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Cascina Figinello o della Cornacchia – Cassina Còrnaggia.
 
Si trova a Figino ed è tuttora funzionante.
Nell’interessante sito internet della Parrocchia San Materno di Figino si trovano alcuni riferimenti a Cascina Cornaggia.
“ … Nei giorni 23 e 24 aprile 1900 venne in Visita Pastorale il Beato Andrea Card. Ferrari, mentre era parroco don Giovanni Battista Rasario. La popolazione sommava circa 700 anime di cui 300 erano bambini sotto i dieci anni. 150 persone risiedevano alla Bettola, 80 alla cascina Cornaggia e 15 alla cascina Molinetto. La chiesa parrocchiale fu trovata in condizioni di deperimento sia interno sia esterno. Una modesta cappella esisteva presso l’Istituto delle Suore di Betlem. Don Rasario notava che la popolazione era alquanto fredda verso la pratica religiosa, ma dai costumi abbastanza ordinati. La dottrina festiva era seguita da donne e bambini, ma scarsamente dagli uomini. Tra gli abusi da correggere il parroco segnalava il lavoro festivo e giochi e divertimenti in tempo di dottrina.”
La cascina Cornaggia ha radici lontane, con tutta probabilità è stata una proprietà dei monaci Benedettini e retta per alcuni secoli come loro grangia (la grangia è una azienda agricola fortificata legata ad un’abbazia). Si dice che accanto alla cascina i monaci avevano costruito un piccolo mulino ed un torchio adibito ad estrarre olio dalle noci.
Più provata è invece la costruzione di un vero mulino per macinare le granaglie, funzionante fino all’inizio del 1900, costruito a sud-ovest della Cornaggia; la ruota era messa in movimento dall’acqua del fontanile Olonella. Oggi questo mulino non esiste più, però sulle rive dell’Olonella si evidenziano ancora i resti delle sue fondamenta.
Una volta la Cornaggia era formata da un solo cortile, con due portoni, ad est quello di entrata a nord quello di uscita, che dava sul giardino.
Il fontanile Bongiovanni le scorre a fianco, parallelo alla via Molinetto, e cinge la cascina come un piccolo castello.
Oggi è formata da più cortili, che si sono costituiti nel tempo.
Una serie di colonne in granito, archetti di mattoni a vista e la campana di un’antico campaniletto sembrano avvalorare la testimonianza della proprietà dei frati.
Qualche studioso invece ritiene che questa sia l’antica casa di campagna dei conti Cornaggia, tramutata nel tempo in azienda agricola.
Anche questa ipotesi è verosimile poiché alla fine del 1700 troviamo dei signori Cornaggia possessori di una parte della vicina cascina Ghisolfa.
Infatti, con l’avvento della Repubblica Cisalpina, viene emessa un’ordinanza, la quale, in base alla legge n° 8 Vendemmiale, determina gli azionisti della Possessione Ghisolfa fra i cittadini più agiati. Il 23 gennaio 1799 viene soppressa la proprietà che era dei Padri Oblati del Santuario di Rho in favore di cinque azionisti tra cui il Cornaggia.
Napoleone I, per finanziare le sue campagne militari, aveva escogitato il sistema di spogliare dei beni terreni alcuni istituti religiosi, ritenuti inutili; e, poiché non poteva materialmente portare in Francia le terre e le cascine, ha pensato di rivenderle agli italiani ed incamerare denaro contante.
Ma torniamo alla Cornaggia; il documento più antico è quello relativo alla visita fatta dall’arcivescovo Federico Borromeo a Figino il 31 ottobre 1605; in quel documento la cascina è menzionata come “Cassina Cornacchia”.
Nella mappa del Catasto Teresiano del 1721 la Cornaggia risulta di proprietà dei Padri Trinitari Scalzi di Monforte.
All’inizio del 1900 era di proprietà della Nobil Casa Casati Brioschi che nel 1917 l’hanno venduta frazionata alla famiglia Banfi, Grassi, Baroni ed ai fratelli Vincenzo e Agostino Marmonti.
I Marmonti nel 1924 hanno ceduto la loro proprietà a Leone Bernardo, da questi è stata divisa nel 1928 ed acquisita da altri agricoltori, mentre una parte del terreno risulta di proprietà del Comune di Milano.
 
