RVG settimana 01
 
Radio-video-giornale del Villaggio
 
Settimana-01 del 2024
 
Settimana 01       2024-01-01 -  Calendario - la settimana
01/01 - 01-001 - Lunedi
02/01 - 01-002 - Martedi
03/01 - 01-003 - Mercoledi
04/01 - 01-004 - Giovedi
05/01 - 01-005 - Venerdi
06/01 - 01-006 - Sabato
07/01 - 01-007 - Domenica
RVG-01 - da  - Radio-Fornace
 
 
01 Gennaio 2024 - lunedi - sett. 01-001
redigio.it/rvg100/rvg-01-001.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Villaggio
redigio.it/rvg100/rvg-009.mp3 - Saluti di fine anno e chiusura programmi
 
previsione spese per il 2024
01/02/2024 - rata 1 - 400 + elettricita'
01/03/2024 - rata 2 - 500
01/05/2024 - rata 3 - 500
01/07/2024 - rata 4 - 500
01/09/2024 - rata 5 - 500
02/11/2024 - rata 6 - 300
       totale                  2700
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO576-milanesi-sidiventa-01.mp3 - Milanesi di nasce ... e si diventa - Un dialogo in dialetto - per essere milanesi non occorre lo ius soli l'e' assee l'aria de Milan 
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Toponimi di Cadrezzate
13) Monteggia: noto come Muntége, è una piccola altura che si incontra a nord-ovest del paese sulla strada che porta verso Brebbia. Olivieri segnala in alcune carte del XIII secolo un loco Montegia (de Brebia3). Oggi il nome è legato a quello di un ponte: è infatti noto a tutti i locali il Ponte di Monteggia. Il nome si rifà al latino monticulus per indicare una piccola altura. Il toponimo è largamente presente in tutta la Lombardia con altre forme e diverse desinenze suffissali (cfr. Montecchio -CO-, Montecchie -LO-)
14) Montelungo: in dialetto Munteslüngh, è un poggio che si estende più in lunghezza che in altezza localizzabile tra l'area del Rondegallo e quella della Baraggiola.
Il lavoro dei milanesi 3)
M: Ora si viaggia molto per il mondo ed è facile trovare italiani un po' dappertutto, e in tutte le stagioni; e i milanesi sono naturalmente tra i più numerosi, un po' per la "smania" di uscire dalla città di cui abbiamo detto, e un po' perché hanno qualche soldo in più da spendere, ma l'è vera che quand semm a l'ester gli stranier ghe sconfonden con gli altri italiani, anche se tra di noi riusciamo quasi sempre a dstinguerci, perché non parliamo più in dialetto, anche se i nostri accenti sono inconfondibili.
C: Finora abbiamo parlato di tempo libero tradizionale, ma, durante la giornata, sono diventate tante le ore che non sono impegnate dal sonno o dal lavoro o dallo studio... Me piasaria parlà de quell che fann i milanes quand stann a Milan, nella vita di tutti i giorni, durante la settimana.
M: Prima di tutto i milanesi a Milano del di lavoren, o anca de nott se hinn de turno; e chi non lavora è perché studia oppure è pensionato oppure è impegnato con la famiglia, ma ci sono anche i disoccupati - qualcuno anche per scelta... Quando non lavorano, e non sono a casa a riposare, perché anca i milanes dormen...
C:...Par però che ai grand personagg sien assee tri o quatter or de sògn, ma anche in questo caso si dice solo degli uomini, mai delle donne...
M: ...Ma lascia stare i padreterni alla Napoleone, qui parliamo di persone comuni, che di notte si fanno le loro belle dormite e che, appunto, quando non dormono... hanno la fortuna di avere a disposizione molti diversivi: cinema, teatri, musei, locali di spettacolo, impianti sportivi, luoghi vari di ritrovo, ma anche, più semplicemente, di passeggiare per la città, che è davvero un ottimo diversivo, perché ogni canton l'offriss motiv de interess: ges, cà, cort, bottegh...gh'è semper quaicoss da scoprire, anche per i milanesi con tanti anni sulle spalle, come noi due...
C: Sì, ma quando non lavoriamo stemm anca volentera a cà, soprattutto se meno giovani. Anzi, sono tanti quelli che si muovono solo per fare la spesa o per portare a spasso il cane; e la domenica, adesso, si va anche poco a messa. Ormai la TV occupa molto del nostro tempo libero; e poi il Covid ci ha anche messo del suo a cambiarci le abitudini
M: Un tempo c'erano i circoli e i salotti per persone di rango e i cortili o la via per la gente del popolo,; e per tutti c'erano i bar, le osterie, le bocciofile; e spettacolo voleva dire teatro e, diciamo dal dopoguerra, soprattutto cinema. Ma la voeuia de incontrass e de stà insemma l'è mai passada, incoeu la se ciama movida, e non è certo cosa solo milanese, anche se quando se ne parla si mostrano sempre i nostri Navigli, che sembrano diventati il simbolo stesso di questo modo di trascorrere il tempo libero, di giovani e meno giovani, nel buono e nel gramo.
C: Te m'et minga parlà di giardin: a Milano mi sembra che di verde ce ne sia tanto, ci sono dei bei parchi famosi, ma anche tanti pussee piscinitt, quasi sconduu tra una via ed un'altra o all'interno di palazzi del centro, e anche tanti viali alberati, e si approfitta di ogni spazio disponibile per piantare qualche pianta o aiola. Un tempo si passeggiava molto in ogni stagione, e ai Giardini Pubblici c'era anche lo zoo, che alle generazioni di un tempo piaceva tanto, ma che quelle nuove hanno fatto di tutto per fall sparì e ghhinn riessii.
Da Santa Lucia a Natale il passo è breve. (1/2)
Il 21 dicembre è San Tommaso e: "Comenza l'inverno, brutt, longh, malinconich per i vècc,che ai bagaj no 'l ghe fa ne cald né frecc, perchè hinn pien de sugh e de calor interno". Fra quattro giorni è Natale, festività attesa da tutti.
Alla vigilia fervono i preparativi per il cenone o, come dicono i cremonesi "per mett all'orden el disnà" senza però dimenticare che "l'è la regola che la ten in pee el convent" cioè: "bisogna fà el pass second la gamba" anche se il medico-poeta Giovanni Rajberti la pensava diversamente: "El dì de la vigilia vann tucc a fà ona visita al verzee che 'l deventa l'ottava meraviglia per virtù di pessee, cervellee, fruttiroeu o polliroeu... E cappon a monton e pollin senza fin, e on sterminni de occh, trifol, légor, salvadegh e fasan: gh'è la grazia di Dio proppi a balocch che la naspa la vista e la consola: bell fondament per i peccaa de gola!".
Per la messa di mezzanotte la chiesa è gremita di gente; nel magentino, la notte di Natale, si spruzza acqua benedetta ai quattro angoli della cucina, in camera da letto e nella stalla, dove qualcuno sosteneva che in quella notte gli animali parlassero.
Quando l'albero di Natale non era ancora di moda, i ragazzi andavano nei boschi o nei campi a cercare la tèppa (muschio) che doveva servire per il presepe. Qualcuno più intraprendente ne raccoglieva di più, lo metteva in cassette che caricava sul portapacchi della bicicletta e pedalando arrivava in città dove lo vendeva agli angoli delle strade.
La tèppa, ovvero quel particolare tipo di muschio morbido che raccolto in piccole zolle serviva per riprodurre l'erba del presepio, dalla liggéra (teppisti) era intesa in altro modo! Infatti la frase: "Voo a mett el bambin in la tèppa!" che a persone non abituate al loro linguaggio convenzionale poteva voler dire: "Alla mezzanotte della vigilia metto la statuina del Bambinello nel muschio del presepio!". Per i nostri locch (balordi), significava invece "accoppiarsi con una donna la notte della vigilia di Natale!".
Ma torniamo al pranzo di Natale, cercando almeno in questo giorno di dimenticare il proverbio pavese che dice:
"Pansa piina, pensa no par quàla voda!" ovvero: chi è sazio non pensa a chi ha fame. A Sondrio, "gran paciada de pizòcher"; a Brescia "bòse frite, pulintina, formaj vècc e vì de spina" (agnello fritto, po lentina, formaggio stagionato e vino novello), mentre in Valsassina si gustano gli scapinasc che sono ravioli giganti con ripieno di carne, uvetta e amaretti; poi come secondo piatto, cappone ripieno e frutta secca. A Casalpusterlengo stanghéti, specie di agnolotti asciutti, capòn e biancustà cun la mostarda de Cremona!
Argomenti del giorno
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare oggi
Toponimi di Cadrezzate
Il lavoro dei milanesi 3)
Da Santa Lucia a Natale il passo è breve. (1/2)
 
