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Cascina Campi – Via Fratelli Rizzardi 15.
Carlo, Natalina, Laura, Paolo, Ilaria e Francesco.
La Famiglia Campi merita un capitolo a sé stante.
La loro cascina è un luogo “simbolo” per l’agricoltura milanese; la dimostrazione caparbia che l’attività agricola può benissimo convivere con le abitazioni o gli insediamenti produttivi. Da più di vent’anni ormai lottano in tutti i modi per garantire un futuro sia all’attività agricola che al complesso rurale ormai inglobato in un tessuto molto urbanizzato.
L’attività di allevamento continua nel tempo, nonostante le originali ed adiacenti aree coltive siano state asportate per far posto a nuovi quartieri residenziali.
I Campi si trovano così costretti a percorrere lunghi viaggi per reperire il necessario foraggio anche a notevole distanza utilizzando, come punto d’appoggio per le aree coltivate avute in “permuta” nella zona di Muggiano a seguito dell’edificazione di quelle di propria competenza in Trenno, anche i fabbricati di Cascina Molinetto, al Q.re Olmi.
Da alcuni anni Cascina Campi è stata riconosciuta come Azienda Agrituristica.
Oltre ad uno spaccio alimentare di prodotti biologici, vengono svolte in cascina numerose azioni di educazione ambientale e di informazione sulle caratteristiche del mondo agricolo.
La stalla, un tempo occupata dalle bovine da latte, è stata riconvertita ad allevamento di manze e tori da carne.
Al posto dell’allevamento dei suini c’è ora una “mini farm” con pecore, caprette, animali da cortile e simpatici asini.
Moltissime scolaresche vengono ogni anno a visitare questa incredibile fattoria metropolitana.
Una razionale scuderia ed un funzionale maneggio scoperto permettono l’attività di pensionato per cavalli per conto terzi (proprietari privati).
Nonostante la validità ludica, sociale ed economica dell’azienda, notevoli sono le difficoltà che i gestori devono quotidianamente affrontare per garantire un futuro alla loro attività.
La convivenza con le abitazioni è buona, una cascina come questa non crea problemi, al contrario arricchisce il quartiere e gli abitanti ne sono ben consapevoli.
Si tratta quindi di una cascina “viva”, moderna e ben gestita, al passo con i tempi e che può tranquillamente operare in un contesto ormai altamente urbanizzato.
La conferma, in pratica, della possibile ed addirittura auspicabile convivenza tra l’agricoltura e la città superando il luogo comune che le vuole in antitesi.
La cascina Campi è stata costruita tra il 1825 e il 1828 ed è nata per iniziativa di un sacerdote piuttosto capace ed attivo: don Bravo.
Il fabbricato all’origine era adibito a ricovero di mutilati e di invalidi mentali, don Bravo però non si limitava solo alla loro assistenza ma ha voluto che i suoi ricoverati si rendessero utili e attivi per loro e per gli altri, in relazione alle loro capacità.
Il terreno circostante è stato da loro coltivato, si è costruita una stalla con un porticato grande ed il fienile sovrastante.
Nella cascina venivano allevati animali da cortile e da carne per la sussistenza e per far fronte alle normali necessità della comunità.
Successivamente la cascina ed i terreni di pertinenza sono stati venduti alla famiglia Reina di Saronno, da questa è passata all’Associazione Figli dei Caduti sul lavoro, Enaoli, poi alla Regione Lombardia ed infine al Comune di Milano.
Dal 1918 in un’ala di questa cascina, ha abitato la famiglia di Don Luigi Moretti, l’indimenticabile “don Luigi” della chiesa di Sant’Anselmo di Baggio, molto amato dalla gente.
Don Luigi Moretti nasce a Rosate (Cascina Malpaga) il 2 marzo 1910, è il maggiore di cinque figli di una famiglia di agricoltori. A Trenno, oltre alla scuola locale, Luigi frequenta l’oratorio dove trova Don Ambrogio Guffanti che intuisce la sua vocazione al sacerdozio e lo aiuta a prendere la grande decisione, con il consenso della famiglia.
I Campi sono diventati affittuari di questa cascina fin dal 1928; questa è la quarta generazione che vi abita e lavora.
Tutte la traversìe che questa famiglia ha subito sono state ben illustrate in un’articolo del 7 luglio 1989 scritto dal compianto Arcano (Angelo Tremolada uno dei più grandi poeti dialettali contemporanei) per il giornale “Milano19”.
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