontrastato di Milano è il Cavaliere Mascarato Polentone che, come ogni supereroe, difende la città dalla criminalità grazie ai suoi superpoteri, quali il sorriso eternamente smagliante (una dentiera?), i capelli di Medusa e le corna a sorpresa.
Molti vanno a lavorare a Milano con la faccia così: ":D", e tornano con la faccia così: ":|". Altrettanti sono dediti alla droga, che in questa città è reperibile quasi quanto nell'aria sospesa di Roma, e per loro il paragone vale al contrario. Le droghe più diffuse sono la bbamba, il cinquello, la deca e la figa.[2]
I suoi abitanti si chiamano polentoni e sono occupati tutto il giorno a sputare sentenze sul resto degli italiani perché non hanno un cavolo da fare. Secondo i polentoni, tutto ciò che non è Milano non vale nulla.
Per la gioia di vivere e la fortuna media dei suoi abitanti, è considerata la New York de' noantri.
Toponimi di Mercallo
23) Sceret: o Sciarèda è una piccola area pianeggiante che un tempo ospitava la masseria più grande del paese, detta Cascina Pozzo a causa del profondo pozzo che pescava nel sottosuolo le sorgenti naturali (v. Cazzago Brabbia n. 24).
24) Vallone: meglio noto come Valün. È una piccola conca naturale formatasi passaggio del torrentello Rungia che scorre all'interno del paese e che finisce la sua corsa nel Lago di Comabbio. Il nome è del tutto trasparente e va ad indicare una zona delimatata da alture che si distingue per grandezza all'interno del limitato contesto geografico di riferimento. Dal latino vallis "valle o vallone"121
 
 
 
 
 
RVG settimana 43
 
Radio-video-giornale del Villaggio
 
Settimana 43 del 2023
 
 
 
 
 
RVG-43 - da  - Radio-Fornace
 
 
 
Settimana 43
dal 28 Ottobre 2023 al 29 Ottobre 2023
 
Settimana 43
Carissimi Soci, si avvicina il primo appuntamento della stagione autunno ?? inverno ? . Siete tutti invitati alla tradizionale castagnata ?? della Fornace : saremo lieti di offrire Vin Brûlé, bibite e dolcetti . Come lo scorso anno , per chi avesse piacere , potranno portare torta ?? o biscotti ?? da condividere. Saranno allestiti piccoli laboratori creativi a tema Halloween ??. (lucico 17/10/2023)
Ciao, il 29 ottobre sei invitato a pranzo da Marisa ,Cristina e Francesca c/o il ristorante della Fornace in segno di ringraziamento per l’aiuto che ci hai dato questa estate .
Chi volesse offrire il proprio aiuto per la preparazione delle castagne Sabato e la distribuzione Domenica può scriverci qui.
Carissimi , chi volesse portare torta o biscotti mi faccia sapere qui entro domani sera per poterci organizzare . Grazie
 
2023/10/28 -  sabato
Preparazione della castagnata - In fornace il gazebo arredato - tavoli con tovagliette e arredo centrale - 60 kg di castagne da incidere da volontari - 60 kg per 4euro al KG - + 5 ottimi taglierini - Cercasi volontari
2023/10/29 - domenica
Castagnata in fornace - Vin Brule' fatto al bar - beveraggi leggeri - dalle 1530 alle 1800, cottura su due griglie rotanti e fine gloriosa
Tradizionale castagnata. ci saranno bibite, vin Brule', dolci per tutti. Chi ha il piacere potra' portare torte e biscotti da condividere. Per i piu' piccoli laboratori creativi  a tema Halloween
A pranzo al bar - Pizzoccheri - strudel di mele - I volontari dell'anno 2023 sono invitati al pranzo
Le rotonde a mercallo.
Sono finalmente iniziati i l avori per la realizzazione delle rotonde sulla strada provinciale 629... Dopo il rallentamenti sopraggiunti a causa dell'aumento dei costi delle materie prime. Ora finalmente partito il progetto da 5 milioni e mezzo di euro che punta a riqualificare una delle arterie più sfruttate del territorio che collega Vergiate a Besozzo... Ad annunciare l'avvio dei lavori è stato presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. il 4 novembre durante la premiazione della terra dei due laghi ha comunità europea dello sport virgola, sottolineando che questo progetto incentiverà anche il turismo nei nostri territori. Il progetto è partito nel 2023, a novembre 2023.
2023/10/28 -  sabato
Viaggio nel tempo
- Il prezzo del silenzio - 6 7 maggio 1876
In un prato denominato La Cazzola, fuori di Porta Vittoria, aveva luogo, sabato  mattina, una partita d'onore alla sciabola fra il nobile R.M. e il conte C.D. Alcune parole un po' aspre scambiate fra essi sul finire dell'ultimo veglione alla Scala, accompagnato da qualche gesto ... un po' troppo vivace, furono la causa del duello, che ebbe luogo poche ore dopo; i padrini vi assisterono ancora in abito da ballo. Il signor M. riportava  una leggiera ferita al braccio. Quattro contadini erano accorsi per impedire il duello, ma si affrettarono ad allontanarsi dietro l'invito ricevuto da uno dei padrini, invito che era accompagnato, ben inteso, dall'offerta di un paio di scudi.
Notizie dall'ufficio
- Contatori -  22 ottobre 2023 - Nei prossimi giorni, i manutentori faranno il giro per i lotti per effettuare le letture dei contatori, pertanto, chiediamo a chi ha provveduto a chiudere con il lucchetto, di provvedere a rimuoverlo gia' in settimana, in caso contrario si troveranno a una azione forzata
Notizie dalla piscina
Quando cominceranno i lavori di manutenzione?
 
Proverbio del giorno
la donna golosa
Sont minga una balenna, ma in sostanza
de ciccia ghe n'hoo adoss in abbondanza,
Me disen, "pacciarotta" e 'l me peccaa
l'e' propri quell, che a mi' me pias paccia'
Me pias la pasta, el ris, la rostisciada,
la torta de castegn, la barbajada ...
De la cazzoeula poeu, gioia del venter,
me pias anca quel nomm che se legg denter.
E alora? E alora nient: Santa Lucia:
ghe n'avariss da chili de tra' via,
ma preferissi domandat che i magher
(i donn, i donn) t'je cascet in un lagher,
insci' che ai grass ghe, manca mai l'omett
par godi la vita a tavola e in lett.
Notizie dal Campone - nessuna notizia dal campone
Il pranzo di oggi - cucina - Il bar
Mercoledi' 1 novembe 2024 - Polenta e Bruscitt - Polenta
Il pranzo di oggi - cucina - Il bar
Mercoledi' 1 novembe 2024 - Polenta e Bruscitt - Polenta e zola -  su prenotazione - 345-5113853
Domenica  5 novembre 2024 - a pranzo - Bollito misto - Tagli di manzo, testina, lingua, coda, cotechino, gallina con salsa  e contorni - su prenotazione
redigio.it - Il sito di origine
 
 
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