       **************** fine giornata ************************
 
02 Gennaio 2024 - Martedi' - sett. 01-002
redigio.it/rvg100/rvg-01-002.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Il taglio del bar
Il bar è sempre stato diviso in due, la parte del bar la quale i gestori pagano l'affitto ed è una parte loro solo loro possono gestire, mentre la parte quella verso la piazza è quella comune. si intende che se un giorno i gestori del bar non aprono per giusti motivi, alla parte comune l'accesso comunque deve essere sempre garantito per quei villeggianti che vogliono ritrovarsi al caldo e tranquillamente.
Quindi come si può chiudere il bar? C'è già un certo tipo di divisione, si tratterebbe forse di fare qualche divisione mobile apribile e chiudibile in qualsiasi momento? così per avere le due parti separate e per avere anche la parte tutta in comune quando e' giustamente necessario?  Può darsi. Dividiamo in due bar
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024?. Indispensabile la porta USB e telecomando
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO549-Milano-celtica-03.mp3 - Milano celtica e la dracma padana -
Toponimi di Cadrezzate
28) Quadro del Morone: il toponimo è composto da due nomi. Il primo probabilmente fa riferimento o alla forma del campo o ad una unità di misura di estensione (cfr. Quadro località di Casteggio -PV)Il secondo è riconducibile alla voce dialettale morón "gelso" (cfr. Morona e Morone località presso Casteggio-PV-).
29) Rondegato: piccola area che si estende per pochi metri a ridosso della Baraggiola. Possiamo abbozzare soltanto delle ipotesi per questo nome. I locali infatti conoscono questa zona come Rundégal, di etimologia dubbia. E' ipotizzabile una derivazione dal termine dialettale rónden "rondine" 'per la presenza del volatile nella bella stagione.
30) Rossino: (v. Cadrezzate n. 18).
31) Sabbione: in dialetto Sabiùn. È, con molta probabilità, una piccola zona creatasi passaggio del fiume Acquanegra o con lo scorrere di altri rigagnoli minori che al fiume confluiscono. Queste zone erano caratterizzate da un terreno sabbioso e ciotoloso non adatto alla coltivazione.
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B1
Ma Gallarate non paga!
Passa un altro anno e siamo al 10 marzo del '56. Busto pare che abbia pazienza da vendere ma, a quanto pare, non intende cedere e... condonare.
<< Indarno la scrivente ha fatto istanza per ottenere dalla Deputaz.e Com.le di Gallarate il rimborso delle spese sostenute fin dal 1854 per invio in quel Borgo della Macchina Idraulica Comunale onde spegnervi un incendio, invio fatto dietro richiesta dell'I. R. Tenente di Gendarm.a residente in Gallarate stesso.
<< Indarno la scrivente si è rivolta a questo I. R. Commiss.to pregando perchè volesse interessarsi onde fosse definita tale pendenza, perocchè i rapporti Deputatizi 9 marzo 1855 e 3 maggio d.o anno N. 274 ima- sero inevasi.
<< Non potendo la scrivente lasciare inesatto questo credito del Comune, prega l'I. R. Commiss.to D.le a volergli ottenere dall'Autorità Prov.le il permesso di spiegare contro la Comunità di Gallarate gli atti con- tenziosi pel titolo di cui sopra, ritornando alla scrivente gli atti trasmessi col succitato foglio 9 marzo 1855 ».
Ma Gallarate non paga!
Informata la I. R. Delegazione Provinciale di Milano, questa finalmente acconsente che la Deputazione di Busto chiami in giudizio quella di Gallarate << visto risultare infruttuose le pratiche onde ottenere il rimborso del credito pel soccorso prestatogli colla propria macchina idraulica, ecc. ».
Noi speriamo che la questione sia risolta e che Gallarate abbia finalmente pagato e possegga le relative ricevute in regola: che se non fosse, questa volta provvederemo noi, allo scadere del centenario.
Ma perchè dunque questo cattivo animo dei gallaratesi contro i bustocchi?
Bisogna convenire -se leggiamo il Crespi Castoldi che si tratta di una ruggine di vecchia data, da quando cioè e siamo al 1400 il borgo di Busto e la pieve di Olgiate Olona vengono sottratti alla giurisdizione dei magistrati del Seprio, che erano in Gallarate.
Lasciamo stare quello che dice il nostro canonico, storico provveduto di molta fantasia, sulle lotte fra guel- fi-gallaratesi e ghibellini-bustocchi: ma quell'affronto bustese e quelle suppliche ripetute per scuotere l'insof feribile giogo del borgo vicino, avevano finito col dare tremendamente ai nervi a tutti i gallaratesi, che si reputavano uomini di lettere e di legge, di certo superiori a questi rozzi battitori e fabbricatori di panni. Si arrivò anche alle mani e peggio, perfino alla guerra dichiarata e alla costruzione di due terrapieni che servivano a sorvegliare il nemico e a difenderci dai sassi e dalle saette; terrapieni che i buoni uffici del pretore Ambrogio Bossi riuscirono a far demolire, verso la fine del '500.
Ma il malanimo rimase e si accentuò. Quelli di Gallarate continuarono a credersi i tutori della dignità e del prestigio della zona; quelli di Busto, che crescevano ogni anno e lavoravano e trafficavano e giravano il mondo, a ritenersi umiliati da tanta soggezione. E così, tutte le volte che un avvenimento qualunque ne dava l'occasione, i bustocchi si impuntavano.
In questi anni, fra il '54 e il '55, per la progettata definitiva sistemazione dell'Ufficio di commisurazione delle Tasse e Rendite, che, vuoi caso, siede proprio in Busto ed opera per i distretti di Busto con Cuggiono e di Gallarate con Somma, si minaccia un trasferimento, e, orribile a dirsi, questo avverrebbe proprio a favore di Gallarate.
Da Santa Lucia a Natale il passo è breve. (2/2)
La mostarda lombarda ha origini antichissime, è una delle tante in- che utilizvenzioni casuali scaturite dall'estro della gente campagna zava la frutta in eccedenza o quella caduta acerba dagli alberi per presapore stuzzicante. parare un contorno dal
Il pranzo di Natale si può terminare secondo la tradizione più semplice con mele, arance e torta casalinga, oppure con torrone, spumante e panettone; di panettone poi qualche fetta bisogna metterla da parte in osservanza al proverbio che recita: "Panetton de Natal el ven mai poss, a mangial a San Bias el benediss la gola e el nas!".
Tante sono le versioni sulla nascita del famoso dolce milanese; io vi propongo quella che mi sembra la più poetica:
On prestinee di nome Togn o Toni, volle preparare un dolce diverso dal solito per il compleanno della sua innamorata che cadeva il 25 dicembre; lo fece talmente buono che, da allora, ogni anno, lo dovette preparare per tutti i suoi clienti dando vita al pan del Togn o pan Toni, che col passare del tempo è diventato il moderno panettone che, sia Motta che Alemagna, hanno industrializzato e fatto conoscere in tutto il mondo.
Ecco alcuni proverbi dedicati al giorno della nascita di Gesù: "L'oeuv del dì de Nadaa el fà guari el venter a chi ghe l'ha malaa!" (L'uovo fatto il giorno di Natale guarisce dal mal di pancia); "A Nadal el sbagg d'on gall!" (lo sbadiglio di un gallo), per dire che le giornate si allungano di poco; "Quell'li l'è nassuu el dì de Natal!", lo si dice di una persona fortunata ...e se qualche lettore è nato proprio in questo giorno, deve crederci perché: "I proverbi fallen mai, vist che gh'hann miss pussee de cent'ann a fai!".
Trascorse le feste natalizie, eccoci all'ultimo giorno dell'anno: San Silvestro ogni lavoro, d'ago o di uncinetto, doveva essere ultimato altrimenti non si sarebbe più potuto finirlo. Un tempo in quella notte, ogni bergamasco preparava il pane in casa propria e tutta la famiglia doveva partecipare alla panificazione traendone previsioni di prosperità o miseria a seconda della buona o cattiva riuscita della cottura.
Nel comasco, nel varesotto e nel lecchese era considerato di buon auspicio mangiare polenta prima della mezzanotte perché avrebbe fatto aumentare la futura produzione dei bozzoli.
Per le ragazze della bassa milanese invece niente veglione; prima della mezzanotte andavano in chiesa a cantare il Te Deum di ringraziamento, per tutti i benefici ricevuti durante l'anno, poi dovevano correre subito a casa altrimenti rischiavano di essere colpite da la stanga de San Sil vester che, a detta delle nonne, si aggirava per le strade del paese a bastonare le fanciulle che non si erano ancora coricate!
Argomenti del giorno
Notizia dal Villaggio
Radio-Fornace
Cosa ascoltare oggi
Toponimi di Cadrezzate
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B1
Da Santa Lucia a Natale il passo è breve. (2/2)
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03 Gennaio 2024 - Mercoledi' - sett. 01-003
redigio.it/rvg100/rvg-01-003 .mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
E' certo che dovremmo risparmiare denaro comune nel villaggio. Dovremmo intervenire in qualche modo e da qualche parte, c'è chi propone di chiudere il ludico quindi non si fa più niente. Benissimo ma nessuno impedisce che si possa anche chiudere anche, e nel frattempo anche la piscina che non è poco.
Una cosa però è possibile ed è doverosa e sta anche nei miei progetti.
cominciamo dalle piccole cose.  esempio sarebbe:  il ludico per la sua attività ha bisogno di ore e ore della dell'aiuto delle segretarie sia per fare i volantini, per fare le brochure, per stamparle e portano via un bel po di ore. Sse ludico si organizza bene nella sua pubblicità o informazione potrebbe evitare tutte queste ore di lavoro alle segreterie le quali possono dedicarsi a fare dell'altro a fare il loro lavoro. Che ognuno faccia il suo e completamente., non che abbia sempre bisogno di altri, perché il lavoro degli altri sembra che sia gratis e non valga nulla. Risparmiamo il lavoro anche degli altri
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO575-peppone-DonCamillo.mp3 - Peppone e Don Camillo alla crociata di Stroppiana -  Aboliti nelle scuole i simboli della religione cattolica -
Toponimi di Cadrezzate
15) Motta Pianca: il toponimo ricorre in dialetto come Mööt Pianch, ma qualche parlante locale è solito citarlo anche come Bianch, termine più noto e trasparente. L'altura si trova a ridosso della più alta zona detta Motte e si colloca all'intersezione delle strade che da Cadrezzate portano a Ispra, Capronno e Travedona. Motta è nome di vari luoghi lombardi con il significato di "mucchio di terra". L'origine è sicuramente da ricercarsi nel latino volgare mutta, forse originato da una base celtica muts. Una possibile interpretazione per Pianca può essere cercata nel termine tardo latino planca (o palanca) con il significato di "superficie liscia anche in pendio" (cfr. Pianca, località sopra a Mandello -LC-, Pianca frazione di San Giovanni Bianco -BG-).
16) Motte: in dialetto Mööt, è la maggior altura di Cadrezzate e sulla sua cima si ergono la Cascina Castello e la Cascina Belvedere. Il Mööt (in dialetto la voce è maschile) è raggiungibile tramite la vecchia strada che da Cadrezzate portava a Ispra, oggi sostituita dalla Strada Provinciale. Un tempo ospitava le numerose vigne presenti in zona che venivano coltivate attraverso ampi terrazzamenti che hanno plasmato la forma del Mööt con i caratteristici gradoni, ancora oggi scorgibili nonostante l'abbandono delle vigne.
17) Novelle: strada oggi non localizzabile registrata sulle carte del Catasto Regio del 1905.
Giuan Gabèla sfrusadùi (1/2)
Ho trovato Giuàn Gabela: è qui in brughiera intento a raccoglier muschio (tèp- pa) e a sfrondar pini per fare il Presepio.
Sapete: ho i miei nipotini, che se non preparo loro il presepio mi fanno il muso lungo un metro. È meglio prender tempo, perchè se dovesse nevicare a cercar la tèppa sarebbe un bel fastidio! Mi fate ridere, Giuàn Gabèla, al pensiero che voi siate qui a cercar teppa invece che a sfrusà bricòl!
Oh, vi ricordate ancora! Quasi non mi ricordo più io. Son passati, ormai, tanti anni! E, poi, la mia, come quella di molti altri, è una fama scroccata... Noi veramente, non eravamo dei veri sfrusadùi, ma degli addetti ai trasporti. Noi non andavamo in Svizzera a contrabbandare, noi non attraversavamo la frontiera. Noi trasportavamo i bricòl già contrabbandate, da sottofrontiera a Busto. Non abbiamo mai attraversato l'Olona. I bricòl venivano fatte passare dai ponti dell'Olona di giorno, mascherate in carri di fieno o di letame, depositate poi in capanne deserte in mezzo ai boschi, dove andavamo noi di notte a prelevarle. Ecco a che cosa si riduceva la nostra funzione di contrabbandieri, dei tempi in cui il contrabbando si esercitava su larga scala. Certo che correvamo anche noi i nostri rischi. Se le guardie ci pescavano, si finiva in galera e non era un bel gusto. Accadeva, però, di rado; perchè preferivamo abbandonare la bricòla nelle mani degli inseguitori che lasciarci prendere. In questo caso perdevamo il prezzo del trasporto. Perchè non ci pagavano se non consegnavamo labricòla...
Dunque, era vostro interesse non lasciarvi prendere...
Oh, quante corse ho mai fatto! E, poi, bisognava star attenti ai ladri! Non erano tanto le guardie che ci impensierivano; ma i ladri. Sicuro, i ladri! Ci spiavano di nascosto, ci lasciavan depositare la bricòla nel nascondiglio e poi ce la rubavano! Ed in questo caso noi dovevamo rispondere, se no si era accusati di far comunella coi malandrini.
Non era un allegro mestiere, in fin dei conti !
Tutt'altro che allegro ! Tanto che son quasi quarant'anni che l'ho abbandonato. Figuratevi che io stavo di casa alla Porta Capuana, quell'immenso cascinale che hanno buttato giù da qualche anno ed i cui ruderi sono ancora lì a recare testimonianza della sua famigerata esistenza. Sapete benissimo che, ai mei tempi, alla Porta Capuana, abitavano da una parte le Guardie di Finanza e dall'altra i contrabbandieri. Guardie e contrabbandieri si spiavano e si sorvegliavano a vicenda. Le guardie si servivano delle ragazzotte, colle quali fingevano di fare all'amore, per conoscere i nostri itinerari; noi incaricavamo le lavandaie e i fornitori di viveri di darci informazioni sugli ordini di servizio. Immaginate che io quando dovevo andare per bricòl dovevo fingermi ubriaco, sentirne di tutti i colori da mia moglie, farmi portare a letto in ispalla, mettermi a russare forte e poi saltare dalla finestra che dava sull'orto e via di corsa! E la mattina presto rientrare dalla finestra nella mia camera e poi farmi svegliare ad ora tarda e fingere di alzarmi con ancora negli occhi i fumi del vino. Invece, quanti chilometri a piedi per i nascosti sentieri della brughiera! E tutto per la misera moneta di cinque lire! Roba da non dire. Quando poi ho saputo che le guardie avevan ricevuto l'ordine di sparare sui trasportatori, addio mio bello, mi sono ritirato... a vita privata! In fine, quando sono andato, dopo tanti anni, a confessarmi per Natale, ed ho sentito dalla bocca del confessore che a fare il contrabbandiere era peccato, non ne volli sapere più del tutto.
Argomenti del giorno
Notizia dal Villaggio
Cosa ascoltare oggi
Toponimi di Cadrezzate
Giuan Gabèla sfrusadùi (1/2)
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04 Gennaio 2024 - Giovedi' - sett. 01-004
redigio.it/rvg100/rvg-01-004.mp3 - Te la racconto io la giornata
Nessuna notizia dal Villaggio
Proverbio del giorno
Nel bus che i donn gh'han sotta el venter, l'è on bel vizzi metteghel denter; dopo el gioeugh, quand el fond s'è toccàa, l'è a tirall foeura che l'è on peccàa!
Nel buco che le donne hanno sotto il ventre, è un bel vizio metterglielo dentro; dopo il gioco, quando il fondo s'è toccato, è a tirarlo fuori che è uso è costituito dalla dizione più che dal fatto in sè, dal momento che mondo è mondo ed in tutti i cinqu n peccato!
Indubbiamente il problema più grose continenti ciò avviene senza tante turbe, con buona pace per coloro che ne fanno motivo di puritaneria; da qui siamo d'accordo che ogni aggiunta è senz'altro inutile.
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2608/QGLO810-cereali-olioRicino-01.mp3 - Ma che gustosi questi cereali all'olio di ricino -
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B2
I bustocchi si rivolgono alla Sua Eccellenza il Ministro delle Finanze:
« Cugionno, Somma, Saronno sono a due leghe da Busto, mentre se l'Ufficio fosse posto a Gallarate quei Capo-Distretti disterebbero da quell'Ufficio da oltre tre leghe.
<< La popolazione di Busto Arsizio ascendente a dodici mila abitanti (12.000) ed il suo esteso commercio ne fanno indubbiamente il punto più importante, mentre il vicino Gallarate non raggiunge la metà della detta popolazione.
«Se mai entra nelle attuali mire di Vostra Eccellenza la sistemazione degli Uffici Tasse, ed immediata esazione, questa rispettosa Deputazione Comunale ardisce presentarvi questo voto, questo desiderio, questo bisogno, acciò si degni prescegliere Busto Arsizio, e così questo Comune dovrà pure a Vostra Eccellenza parte di sua floridezza, mentre che la vostra determinazione avrà ben anche provveduto al maggior comodo degli altri Distretti >>.
E non basta! In una successiva supplica all'I. R. Ministero delle Finanze in Vienna, si aumenta la dose:
« A tacere della maggior centralità si osserverà che l'estimo di Busto Arsizio con Cuggiono ascende a scudi 1,905,352; mentre quello di Gallarate con Somma ascende a soli scudi 1,287,602. La diversità di quasi 700,000 scudi deve naturalmente importare maggiori operazioni, molto più attesa la maggior popolazione, la quale nel Distretto di Busto con Cuggiono presenta la cifra di 63,167 abitanti, mentre quello di Gallarate con Somma non presenta che la cifra di 44,594 abitanti.
«Se è lecito misurare il numero dei contratti dal numero di notai si osserva che nel Distretto di Busto con Cuggiono furono determinati 4 notai, mentre per quello di Gallarate con Somma non ne sono determinati che due soli.
<< Se dal numero di mercati settimanali e delle fiere annuali vuolsi vedere il movimento degli affari, nel Di- stretto di Busto con Cuggiono tengonsi tre mercati settimanali e cioè a Busto, a Castano ed a Legnano, mentre nel Distretto di Gallarate con Somma se ne tengono due; nel Distretto di Busto con Cuggiono tengonsi tre fiere annuali, cioè in Castano, Inveruno e Legnano, mentre nell'altro distretto non se ne tiene alcuna.
<< Se vuolsi giudicare della maggior floridezza dalle spese comunali compresi i carichi, il Distretto di Busto con Cuggiono presentò nel 1853 un'uscita di L. 881,764,62; mentre il Distretto di Gallarate con Somma presentò quella di L. 688,346,91.
<< In ogni ramo che comparar si voglia si presenterà sempre che Busto, sia da solo che coll'unito distretto di Cuggiono, supera di rilevante ammontare Gallarate col suo distretto.
<< Sotto il lato d'importanza commerciale non si esita a dire quasi nullo il commercio del Distretto di Gal- larate con Somma a petto di quello di Busto con Cuggiono. Nel Distretto di Busto con Cuggiono il setificio conta n. 18 filande a vapore principali, mentre quello di Gallarate con Somma non ne conta che 3. Nel solo Distretto di Busto lavorano 11 filature di cotone con oltre 50.000 fusi, mentre nessuna in quello di Gallarate con Somma.
<< Dopo tutto ciò non si può per vero che fare una domanda, come mai ritenuta anche un'eguale centralità, dati questi estremi e quelli già esposti, possa dubitarsi della preferenza. L'unico motivo sta nella consuetudine di tempi andati, nei quali Gallarate come sede della giurisdizione feudale teneva una superiorità d'importanza.
Giuan Gabèla sfrusadùi (2/3)
Vi hanno spaventato di più le fucilate delle guardie o gli ammonimenti del confessore, dite un po' sù, Giuàn Gabèla?
Lasciamola li! Volete vedere dove andavamo noi a nascondere i bricòl, per metterle al sicuro dai ladri? In quel rovaio. Punti di riferimento quella pianta di rovere e quella pianta di castano. Dall'una all'altra pianta in linea retta, cento passi. Rovi e sterpi. Sotto, c'è ancora il buco, il ricovero posticcio di bricòl. Altri venivano, senza che noi li conoscessimo, a ritirarle. Ogni servizio era fatto in segreto. In tanti anni che ho fatto il trasportatore di tabacco non ho mai conosciuto le persone degli impresari. Il Crapa soltanto noi conoscevamo, ch'era quello che ci pagava il servizio. Ad ogni modo, tempi lontani. Che Dio mi lasci vedere anche questo Natale! E poi, se mi vuol chiudere gli occhi, sia fatta la volontà sua...
Giuàn Gabèla se ne va, col suo fascio di teppa sulla groppa e con alcune ramaglie di pino sulle spalle. Procede lentamente, con molta tranquillità, da uomo che sa d'essere alla consunzione della sua giornata. Non si direbbe che quell'uo mo, ormai curvo dagli anni, ai suoi tempi abbia trottato come una gazzella, abbia scavalcato a piè pari delle siepi, saltato burroni e tenuto a bada pattuglie di Guardie di Finanza e di Carabinieri !
La caduta della neve è sempre un fatto spettacoloso, sia per i piccoli che per i grandi ed anche un pochino misterioso. La gente riesce a darsi conto della pioggia e della grandine senza grande sforzo, ma quello della neve è tal fenomeno che sempre richiede un giuoco di fantasia per immaginarlo. Infatti pioggia e grandine non hanno offerto gran che di materiale alla poesia, mentre la neve ha riempito tutte le biblioteche. Anche i grandi alla caduta della prima neve della prima neve della stagione si commuovono, ridiventano un pò bambini e rigiuocano, almeno col pensiero, a colpi di bianche pallottole compresse, come ai bei tempi lontani. La neve è tutto un nostalgico richiamo ai bei giorni di giovinezza. Ed ecco che anche il nostro anziano poeta riprende il verso per cantare << il bianco monte ed il bianco piano ».
Argomenti del giorno
Proverbio del giorno
Cosa ascoltare oggi
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B2
Giuan Gabèla sfrusadùi (2/3)
 