Gli attuali agricoltori della cascina Cornaggia sono: le famiglie Banfi, Grassi, Roman e Comaroli, fino a qualche decennio fa vi hanno abitato anche le famiglie Borsani, Catturini ed Oldani.
Alla cascina Cornaggia la famiglia Banfi e la Comaroli coltivano 650 pertiche circa e producono mais per alimentazione animale, coltivazione di foraggi di fieno e cereali tipo l’orzo.
In un’intervista del novembre 1999 rilasciata a Mario Pria per il giornale il Diciotto Ernesto Banfi affermava:
“La coltivazione dei campi è finalizzata al sostentamento dell’allevamento delle vacche di razza frisona che producono latte, per cui la nostra azienda produce in “ciclo chiuso” incluso il ricambio del bestiame.
È uno dei pochi allevamenti di vacche nella zona e, proprio qui alla Cornaggia, ne abbiamo 40, oltre ai vitellini.
Inquinamento dell’inceneritore? No, a noi non disturba, e lo dimostra il fatto che il nostro latte viene ritirato e commercializzato dal Consorzio Produttori latte Milano di Peschiera Borromeo che poi lo rivende alla Centrale del Latte di Milano.
Due volte la settimana il nostro latte viene campionato e analizzato e la qualità viene certificata. Noi produciamo latte di qualità come testimoniano i diplomi che vede affissi su quella parete. Il diploma di sinistra ci è stato conferito nel 1990 per il miglior latte prodotto nella provincia di Milano e da allora siamo sempre stati classificati entro i primi dieci produttori, a dimostrazione della continuità della qualità del latte da noi prodotto qui a Figino. “Ciclo chiuso” vuol dire che le nostre vacche vengono alimentate da foraggi prodotti in azienda e sono evidentemente buoni, altrimenti il latte andrebbe fuori specifica e non si scherza perché, visto cosa è accaduto ad altri, una volta che il latte è fuori specifica non solo non lo ritirano, ma ti mettono in discussione tutto il ciclo, non per niente ci controllano due volte alla settimana.
No, l’inceneritore non ci disturba, al contrario dei gabbiani che sono la vera piaga di questi ultimi anni, loro si ci danneggiano, durante la semina non ci lasciano nemmeno uscire dai campi che si precipitano a mangiare i semi.”
“Questa attività di produzione – aggiunge il figlio Lorenzo – deve essere vista nell’ottica europea, dove non basta produrre ma viene premiata la qualità; e per qualità s’intende: i foraggi per l’alimentazione del bestiame, lo stesso bestiame che viene controllato spessissimo dal veterinario del Servizio Sanitario (ASL) e infine la bontà del latte, non si scappa, se esci dai parametri la tua produzione viene esclusa, non mancano certo i produttori, visto che splafoniamo sempre i massimi.
Noi produciamo 1200 quintali⁄anno di latte. Come regolamento non potremmo produrre oltre i 920 quintali⁄anno, ma noi dobbiamo splafonare se vogliamo andare avanti. Certo oltre la tolleranza del 5% paghiamo la multa, il Consorzio Produttori Latte Milano, su direttive CEE, il mese successivo allo splafonamento trattiene direttamente dalla nostra fattura l’equivalente. La penale è di 800 lire al litro (molto di più del prezzo a noi riconosciuto) per i quintali eccedenti.
Il futuro? Per il momento si continua così in attesa che i nostri politici in Europa riescano a strappare qualcosa di più. Alternative non ce ne sono tante, bisogna tener duro, lavorare e lavorare bene, o si acquista la “quota latte”, che significa investire capitali notevoli, o si produce di meno e allora anche il reddito si abbassa e si perde la convenienza.
