RVG settimana 49
 
Radio-video-giornale del Villaggio
Settimana-49 del 2023
 
 
RVG-49 - da  - Radio-Fornace
 
 
Settimana 49        2023-12-04  -  Dicembre - Calendario - la settimana
lunedi        04/12 - 49-338
marrtedi        05/12 - 49-339
mercoledi        06/12 - 49-340
giovedi        08/12 - 49-341
venerdi        09/12 - 49-342
sabato        10/12 - 49-343
domenica        03/12 - 49-344
 
 
04 Dicembre 2023 - lunedi - sett. 49/338
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Notizie dal Villaggio
Il palio del lago di Comabbio nel giugno del 2022.
  la spiaggia di corgeno ha ospitato la prima edizione del palio del lago di Comabbio . Ad aprire il palio sabato sera è stata la sfilata degli atleti dei 5 comuni, accompagnati dalla fanfara dei bersaglieri di Vergiate e dopo il saluto delle autorità civili e dei commissari europei di ACES Europe in visita proprio in quei giorni per valutare il nostro territorio è stato dato il via al primo gioco lo spaccalegna. -  la domenica è stata caratterizzata del molteplici giochi quali la staffetta intorno al lago, il tiro alla fune, la gara dei pedalò e "un resegun" intervallati da giochi per bambini e tanto divertimento. -  nell'intera area feste . Il palio stato vinto dal Comune di Vergiate. -  Ci rifaremo il prossimo anno . Vi aspettiamo comunque in giugno del 2024 con la quarta edizione del palio di Comabbio. E forza Mercallo
Note del giorno
Il museo -
Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Toponimo di Comabbio
22) Morasson: attestato anche come Murenžun. E' una strada che  si inerpica dietro al Monte Pelada e che porta a due altre zone rilevanti. L'interpretazione del nome Morasson è controversa. Il toponimo può essere inteso come derivato da un nome proprio di persona del tipo Morasso o Morazzoni, derivanti dall'aggettivo "moro" (cfr. Morazzone -VA-). Alcuni parlanti locali fanno risalire il nome ad un termine *murazzo che richiama la presenza di un declivio non troppo pronunciato.
23) Nusét: seconda area compresa nel Prin. Nusét "insieme di noci" è derivato del nome dialettale nós "noce"con l'aggiunta del suffisso -etum. La coltivazione di noci dava ai coltivatori locali abbondante olio. Da un secolo ormai questa pratica è scomparsa, così come i noci.
24) Oné: traducibile in italiano come "insieme di ontani". Nome di una piccola area alla quale si accede mediante il Morasson. Deve tale denominazione alla la fitta presenza di ontani (cfr. Oneda frazione di Sesto Calende -VA).
Dicembre
Dicembre era indicato come il decimo e ultimo mese dell'antico calendario romano, consacrato a Saturno, dio della terra e dei morti. Durante questo mese avviene il solstizio d'inverno e da quel giorno la luce prevale sul buio, infatti le giornate cominciano ad allungarsi a scapito della notte, che diventa più corta. Molti popoli antichi accoglievano quest'inversione con vari festeggiamenti: i romani celebravano le "Saturnali" dal 17 al 24 in onore del dio Saturno, gli egiziani festeggiavano il dio Osiride, i greci il dio Kronos, gli atzechi celebravano il dio del sole Tlalo ques e i persiani il dio Mitrah.
Oggi come allora si vive il dicembre come un mese di festa. Nel medioevo questo mese vedeva raffigurato un contadino che uccide il maiale. Le varie feste che si susseguono, con l'apoteosi del Natale, fanno sì che è il mese propizio per chi vuole riposare, visto che nel campo agricolo quasi ogni attività è sospesa.
In dicembre si festeggia la Vergine Maria Immacolata (8), naturalmente Natale e Santo Stefano (25 e 26); i santi più popolari sono Santa Barbara (4), San Nicola di Bari (6), Sant'Ambrogio (7), Santa Lucia (13), San Giovanni Evangelista (27), San Davide (29) e San Silvestro, che chiude l'anno il giorno 31.