       **************** fine giornata ************************
05 Gennaio 2024 - Venerdi' - sett. 01-005
redigio.it/rvg100/rvg-01-005.mp3 - Te la racconto io la giornata
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Cosa ascoltare oggi
redigio.it/dati2608/QGLO811-cereali-olioRicino-02.mp3 - Ma che gustosi questi cereali all'olio di ricino -
Proverbi
Di volt a s'è pussée fortunàa cont on bel cuu che on bon ragionà.
Delle volte si è più fortunati con un bel culo che un buon ragionamento.
Detto popolare significante che anche la fortuna è spesso direzionata da componenti estranee; ad esempio nell'assunzione di personale  femminile la bella presenza prevaleva sulla buona cultura e ciò poteva determinare scelte ... di parte.
Ovviamente il detto tiene debito conto anche della popolaresca attribuzione di chi è veramente fortunato per cui si dice che ha «un bel culo>>.
Il lavoro dei milanesi 4)
M: Sul verde di Milano la penso come te: i dati ufficiali dicono che ce n'è poco, ma se si sommano tutti gli spazi verdi credo che ghemm nient de invidià a città che hanno la fama di esserne particolarmente ricche. E poeu adess gh'emm anca i grattacieli con le piante, il Bosco Verticale, che stanno facendo scuola nel mondo. Quanto allo zoo, l'è dispiasuda tanto anca a mi la sua scomparsa... Se gli animalisti qualche ragione l'avevano, soprattutto per certi animali davvero sacrificati e fuori dal loro habitat, meno credo ne avessero per tanti altri, che avrebbero potuto essere lasciati in uno spazio che andava certo un po' rinnovato, per el piasè e l'interess de tanti grand e fiolitt. Ma parlando di parchi, non si può fare a meno di parlare di sicurezza, che rende sempre più difficile frequentarli, soprattutto in orari e stagioni dove c'è poca gente.
C: Ecco: la sicurezza, gran bel problema, peraltro non solo nostro, ma a Milano se gh'ha l'impression ch'el sia permiss tusscoss, soprattutto di questi ultimi tempi. Le leggi ci sono, ma non c'è nessuno che le faccia rispettare, e oggi sembrano spariti persino i vigili.
M: Un tempo non lontano, anca i noster Ghisa facevano parte della milanesità. Ma sono cresciuti enormemente i diritti, di tutti noi, senza che venisse data la giusta importanza anche ai doveri, e così sembra che ognidun el poda fa quell ch'el voeur, anche se sbagliato, con buone probabilità di non venire punito.
C: Lasciando da parte i reati più gravi, penso alle infrazioni stradali, alla "piccola" evasione fiscale, alle tante scorrettezze, cose tipiche di quella che abbiamo sempre chiamato la cultura del furbo, che emm semper criticaa in di alter, ma che gh'hoo paura la tocca anca nun.
M: Il nostro proverbio Chi vosa pussee, la vacca l'è soa ci ricorda che i furbi e i prepotenti non sono mai mancati, neppure qui, anche se, almeno per questo, non siamo famosi...
In compens, semm cognossuu per el traffic e l'inquinament. Purtroppo, infatti, escono regolarmente i dati che ci ricordano che siamo ben al di sopra della soglia dei valori consentiti e ci raccontano quanti sono morti a Milano per lo smog.
C: Anca se se dismentighen de di quanto è scesa la mortalità e, di consequenza, quanto è salita la nostra età media. Adesso sembra che gli anziani siano quasi più numerosi dei giovani, smog o non smog. E poeu, par che la nebbia la sia sparida...
M: L'è vera anca quest! La nostra Pianura Padana soffre effettivamente di un clima non particolarmente salubre, forse soprattutto per la poca ventilazione, tanto che c'è stato qualcuno che ha proposto di tagliare il colle del Turchino per fa corr l'aria del mar... E, forse, è anche per questo che ci piace andare così spesso fuori. Ora, però, le modernità della tecnologia ci permettono di stare più agevolmente in città, cont i cà ben riscaldaa d'inverno e rinfrescaa d'estaa, e con tanti servizi che distraggono giovani e anziani, palestre, piscine, aree attrezzate nei parchi, così il clima passa in secondo piano, anche se dovremmo tutti impegnarci per cercare di migliorarlo.
C: Piscine, palestre... consumano però molta energia, in sieme a quella che serve per i trasporti, alle auto in particolare, che è poi quella che contribuisce in modo decisivo sull'inquinamento... E poeu, l'energia la costa semper pussee, per cui mi pare giusto pensare di ridurre tutti questi consumi: vale per la salute ed anche per il portafoglio!
M: Ecologia, la par effettivament la "parola d'ordin" delle città moderne, a partire appunto dai consumi di energia, ma anche dalla gestione dei rifiuti, dalla mobilità di persone e cose, ma tutto questo presuppone una buona dose di senso civico e questo non so fino a che punto anca nun milanes ghe l'emm...
Giuan Gabèla sfrusadùi (3/3)
lo ho presente la scenetta graziosa di una piccola bimbetta che per la prima volta in vita sua vedeva la neve. Vieni, dicevan le sorelline più alte, a vedere la neve. La piccola appena alzata dal letto, al sentire lo strano vocabolo di << neve », sgranò gli occhi come dinnanzi ad un suono di mistero. Come vide la terra coperta di bianco ed il folleggiare dei batuffoli, indietreggiò come impaurita e fece verso di scappare. Mamma la neve!? Le sorelline ridenti e giulive, la ripresero per mano: vègn chi, preuva, l'è 'l zücar! La pupattola allungò la mano e subito la contrasse : l'è frègia! Tutti risero. Preuva a mètala in buca, l'è dulzi! Provò ad assaggiarla: l'è vèa non cha l'è dulzi, cussa l'è? Dopo qualche minuto era tutta una festa: pallottole, capitomboli, trilli, risate, paradiso di bimbi e di grandi; la neve!
Ma io non rubo il mestiere ai poeti e vi parlo per un istante della neve dal punto di vista utilitario. All'ultima nevicata, conversando con alcune giovinette mi sentii dire: Vedete quanta neve ! La si potesse conservare per quest'estate! - lo sono subito scattato: Come? La neve si è sempre conservata per l'estate! Non vi ricordate quando i macellai ed i salumieri si rubavan la neve per metterla in ghiacciaia? Le giovinette si son guardate stupefatte, come se cascassero da un mondo al disopra delle nubi: Quando mai? Aspettate: forse una trentina di anni fa! Sono scoppiate in una risata sonora e, se non si fosse trattato di giovinette gentili, dovrei dire insolente.
Trent'anni fa noi attendavamo alcuni lustri per venire al mondo! - Mi son dato un schiaffetto sulla guancia destra a punizione della mia smemorataggine: il tempo passa e tu dimentichi d'essere invecchiato!
Allora, state a sentire che vi racconto. Prima che ci fosse il ghiaccio artificiale, prima che impiantassero i frigoriferi, con che cosa si conservavano in estate gli alimenti ed in special modo le carni? Col ghiaccio naturale e con la neve agghiacciata. Il ghiaccio si raccoglieva nelle « bozze > di scarico delle acque, perchè ai tempi di cui parlo la fognatura non c'era e le piovane scaricavano in fossi e in pozze ai margini delle strade. Ma la vera cuccagna per i macellai era la neve. Quando nevicava erano a posto. Andavano a gara a segnare la neve più vicina alla loro ghiacciaia. Il Puzèn cercava di accaparrarsi la neve di piazza S. Giovanni, il Badòn quella di Prà Esili, la Ciàma quella di Prà S. Michè, il Pineta quella di Prà di Remàgi e via dicendo... Bastava mettere un palo in mezzo alla neve col nome del primo arrivato per fissare il suo diritto di prelazione. Ciò faceva piacere anche al Comune, il quale risparmiava i soldi dello sgombero. La neve, trasportata con dei carretti veniva rovesciata in speciali botole larghe, all'interno, come cantine e veniva accompagnata nella lenta caduta in botola con abbondanti secchi d'acqua, cosicchè si formava un pastone ghiacciato, che serviva per tutta l'estate a tener fresche le carni che vi si deponevan sopra. C'era poi il ghiaccio per gli ammalati, che veniva raccolto d'inverno in derivazione di acque correnti e tenuto da parte per questo speciale uso. Il servizio di fornire il ghiaccio per gli ammalati, era pure disimpegnato dai macellai. Vedete, care le mie donzelle, che non c'è nulla di mira coloso nella conservazione della neve e del ghiaccio invernali per l'estate? Passan gli anni, tutto muta o si trasforma, tu sola o poesia sei sempre viva e sempre fresca... come la neve!
Argomenti del giorno
Cosa ascoltare oggi
Proverbi
Il lavoro dei milanesi 4)
Giuan Gabèla sfrusadùi (3/3)
       **************** fine giornata ************************
 