Dobbiamo anche considerare che espandersi è un problema finchè il Comune non ci permette nemmeno di erigere un capannone per proteggere il fieno, che come vedrà è esposto all’aperto e protetto da teloni “ma l’è la manera de lavorà?”. Siamo un’azienda agricola che produce ma che è minata da tutti questi vincoli. Il Comune non ci aiuta per niente, perché, dicono che qui vige il Piano Intercomunale e perciò non si può costruire: cosa vuole pensare all’espansione e al futuro se non ci permettono nemmeno un semplice capannone?
Abbiamo fatto regolare domanda ma ci dicono che tutto è bloccato e questo è l’aiuto che ci danno, non c’incoraggiano proprio a fare agricoltura, anche se qui non ci sono progetti per insediamenti abitativi, qui siamo in campagna, in compenso ci hanno portato via il terreno per la costruzione del Canale Deviatore dell’Olona e del Seveso e per la tangenzialina che collega Vighignolo a Pero. La costruzione del Deviatore è stata per noi tremenda perché ha praticamente tagliato le vene d’acqua che alimentavano i campi, ora l’acqua arriva grazie ai contratti con il Consorzio Villoresi. Però noi agricoltori continuiamo a vivere la nostra campagna, per noi vuol dire seguire la tradizione di famiglia che è qui dal 1917, quando c’era un unico proprietario e 80-90 lavoranti.
Continuiamo a coltivare e produrre ma non siamo considerati ne tantomeno protetti. Le cascine di Quarto Cagnino e Quinto Romano hanno chiuso perché assorbite dall’edilizia, non è il nostro caso, qui siamo in campagna, lontano dal centro abitato, non chiediamo niente di eccezionale se non il necessario come può esserlo un capannone.
Ci sono timori per il futuro – continua Lorenzo – in queste condizioni la produzione del latte non dà garanzie ad un giovane come me che deve mettere su famiglia, e perciò sono stato costretto a trovarmi un lavoro come Vigile del Fuoco per ora part-time, ma la campagna non la mollo e dopo il lavoro di Vigile del Fuoco continuo a lavorare la nostra campagna, come ha fatto mio papà e mio nonno Pietro.”
A distanza di qualche anno da questa intervista, il capannone per ricoverare il fieno non ha avuto il nulla osta per la costruzione, Lorenzo fa il Vigile del Fuoco a tempo pieno e le mucche da latte sono state vendute, la stalla dei Banfi ora è desolatamente vuota; in attività rimane ancora solo quella dei Comaroli, mentre la stalla dei Grassi è stata trasformata in   scuderia per alcuni cavalli da diporto.
 
 
cascine-5-3-1.pdf - Cascina Cornaggia
Si trova nell’estremo nord-ovest del Comune di Milano, al confine con Settimo Milanese.
Nella foto, oltre al vasto cascinale, si può osservare l’alveo del Canale Deviatore dell’Olona (sulla sinistra) ed il nastro d’asfalto della “Tangenzialina” che collega  Pero (Molino Dorino) con Vighignolo di Settimo Milanese.
Cascina Cornaggia si raggiunge da Figino percorrendo Via Molinetto
 
cascine-5-3-2.pdf - Ernesto Banfi
 
cascine-5-3-3.pdf - Alcuni angoli di Cascina Cornaggia
 
cascine-5-3-4.pdf - 1999 - Lorenzo Banfi fra i contenitori di raccolta del latte
(Archivio “il diciotto”)
 
cascine-5-3-5.pdf - 1999 - Veduta aerea della Cascina Cornaggia (Archivio “il diciotto”)
 
cascine-5-3-6.pdf - La corte della Cascina Cornaggia
 
cascine5-3-7.pdf - L’ingresso di Casa Banfi, sulla sinistra l’edicola votiva con la Madonnina
 
 
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