Siamo dunque nel mese durante il quale la terra riposa e di conseguenza anche l'uomo e un antico proverbio lo ricorda: "Seminare dicembrino vale meno di un quattrino"; "Dicembre, piglia e non rende" eppure qualcosa riaffiora ancora dalla terra poiché "Ogni cosa ha il suo momento, e le rape per l'Avvento". Non manca il proverbio sulla neve: "La neve prima di Natale è madre, dopo è matrigna" e quello sul Natale: "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" ma anche "Chi fa Natale al sole fa Pasqua al fuoco". Concludiamo con l'avvertimento: "Se piove per San Bibiana, piove per quaranta dì e una settimana" come dire, tenete l'ombrello sempre a portata di mano!
Toponimo di Comabbio
25) Prà Biagg: spesso lo si trova nominato anche come Prà Biach. Il nome identifica dei prati situati sulla strada che costeggia l'attuale campo sportivo comunale e che conduce verso il limitrofo comune di Osmate; campi che un tempo avevano un terreno particolarmente umido. Alcuni parlanti locali credono che la voce biagg rimandi al lemma precedente. Il dialettale cu in combinazione con la voce sura "sopra" nel significato di "parte superiore del paese".
Il lavoro dei milanesi 1)
C: Sfidi mi! Cerchen i post pussee bei, spenden pussee di alter, hinn generos cont i manc... Ma non c'è dubbio che noi milanesi, quando andiamo in giro per l'Italia, riusciamo sempre a farci notare, e tutto sommato a quelli del luogo non dispiaciamo, visto che cerchiamo (quasi) sempre di tenere buoni rapporti con i locali, anche se non escludo che fra questi ultimi ci possa essere una certa dose di ipocrisia, de quei che ghe fann ona bella faccia fintant che ghe convegn e poeu... ghe sparlen adree.
M: Bisogna mai dismentegass che, in Italia, seguitom a por tass adree le rivalità dei Comuni del medioevo, che, quando capitava, si buttavano addosso l'olio bollente dalle mura delle loro città che stavano magari a on tir de s'ciopp tra lor, e anca incoeu basta voltà el canton per trovarsi qualcuno che ti vede, se non come nemico, quanto meno con occhio dif fidente. E questo vale particolarmente per noi milanesi, che bene O male per tutto quello che ci portiamo dietro siamo da un lato meritevoli di rispetto ma dall'altro femm nass una certa dose di invidia, e l'invidia, si sa, se non è frutto di ammirazione, è un cattivo sentimento. C'è però da dire che se ci troviamo fuori d'Italia, le cose cambiano: càpita spesso infatti di trovare in giro per il mondo italiani che alla domanda "Da dove venite?" rispondono "Da Milano!" anche se, in realtà, abitano lontano chilometri da qui. Voeur dì che se renden ben cunt che la nostra città, all'estero, ha un'immagine che vale, e non per le tante belle cose che rendono famosa l'Italia, ma proprio per la qualità dei milanesi.
C: Stemm attent a vantassen minga tropp... Se fa in svelt a ciappà i cattiv abitudin! Come si dice, la moneta cattiva scaccia la buona. E poi, quando siamo in giro per il mondo, prima di essere milanesi, siamo conosciuti come italiani, e non sempre siamo visti come modelli di virtù, anche se sono sempre di più le persone che sanno che l'Italia è lunga e stretta e sono informate di come vanno qui le cose. Ma gh'è anca quaicoss che me pias minga tropp de nun milanes, e cioè che, non appena hanno un po' di tempo libero, non vedono l'ora di andar via da Milano. E meno male che, da qualche tempo, arrivano i forestieri, se de nò, la domenica Milan la saria on mortori...