 
06 Gennaio 2024 - sabato - sett. 01-006
redigio.it/rvg100/rvg-01-006.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Proverbi
Tant int el lusso quant int i miserii, l'ultem domicilii l'è el cimiterii.
Tanto nel lusso quanto nelle miserie, l'ultimo domicilio è il cimitero.
È difficile stabilire come, dove e quando sia nato questo detto; era indubbiamente una sorta di consolatoria dei più poveri, un aspetto della filosofia di chi è conscio che l'unica reale risoluzione di una vita, da povero o da ricco è il cimitero.
È poco conosciuto nella forma originale, sostituito da altri detti consimili.
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO536-Milano-Gottardo.mp3 - Milano Gottardo - La quieta via Custodi - Le placide atmosfere di fine Ottocento - il Gentilino
Toponimi di TERNATE (29)
Ternate: m. 281; kmq 5.05; abitanti 2.250.
Comune della provincia di Varese situato 15 Km a sud-ovest del capoluogo sulla sponda nord del Lago di Comabbio.
Il toponimo Ternate, in dialetto Ternà, è attestato per la prima volta in documenti del XII secolo come Ladernatee un secolo dopo lo troviamo come Trinate. L'oscillazione del nome già nelle prime attestazioni ci lascia molti dubbi circa l'etimologia del toponimo. Varie sono le ipotesi a riguardo. È molto difficile far risalire il nome alla voce latina trinus in riferimento alla posizione del paese tra i tre laghi. Più probabile, ma non certo, un riferimento più concreto al "terreno" etimologia supportata da altri toponimi in Lombardia (cfr. Trecella frazione di Pozzuolo Martesana -MI-). È possibile anche un'origine dal nome proprio latino Latterninus (o Latterna) se si considera plausibile la prima attestazione Ladernate a nostra disposizione.
1) Anade: su alcune carte individuato anche come Anadé. È una piccola cascina pochi metri a nord della Cascina degli Ori. Il nome è di difficile interpretazione: due sono le voci dialettali che possono essere messe in evidenza, da una parte Anàde che designa il guadagno annuo di un lavoratore, dall'altra la voce Anadè che indica il "pollaio per anatre">. Non è da escludere infine che il toponimo possa richiamare l'anatra, in dialetto Aneda, in riferimento ad un soprannome di un antico proprietario.
2) Baranchina: ampia area situata pochi chilometri a est del poggio di Santa Maria e a sud della Cascina Motte a nord del centro abitato del paese. Di dubbia origine
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B3
<< Ma questo Eccelso Ministero saprà ben provvedere alle condizioni ed ai bisogni attuali dei proprii sudditi, fra i quali a nessuno inferiore in devozione e fedeltà si vanta » ...il borgo di Busto.
Ma è mai possibile che tutto questo passi senza vendetta, e che si possa impunemente lasciar dire di Gallarate che tutti i suoi meriti sono solo << nella consuetudine dei tempi andati? ».
È forse per questo che la Onorevole Deputazione di Gallarate disdegnò anche l'aiuto della « Macchina Idraulica >> chiamata a spegnere l'incendio: meglio bruciar tutto che chiedere aiuto ai bustocchi!
Se poi pensiamo che tutto questo accanimento aveva lo scopo di tenersi o di tirarsi in casa l'ufficio delle tasse, non c'è che da scrollare miseramente la testa. Oggi, forse, non succederebbe più.
Per chi volesse conoscere lo sviluppo delle vicende possiamo aggiungere che, trascinate le decisioni, fra suppliche e controsuppliche, fino al 1858, per decreto della << Inclita I. R. Prefettura delle Finanze 14 giugno n. 14442/2287, ed in relazione all'ossequiato Dispaccio di S. E. il Signor Barone Luogotenente de Bürger in temporaria rappresentanza di S. A. il Serenissimo Arciduca Governatore Generale », l'ufficio delle tasse rimase a Busto, con notevole sacrificio della Deputazione Comunale che, per un affitto annuo di Austriache Lire Duecento, aggiunse ai quattro locali già in uso, anche un quinto locale, e cioè « l'ampia sala che serviva d'ufficio alla Deputazione medesima », e ciò per conservare < l'opportunità che l'ufficio stesso venisse a trovarsi collocato nel medesimo caseggiato nel quale sono riunite I'I. R. Pretura, l'I. R. Commissario Distrettuale ed il Corpo di Gendarmeria, stazionato nel paese ».
Busto felice era dunque riuscito a tirarsi in casa quella delle tasse... per farla a Gallarate.
Mentre si rinnovano questi uffici, e anche gli I. R. Gendarmi volevano stare un po' comodi, lo spirito di iniziativa dei bustocchi non veniva meno e già si pubblicavano gli appalti per il nuovo carcere, allora ridotto praticamente ad una sola stanza, rimasta tal quale dal 1837, quando era stata affittata, per austriache lire 55 annue, alla Autorità di Polizia. A questa stanza carceraria si arrivava passando per la cucina della I. R. Gendarmeria, ed era uno stanzone buio, con due finestrelle munite di ferriate doppie e con un tavolaccio che correva lungo i muri, salvo una necessaria interruzione per far luogo ad un aggeggio che, sulle carte, è definito << col suo foro rotondo »>.
Ma si provvedeva anche ad altre novità. Si progettava la fondazione di un Asilo, costruito poi sul terreno della Scuola dei Poveri con una spesa di 40.000 lire, si sistemavano le strade, si rinnovava il piazzale fuori Porta Milano, si restaurava la Cap pella della Madonna in Veroncora, e, non ultimo, si sorvegliavano anche le donne pubbliche, le silfidi bustesi di cent'anni fa, la Rossina, la Balina, la Sgorazza, la Rosa; e vi faccio venia dei loro veri nomi, povere donne.
A stria dàa Cuntrà di RàtiMa (1/3)
L'attuale Via G. B. Bossi era una volta Cuntrà di Ràti. Case ch'eran » ratere ». Circolavano infatti i topi a frotte e a loro agio, poichè trovavan con facilità la loro pastura. In assenza di fognatura lo scarico delle piovane e delle acque di lavanderia avveniva in pozzi a fondo perdente installati nei cortili. Facili gli ingorghi e i rigurgiti poltigliati. I topi avevan di che diguazzare fra il fango e i rifiuti di cucina impolpettati di stercura. A breve distanza la < rateria» trovava il parco di passeggio e di svago. Dove c'è ora Via Antonio Pozzi con i fabbricati delle Associazioni Cattoliche c'era campagna. Solo una stradella nullaffatto sistemata, allancata e ammontagnata di sassi scaricati alla rinfusa, congiungeva Via dell'Ospedale (Via Umberto I) con Piazza del Conte (Piazza Vittorio Emanuele). In questa stradella nelle ore serali si muovevano ombre spasimanti dei due sessi, intenti ad ammazzare il chiaro di luna. Scherzosamente, fino a una trentina di anni fa, questo sganghero di strada azzoppata e guercia (non c'era illuminazione, infatti) venne chiamata Via Giardini. Parco di fantasmi infoiati e di topi giubilanti.
In una delle case di Cuntrà di Ràti aveva la sua abitazione una strega, di quelle che fanno il giuoco delle carte ed altri giuochi men puliti, per << malefiziato » della < disfare » le diavolerie di altre streghe che avevan gente. Le persone malefiziate appartenevano generalmente al sesso femminile. Si sa che quello femminile è il sesso debole per definizione, epperò meno resistente alle « malefiziazioni ». In quel tempo la strega era asse diata dalle malefiziate che ricorrevano a lei per << disfare il giuoco maligno Tanto era pressata dal lavoro da fissare un numero d'ordine alle ressanti. Giova avvertire che l'orario utile di lavoro era molto ridotto. Le ore buone strologare per < eran quelle che correvano fra le dieci di sera e mezzanotte.
Argomenti del giorno
Cosa ascoltare oggi
Proverbi
Toponimi di TERNATE (29)
Busto Grande - 170 anni fa  - Capitolo quinto B3
A stria dàa Cuntrà di RàtiMa (1/3)
 
       **************** fine giornata ************************
  
07 Gennaio 2024 - Domenica - sett. 01-007
redigio.it/rvg100/rvg-01-007.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
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Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO592-dialoghi-milanesi-01.mp3  - Dialogo fra due milanesi su argomenti dal 1945 al 1960 - in dialetto -
Toponimi di Ternate
3) Barass: area pianeggiante al di sotto del Roncàas a sud del paese sul confine con il comune di Comabbio (cfr. Barasso frazione di Comerio -CO-, Baradello -CO-). (v. Cadrezzate n. 1).
4) Bronzina: antica e grande cascina situata pochi metri a sud-est della località Pacit a ridosso dell'attuale linea ferroviaria che porta alla stazione di Travedona-Biandronno. La cascina è nota anche come località Bàier, come attestato dalla carta IGM di inizio '900. Entrambe le denominazioni sono oscure: forse il nome Bronzina può essere ricondotto ad un nome famigliare per la presenza accertata del casato Bronzi nella zona della basca comasca (cfr. Bronza in località Mairano -BS-),
5) Brughiera: in dialetto Brüghéra, è la zona sotto al poggio Santa Maria che collega l'altura con la località San Sepolcro più a sud (v. Cazzago Brabbia n. 2).
6) Buscior: o Bosciùr è una zona pianeggiante un tempo pratosa che si estende a nord della stazione ferroviaria in direzione del comune di Varano. Il nome è con molta probabilità da far risalire alla voce dialettale bösciol o böscior che il ha significato di "cespuglio spinoso o spina">
Fidanzati a tempo perso
Le ragazze di New York che faticano a trovare l'anima gemella o che, semplicemente, non hanno né il tempo né la voglia di imbarcarsi in una relazione seria, hanno scoperto i <<sometimes boyfriends», vale a dire i «<fidanzati qualche volta>>. Compagni part-time, qualcosa meno dei fidanzati veri, qualcosa più dei partner di sesso. Ci si esce a cena, si chiacchiera, si fa un giro in libreria e naturalmente si fa l'amore. Non è necessario vederli spesso, sentirli al telefono tutti i giorni, spedire e-mail o sms né trascorrere insieme i fine settimana. Le ragazze li chiamano quando hanno voglia di sentirsi fidanzate, il resto del tempo si possono tranquillamente considerare single. Un <<sometimes boyfriend» può essere il frutto di un incontro occasionale avvenuto in vacanza: ci si conosce, ci si piace, ma si scopre che si abita in due città molto distanti tra loro. Se non si vuole perdere di vista una persona con cui c'è un buon feeling, ma allo stesso tempo non si vuole instaurare un'impegnativa storia a distanza, non resta che fidanzarsi a tempo perso. Meglio che stare sole...
Il lavoro dei milanesi 5)
C: Ecco, appunto, a proposito di senso civico penso agli animali in città: ce ne sono moltissimi, ma si vedono soprattutto i cani in giro, che sono spesso molto belli ed espressivi e indubbiamente fanno ormai parte di tante famiglie e tengono compagnia anche alle persone sole, ma... minga semper i sò padroni se comporten come se dev...
M: Ma l'è minga necessari avegh i animai per mettere in mostra lo scarso senso civico: l'è assee vede se se troeva per terra, dai mocc a ogni tipo di spazzatura lasciata in de per tutt i canton. È la solita storia che riguarda un po' tutti noi italiani, che appena fuori di casa consideriamo tutto quello che ci circonda come qualcosa di estraneo, da trattare senza alcun riguardo, tanto... non è roba nostra. Invece, l'è propi robba nostra. Anca nun milanes gh'emm tanto de imparà al riguard.
C: Ma la città è forse più "vissuta" da chi non di Milano, dai turisti, da chi del dì el ven chi lavorà e de nott a per divertiss... e chi pensi che ghe sia tanto de di.
M: Le grandi città hanno più o meno tutte gli stessi problemi ed effettivamente chi ghe viv spess el cognoss pocch o nient de quell che succed foeura di sò ambient, soprattutto di notte. Ma qui credo che la milanesità c'entri poco, se non il grado di tolleranza che le nostre autorità sono disposte a concedere, e forse concedono troppo.
C: Questo el var però per la città che se ved, ma gh'è anca quella che se ved nò, nei quartieri più problematici, dove si mescola gente di ogni tipo, e anche da qui può uscire una forma di milanesità.
M: Certo, a chi vede Milano solo come un luogo per trasgredire non interessa parlare di appartenenza o meno alla città, ma i trasgressivi sono sempre una minoranza, anca se l'è quella che la se fa sentì e la fa pussee fracass, mentre la maggioranza vuole a tutti gli effetti sentirsi milanese. E sempre più spesso vengono proprio da quei quartieri più problematici, come li hai chiamati tu, esempi di nuove espressioni di milanesità.
C: Già, non c'è solo il mondo della moda, della finanza, del design... ci sono gli influencer, i rapper, gli sportivi... e anca se se ciamen in ingles vegnen quasi semper da la periferia e sono di origini spesso molto lontane.
M: "Milano, a place to be": anca quest l'è minga milanes, ma l'è ona bella reclam! Come abbiamo già detto, negli ultimi anni Milano è diventata una città apprezzata, un luogo meritevole di essere visitato anche per scoprire i suoi tesori culturali e per stare bene. Sono davvero tanti i turisti che troviamo in giro tutti i giorni, ormai in ogni stagione: ma lo sai che oggi hanno persino già superato in numero quelli di prima del Covid?
C: Ciombia! Ma forse veden minga i tanti magagn che gh'hinn ancamò. Finora abbiamo detto forse anche troppo delle CO se belle e buone di Milano, ma gh'è ancamò tanto de fa per migliorare la qualità della vita, le periferie, le aree dismesse, il verde, la mobilità, la capacità di attrarre investimenti e cervelli, oltre che braccia.
M: Gh'è minga dubbi... Ma per quanto riguarda il verde, oltre a quello che abbiamo già ricordato, vorrei aggiungere che sono poche le grandi città europee che possono vanta re un parco così vasto e vivo come il nostro Parco Agricolo Sud, e nessuno o quasi ne tiene mai conto, salvo i tanti ciclisti che, sempre più numerosi, lo percorrono in lungo e in largo.
C: Le statistiche ancora lo ignorano, ma guarda che il paesaggio dei nostri campi, con le sue cascine e i Navigli sono in tanti ad apprezzarlo, non solo i ciclisti... Le nostre risaie, per esempio: se ti capita di arrivare con l'aereo a Linate in del mes de magg, quando sono allagate, all'imbrunire, è un spettacolo straordinario. E da lì in mezz'ora sei in centro!
Proverbi
Inutel vantass d'on bon usell quand che se sa che l'è tutta pell!
Inutile vantarsi di un buon uccello quando si sa che è tutta pelle!
Detto alquanto corrosivo ed allusivo, usato nei confronti di coloro che vantano virilità, ma in realtà sono frolli e nel caso specifico ricorrono ad una vera e propria millanteria.
Argomenti del giorno
Cosa ascoltare oggi
Proverbi
Toponimi di TERNATE (29)
Fidanzati a tempo perso
Il lavoro dei milanesi 5)
 
 
 
 
       **************** fine giornata ************************
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RVG settimana 52
 
Radio-video-giornale del Villaggio
 
Settimana-52 del 2023
 
RVG-52 - da  - Radio-Fornace
 
Settimana 52       2023-25-12 -  Dicembre - Calendario - la settimana
lunedi        25/12       settimana 12        359 giorno
marrtedi        26/01       settimana 12        360 giorno
mercoledi        27/01        settimana 12       361 giorno
giovedi        28/01        settimana 12        362 giorno
venerdi        29/01        settimana 12        363 giorno
sabato        30/01        settimana 12 364 giorno
domenica       31/01       settimana 12        365 giorno
 
