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Cascina San Romano - Via Novara 340 – Cassina San Roman.
 
Questa cascina è una delle più grandi ed interessanti della nostra zona.
Il nucleo attuale risale al XV secolo ma, come per la cascina Caldera, non sono da escludersi edifici ed insediamenti già in epoca romana. Menzionata nella mappa catastale del Claricio col nome di San Romano, faceva parte della parrocchia di Figino, Pieve di Trenno.
In una mappa catastale del 1721 la cascina è descritta come: “Comune di S. Romano detto Mal Paga, confinante a ponente col Comune di Figino mediante in parte fontanile detto Giusiano (Giuscano), in parte strada vicinale, in parte fosso divisorio, in parte strada del detto Comune di Figino”.
Oltre alla cascina c’era anche una casa gentilizia ed una torre d’accesso demolite fra il 1960 ed il 1962. I mattoni di queste costruzioni sono serviti ad erigere parte del muretto che cinge l’oratorio di Quinto Romano. Alla fine della scuola gruppi di ragazzi con le carriole effettuavano il trasporto.
Nel Catasto lombardo-veneto del 1850 la cascina è rappresentata come un complesso a corte chiusa, con una chiesetta esterna sul lato sud, oggi scomparsa.
Questa chiesetta era dedicata appunto a San Romano, è stata chiusa nel 1939 ed i suoi arredi sacri sono stati trasportati nella nuova chiesa di S. Romano alla Torrazza, edificata nel 1940.
Al momento la cascina non ha più la tipologia a corte chiusa perché sono stati demoliti alcuni fabbricati sia sul lato nord che su quello sud.
Un edificio di abitazione a forma di “L” delimita la corte ad ovest ed in parte a sud; sul lato est c’è la grande stalla porticata, a nord vi è un altro edificio di abitazioni, lo stallino dei buoi e dei cavalli, un deposito con fienile e il portone di uscita verso i campi.
L’edificio di maggiore interesse è la stalla, sul lato verso la corte ha un porticato su tutta la  lunghezza, sul lato esterno vi sono tre portici ortogonali di diversa lunghezza, il portico centrale è più corto ed ha un piano di carico. Il portico interno è formato da otto campate di larghezza variabile, sei hanno archi a tutto sesto e i due più esterni hanno il pilastro intermedio che appoggia su di un arco a sesto acuto ricavato nel muro.
La stalla ha la volta a botte in cui sono ricavate delle botole per calare il fieno direttamente dal fienile sull’andico. Il fienile soprastante è aperto solo sul lato lungo, quello rivolto verso la corte, e non ha le aperture grigliate sul lato esterno probabilmente per ragioni di sicurezza.
Una diramazione del fontanile Giuscano attraversava il cortile da nord a sud ed all’occorrenza veniva utilizzato per pulire le porcilaie che erano sistemate sul lato sud-est, vicino alla stalla delle mucche.
Fumagalli Carlo – Diego Sant’Ambrogio – Luca Beltrami in “Reminiscenze di storia ed arte nel Suburbio e nella città di MilanoMilano 1892 Vol. III ricordano un grande camino nella casa padronale e lo illustrano così:
“…Nell’altro camino della fattoria di San Romano, ora dei Morosini è la targa araldina dei Rainoldi che ha il posto d’onore nel centro del camino, fiancheggiata da uno stemma palato, forse Triulzio, e dall’impresa di una pigna con tre germogli uscenti alla sommità.
Quest’impresa, che vedesi riprodotta nel fregio a fiorami intorno al dipinto, figura altresì nella lapide di un Rainoldi, sepolto in Milano a Santa Maria delle Grazie.
Ben disegnata sulla cappa del camino, è la figura della Cerere, colle vesti svolazzanti e cinta il capo di fronde e fiori; al di sopra una fascia con cartella, ed a destra, una biscia avvolta a spirale, simbolo della Terra. Quanto al valore pittorico siamo ancora fra i ricordi della buona arte, sulla fine del secolo XVI, ed uno dei motti è quello adottato come proprio dalla famiglia d’Avalos di Napoli, che diede nel XVI secolo un governatore a Milano.”
Durante la seconda guerra mondiale la stalla delle manze è andata completamente distrutta da un rogo causato dagli spezzoni incendiari di un bombardamento. Insieme alla stalla sono bruciate anche quattro giovenche.
 
L’ultimo affittuario della cascina San Romano è stato il signor Locatelli, meglio conosciuto dagli abitanti della zona come “El Negus” per il colore scuro della carnagione.
Un altro fratello invece era affittuario della cascina Caldera ed era chiamato “el Ross” per viadel colore dei capelli.
La cascina San Romano è stata acquisita dal Comune di Milano nel 1942, dal 1974 è in concessione alla Sezione milanese di Italia Nostra coi suoi 35 ettari trasformati in un parco:
“il Boscoincittà”. Ospita anche la sede dell’Istituto per il Territorio Rurale ed una biblioteca specializzata.
Da qualche anno accanto alla cascina è stato ricavato un pittoresco laghetto.
Negli ultimi anni il territorio di Boscoincittà si è ampliato di altri 45 ettari, 15 verso Trenno e 30 ad est di Figino, inglobando parte dei prati a risaia (le risaie del Gariboldi).
Grazie al Comune di Milano e ad Italia Nostra la Cascina San Romano è quasi del tutto risanata ed è ritornata all’antico splendore, dopo gli anni bui dell’abbandono, del degrado e dell’incuria.
 
cascine-6-3-1.pdf - Cascina San Romano. In alto a sinistra le aree per i vivai, a destra l’area attrezzata. Dal 1974 è la sede operativa di Italia Nostra – Boscoincittà.
cascine-6-3-2.pdf - Vista aerea della Cascina San Romano tra radure ed aree trasformate a bosco. In basso si intravede il laghetto del Boscoincittà – Foto “il diciotto” - Cascina San Romano – La Foresteria
cascine-6-3-3.pdf  L’ingresso da Via Novara-San Romanello - La casa padronale ora trasformata in Direzione, Uffici e Biblioteca del Centro di Forestazione  - Urbana di Italia Nostra - Boscoincittà
cascine-6-3-4.pdf - Vista del cortile con il porticato ad archi antistante le ex stalle - Intreccio di mattoni Particolare del portico della stalla
cascine-6-3-5.pdf - Le tracce rimaste dello stemma della famiglia Rainoldi, antichi proprietari della San Romano
cascine-6-3-6.pdf - L’ala interna della Foresteria - Il nuovo portico, ricostruito a regola d’arte, ora adibito a deposito attrezzi e legname, rimessa macchinari e centrale termica
 
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