M: Hai toccato un tasto dolente - si fa per dire - della milanesità, vale a dire la non grande stima, e conoscenza, che i milanesi hanno della loro città. D'accordo quando ci sono le vacanze, quand a tucc pias andà al mar o in montagna o a fa quai bell viaggett in gir per el mond; ma quando arriva la fine della settimana, il week end, immancabilmente bisogna andare fuori città, anche solo per la gita di un giorno. Certo il mare è a poche ore di strada, e ancora più vicini sono bellissimi laghi e montagne e, soprattutto, c'è la nostra bella Milano... Ma, purtroppo, una caratteristica di molti (troppi) milanesi l'è quella de savè pocch o nient de tutt i meravili che gh'hann in città. Conoscono magari tutto di Parigi, Londra, Amsterdam, New York, ma non hanno mai trovato il tempo di salire sulle terrazze del Duomo, di vedere il Cenacolo, di entrare in San Maurizio, la "nostra" Cappella Sistina.
C: Fina a minga tanti ann fa al sabato, e soprattutto la domenica, Milano pareva davvero un mortorio. In auto, moto, treno, pullman... i milanesi vedeven minga l'ora de andà foeura città, puttost che nient andava ben anca l'Idroscalo. Anzi, da quando è cominciata l'inflazione degli scioperi, tanti hanno imparato a farli proprio di venerdì, per allungare il week end. Non che ora i milanesi siano cambiati, ma in compenso sono arrivati tanti turisti che, virus o guerre permettendo, oltre allo shopping, conoscono le nostre bellezze ben più di noi: musei, palazzi storici, monumenti, chiese... E ci sono anche i volontari del Touring Club e quelli del FAI, che consentono di tenere aperti numerosi siti, luoghi importanti dove si entra anche gratis, a dirci che la maggior parte dei visitatori sono stranieri, qualche italiano e, purtroppo, pochissimi i milanesi, che puntualmente restano a bocca aperta nel vedere cose che non sapevano neppure esistessero, eppur gh'i hann semper avuu davanti ai oeucc.
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05 Dicembre 2023 - Martedi' - sett. 49/339
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Nessuna notizia dal Villaggio
Note del giorno
La piscina. Quando cominciano i lavori?
Toponimo di Comabbio
26) Prea Matta: zona scoscesa sulla strada che da Comabbio porta a Osmate verso il Lago di Monate. Questa zona era caratterizzata dalla presenza di una pietra molto friabile che con tutta probabilità ha fornito il nome. Prea Matta letteralmente "pietra marcia, instabile" (cfr. Cornamatta -BG-).
27) Prin: zona pianeggiante adibita un tempo alla coltivazione che si estende tra l'attuale Statale 629 e il lago di Comabbio. Il nome pare essere un derivato dalla voce dialettale primm o primin "primo", inteso come primo campo coltivato. Non è da escludere però neanche la derivazione dal verbo prinà "brinare"
28) Punta Ghiacciaia: piccolo promontorio sul lato nord-ovest del lago di Comabbio che ha ospitato un tempo la ghiacciaia (in dialettto giazèr) del paese. Ancora oggi è possibile vedere questa costruzione caratteristica (vedi Cazzago Brabbia, n.1).
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo
La << Deputazione Amministrativa della Comune di Busto Arsizio » sempre vigile degli interessi del borgo, fece appello, nel 1856, con 1856, con una domanda rimessa per la imperial regia via gerarchica alla Commissione Centrale di beneficenza, amministratrice della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, perchè si aprisse finalmente anche a Busto  una «< cassa filiale ». La stessa I. R. Luogotenenza della Lombardia, quattro anni prima, e ora, nel trasmettere la domanda, osservò che « la Comune di Busto Arsizio sarebbe tra le poche borgate della Lombardia nelle quali una Cassa Filiale di Risparmio potesse corrispondere a reali bisogni... >>
Ma la Commissione di Beneficenza, nel rispondere, volle dare ai bustocchi una severa lezione alla quale, sia detto fra parentesi, i nostri diedero una stupefacente risposta.
E chi ci dice scriveva la Commissione che la Cassa Filiale può essere istituita con fiducia, se i bustocchi sono quelli che sono, se ascoltiamo le brutte voci che circolano su questo Busto e « se diamo fede alla stessa domanda della Deputazione Comunale? ».