25 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 52/359
redigio.it/rvg100/rvg-52-359.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO526-nebbia-superga.mp3 - Nella nebbia di Superga, la tragedia del Torino -
Toponimi di Biandronno
17) Roncato: o Runcàar è la zona che porta dal Gesiolo fino al comune di Travedona tramite una leggera salita. Il toponimo è dei più frequenti in tutta la Lombardia ed è un derivato dal latino runcare "sarchiare, dissodare". La voce dialettale ha un suffisso diverso dalla forma ufficiale, forse da far risalire all'aggettivo latino runcalem "relativo al ronco"
18) Rööch: monticello a sud-est del paese che ospita l'attuale acquedotto di Biandronno. Il nome con tutta probabilità è da far derivare dal termine "roca" o "rocca" con il significato di "promontorio" 3.
19) Sötcà: piccola area al di sotto della Baserga verso il Lago di Varese un tempo zona di campi coltivati, ora area residenziale. Il nome è con tutta probabilità un composto di "sotto" e "casa" con riferimento appunto al nucleo abitativo in zona Baserga.
Cosa preparo oggi
El pollin de Natal - Mamma l'è chi el Natal e mi ancamò 'me 'l fuss incoeu, te vedi a fagh el pien al pollin: quel to pien faa tanto ben... - Me regordi che te fasevet giò tutt el sò fidegh ben a tocchelitt con del lard, anca quella a quadretitt, e che peu te i mettevet in bielletta con di brugn secch, gross, tòcch de pomella, castegn giamò ben còtt in la padella, luganega a boccon, ona branchetta de nos ròtt a fesinn e on quai cugiaa de formace de quel bon e pan grattaa. - Peu, messedaa tuscòss a man ligera, dent, dent in del pollin, dent in del gòss, in la panscia a tirall rotond e gròss strengendel poeu in d'ona tal manera, cusii e ligaa in gir, ma tanto fòrt 'mè se 'l dovess scappà anca dopo mòrt. - E tutt quest la vigilia. Poeu a Natal te'l mettevet a foeugh in padelòtt con denter lard, butter e, fina còtt,  
Il porto di Milano
viale Gorizia ang. ripa di Porta Ticinese - È il "porto" di Milano. Vi convergono 3 canali: il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e il Naviglio Interno. Essi furono costruiti allo scopo di portare acqua alla città per migliorare la difesa militare, le attività commerciali e artigianali, la salute pubblica. Il Naviglio Grande fu il primo a essere costruito. Pochi anni dopo la distruzione della città da parte dell'imperatore Federico I detto il Barbarossa, nel 1179 i Milanesi iniziarono i lavori per portare fin qui le acque del lago Maggiore e del Ticino, con un percorso di 50 km. Il Naviglio Interno, costruito nel '400, attraversava la città con un sistema di conche, ma è stato coperto negli anni Trenta per facilitare i trasporti su terra. Esso portava qui, attraverso il canale della Martesana, le acque provenienti dal lago di Como e dall'Adda. Il Naviglio Pavese fu completato nel 1819 e, in deflusso, si riallaccia al Ticino nella sua parte navigabile e quindi al Po e al mare. La Darsena fu costruita ai primi del '600 sotto il governatore spagnolo Pedro de Acevedo conte di Fuentes. In Darsena arrivavano chiatte trainate controcorrente da cavalli (poi motorizzate), cariche soprattutto di sabbia e ghiaia, ma anche di legname e persone. Attraverso il Naviglio Grande fu trasportato il marmo per il Duomo, che arrivava dalla cava di Candoglia lungo il fiume Toce e poi il lago Maggiore.
Villaggio turistico 1/4 - Animatori di sesso maschile
Il bonazzo - Tipico esempio di bonazzo. - Il bonazzo è in genere aitante, ma non palestrato, e se lo è con misura. Cura il suo corpo con attenzione ma senza eccedere per non apparire effeminato e gaio e per questo gira sempre a torso nudo. È possibile riconoscerlo perché porta quasi sempre una bandana a motivi floreali o geometrici e occhiali da sole riflettenti stile ciclista/sciatore estremo quando gira per la spiaggia di ombrellone in ombrellone a reclutare vittime. La sua utilità nello staff intrattenimento del villaggio è pari a zero: serve solo per attirare sciami di stupide adolescenti accompagnate dalle loro madri a partecipare alle attività organizzate, come ad esempio la beach volley. Di solito è l'animatore capo oppure il coordinatore delle attività organizzate nel villaggio, un eufemismo per dire che non conta un cazzo perché non ha alcuna competenza. Condivide con il piacione la capacità di sedurre le donne, ma al contrario di quest'ultimo non lo fa con malizia o comunque lo fa con una certa discrezione. È tuttavia stupido come una barbabietola.
Il piacione - Il piacione è una delle tipologie di Animatori più pericolose. Il suo aspetto varia molto ma in genere è un ragazzo dai capelli lunghi fino alle spalle, raccolti in un codino se lisci, lasciati liberi al vento se ricci o mossi. Viso volitivo e abbronzato dal sole, occhi verdi o castano chiaro, fisico asciutto e slanciato, si presenta come un giovincello di vent'anni o poco più, sprezzante e disinvolto. Spesso ha la passione del ballo o della recitazione ma ancor più spesso quella della figa. Non si riuscirà mai a vederlo fermo durante la permanenza, nemmeno quando mangia, difatti è la dimostrazione vivente della validità generale del Principio di indeterminazione di Heisemberg. Spesso è lui che organizza ed esegue balletti e/o scenette comiche ed è lui che ancora più spesso si occupa di far divertire le giovani adolescenti. Data la sua disinvoltura abborda impunemente qualsiasi ragazza o ragazzina gli capiti a tiro con frasi standard, come ad esempio:
« Facciamo quattro tiri a pallone, dai! »
« Se vieni con me ti faccio vedere una cosa stupenda! »
« Sono sicuro che sei curiosa di sapere cosa c'è dietro il promontorio laggiù... »
« Dai, vieni a fare una passeggiata con me in quel frutteto! »
Di solito queste ragazzine di sedici e diciassette anni portano con sé una loro amica, per cui il piacione riesce a farsene due e quando è fortunato tre alla volta. Ovviamente lo s---------o di queste giovini pulzelle causa nei loro genitori, se riescono a venirne a conoscenza, esplosioni di ira tali da trasformare vacanze tranquille in una azione vendicativa alla Punitore. Le reazioni dei padri sono le più terribili. Ad esempio:
« Tu bottana! U disunuri n'ta nostra famigghia facisti cadiri! Ti facisti N'tuppare i buca! N'tuppare i buca! Ma su pigghiu ddu figghi'e bottana ci strappu i paddi... » - (Padre siculo visibilmente alterato)
Il giocherellone - Tipico esempio di giocherellone. - Il giocherellone è quel soggetto strambo che organizza di continuo scherzi di una cattiveria incredibile verso chiunque gli appaia come una vittima anche minimamente appetibile, facendo poi ricadere la colpa sugli altri animatori del suo gruppo. Di solito non è tra i più carini del gruppo intrattenimenti, ma ha fascino, umorismo e intraprendenza, caratteristiche che lo rendono agile sul palco quando deve recitare parti comiche che lo fanno apparire agli occhi delle adolescenti prive di volontà e rispetto di sé una splendida creatura. Di solito indossa un paio di mutande o un canottiera avvolte in testa come fosse una bandana, qualche maglietta insulsa che inneggia al casino e il costume, che non cambierà mai durante l'intero periodo di durata del suo contratto. Tromba quasi quanto il piacione, ma preferisce donne un po' più mature, almeno sopra i diciotto anni e di solito una volta scelta una ragazza cerca di esserle fedele. Ovviamente senza successo dato che di solito i villaggi turistici in località marittime sono dei veri e propri ficai e si sa che un giovane lasciato libero in un ambiente così non sa regolarsi. Di solito a tale categoria appartengono gli animatori provenienti da luoghi come Napoli e tendono a prodursi in frasi alquanto volgari.
NATAL
Finalmente giungeva il mattino. In un attimo erano tutti vestiti; poi si creava una gran confusione, mentre ognuno, cercava i propri doni. Solo il nonno interveniva a rimettere un po' di ordine.
Per mano, a due a due, si andava in chiesa, a sentire le prime tre messe, con il suono della piva, con i "bascantadùi" e con il Bambino sul presepe. Finita la triplice messa, il nonno rimetteva tutti in fila e li conduceva dai "Ciavanàschi" a bere la grappa, che usciva ancora calda dal "lambicu". Ne beveva un bicchierino da solo, mentre i ragazzi ne avevano uno ogni tre e i più piccoli una sola goccia. Poi, tutti a casa.
Si prendeva una prima zuppa condita col cucchiaio di "gratòn", poi ce n'era una seconda e una terza. A mezzogiorno, si faceva una spanciata di risotto, di carne e oca, di formaggio, di uva del "roscio" e di caffè. Era un vero "mangia da sciùi".
Nel pomeriggio (mèzabasùa), col nonno si faceva il giro dei Presepi di tutte le chiese; i commenti erano molto animati. Alla sera, si stava tutti attorno al camino. Il fuoco era avviato con della paglia o dei tutoli di granoturco. Fatta la brace, ci si metteva il "sciòcu" (ciocco) e si protendevano le mani, per ricevere calore.
Dal ceppo ardente, si sprigionavano fiammelle rosse, verdi, violette. Quelle rosse erano di Lucifero; quelle verdi di Brindinello, quelle violette di Sbarbatello, i più famosi diavoli dell'Inferno.
Seguiva un ultimo rosario e poi si andava tutti a letto.
Nella vita di allora, c'era molto più spazio per la fantasia, per il sentimento e per le piccole come per le grandi cose. Bastava un camino per riunire una famiglia; era sufficiente una lunga storia per affascinare tutti, senza che nessuno chiedesse quale fosse la verità e quale l'immaginazione. In ogni casa c'era una figura che faceva da perno e non avveniva no lotte per avere il sopravvento l'uno su l'altro. Non sarebbe giusto dire che quei tempi erano mi gliori degli attuali o viceversa; semmai, si potrebbe cercare di recuperare qualcosa che di buono esisteva una volta ed ora non c'è più. Che cosa succederebbe, ad esempio, se l'austerità ci riportasse il caminetto?
"Ma 'n bel foeugu tradiziunal che l'é gioia e l'é puesia,
a l'é l foeugu dul di natal. E in chèl dì, cun nustalgia, chi g'ha non un tèciu e un pan, chi cha viv da ca luntàn i suspiran 'me 'n gran bén anc'ul foeugu d'un camén...
(Il fuoco natalizio è un fuoco, tradizionale, che è gioia e poesia.
In questo giorno, con nostalgia, quelli che non hanno tetto e cibo, quelli che sono lontani da casa darebbero chissà che cosa per avere il fuoco di un camino, quasi fosse un gran bene. Questo amico buono e saggio, che con noi sempre divide gioie, dolori e piange e ride mi parla nel suo linguaggio. Quando la fiamma viene in avanti, arrivano i credi- tori; quando la fiamma corre indietro, sta arrivando del denaro).
E st'amisi bon e sàgiu, che cun neun sempr'al dividi gioi, dului, e al piangi e al ridi, al ma parla ul so lenguagiu, Cand'al bufa ul foeugu dananzi creditui cha vegn inanzi; candu poeu al bufa da dré in dané cha vegn in pé!
       **************** fine giornata ************************
 
26 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 52/360
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Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO586-alberi-Milano-01.mp3 - Alberi a Milano
Radio-Fornace
Cosa preparo oggi
La carne cruda - Gh'è a chi ghe mett disgust al vedè a mangia de gust carne cruda, e gh'è anca quel che golos ne fà ona pell.
Ecco per chi gusta carne cruda, come condirla. Mettem on dò porzion. Carne de manz de primma, magra, nuda de pell, de nerv, de grass. Part scamon. Masnada dò volt, mèttela in piatt, giuntagh do inciod mondaa e spappolaa, dò erborinn verd, fresch tridaa giò a l'att, el sugh de mezz limon e poca saa, pever, on ross d'oeuv crud, e bell e ben d'oli d'oliva. Si, con la forchetta impastà su tuscoss mè 'l fuss on pien. Mèttela in tavola e insemma a la diletta sposa, fagh la festa in santa paas, bevendigh dree 'na tazza de brodin.
Gustela. Se la pias, diree: l'è on bonbonin. Avvertenza. Preparala quand l'è vora de mangiala. Prontada da dò or la ciappa brutt color.
Se taija peu la fesa a bei fetitt, la se impiatta e se salza e, soravia ghe se somena sù di capperitt. Ma però 'sta manera la saria moderna. Ona voltà in realtà se fava inscì: Mett el vitell a coeus ben in ristrett, come quell là e bagnaa giust a mezz con dent on bell biccer de vin bianch magher, tri cugiaa d'asee, cinq d'òli e denter el sò ton i inciod, on bell micchin ben ben scrostaa, per ligà la bagnetta, peu on boccon de scigola el saa, laur, pever fin. Quand l'è ben cott e l'è sfregiaa ben, ben, in la soa bagna, col sedazz de crin passagh la bagna per do volt almen.
In ultim la se rangia col limon. Poeu, come l'alter, anca quest, tajaa suttil, el se comeda su on piatton, quataa de bagna e coi capper somenaa.
Viaggio nel tempo
Blitz antivagabondi (17 gennaio 1929) Allo scopo di spiegare la ragione di esistenza di numerosi sfaccendati e vagabondi che ancora si trovano numerosi a Milano, il Questore ha ordinato alcune sorprese nei pubblici locali, particolarmente indicati come luoghi di convegno di tali persone indesiderabili.
Cose di Milano
Il "ponte dei Morti" - via Francesco Sforza ang. via San Barnaba - Da un portale secondario dell'Ospedale (Cà Granda) che si affacciava sull'omonimo Naviglio (rimasto scoperto fino agli anni Trenta), per secoli, uscirono i morti poveri trasportati nudi su un carro, oltre il "ponte dei Morti", in casse apribili sul davanti per agevolarne lo scivolamento nella foppa del cimitero del nosocomio, la Rotonda della Besana. I ricchi venivano invece sepolti nelle chiese.
La Cà Granda è stato il primo ospedale laico del mondo occidentale. All'inizio, venne gestito da un "governatore de li granari", disponeva di due "primari", di quattro "fisici" (medici), di quattro "ciroici" (chirurghi), di un farmacista e di quattro specialisti, rispettivamente per il morbo gallico (la sifilide, portata in Italia dalle truppe di Carlo VIII), per la tigna, per i calcoli renali e per l'ernia. I criteri per la salvaguardia dell'igiene erano innovativi per i tempi, ma non prevedevano una separazione per tipo di malattia e due malati potevano giacere nello stesso letto. Nelle corsie becchettavano le galline e giravano i venditori ambulanti. Un visitatore straniero dell'epoca annotò: "Esso spedale nutre giornalmente 1600 persone oltre gli ammalati, giacché stanno ivi contabili, scrivani, barbieri, sarti, calzolai, dimodocché il contabile novera ogni anno allo spedaliere 30000 ducati milanesi".
Busto Grande - 170 anni fa
Capitolo quinto
La contrada della Macchina, ora via Solferino, prendeva nome, dal 1836 o '37, da quell'ordigno per spegnere gli incendi, frequenti nel borgo di Busto e nei dintorni, che la Deputazione Comunale aveva provveduto ad acquistare e alloggiare, con grande giubilo dei paesani, in un apposito fabbricato.
La « Macchina Idraulica » era forse una diretta discendente di quella « Tromba Napoleone » che l'inventore professor Carlo Castelli, canonico della metropolitana di Milano, aveva descritto e dedicato nel 1808 al vicerè Eugenio. Consisteva, questa macchina per « innalzare l'acqua » in una grossa specie di botte montata su quattro supporti e provvista, ad una delle estremità, di una lunga doppia stanga alla quale si attaccavano quattro facchini. Il movimento ad altalena impresso alla stanga metteva in azione la pompa e, dalla botte, che succhiava acqua con un lungo tubo nei pozzi o nelle rogge sprizzava un discreto getto che, quando c'era, poteva essere diretto contro il divampare del fuoco.
Figuriamoci dunque l'arrivo a Busto Grande di un simile ordigno, unico in tutta la zona da Saronno al Ticino e da Legnano a chissà dove, forse anche alla vicina Svizzera.
La Deputazione, dopo aver provveduto al confacente alloggio e aver dato il nome alla strada che la ospitava, nominò un custode e un assistente al custode, un « Direttore della Pompa », cinque addetti alla macchina, due facchini, un garzone, e un carrettiere addetto al trasporto: dodici persone in tutto. Nel 1837 poi, con rispettata ordinanza dell'Imperial Regio Governo, << di cui al dispaccio del 31 luglio n. 13201-2088 »>, si provvide anche all'approvazione di una Tariffa per il noleggio della detta Macchina, dal momento che le chiamate urgenti si facevano sempre più numerose e... lontane.
E così avvenne che, nella notte del 5 al 6 febbraio del 1854, il Tenente Comandante dell'I. R. Pelottone di Gendarmeria in Gallarate, visto che un grande fuoco divampava nella casa dei macellai fratelli Buffoni, distaccò il pro-Caporale a Cavallo della Brigata e lo spedì, pancia a terra, lungo lo stradone per Busto a invocare soccorso. Arrivò costui col cavallo sfiancato al Ponte dei Re Magi o di Savico; riempì le strade del rumore degli zoccoli sull'acciottolato e svegliò il Cursore Pietro Crespi, guardia municipale e direttore della macchina, che diede mano alle campane.
Suonare a fuoco allora voleva dire mettere in allarme e in eccitazione tutto il borgo. Gente alle finestre e per la strada, trambusto, grida, domande e battimani al giungere dei brentatori, o addetti alla macchina, svegliati nel più bello del sonno e che si presentavano trafelati, con le brache slacciate e a « pentèra ». Intanto arrivava il Fighetta carrettiere, alias Giuseppe Colombo, con carro e cavalli, e il Feré Giovanni detto Torella, direttore della pompa, e il garzone Augusto Brumino. Si accendevano i moccolotti nei fanali del carro, si issava a braccia la macchina, si agguantavano gli arnesi, le scuri e gli elmi e, frusta ai cavalli e fiato alla tromba, e sbatacchiare a distesa della campanella di bronzo che sovrastava la macchina, il carro si lanciava per la Corsìa di Ticino, usciva dalla Porta Piscina, passava a fianco della Madonna di Prato, e via, via per la strada Gallarasca col pro-Caporale dei Gendarmi a fare da avan- guardia, via a rotto di collo per i campi, oltre << ul Gesioeu », oltre le Cascine Selvascia e Malavita, oltre la Cascina dei Poveri, oltre la Madonna in Campagna, guidato ormai dal balenare dell'incendio e dal gridare della gente che aspettava, lungo lo stradone, la << macchina idraulica di Busto », per il brivido di vederla passare luccicante di ottoni, fra il fracasso della campana e della ferraglia e delle ruote, e le grida di incitamento e di contentezza dei curiosi.
L'incendio della casa Buffoni venne spento; ci si bevve su qualche bottiglione di vino e si ritornò passo passo in quel di Busto a rendere edotta la Deputazione del dovere compiuto. La quale Deputazione provvide, secondo tariffa, ad emettere, il 17 febbraio, una distinta della spesa, risultante in lire trenta, e ad inviarla, per la prevista via gerarchica, tramite l'Imperial Regio Commissario Distrettuale, al Comune di Gallarate, capoluogo del distretto III, chiedendone il rimborso.
<< La scrivente dietro invito spedito dalla Deputazione Comunale di Gallarate la notte del 5 al 6 corrente, onde le venisse spedita questa macchina idraulica per estinguere un incendio scoppiato in quel Comune, la stessa ordinò immediatamente che fosse spedito un tale soccorso, per il quale si è incontrata la spesa risultante dall'unita distinta.
« Si prega pertanto la compiacenza di questo I. R. Commissario a voler rimettere alla Deputazione di Gal- larate la specifica sud.a redata in base alla Tariffa approvata dell'I. R. Governo con dispaccio 31 luglio 1837 n. 13201-2088, invitandola a voler emettere il mandato di rimborso a favore di questo Comune ».
Delle trenta lire, 4 erano dovute al carrettiere, 6 al custode e direttore, 2 ad ognuno dei sei addetti alla pompa e 8 al Comune « per guasti eventuali alla Macchina e suoi attrezzi ».
Ma la Deputazione di Gallarate non pagò!
Passarono giorni, settimane, mesi: le sollecitazioni e i buoni uffici del Commissario non approdarono a nulla.
Gallarate non pagava!
       **************** fine giornata ************************
 
