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Corte dei Porta - La Cortascia.
 
Questa cascina si trova in fondo a via Fratelli Zanzottera sulla sinistra, è chiamata anche “la Cortascia”.
Il nome spregiativo “cortaccia” non tragga in inganno, non si tratta di un cortile brutto, tutt’altro, è chiamato in questo modo solo perché è molto grande, uno dei più grandi di Figino.
Si ritiene che in origine sia stata di proprietà dei frati Cistercensi, al pari della Cascina Cornaggia.
Tipica cascina lombarda a corte; il portone d’ingresso è ricavato direttamente nelle case dei contadini, che si allungano sul cortile con un bel portico e sono sormontate da una “torre colombara” con i fori attraverso i quali i piccioni entravano a nidificare. La sua forma ricorda quella di un’altra torre medioevale, anch’essa ubicata in Figino, e precisamente in via Morelli 27.
Le cascine di proprietà monastica, ma edificate lontane dal convento, di solito si distinguono dalle altre per il corpo di fabbrica compatto che comprende la casa padronale, magazzini e l’androne di accesso contraddistinto dalla presenza di una specie di torretta chiusa o “colombera”.
Il cortile, nei suoi confini, non è del tutto chiuso dai fabbricati agricoli, il lato nord si apre verso la campagna ed è delimitato dall’alveo di un fontanile: il Piccaluga.
In fondo al cortile, sulla riva di questo fontanile c’erano le “prei de lavà”, i lavatoi con il piano inclinato che le donne di Figino usavano per lavare i panni.
L’ingresso è fatto a “rizzada”, pavimentato coi ciottoli che i contadini raccoglievano in primavera nei prati.
L’aia è posizionata sulla sinistra, quasi in centro al cortile; le stalle delle mucche sono costruite ad est, alla destra del portone d’ingresso; sopra la stalla c’è il fienile, la “cassina”, come viene chiamata in gergo; verso la corte la stalla è chiusa da un porticato, deposito di carri e di foraggio, accanto ad un pilastro c’è la vasca che serviva per abbeverare le bestie e la “trumba” per pescare l’acqua potabile dal sottosuolo; sulla sinistra ci sono altre abitazioni ed un portico che serve da ricovero per gli attrezzi e per le macchine agricole.
La cascina è ben tenuta, si percepisce un senso d’ordine e di pulizia.
Questa cascina, con le 350 pertiche di terra di sua pertinenza ed un palazzo padronale sito in via Morelli 15, sempre in Figino, è stata comperata dalla famiglia Porta nel 1917 dal vecchio proprietario: il marchese Piccaluga.
Nei tempi migliori, la stalla, tra grandi e piccoli ospitava circa 100 bovini; nei campi, oltre al foraggio si coltivava grano, mais e riso.
I fontanili che irrigavano i terreni di questa cascina erano il Boriolo ed il Piccaluga.
Durante la seconda guerra mondiale in fondo al cortile venne costruito un rifugio per gli abitanti di Figino. Sulla strada di campagna che collegava la Curtascia alla cascina Molinetto c’era una postazione antiaerea.
Ogni sera i soldati della caserma Perrucchetti, per evitare i bombardamenti, venivano sfollati in questa cascina e dormivano sotto i portici, distesi sul fieno.
Dopo l’8 settembre (giorno dell’Armistizio) alcuni di questi soldati, in gran parte originari del Salernitano e del Napoletano, tornarono in cascina trovando, per alcuni mesi, ospitalità e protezione dai Porta che, oltre a rifocillarli, ne impedirono la cattura in occasione dei frequenti rastrellamenti compiuti dai nazifascisti. Quando poi i tempi lo permisero, vennero aiutati a ritornare a casa.
Alcuni di questi soldati, durante la permanenza alla Curtascia, ricevettero la Santa Cresima. I Porta fecero loro da padrini.
Finita la guerra nel prato appena fuori la cascina venne allestito un campo per i soldati americani, con tanto di baracche per dormitorio. Gli abitanti più anziani di Figino si ricordano ancora le tavolette di cioccolato e le sigarette che questi militari offrivano in cambio di qualche litro di latte e alcuni cesti di verdura.
 