Il successo di una Cassa Filiale in Busto « non è che una speranza, la quale per essere tradotta in atto ha mestieri del libero concorso della volontà degli abitanti >>. Ora continuava la lettera << la conserva- zione fruttifera degli avanzi che possono effettuare sulle mercedi del lavoro » i bustocchi potrebbero ottenerla ad un solo prezzo: << diminuendo le loro spese ed astenendosi specialmente in quelle spensierate dissipazioni che sacrificano alla crapula ed al soddisfacimento di viziose tendenze l'agiatezza futura e le risorse della vecchiaia >>.
E continua: << le abitudini di numerosi operai di quel ricco e popoloso Borgo sono disordinate; i guadagni sono sciupati nelle spese più improvvide, e queste assorbono largamente tutto quanto potrebbe darsi al Risparmio previdente e onesto ».
E la deputazione crede che basti la apertura di una cassa filiale << a por freno a queste funeste tendenze, ca- gione precipua della miseria del povero? ». Illusa Deputazione! Certamente continua la filippica e gli elementi che possono alimentarla (la filiale) abbondano assai più nel Borgo di Busto, e per la maggior popolazione» (e qui fa un confronto con la recente inutile esperienza di Chiari ove la filiale ha dovuto essere chiusa) « e per le ricche e fiorenti industrie di cui è la sede ed il centro. Ma resta a dubitarsi dell'elemento morale: quello della volontà; « nè si può essere sicuri che la esistenza di una Cassa operi una pronta riforma sul costume della classe intiera... >>.
Risposta, in sostanza, negativa e, ammettiamolo ora dopo cento anni, ignorante. La Cassa non si fida dei bustocchi. Ma chi erano dunque questi bustocchi dell'ottocento e quale mai fama si erano fatta?
Morti di sonno
Si può morire rifiutandosi di mangiare e di bere, ma ci si può suicidare cercando di non dormire? Per quanto si tenti, non è possibile: prima o poi il sonno arriva, indpendentemente dagli sforzi che si possono fare. La privazione di sonno, però, provoca serie alterazioni della psiche, dovute forse più allo stress che alla mancanza di qualche funzione fondamentale svolta dal sonno. Una prova di ciò si ha nel fatto che nel 1966 il diciassettenne Randy Gardner rimase sveglio per 264 ore, non mostrando alcun sintomo psicotico. Dopo la sua impresa dormi per circa 15 ore di seguito e si risvegliò sentendosi bene. Quindi, l'unico effetto sicuro della privazione del sonno è quello... di fare addormentare il soggetto.
Lago di Monate
Il lago di Monate e' impostato su un catino naturale, costituito essenzialmente da depositi glaciali fini e pressoche' impermeabili; tale caratteristica dovrebbe essere assicurata dalla presenza delle argille di Gunz che, nella zona, sono visibili a SW del lago di Comabbio, oppure  da differenziazioni argillose in seno alle sovrastanti morene Wurmiane.
Dove i depositi morenici risultano meno impermeabili, per l'aumento degli elementi grossolani oppure per la diminuzione della componente limosa, si possono verificare perdite sotterranee, di cui si fara' cenno piu' oltre.
Lo spessore dei terreni quaternari nella zona in esame e' molto vario: da qualche metro a decine di metri: ma localmente lo spessore puo' avvicinarsi al centinaio di metri, come risulta da alcuni sondaggi eseguiti nella zona immediatamente a SE del lago di Monate.
Il sottostante substrato roccioso e' costituito da una monoclinale immersa verso WSW che porta ad affiorare i termini piu' antichi verso oriente ( Cretaceo di Cazzago Brabbia) e quelli piu' recenti verso Ovest (Oligocene di Osmate- Monte Pelada), come illustrato nella sezione geologica A (fig. 5).
Procedendo da est verso Ovest e quindi dai termini stratigrafici piu' antichi a quelli piu' recenti, si puo' osservare, facendo riferimento alle figure 2,3 e 5, quanto di seguito descritto.