27 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 52/361
redigio.it/rvg100/rvg-52-361.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO587-alberi-Milano-02.mp3 - Alberi a Milano
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Il lavoro dei milanesi
Il lavoro è certamente nelle nostre corde e spesso veniamo criticati perché a Milano si corre invece di camminare. Ma dove credete di andare ci dicono ma noi sappiamo anche andare piano quando è opportuno
Ma se ci si pensa bene, il fatto di correre quando si è impegnati, è la premessa per avere più libertà per gestire il nostro tempo. Tanto per fare un esempio, se ho un appuntamento a una certa ora, preferisco arrivare qualche minuto prima e ottienici due risultati uno fa bella figura e avere più tempo per fare quello che devi fare e questo è il principio che sta a capo Del nostro tempo libero
Dopo aver lavorato anche duramente, cerchiamo di compensare con qualcosa di gratificante che può essere una gita della domenica una vacanza più lunga magari una seconda casa, a questo proposito tieni presente che da secoli i milanesi, naturalmente quelli più signori, sono conosciuti per le più belle ville di Lombardia in Brianza e ai laghi e andando ancora più indietro nel tempo per i castelli che i Visconti hanno sparpagliato qua e là fino alla attuale Svizzera con i loro begli stemmi col Biscione. peraltro questa non è un'esclusiva del milanesi perché ovunque i ricchi hanno fatto e fanno le stesse,cose ma qui da noi in Italia voglio dire i milanesi hanno continuato fino a oggi e si può dire che non c'è luogo di vacanza dove non siano ben accolti
Cose di Milano
El vicol di lavandee -  vicolo dei Lavandai ang. alzaia Naviglio Grande
Del tipico lavatoio ne è rimasto solo qualche esempio. La lavandaia (lavandera) appoggiava sulla pietra inclinata (preja) un asse di legno a tre sponde con impugnatura (brellin), su cui fregava i panni utilizzando come solvente el palton. Esisteva la lavandera de color, de bianch, de gròss, de fin.
A inizio '800 ci si ingegnava con mestieri per strada: el magnan stagnava le pentole, el strascee ritirava panni usati, el rottamatt ritirava ferri vecchi, el ciaparatt cacciava topi, el moletta era l'arrotino, el cadreghee l'impagliatore di sedie, el trombee l'idraulico. Quando non esisteva il sostantivo specifico si usava il pronome quèll e l'oggetto: quèll del zuccher filaa, de la riffa (venditore di dolciumi a scommessa), de la scimbietta (scimmietta) e de l'orghenin, del lott, di rann (delle rane), di cuni che vendeva le castagne di Cuneo infilate a collana, di pericotti (pere cotte), de la gnaccia (castagnaccio) che veniva dalla Toscana.
Per strada era facile incontrare le piscinine (apprendiste) che consegnavano a domicilio grandi scatoloni coi vestiti delle signore, ma in troppe poi avviate alla prostituzione. A fine '800 in migliaia trovarono lavoro nelle fabbriche. Le condizioni erano dure, fino a 14 ore di lavoro al giorno, senza ferie, senza mutua per le malattie né pensione per la vecchiaia. Per donne e bambini tre e sei ore di lavoro per un chilo di pane, rispettivamente.
La riapertura dei Navigli
A Milano non si sta mica con le mani in mano, piuttosto si passa il tempo a scavare buche e poi a coprirle, e se ancora non è abbastanza si usano le buche per farci passare l'acqua dalla Svizzera a Venezia, ed ecco che abbiamo i Navigli: degli azzurri ruscelli dove saltano le trote e cadono le biciclette.
E non è abbastanza: adesso è il periodo della riapertura delle buche, e il sindaco annuncia festante: "Si andrà in nave da Locarno a Venezia via Milano!"; salvo poi ripensarci e rettificare: "in effetti non saranno delle normali navi, ma delle imbarcazioni più piccole, tipo transatlantico o superpetroliera; inoltre, così anche la Svizzera potrà avere la sua flotta di sottomarini nucleari, che risalendo sotto piazza del Duomo - dando la precedenza alla metro gialla - attraccheranno alla loro base svizzera, formata da cioccolato svizzero con latte munto da mucche svizzere, che mangiano erba svizzera che cresce su suolo svizzero calpestato da piedi svizzeri che indossano scarpe svizzere prodotte da mani svizzere che agiscono mosse da pensie..." (non è riuscito a terminare la frase, svenuto per carenza di ossigeno nel sangue - causa ipoventilazione). Alcuni sospettano un atteggiamento eccessivamente filosvizzero da parte del sindaco, ma solo perché non sono svizzeri; per tutti gli altri è un vero italiano, che in quanto tale pensa alla Svizzera per distrarsi dallo Stato italiano.
Ul mangià dul di Natal
A Natale mangiano tutti, a Busto come in ogni altra località sia d'Italia che del mondo. E mangiano differente del solito e più del solito. È tradizione di festeggiare il Natale con una buona mangiata. La tradizione non l'ho inventata io, c'era già quando son nato. Mi limito quindi a registrare, quale cuoco brevettato della squisita ed impareggiabile cucina nostrana, quello che nel pranzo di Natale i bustocchi solevano mangiare nei tempi andati, quando, cioè, il Natale (in fatto di pacciatoria) si verificava solo una volta l'anno. Debbo rettificar questa affermazione e toglierle l'assoluto. Si mangiava come a Natale anche quando si faceva qualche sposalizio: e bot lì.
Dunque, a Natale si mangiava differente e più del solito. Fermiamoci per il momento al più del solito, il che richiede una certa preparazione. C'era (parlo sempre dei tempi passati) chi prendeva il purgante due giorni prima per vuotare la sacca e poterla riempire a tutto agio e c'era anche chi si massaggiava le mascelle una settimana prima per allenarle allo sforzo continuato del masticare per alcune ore. Avverto che questa ultima abitudine non è scomparsa del tutto, ad evitare che lo stomaco abbia ancora capienza per contenere il cibo e le mascelle non rispondano più alla funzione masticatoria, per difetto di allenamento. Sarebbe una grande delusione!
Un bustoccu tradizionalista non mangerà mai la mattina di Natale il latte. Perchè? il latte generalmente, si mangia tutti i giorni del calendario. A Natale bisogna fare diverso. C'è il brodo di carne e cappone, il che impone di mangiare di buonora un'ottima zuppa o quanto meno un buon brêud'e vén, per preparare lo stomaco al gran pasto di sostanza. Tutti i giorni si mangia a mésdi; il di Natale si mangia alla una (alle tredici). E si continua per alcune ore fin che ul stòmagu al refüda ul mangià. Crèpa panscia che ùa roba la vânza!
Veniamo alla lista del gran pranzo, atteso da mesi e da mesi, con grande ansia nelle settimane di vigilia.
Capo primo: quàttar fraschi da salàm mistu e un par da sardin, tanto per iniziare.
       **************** fine giornata ************************
 
28 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 52/362
redigio.it/rvg100/rvg-52-362.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO531-Sacro-Monte-02.mp3 - Il nostro Sacro Monte
Nessuna notizia dal Villaggio
Toponimi di Cadrezzate
CADREZZATE  - Cadrezzate: m. 281; kmq 5.00; abitanti 1570. - Comune della provincia di Varese, situato 18 km a sud-ovest di Varese sulla sponda occidentale del Lago di Monate. - Il nome è attestato per la prima volta in alcuni documenti nell'anno 999 come Cadregiate. L'origine del toponimo è dubbia e si potrebbe far risalire ad un antroponimo del tipo *Catricius o Catrinius. Un'ipotesi più datata riconosce in Cadrezzate l'antroponimo Quadratius attestato in vari documenti.
1) Baraggiola: in dialetto Barigiöre. È una piccola area nei pressi del centro del paese, un tempo adibita a rimessa per gli attrezzi dei campi, ma anche utilizzata come piccolo spazio di terra per coltivare verdure ad uso domestico. Il nome è diffuso in più luoghi lombardi anche in varie altre forme (cfr. Baraggia nel comune di Vimercate -MI-, Barazzina nei pressi di Lodi). Il toponimo deriva dal'appellativo dialettale lombardo e piemontese baragia che significa "landa", "luogo incolto". E' possibile una connessione con la voce friulana baràzz "rovo". Alcuni vi scorgono una radice gallica *barros "roveto, sterpeto"
Cosi' di raccontava
La miee carogna - El ven a cà, on poo invers, prima di vott: el mangia, el bev, servii come on grand omm e poeu, television, puttann mezz biott, l'è lì, biccer in man, che 'l pesa i pomm.
Mì voeuri nient de ti, cara Madonna; però, se capitass che a ona quaj ora appenna stravaccaa su la poltronna, ghe ciappa on colpettin, ona malora...
L'è no che mi ghe voeuri minga ben: mi parli con amor, senza velen. E propi per salvà el mè sentiment
te preghi che ghe vegna on accident. L'è l'unica : passaa el temp di benis l'amor bisogna mettell in cornis.
Miti milanesi
Essendo i vigili urbani molto amati dai milanesi, vige la tradizione natalizia di regalare loro panettoni, dolci arricchiti con veleno per topi, o guttalax. La polizia locale è molto selezionata; pare che gli unici accoppiamenti consentiti siano quelli tra agente maschio e agente femmina, al fine di garantire la continuità della razza.[7] Il pensiero che più domina il vigile urbano medio (specie se automunito o motomunito) alla vista del misero cittadino all'interno della sua autovettura è: "Io sono il tuo Dio e la cintura di sicurezza il tuo credo, indossala anche a traffico fermo, in quanto potresti costare alla collettività e non garantirci più il pane". Da non sottovalutare anche l'uso comune di piazzarsi a 20 km/h in mezzo alla strada creando code infinite in attesa che qualcuno osi effettuare un sorpasso per multarlo. L'ausiliario della sosta altro non è che il fratello povero del poliziotto locale; anch'egli ha funzioni inibitorie sui milanesi che parcheggiano dove possono, in quanto tutti i parcheggi sono saturi dei catorci degli extracomunitari lasciati ovunque.
Busto Grande - 170 anni fa  Capitolo quinto
Gallarate non pagava!
E argomentava: chi ha mai chiesto la vostra macchina? E perchè mai, avendo spento il fuoco senza un invito della Deputazione venite proprio oggi a chiedere a noi il saldo di un debito che non possiamo riconoscere? Avete documenti, biglietti o altro firmati dalla Deputazione?
Ma Busto non si arrende << alle frivole ragioni di Gallarate ». Dopo un anno, l'8 marzo 1855, la Deputazione di Busto risponde:
< È incontrastabile che il Corpo della I. R. Gendarmeria è preposto all'ordine pubblico; è del pari in- contrastabile che l'adottare le opportune misure perchè un incendio non abbia a propagarsi è pretta mansione di ordine pubblico.
<< Ciò posto, se nella notte del 5 febbraio 1854 si apprese il fuoco alla casa dei fratelli Buffoni di Gallarate, e se l'I. R. Tenente di Gend.a residente in quel Borgo spedì a Busto un pro-Caporale per chiedervi il soccorso di questa Macchina Idraulica onde spegnere il minaccioso incendio, non sa comprendere la scrivente come la Deputazione di quel Comune si rifiuti al pagamento della spesa per questo servigio occorsa, allegando che la medesima non fece alcuna dimanda nè verbale, nè scritta per l'invio della sudd.a Macchina.Gallarate non pagava!
<< Quanto sia frivola la ragione addotta dalla Amm.ne C.le di Gallarate per esimersi dal soddisfacimento del debito che le incombe, apparirà di leggieri a questo I. R. Comm.o D.le poichè l'invito emesso dal Comando di Gendarmeria come autorità preposta all'ordine pubblico regolare ed operativo nei rapporti dei tutelati Comuni, interviene nel caso concreto a costituire la obbligazione in sua vece.
<< Per siffatte considerazioni, la scrivente Deputazione nell'interesse del proprio Comune, insta presso questo I. R. Commiss.o perchè si compiaccia interporre i propri uffici onde sia dato favorevole fine a questa pendenza ».
Ma Gallarate non paga e non risponde!
 
