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Cascina Airaghi - Via Caldera - Quinto Romano
La cascina risale alla fine del XVI secolo; era formata da due corti e quattro corpi di fabbrica:
la casa padronale si distingueva per la raffinatezza dei tratti architettonici; la casa dei salariati tipica delle cascine a corte, allungata e con le abitazioni contigue; le due stalle con i fienili soprastanti; magazzini porticati e ripostigli vari.
Al tempo del catasto austriaco era di proprietà del Collegio Patellano, amministrato dal conte Don Girolamo Patellano.
Alla fine del 1700 fu acquistata dalla famiglia Airaghi che ne mantenne il possesso fino a pochi decenni fa.
Nel 1935 gli Airaghi chiesero ed ottennero la trasformazione da allevamento bovino ad allevamento di cavalli da corsa.
Gli Airaghi erano sei fratelli: tre maschi e tre femmine.
Le stalle vennero ristrutturate per questa nuova attività e parte del terreno adibita a pista di allenamento, oltre ai box c’era persino una sala operatoria ben attrezzata.
Nella casa padronale c’era un bellissimo scalone di sasso che portava alle stanze superiori.
Queste stanze avevano la mobilia tutta intarsiata dal Maggiolini; sulle pareti spiccavano una miriade di quadri antichi, perché il signor Vittorio Airaghi, oltre ad essere un abile allevatore di cavalli, era anche un amante ed esperto di pittura.
Una colonna in granito con capitelli finemente scolpiti faceva bella figura in mezzo alla cucina e sosteneva le travi portanti del piano superiore.
La cascina Airaghi aveva di pertinenza 18 ettari di terreno, quasi tutti a prato.
Celebre ed antica è la magnolia che si trovava nel cortile.
La corte dei salariati era chiamata anche la Cort di Zoccoroni ( i Zoccuroni sono gli zoccoli di legno, che venivano usati non solo da quegli abitanti; le scarpe erano un lusso e si usavano  solo per andare in città).
La Cascina Airaghi è sempre stata un vanto ed un simbolo per Quinto Romano; è stata un centro rinomato di allevamento ippico, il suo nome è legato a tanti cavalli di razza che hanno gareggiato negli ippodromi di tutta Europa.
Vittorio Airaghi aveva stipulato un accordo con il Comune di Milano, che aveva accettato l’assetto e la destinazione d’uso dato alla cascina.
Questo accordo doveva servire a predisporre le faccende in modo tale che la cascina fosse tutelata e valorizzata anche nei tempi a seguire.
Ma nel 1988 il signor Airaghi passò a miglior vita e gli eredi vendettero tutta l’area della cascina, compresi i terreni attigui al Parco delle Cave.
Nel 1991 la nuova proprietà (una società immobiliare di Genova) presentò un progetto di riqualificazione urbana che, in verità, stravolgeva completamente la conformazione e la natura stessa della cascina.
La società voleva edificare e prevedeva di realizzare 187 alloggi.
Per raggiungere questo scopo diede lo sfratto ai residenti e risolse il contratto d’affitto con la società ippica che gestiva le stalle e la pista d’allenamento.
Nei documenti non si parlava di ristrutturazione ma di demolizione.
Non è stato rispettato per niente l’accordo tra il vecchio Airaghi ed il Comune di Milano.
Recentemente sono state abbattute anche le stalle per far posto a moderne palazzine ad uso residenziale.
Un’altra sconfitta per il territorio; un’altra cascina della zona da annoverare nell’elenco di quelle che ormai non esistono più.
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