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4-01 - Cascina Bellaria - Via Cascina Bellaria 90.
La realizzazione di questa pubblicazione sulle cascine ha permesso di approfondire la conoscenza con straordinari personaggi del mondo agricolo, ora in meritato riposo dopo una vita di intenso lavoro.
E così, un freddo pomeriggio di dicembre, andammo ad intervistare il signor Campari. Lo conosciamo da tempo, ma la sua simpatia e la non comune carica vitale lasciano sempre sbalorditi.
Campari Paolo: classe 1915.
Mi ricordo ancora, qualche anno fa, le sue telefonate “Angelo! Ho un po’ di legna da tagliare….Ho un po’ di fieno da imballare. Quando puoi venire per favore?”
“Certo Campari! Preparatelo, appena pronto vengo!”
E mi pare ancora di vederlo quest’uomo, seduto sul sediolo del suo trattorino arancione col ranghinatore, intento ad inanellare andane su andane di fieno nei prati del Parco di Trenno.
Ed anche la moglie, la signora Enrica, con l’immancabile rastrello, occupata a raccogliere il fieno da sotto gli alberi, dove la macchina non arrivava.
“Campari! Ci parli della Bellaria.”
“Un momento! Aspetta! Sapevo che oggi sareste venuti a trovarmi e stanotte ho scritto una poesia. La volete sentire?” “Certo!”
Eccola:
“Spighe di grano
di grano d’oro.
Coi suoi aratri
voltò le sue zolle.
La mano callosa
dell’agricoltore
produce grano
per sfamare
paesi e città.”
Bravo Campari!
 
Costruita nel 1913 dalla contessa Ina Scheibler Gallarati Scotti, la cascina Bellaria è inserita nella parte centrale del Parco di Trenno, poco più a sud del Cimitero di Guerra Britannico.
É costituita da un corpo centrale in linea, per metà ad uso abitazioni e per l’altra metà a stalla, con il fienile soprastante e un portico che si allunga sul cortile; un’altro porticato ed un rustico sono disposti ortogonalmente ad est.
Sul muro prospiciente l’ingresso c’è un bell’affresco, recentemente restaurato, che rappresenta una Madonna inserita nel paesaggio tipico del Parco di Trenno.
Fino a pochi anni fa svolgeva ancora la sua funzione agricola.
Grazie alla passione e all’amore dei suoi affittuari era meta anche di moltissime scolaresche che potevano in questo modo conoscere l’organizzazione di un’azienda agricola e osservare un piccolo allevamento composto da diversi tipi di animali.
Per questo loro impegno a Campari nel 1985 venne conferito l’attestato di benemerenza civica con la seguente motivazione:
“Gestore della Cascina Bellaria, svolge una importante opera di sensibilizzazione e d’educazione, ponendo la struttura a disposizione delle scolaresche, alle quali illustra la vita della cascina servendosi anche di materiale audiovisivo.” Milano 7 Dicembre 1985
I Campari si può dire che hanno abitato da subito questa cascina e ne sono diventati affittuari nel 1929.
I terreni di pertinenza erano di 400 pertiche (poco più di 26 ettari) in cui 5 quadri coltivati a marcita.
Nella stalla tra grandi e piccoli c’erano 50 bovini di cui 25 vacche in lattazione; nella scuderia mediamente quattro-cinque cavalli; nell’ovile un gruppo di pecore e capre, il maiale nello stabiello e poi una miriade di animali da cortile.
Inoltre i Campari avevano in gestione anche i prati del Tiro a Segno Nazionale (piazzale Accursio) dove coltivavano soprattutto frumento.
Nel 1932 i Campari, con altri 50 agricoltori di Milano, ricevettero un diploma ed un premio di 1000 lire per aver vinto la “Battaglia del grano”; all’epoca riuscirono infatti a raccogliere più di 2 quintali e 20 chilogrammi di grano a pertica.
Nel 1938 la mucca Regina della Bellaria vinse il titolo di “Campionessa”, produceva 16 litri di latte al giorno (all’epoca erano molti, oggi con la selezione e la dieta moderna le mucche raggiungono tranquillamente i 25-30 litri di latte al giorno). Questa mucca è stata fatta sfilare alla Festa di Baggio col suo trofeo: un campanaccio nuovo fiammante ed il fascione tricolore.
Insieme al veterinario del Boschetto di Trenno, il dottor Faravelli, i Campari avevano in comproprietà “Biondo”, un bellissimo stallone belga sauro con le balzanelle bianche e lo usavano per fecondare le cavalle da tiro delle cascine vicine.
Durante la prima guerra mondiale, metà del terreno che adesso forma il Parco di Trenno, quello adiacente la pista di allenamento dei cavalli da corsa, venne adibito ad Aeroporto Militare, la pista era in erba e gli hangar erano costruiti vicino alla Cascinella di Trenno.
Da qui è partito D’Annunzio per il famoso volo su Fiume.
Tutto il terreno della Bellaria veniva irrigato con tre fontanili: il Cagnola, il Santa Maria e il Re dei Fossi.
Il Cagnola era di gran lunga il più importante; la sua sorgente, maestosa, era situata nel comune di Mazzo di Rho; attraversava la statale del Sempione, faceva girare le pale del Mulino del Pero, quelle del Mulino Dorino, quelle del Mulino dei Bissi, un quarto mulino situato in Trenno, irrigava i terreni della cascina Melghera, quelli della Cascinella di Trenno, poi quelli della Bellaria (in tutto 2500 pertiche, 163,5 ettari) infine un ramo attraversava la Via Novara e si disperdeva nei terreni di Quarto Cagnino mentre l’altro raggiungeva ed irrigava alcuni terreni della cascina Maiera.
La cascina Bellaria è stata acquisita dal Comune di Milano nel 1964, assieme alla Cascinetta di Trenno, per la realizzazione dell’omonimo Parco di Trenno.
Oggi la cascina Bellaria è in concessione ad una associazione assistenziale ed è in ristrutturazione.
Il binomio Campari-Bellaria è indissolubile, quando parla di questa cascinetta gli occhi del signor Paolo si fanno lucidi e si illuminano, perché la Bellaria lui l’ha sempre nel cuore.
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