- A Cazzago Brabbia, in corrispondenza della costa meridionale del lago di Varese, affiorano arenarie grossolane appartenenti al Cretaceo Superiore
- Tra Faraona e ternate, a est del lago di Monate, si sviluppa l'importante affioramento dei calcari Nummulitici dell'Eocene, costituito da oltre 50 metri di calcari, brecciole calcaree e marne, regolarmente stratificati. Questa formazione, denominata "Ternate" e' oggetto di coltivazione in cave aperte lungo il crinale S. Maria.
- A Sud e SW del lago di Monate, nei rilievi di M. Pelada, tra Osmate e Comabbio, affiora la massiccia successione di conglomerati e arenarie rossastri costituenti il membre superiore denominato " Como" della formazione delle Gonfolite di eta' Oligocenica. Lo spessore di questi terreni affioranti nella zona e' di circa 160 metri.
Vi e' da osservare inoltre che tra i calcari Nummolitici di faraone e il sovrastante membro conglomeratico della Gonfolite, cui si e' fatto ora cenno, si sviluppa una successione marnosa di spessore valutabile tra i 100 e i 300 metri ( Membro marnoso della Gonfolite denominata "Chiasso") che, nella zona in studio non affiora perche' ricoperto dalle morene e dallo stesso lago di Monate, il quale probabilmente si e' impostato in corrispondenza delle marne in oggetto, data l'agevole erodibilita' di queste. Dal punto di vista strutturale, si e' accennato al fatto che la zona e' caratterizzata da un generale andamento monoclinalico, con immersione verso WSW di 15° 25° circa. Cio' non esclude tuttavia la probabile presenza di alcune dislocazioni, difficilmente individuabili a causa della copertura quaternaria, ma suggerite da qualche particolare situazione geologica presente nella zona del lago di Comabbio e del Canale Brabbia. Si tratta in particolare dell'affioramento ocenico di varano Borghi, non facilmente raccordabile con le marne oligoceniche di Inarzo-Bernate, come pure, piu' a sud, dell'ocene di Oneda in rapporto ai conglomerati oligocenici di M. Pelada.
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06 Dicembre 2023 - Mercoledi' - sett. 49/340
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redigio.it/rvg100/rvg-003.mp3 - Un podcast e pensiero libero su "come risparmiare e come risparmiare in futuro". Una risposta a "Miglioriamo la Fornace"
Proverbio del giorno
Per tornacunt, per fa giughina, chi va al molin el se infarina.
Per tornaconto, per divertimento, chi va al molino si infarina.
Vecchio detto che dimostra come si può rivelare anche involontariamente una propria azione, sia che ciò avvenga per ragione valida sia che l'azione è frutto di bizzarria, prima o poi si viene coinvolti dall'ambiente e ne resta la traccia. Il detto è noto nella seconda parte, in lingua italiana; è diffusissimo.
Dal Barbarossa a Napoleone sul Sempione sono passati tutti
Non solo re Vittorio Emanuele II durante la Seconda Guerra di Indipendenza pernottò fra Nerviano e Sant'Ilario. Sono infatti molti i passaggi illustri che il Comune e le sue frazioni hanno visto nel corso dei secoli e non sempre con risultati di cui andare fieri. - Il merito (o in alcuni casi la disgrazia) sta infatti in quell'affacciarsi del Comune sulla Statale del Sempione, da sempre importante via di collegamento col Nord Europa. Ai tempi degli antichi Romani la via si chiamava Severiana Augusta e univa Milano al Verbano, facendo sostare mercanti e eserciti lungo il suo percorso. Una posizione strategica che l'imperatore Federico Barbarossa utilizzò per mettere in difficoltà l'esercito meneghino (verso le fine di maggio del 1161 "operò il taglio delle viti, distrusse le biade e saccheggiò per sbarrare la strada dei rifornimenti a Milano" si legge nelle "Gesta Fe derici I") nel contempo approfittando del fiorente e rinomato mercato, appunto, di Nerviano. Secoli dopo il borgo fu al centro delle dispute tra Torriani e Visconti e proprio da qui partì la congiura contro Matteo Visconti che vide il rientro dei Torriani a Milano seppure per breve tempo. Anche Napoleone passò per Nerviano e ne ottenne giuramento di fedeltà.