 
       **************** fine giornata ************************
 
 
29 Dicembre  2023 - Venerdi' - sett. 52/363
redigio.it/rvg100/rvg-52-363.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO512-Milano-SanGottardo-03.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - molte sorprese e un po' di mistero -
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Sport Milanese
La "Scala del calcio" -  via Dessiè / via Achille
Lo stadio, dedicato a San Siro, aveva una capienza di 35.000 spettatori e fu inaugurato con un derby (Internazionale-Milan 6-3) il 19 settembre 1926. Nel 1955 fu costruito il secondo anello e nel 1990, in occasione dei campionati mondiali, il terzo anello che ne aumentava la capienza a 83.000 spettatori seduti. Nel 1979 lo stadio venne intitolato a Giuseppe Meazza, Peppin, campione del mondo nel 1934 e nel '38. Il Milan venne fondato il 18 dicembre 1899, colori sociali il rosso e il nero. Tra i presidenti più vincenti Andrea Rizzoli e Silvio Berlusconi, e tra gli allenatori Rocco, Sacchi e Capello. I campioni più noti? Nordhal, Liedholm, Schiaffino, Altafini, Rivera, Maldini, Baresi, Van Basten, Gullit, Kakà. Il Milan ha conquistato 18 scudetti, 7 coppe dei Campioni, 4 coppe Intercontinentali, 2 coppe delle Coppe. L'Internazionale, o Inter, venne fondata il 9 marzo 1908 da soci dissidenti del Milan perché favorevoli all'ingresso di giocatori stranieri, colori sociali il nero e l'azzurro. Nel 1928, du rante il fascismo, la società fu obbligata a cambiare il nome in Ambrosiana fino al 1945. II momento di maggior successo fu negli anni Sessanta con presidente Angelo Moratti e alle natore Herrera e poi con Massimo Moratti grazie al "triplete" con Mourinho allenatore. I campioni? Meazza, Campatelli, Ghezzi, Skoglund, Angelillo, Corso, Mazzola, Facchetti, Suárez, Ronaldo, Ibrahimovic. L'Inter ha con quistato 18 scudetti, 3 coppe dei Campioni, 2 coppe Intercontinentali, 3 coppe Uefa. Il derby è uno spettacolo da non perdere!
Cosa preparo per oggi
El vitell tonné - L'è facil, l'è subit imparaa. Se ciappa de la fesa de vitell e, in d'on cazzirolin strenc, misuraa, pussee l'è strenc, mei l'è e a bon fornell la se fà coeus per tant come on oretta, pena quattada d'acqua e con dent pever in grana, saal, 'na bella scigoletta, del laur e on gambin bell bianch de zeller.
Passà intant per dò volt al sedazz fin, quatter inciòd e on etto e mezz de ton a l'òli, fasend foeura on purerin. A spart fà con de l'òli de quell bon 'na majonnesa de duu oeuv, duretta, densa, peu tralla insemma a la passada d'inciòd e ton, fasend ona bagnetta ben petittosa e insemma delicada.
Finila cont asee quell bianch e fin, peu del sugh de limon e on quai cugiaa se per caas l'occorres, de quel brodin doe l'è còtt el vitell e peu sfregiaa.
tiraa bell luster, bell doraa, speciaal, no te'l perdevet d'oeuce per on tre or faseden foeura on vero capolavor.
Car pollin de Natal, 'me t'ho present! E ti, mamma, sudada, tutta intenta a fa la toa famiglia in ti contenta!...
Oh temp! Ma incoeu el pollin el m'è pù nient... El me fa gola pròpi pu el pollin...
Mah!... L'è che allora s'era piscinin...
E adess son 't gris e muff e stracch sul seri dal gran sgobbà ch'o faa ai me temp do' s'eri a guadagnam el pan a guida d'on mestee estros e insemm cruzios assee assee.
Sposinn, mamm, ve regali la ricetta, ma no stee a famm - a la minee - se sont in bolletta.
Cosi' di raccontava
El cugnaa con rott i ball - El dì che me sposavi, poer bagaj, hoo dii de sì per minga dì de no. Ma adess, Gesù, domandi come mai invece d'ona miee, mì ghe n'hoo do.
La prima l'è legittima, sposada, e se la romp i ball, tocca tasè. Ma l'altra, voeuri dì la mia cugnada, la gh'entra minga cont i affari mè.
L'è minga in del contratt, sto sacrament che tutt la voeur savè, e la sa mai nient: la va e la ven, la fa imbiancà la cà cont el color che pias al sò papà. Mì el soo che on dì la mazzaroo, ma tì prima ancamò, Gesù, falla morì!
La leggenda di Sant'Ambrogio e la mucca
Da ragazzo, quando uscivo alla sera con gli amici per una pizza o altro, mia madre mi diceva sempre: ricordess che "Sant'Ambroeus per la compagnia l'ha mangiàa ona vacca!". Poiché la frase me la ripeteva ogni volta che cenavo fuori, un giorno le chiesi di spiegarmi il perché; lei mi raccontò la seguente leggenda.
A Marcellina, sorella di Ambrogio, Madre Superiora di un convento di suore, nei pressi di Brugherio, proprio l'ultimo giorno di carnevale era morta la mucca che dava il latte per loro e per gli orfanelli. Lei e le con- sorelle decisero di cucinarla ma siccome il giorno dopo sarebbe iniziata la Quaresima e in Quaresima non si poteva mangiare carne, si rivolse al fratello per sapere cosa avrebbero potuto fare per non disperdere tutto quel ben di Dio. Ambrogio impietosito dalla disperazione della sorella, nella sua qualità di Vescovo di Milano, decise di prolungare di altri quattro giorni il carnevale, permettendo così alle monache di potersi cibare della carne. Ringraziando Ambrogio, Marcellina, che poi diverrà santa anche lei come il fratello, insieme alle consorelle organizzarono un grande pranzo al convento e naturalmente il primo invitato fu Ambrogio, che non seppe rifiutare. Sollecitato dalle suorine mangiò così tanto che alla fine stette male. Per questo episodio i milanesi coniarono il detto, rivolto a chi è solito consuare lauti pasti: "S. Ambroeus per la compagnia l'ha mangiàa ona vacca... el s'è ingossaa inscì tant che a la fin l'è sta mal!".
La metafora non mi riguardava perché quando uscivo con gli amici, dopo il film, andavamo a mangiare una pizza o un panino con una fetta di zampone e un calice di passito di Pantelleria, da Scoffone, in via Vit- tor Hugo. Allora le nostre finanze non ci permettevano altro!
Uno po' di dialetto milanese
Tira-s'giaff = tiraschiaffi, persona odiosa. Na facia da tira-s'giaff = un muso da schiaffi
Tirass = tirarsi. Tirass adoss un mücc da fastidi = tirarsi addosso un mucchio di problemi. Tirass adré = man- tenersi e/o migliorare in salute. Tirass aprèss al fögh = accostarsi al camino. Par fa quel mistée li bögn tirass aprèss in tri o quatar = per fare quel lavoro bisogna radunarsi in tre o quattro. Tirass dent = ritirarsi all'intemo. Tirass fo= togliersi (da una società, da una compagnia, da un affare, da un fastidio). Tirass fo ul giché = togliersi la giacca. Tirass indré-tirarsi indietro (per evitare un pericolo, ritirarsi da un affare). Tirass in 12 = allontanarsi, farsi in la. Tirass in ment=rammentarsi, fare uno sforzo per ricordare. Tirass ra pell in co - affannarsi, ammazzarsi di lavoro, ridursi all'estremo, sacrificarsi. Passan la malatia re dre a tirass s = dopo la malattia si sta riprendendo. Tirass su in setin sul lécc = sollevarsi a sedere sul letto, Tiras (firat) sti da dose!-to- gliti di dosso! Tirass via = farsi da parte,
Tirett, firetin = cassetto, cassetino, Tirlindana = lenza a più ami che viene trainata in acqua dalla barca in movimento,
Tidigh = ammalato di fisi. Vedi an che Begh
Titul = titolo,
To = two, tuos, tua, tue, Ul to pa, la to mama, i to fio, i to tusann = il tuo papa, la tua mamma, i tuoi figli, le
brela nova = comperare un ombrello nuovo. To adré = prendere con se. Tö cunt í bónn = prendere qualcuno con le buone maniere. To dent = prendere in cambio, ritirare in permuta. Tö gió 'n'aspirina = prendere un'aspirina. Tö miée (mari) = prender moglie (marito). To sú 'l düü da copp = lett. prende re il due di coppe, ovvero andarsene, svignarsela. To sú í danée dul cassett = prelevare i soldi dal cassetto. Fass to st = farsi prendere per il naso, farsi gabbare. To il fiaa = insistere in modo importuno, assillare, seccare. Toss via i penséer = togliersi il pensiero. Mia fass to via = non farsi sorpren dere, non lasciar trasparire le proprie intenzioni. Togan a chi piang e dazan a chi riid = lett. toglierne a chi piange e dare a chi ride, ovvero spesso chi si piange stå molto meglio di ride. L'e da to e mette da togliere e mettere, è una cosa mobile. Save mia indue'na a tola = lett. non sapere dove andarla a prendere, ovvero non sapere a chi (o a che cosa) rivolzersi. Tossala cunt un quaivin = pren dersela con qualcuno.
       **************** fine giornata ************************
 
