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Il Giardino (Barcho) del Castello.
In epoca viscontea (1392), a ridosso del nuovo Castello, eretto nella parte nord-ovest di Milano, fu progettato un vasto giardino ducale, circondato da un fossato. In epoca sforzesca (1482) il Barcho, esteso 5160 pertiche (circa 340 ettari) e cintato da un muro con otto portelli (Porta Vercellina, Torbora, San Siro, Rocca degli Olmi, Bullona, Sant’Ambrogio, Borgo degli Ortolani, Porta Tenaglia), era una grande tenuta con boschi, prati, orti, frutteti, pergolati, fontane, giardini e serragli di animali esotici. A questo incantevole luogo di delizie per la corte, disegnato con raffinate architetture rinascimentali di viali a volta e trame d’acqua (ed illustrato dagli affreschi leonardeschi delle sale castellane), si contrapponeva la campagna del contado oltre il muro, con prati irrigui e terreni spesso invasi dalle piene dell’Olona. In epoca spagnola, dopo la costruzione delle nuove mura e fortificazioni (XVIXVII secolo), il parco inselvatichito fu dapprima lasciato in abbandono e poi diviso in poderi (1681). L’area agricola, ambita per la salubrità, scomparve con l’edificazione dei quartieri borghesi Magenta e Fiera (XIX-XX secolo), lasciando solo la memoria delle cascine Giardino, Colombera, Colomberetta, Portello (con osteria), cascine dei Santi, Case Nuove e Madonnina, di una chiesetta, (el Gesioeul), e di un padiglione (el Casino)
Da un articolo di Marco A. Righini, pubblicato su “Pagine Botaniche” (2003)
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