La posizione strategica è stata la fortuna e la sfortuna del Comune
Note del giorno
Sicurezza: Servizio e le sue funzioni sicurezza.
Toponimo di Comabbio
29) Puràa: zona ampia che si estende nei pressi del centro del paese e che è stata per lungo tempo di proprietà della famiglia Campiglio. Il terreno era caratteriazzato da ampie pozze d'acqua generate da un confluire di rigagnoli e sorgenti sotterranee (v. Cadrezzate n. 24).
30) Roccolo: è la zona più alta del Montino. Qui si svolgeva la caccia agli uccelli, che veniva compiuta per mezzo del roccolo, cioè di un luogo con una tesa verticale posta tra piante e arbusti. Questa attività era molto diffusa nella zona e molto redditizia. In ogni comune c'era più di una zona predisposta per la caccia agli uccelli e frequentemente venivano chiamati veri e propri professionisti che lavoravano a giornata nei vari roccoli
31) Roncasch: (Roncàsc) o Roncaccia è una piccola zona declinante attigua al Bernasc. Il suffisso-asc connota un terreno difficile da colitvare.
Tradizioni culinarie di Crema
LA "SPONGARDA" - Con quel nome dal suono dolce e goloso, anche se l'etimo non ha niente a che fare con la pasticceria, Crema non poteva non essere culla di leccornie, sia tradizionali che di origine più recente, ma tutte squisite, fatte oggi perlo più artigianalmente, a cominciare dalla celeberri ma "spongarda", ricca di gusto e aroma quanto semplice di ingredienti. Qualcuno la vuole riconoscere nella "torta bianca", fatta con farina, zucchero, spezie e burro, nominata fra le altre dolcezze ("marzapane cum malvasia, torta bianca, torta de peri, torta de herbe, sfogliata de zucharo, butirro e cinamono, offelle, pigochate, mandorlate, torta de pistacchi e di zucharo") offerte in un sontuoso banchetto cinquecentesco descritto negli "Annali" di Pietro Terni raccolti nel volume "Istoria di Crema" da Fino Alemanio nel 1566: miele e mandorle, secondo quest'ipotesi, sarebbero un'aggiunta del tardo Settecento. Un'altra versione colloca invece l'invenzione della spongarda ai primi dell'Ottocento e  l'attribuisce a un pasticciere cremasco. Sia come sia, la "spongarda" (che ha la "sponga", ossia la spugna, nel nome, ma si presenta piuttosto soda e compatta), si compone di un impasto di farina, zucchero e burro con miele, mandorle tritate, pinoli, noci o nocciole, uva passa, cedro candito, cannella e altre spezie, accomodato in teglie tonde con spessore di circa 2 centimetri e cotto in forno.
Le Cinque Giornate (23-24 marzo 1879)
L'anniversario delle gloriose Cinque Giornate, fece ieri dar di volta al cervello a un infelice operaio, Ernesto Pasqua, di cinquant'anni. Il Pasqua si era messo in mente di correre frettoloso incontro al nemico e di erigere delle barricate. Sul far de lla sera entrò in casa frettoloso, si mise in maniche di camicia e disse alla moglie di far presto ad aiutarlo, perché non c'era tempo da perdere. Prese un tavolo, principiò a gettarlo in corte, poi una sedia e già stava per gettare dalla finestra altri oggetti, quando al rumore accorsero i casiliani, e ce ne volle del buono e del bello per frenare quel poveretto. Intervennero pure agenti di pubblica sicurezza e allora messo il pazzo in un "brougham" fu condotto all'ospedale. Il poveretto ha preso parte principale nel combattimento a Porta Tosa nel 1848, ed a quanto ci si assicura è stato uno dei più valorosi combattenti.
Schiavo per amore
E' il 25 dicembre dell'anno 1000 e Stefano è incoronato re d'Ungheria con una corona inviatagli dal Papa Silvestro II. - Una delle sue leggi.