30 Dicembre 2023 - sabato - sett. 52/364
redigio.it/rvg100/rvg-52-364.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO518-Milano-1922-01.mp3 - Storia di Milano dal 1922 al 1940 -
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio 
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Storielle
RICONCILIAZIONI - Non correre dietro a un uomo né dietro a un tram, perché via quello ce n'è un  altro.(Proverbio inglese)
Ci inchiniamo al progresso: però c'è da ammettere che le macchine ci raggelan, ci agghiacciano, fan da barriera, impediscon, uccidono i contatti umani. Così la macchina obliteratrice. Ora sugii autobus e sui tranvai non c'è più il bigliettaio, ragion per la quale più non vedremo la sua innamorata che, qualche giorno dopo una lite, capitava sulla piattaforma posteriore, per cercare di riconciliarsi con lui.
Il bigliettaio faceva il sostenuto. Le diceva, guardandola severamente negli occhi: "Signori, biglietti!", neanche lei fosse un passeggero qualunque. Acquistato regolarmente il biglietto, lei come al solito se l'infilava nell'anellino.
Secondo Ramon Gomez de la Serna: Coloro che si infilano il biglietto nell'anello sembra che si siano sposati col tram.
(La riconciliazione manco male avveniva al capolinea).
Proverbi Milanesi
L'è inutel serà su el stabiell dopo che l'è scappàa el porscell.
È inutile chiudere il porcile dopo che è scappato il porco.
Antico proverbio milanese che si diversifica in molteplici forme anche in italiano; molto noto quello parallelo come significato: «E inutile piangere sul latte versato». Si può definire un richiamo al buon senso sulle inutilità delle reazioni umane dopo un avvenimento irreparabile.
Villaggio turistico 1/5 -  Animatori di sesso femminile
Il femminone - Il femminone è un esemplare di femmina di Homo Sapiens facente parte della categoria Svalbard meglio nota come Grazie di esistere. Occhi verdi, capelli biondi o anche rossi, pelle morbida e liscia di un colore tendente all'ambra dorata, tutte le curve al posto giusto, ABS, sensori di prossimità per parcheggi difficili e controllo ESP integrato. Una figa paurosa insomma. Oltre alla bellezza smisurata, cerca di apparire in qualche modo utile al gruppo di animatori provando a recitare, ma quando sale sul palco la sua voce ricorda i peti di un ippopotamo. Con lei ci proveranno ovviamente tutti indistintamente, dai mariti ai figli dei mariti agli animatori stessi. Lei la darà solo ed esclusivamente alle seguenti tre categorie di uomini:
Giovani ricchi ed aitanti;
Vecchi ricchi ed in procinto di schiattare;
Il Direttore del villaggio in cambio di alloggi confortevoli e dotati di aria condizionata.
La ballerina - Ballerina stressata dal troppo lavoro. - La ballerina è di solito una ragazza minuta e aggraziata, dal portamento dolce e soave come un plenilunio. Capelli lisci e biondi raccolti dietro la nuca, occhi castano chiaro o azzurri, visino pulito e passo agile, nel gruppo non fa altro che organizzare coreografie e balletti per le sigle insulse propinategli dal proprietario del villaggio. Invidiosa del femminone, a cui inevitabilmente vanno le attenzioni di tutti i maschi e dei loro peni, si ritiene l'unica capace di muoversi decentemente sul palco; cerca di dissimulare la sua esuberanza sessuale ma fallisce inesorabilmente, perché finirà per trombarsi almeno uno dei tanti animatori maschi; in tal caso predilige il giocherellone. Spesso durante la durata del contratto lavorativo fa amicizia con la mandrilla; tale rapporto si basa ovviamente sulla necessità comune delle due donne di osteggiare il femminone, in pieno accordo con l'istinto di competizione femminile. Con la mandrilla al suo fianco riesce a sbloccarsi e a sciogliersi un po', cosa che spesso accade nelle eventuali serate-disco organizzate dalla direzione; a volte la Ballerina sa anche recitare discretamente, organizza eventuali mini-club per i bimbi e fa l'acquagym per i trichechi pelosi che tentano di dimagrire inutilmente ospitati dal villaggio. Al termine del contratto la sua massa corporea sarà calata drasticamente ed entrerà in cura da uno psichiatra.
La mandrilla - Mandrilla su sfondo verde. - La mandrilla è l'equivalente femminile del piacione. Si presenta come una ragazza piuttosto disinibita, con capelli mossi di un colore che varia dal rosso scuro al biondo, fisico piuttosto asciutto e nella media minuto, agile e sodo, un culo da sogno ed un volto[5] ammiccante che finisce per causare infarti negli uomini di una certa età, scompensi ormonali in quelli troppo piccoli ed imbarazzanti erezioni colossali per gli adolescenti. Di solito è simpatica e di mente aperta, sempre gentile con tutti. Come il piacione sarà sempre di corsa qua e là, giocando a calcio o a pallavolo sulla spiaggia, ballando e recitando e nuotando. Possiede discrete abilità recitative e sa muoversi bene sul palco; di solito nei ridicoli spettacoli che la direzione artistica organizza interpreta sempre la cafona o la vasciaiola. Ha rapporti occasionali con tutti quelli che le piacciono, il cui numero di solito staziona intorno alla ventina di uomini presenti nel villaggio, e non disdegna avventure lesbo con la ballerina, stile Natalie Portman in Black Swan.
Quanta sapienza i noster vècc
Un tempo a Milano, di chi scappava impaurito di fronte ad un pericolo, si diceva: "El va come on arian!". Il detto pare abbia origine dalla lotta sostenuta dal vescovo Ambrogio contro i seguaci di Ario, messi in fuga dal suo staffile. Una leggenda narra che la consuetudine di ritrarre Ambrogio con lo staffile è legata alla battaglia dei milanesi, capitanati dal Signore di Milano, Luchino Visconti, contro il cugino Lodrisio il 21 febbraio 1339 e vinta dagli ambrosiani.
La lotta che si combatté sulla neve fu sanguinosa; Luchino era stato catturato e le sue truppe disperse, quando nel cielo apparve la figura di S. Ambrogio a cavallo, armato di uno scudiscio nella destra, col quale colpiva i mercenari di Lodrisio sul viso, volgendoli in fuga! Come dire: "Scherza coi fant, ma lassa sta i sant!".
È tempo di ammazzare il maiale e anche questa è un'occasione in più per ritrovarsi; ai bimbi si poneva questo indovinello:
"Qual'è quell'animal che l'è bon de mort e minga de viv?" (il maiale).
Un proverbio comasco riscatta il simpatico animale accomunandolo al padrone: "Omen e purscej, anca se i è brott, i è bon e bej!" (Uomini e porcelli, anche se son brutti, sono buoni e belli).
Nella città di Teodolinda la luganega de Munscia viene ancora preparata su ordinazione del cliente in diversa quantità e misura.
In questo peana al maiale non poteva mancare la cassoeula, cucinata da mani esperte con "costin, pescitt, salamin de verza e ona quaj codega"... e se qualcuno avesse da obiettare circa l'utilizzo della cotica, ecco pronto un proverbio: "La cassoeula senza codegh e l'insalada senza aj, hinn istess d'ona sposa senza bagaj!"
A Torre de' Picenardi (CR) il salumificio Santini conserva le traizioni: culatello, culaccia, salame con e senza aglio, cotiche con fagiolini, cassoeula, costine, piedini e tutto il quinto quarto del maiale. Una delizia per gli occhi ed un invito "a mett i gamb sotta el tavol".
Ma adesso passiamo ad un altro argomento per rispetto verso coloro che sono a dieta e certe leccornie non possono permettersele... Dicembre è il mese della pioggia, del freddo, della neve ma anche della luce perché con S. Lucia (13 dicembre) le giornate cominciano ad allungarsi: "A Santa Lusia el pass d'ona stria!".
Aldo Milanesi scrive che per Santa Lucia i bambini andavano nella stalla a prendere un po' di fieno da mettere sul davanzale della finestra, per dar da mangiare all'asinello che arrivava carico di doni. In casa, invece, si apparecchiava la tavola con la tovaglia più bella e la cocuma del caffè era pronta da offrire alla santa perché almeno, col freddo che faceva, poteva scaldarsi un po' lo stomaco; al mattino seguente, guai se i bambini non trovavano la tazzina sporca di caffè!
Molto amata dai bambini Lucia, protettrice di Siracusa, in molte località lombarde sostituisce Babbo Natale nel portare regali ai più piccini: "Santa Lussia, mamma mia, cun la borsa del papà, Santa Lussia la vegnarà!".
A Cremona, in piazza Cavour, la sera del 12 dicembre, i venditori ambulanti fanno buoni affari vendendo gli ultimi giocattoli ai papà che non hanno avuto il tempo di acquistarli prima.
Offrono anche i famosi giardinèt, un misto di: nisoole, galéte, ciucarooi, zacaréle (nocciole, arachidi, castagne secche e mandorle) unite a noci, prugne e fichi secchi.
Sempre nel cremonese una leggenda racconta che la santa tirerebbe una manciata di sabbia del Po negli occhi di tutti i bambini che trova ancora svegli quando passa con l'asinello a distribuire doni; per paura di incontrarla, i più grandicelli prima di mezzanotte, girano a gruppi per le vie cittadine dando fiato ai loro zufoli per avvertire i più piccini che è tempo di dormire.
Quando entra qualche corpuscolo in un occhio è consigliabile rivolgere alla santa questa supplica: "Santa Luzia fim 'na fora 'sta purcheria!" poiché Lucia oltre che essere la protettrice degli agricoltori è anche invocata nelle malattie degli occhi, come ci fa sapere il detto milanese: "Che Santa Lusia te conserva la vista!" (per la verità riferito a chi mangia con ingordigia, in modo che possa vedere cosa sta divorando).
A Milano Santa Lucia è la patrona dei marmorin (lapicidi) che un tempo avevano la loro sede nella Cascina Camposanto posta dietro il Duomo dove, secondo una leggenda, nacque il famoso risotto alla milanese, gloria e vanto di ogni meneghino.
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     31 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 52/365  
redigio.it/rvg100/rvg-52-365.mp3 - Te la racconto io la giornata
Cosa ascoltare oggi
  1. redigio.it/dati2606/QGLO514-Milano-SanGottardo-05.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - un moderno intervento di recupero - l'ultima casera e la giardinetta archeologica -
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e' aperto il 26 dicembre per il pranzo di Santo Stefano
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Tradizioni culinarie di Crema
I "TURTEI" CREMASCHI - Crema è uno scrigno colmo di tesori gastronomici: talmente colmo da poter vantare almeno una specialità per ciascua delle rituali portate, dal primo piatto al dolce. È obbligo iniziare rendendo omaggio ai superbi tortelli cremaschi, delizia fra le delizie in una terra che al tortello, fra Cremonese e Mantovano, dedica un vero e proprio culto. Delizia fra le delizie, inoltre, perché i "turtei" cremaschi rappresentano l'apoteosi di quell'encomiabile indulgere lombardo (e padano in genere) all'agrodolce che, al pari dei beni artistici e paesaggistici, dovrebbe essere tutelato come patrimonio dell'umanità. - Tradizionalmente i "turtei" hanno forma a mezzaluna, con le caratteristiche e di rei indispensabili imperfezioni derivate dall'essere fatti a mano e chiusi con una pressione dei polpastrelli che li orna delle tipiche "cappette": l'aspetto un po' irregolare non è quindi una conferma dell'adagio popolare per cui un "mestèr cremasch" sarebbe un lavoro fatto alla bell'e meglio, ma la garanzia della loro genuinità. Basta assaporarli, del resto, per rendersi conto che si tratta di una raffinatissima apoteosi della pasta fresca ripiena, di origine presumibilmente colta, come potrebbe facilmente dimostrare un'attenta collazione con ricettari rinascimentali. - Il sofisticato ripieno, che evoca sapori di altri tempi, richiede due tipi di biscotti: gli amaretti (meglio se "scuri") e un poco di mostaccino, tipico biscotto secco cremasco con cannella, chiodo di garofano, noce moscata, macis e pepe. I biscotti, finemente sbriciolati, sono impastati con pera sciroppata, menta (sotto forma di caramella pestata), pangrattato e grana grattugiato nonché cedro candito tritato e uva passa, amalgamando il tutto con brodo di carne prima di racchiuderlo in dischetti di sfoglia all'uovo leggermente salata. Per il ripieno eccellente, così complesso, solo se in perfetto equilibrio - si conoscono alcune varianti, che prevedono ad esempio l'uso di poco cioccolato fondente e liquore all'anice, aggiunte che francamente ci paiono un po' ridondanti.
AA VENUTA DI REMAGI
Pare che i Remagi non si fossero mai conosciuti prima di incontrarsi sulla strada che li conduceva alla Santa Meta. È certissimo, però, che quando si incontrarono a Busto erano già tutti e tre uniti. Raggiunsero la nostra città casualmente, dopo aver girato mezzo mondo, a causa di un incidente di viaggio: ad un certo punto incontrarono un fitto strato di nebbia che tolse loro ogni possibilità di orientamento. Fatto consiglio, decisero di fermarsi a pernottare nel più prossimo abitato, che era Busto. Così giuntivi, vi fecero sosta. Per non arrecare danno alla popolazione con i loro cammelli, scelsero un "pra" e legarono le bestie ad una robinia. Siccome faceva molto freddo, bussarono alle porte delle vicine cascine per aver un po' di legna con cui accendere il fuoco e un po' di strame per i cammelli. Al momento i contadini, svegliati in piena notte, ebbero paura e credettero che si trattasse di ladri, ma, visti i mantelli dorati e le corone di brillanti che coprivano i tre personaggi, si affrettarono a mettersi a loro disposizione. Quell'inverno era molto rigido e la scorta di legna era completamente esaurita. Per ospitalità, allora, i contadini levarono le imposte dalle finestre e ne ricavarono tanti pezzi per un falò. I Remagi rimasero colpiti da tanta squisitezza di sentimenti, per cui trassero dalle loro tasche delle coroncine luccicanti e ne fecero dono alle famiglie contadine.
Intanto la nebbia era sparita e si era fatto sereno. I Remagi avvertirono i bambini, accorsi nel frattem po, che il gioco di stare in gobba ai cammelli stava per finire, poiché loro dovevano ripartire. L'ultimo bambino, un certo "Cumèta", che stava per scendere dal cammello, emise a questo punto un grido di meraviglia e poi si diede a urlare con quanto più fiato aveva in corpo: "Aa stèla, aa stèla cunt aa cua!". Tutti rivolsero gli occhi al cielo e videro la stella del Cumèta. I Remagi assicurarono i contadini che la stella con la coda portava una buona novella e che presto avrebbero avuto notizie di un avvenimento che sarebbe stato ricordato per tutta l'eternità.
Dopo di che si allontanarono sui cammelli e partirono, preceduti dalla stella sulla via di Betlemme. Si seppe poi che era nato il Messia.
Memori della gradita accoglienza della popolazione bustese, i Remagi (se non tutti, almeno uno) la notte di ogni vigilia dell'Epifania tornarono sempre a Busto e non mancarono mai di lasciare doni per i bambini, anche per quel bravo Cumèta che, per primo, vide la stella con la coda: "aa stèla cumèta". Il ponte dei Remagi costruito in Savigu (via Monte bello), la Cuccagna di piazza Cristoforo Colombo e i Remagi che giravano nella cassetta di cartone erano segni delle leggende bustesi.
Gennaio è ricco di feste e tradizioni: non possiamo certo dimenticare "i trì dì di merli" o il "Sant'Antonio", ricorrenza che fa da coda alle festività natalizie e che si festeggia col codino del maiale, amico del Santo, cucinato in cazeula (botaggio di verze). Vogliamo però dedicare la nostra attenzione ad un'altra figura tipica di questo mese.
Un po' di dialetto
Tocch = pezzo. Na in tocch = andare in pezzi, fig, andare in rovina. Un tant al tocch = a occhio e croce, approssi mativamente, grossolanamente: fa í robb un tant al focch = far le cose malamente, senza attenzione. L'e 'n tocch d'una vargogna = lett, é un pezo di una vergogna, ovvero è una cosa vergorosa. Tocch da coll = tipo senza scrupoli, canaglia. Un tocch da pan= un pezzo di pane. Vess un tocch da pan = essere molto buono. Un toech d'omm = un pezzo d'uomo. T6cch = 16cco, guasto. Un pomm tócch = una mela guasta. Tócch in di pulmin = lett. tocco nei polmoni, tubercolotico. L'è tócch in dul cò = è un cervello bacato.
Tógn = Antonio.
Filastrocca recitata dai bambini per il gioco della "sberla" o simili: Tógn, Tógn pera pómm
pera pomm, pera fiigh capitàni di furmuigh capitani di suldaa
indivina, chi l'è staa? Antonio, Antonio pela mele pela mele, pela fichi capitano delle formiche capitano dei soldati indovina, chi è stato?
Toj = prendi, tieni, prendete, tenete; assume anche un significato esclamativo che esprime stupore analoga- mente all'italiano "toh!": Oh töj! sa ourii fagh cusè? = toh! che cosa volete farci? E omologo al francese "tiens". Tòla latta, lamierino, banda stagnata. Un pedrio da tòla = un imbuto di latta. Indica inoltre la "latta", recipiente ricavato da banda stagnata o meno: la tòla dul petroli = la latta del petrolio. Fig. tòla = audacia, sfacciataggine. Ga vör 'na bèla tòla a dì cèrti robb = occorre una bella sfacciataggine per dire certe cose. Facia da tòla faccia di bronzo, sfacciato, svergognato. Quando qualcuno inghiotte facilmente cibi o bevande bollenti si dice al gh'ha 'l canarözz fudràa da tòla ha gola ed esofago foderati di lamiera.
       **************** fine giornata ************************
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