Nei tempi duri del dopoguerra, poveracci senza lavoro né casa trovarono rifugio nelle varie cascine.
Al mattino andavano in città per chiedere l’elemosina e alla sera si ritiravano a dormire nelle stalle d’inverno e d’estate sui fienili.
Appena dentro il portone d’ingresso, su un muro sotto il portico c’è un bell’affresco raffigurante la Madonna del Rosario seduta su un trono di nuvole tra San Domenico e Santa Rosa.
Non è un affresco antico, ma la sua storia vale la pena di essere narrata.
Negli anni ’40 il parroco di Figino, don Emilio Trabattoni, commissionò al pittore Arturo Galli la realizzazione di una serie di affreschi nella chiesa parrocchiale di San Materno.
Per realizzare quest’opera il pittore aveva bisogno di un alloggio e della fornitura giornaliera di latte per stemperare i colori, che man mano avrebbe disteso sulle pareti.
Si era in periodo di guerra e c’era in giro carenza di cibo e di soldi.
Il Reverendo chiese aiuto ai parrocchiani e la famiglia Porta si offrì di soddisfare queste esigenze.
In questo modo Arturo Galli fu ospitato in cascina per tutto il tempo necessario per realizzare il ciclo pittorico.
A lavoro ultimato gli fu chiesto, dietro il giusto compenso, di realizzare un affresco di suo piacimento in cascina, al fine di onorare un voto fatto dai nostri agricoltori per lo scampato pericolo dei bombardamenti e per la fine della guerra.
Così Arturo Galli realizzò l’affresco che ancora adesso c’è in cascina.
Nel marzo del 2003 questo affresco è stato restaurato da due ragazze della scuola di pittura di Como: Maria Rita Sanpietro e Sara Mariani.
Oggi in cascina abitano quattro nuclei di Porta, lavorano ancora la terra di loro pertinenza, ma le stalle sono desolatamente vuote; anche qui la crisi dell’agricoltura ha lasciato il segno.
Tutte le notizie sulla Curtascia, sulla cascina Molinetto e parte di quelle sulla Cornaggia ci sono state date da Giuditta Porta, insegnante elementare di tante generazioni del circondario di Milano.
Maestra atipica, con grande amore per la terra e per gli animali, questa passione le deriva dagli insegnamenti che il papà le ha trasmesso durante i lavori agricoli e quando, in estate, lo accompagnava a fare il giro delle risaie, per controllare la distribuzione dell’acqua e la crescita delle piantine.
Amore che ha cercato di inculcare anche nei suoi allievi; fino a qualche anno fa era abbastanza frequente vederla in giro con la classe a spiegare il funzionamento di una marcita o trotterellare dietro la mietitrebbia in mezzo ad un campo di grano pronto per essere raccolto.
 
 
cascine-5-7-1.pdf - L’androne di ingresso della Corte dei Porta con la piccionaia, in Via Zanzottera.
 
cascine-5-7-2.pdf - L’affresco di Arturo Galli recentemente restaurato da Maria Rita Sampietro e Sara Mariani
 
cascine-5-7-3.pdf - Vista dell’aia e delle case dei residenti. A sinistra i nuovi insediamenti abitativi di Figino
 
cascine-5-7-4.pdf - Il porticato est con le stalle e le attrezzature agricole
 
cascine-5-7-5.pdf - L’ingresso da Via Zanzottera Attrezzi agricoli
 
cascine-5-7-6.pdf - Allevamento di maiali alla “Cortascia”
 
cascine-5-7-7.pdf - La preia de lavà sul fontanile Piccaluga a nord della Cortascia
 
cascine-5-7-8.pdf - Una scolaresca in visita alle coltivazioni in occasione della trebbiatura del riso nelle risaie del Gariboldi presso Cascina Seveso. Al centro Giuditta Porta, la loro insegnan
 
 
 
 
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