Stefano accolse nella sua legislazione cristiana le regole e le consuetudini del suo popolo concernenti la schiavitù . Delle leggi sancito ufficialmente la distinzione giuridica tra uomini liberi e uomini schiavi in latino servi . Lo schiavo poteva essere comprato e venduto. Ognuno aveva un prezzo, a seconda delle qualità e abilità. Tuttavia Stefano cerco' di limitare il dilagare della schiavitù nella legge I 22 infatti proclama, " è sancito che il decreto regale che d'ora in poi nessun governatore militare osi ridurre schiavitù una persona libera" . E chi era schiavo poteva diventare libero libertus se il padrone voleva. Allo stesso tempo però il re ordinava di ridurre le schiavitù i liberi che avevano commesso certi reati, come il furto o la fornicazione, per la terza volta, con una schiava, e se un libero decideva di sposarsi con una schiava, doveva diventare anche lui schiavo. La conversione dell'Ungheria  al cristianesimo non comportò affatto l'abolizione della schiavitù, anzi essa fu confermata e ufficializzata in un certo senso sacralizzata dalla nuova religione
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07 Dicembre 2023 - Giovedi' - sett. 49/341
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Notizia dal Villaggio
Vorrei ricordare ai responsabili del Ludico, che dalla settimana 46, esiste la bozza di contratto per il "referente del Ludico". E' bene che venga preso in visione e accettato. (Con il passare del tempo, si deteriora) - Chi tardi arriva è già a metà dell'operama, non piglia pesci
Toponimo di Comabbio
32) Sorgenti Ballerine: toponimo conosciuto e tramandato oralmente solo da pochissimi parlanti locali. È una una piccola fonte sorgiva situtata nei pressi dell'Onè, caratterizzata dalla presenza di terreno non stabile, movimentato. Da qui il suo nome.
33) Sotpóz: piccola zona nei pressi della chiesa di San Rocco che un tempo era di proprietà della famiglia Galetti, che disponeva di un grande pozzo. Il nome quindi nasce proprio dalla sua posizione nel territorio rispetto a questo pozzo privato.
34) Vigan: nome molto ricorrente anche in varie altre versioni. Il Vigan è un campo di ampie dimensioni individuato nell'area diametralmente opposta al Prin, sul lato est della provinciale 629 (cfr Cadrezzate n. 37).
35) Zerbini: cascina che ha resistito fino alla prima metà del XX secolo, ma ora non è più esistente. Il terreno riedificato porta ancora il suo nome. Può essere fatto risalire al termine dialettale zerbin o gèrb nel senso di "acerbo" e quindi in riferimento al terreno si indica la qualità gerbida, non particolarmente adatta alla coltivazione. Il nome gerbo o navèsch indica anche una specie di gramigna che infesta i campi e li rende poco produttivi per la coltivazione"
Tradizioni culinarie di Crema
La torta bertolina, la polenta dolce e i... "graffioni" - Di grana più rustica e origine domestica ci pare invece la celebre torta bertolina, grossa e massiccia, facile a conservarsi, a base d'uova, farina, zucchero, burro e olio con lievito e aroma di   vaniglia più l'aggiunta tradizionale di uva fragola anche in superficie, talché i chicchi, scoppiando al calore del forno, la costellano tipicamente di piccoli crateri, innevati di zucchero a velo. Per finire, ospitiamo tra le dolcezze del cremasco una preparazione fatta per la verità anche altrove, con il sapore delle buone cose di casa: la polenta dolce.
Alla base, una polentina fatta cuocendo la farina di mais nel latte, con la quale, una volta tiepida, s'impastano tuorli, zucchero, burro,
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo 2)
Quij de Bust e de Legnan
tegnen in pée la forca de Milan,
dicevano i busecconi facendoci su, per giunta, delle grasse risate, sul campanile concimato e cresciuto, sull'allargamento della chiesa a forza di spintoni, sul paese << di lùrdi » o dei baggiani.
Però, in fondo in fondo, vi era sempre un certo qual timore... reverenziale nel trattare con questi bustocchi in fama di accoltellatori, di grassatori, di contrabbandieri, di buoni a tutto anche, e non ultima impresa, di lavorare e di far danari.
A quij de Bust e Gallaraa,
tocchegh la man a lassi andà:
non si sa mai quel che può capitare con certe amicizie! (1).
(1) Veramente, se dobbiamo credere al canonico Reguzzone che scrisse una « Storia della peste avvenuta nel borgo di Busto Arsizio » nel 1630, timori e accuse, pur avendo un loro fondo di verità, non erano del tutto da imputare ai bustocchi. << Era l'aria dei Paesi et la constellatione dei Pianetti » colpevoli di dar vita ad una « complessione conforme alla tempre di quel Cielo »; la quale « complessione » sembra si manifestasse sui bustocchi con un « uiuere barbaresco et dishonesto parlare », con << una depravata natura alle brutte parole..., alle profane dissolutioni, alli giochi, alle bettole, alle taverne, ai latrocinj, alle bestemmie atroci, alle sensualità, alla gola, all'odio, all'otio, alle mormorationi, alle vendette, alle persecutioni, all'inganni, alli contratti illeciti; finalmente a tutta la libertà Maomettana e vita diabolica... »; il che non è poco per un canonico che diceva lui così scriveva anche < per il troppo affetto che li porto e per il zelo della patria », se, diceva sempre lui, era piuttosto disposto a darne colpa agli astri e agli avvenimenti. Chissà se noi poveri nipoti, pur rimanendo << gente ostinata, dura e pertinace di capriccio » possiamo qualche volta sperare che « Pianetti e constellationi » abbiano cambiato  umore?
È certo che la cattiva fama dei bustocchi aveva tratto qualche peso dal loro carattere spericolato, dalle loro imprese e dai molti avvenimenti specialmente degli anni che seguono le rivoluzioni e le guerre.
Scriveva il Ferrario, nella sua Cronistoria di Busto, che nel 1849 Busto fu occupata militarmente due volte « con miccia accesa », e aggiunge: « la prima occupazione fu eseguita con molta cautela, anzi con pau- ra; la seconda fu aggravata dallo stretto assedio dalle 6 antimeridiane fino al mezzodì » del 30 settembre, assedio sostenuto niente di meno che da « tremila tra cavalli e fanti e sei cannoni e molti gendarmi » e i due famosi Garimberti, poliziotti rotti al mestiere e pronti a rovistare tutto il paese, casa per casa. Cercavano istigatori di rivolte e magazzeni di armi; ma era talmente assurdo per i bustocchi il farsi prendere e per i tedeschi il credere di riuscirci che, l'unico che ci cascò, il sacerdote Paolo Bonomi (e era nativo di Gallarate!) suscitò tale incredula meraviglia, che venne preso per matto e rimandato a casa dopo due mesi di castello. Aveva infatti nascosto le armi nella grondaia della sua casa, proprio davanti a quella finestrella del campanile dalla quale i tedeschi erano soliti perlustrare, col binoccolo, il borgo.
Però, se noi rovistiamo fra le effemeridi bustocche del '49, si direbbe proprio che le paure dei poliziotti non erano del tutto infondate. Ad esempio:
« 1849, 12 maggio. In Busto Arsizio è appiccato il grassatore Giuseppe Castelli detto Badalücc, che il 17 aprile aggredì fra Nerviano e Castellanza i Tosi di Busto e da loro arrestato dopo essere corsi ad armarsi di falci presso un arrotino »>.
« 1849, 30 agosto. - Sono fucilati a Milano Giuseppe Tovaglieri detto Bonett, di Busto Arsizio, di anni 22, tessitore, e Tommasini Angelo, detto Pirlen, di Gornate, di anni 29, dediti al brigantaggio e detentori di armi ».
« 1849, 13 dicembre. Per delitto di rapina, consumato il 13 novembre in un caffè di Busto Arsizio e per detenzione di armi sono appiccati Carlo Cassani detto Ziffolin, di anni 22, di Busto, e Ferrazzi Pietro Paolo, detto Cardanin, di Busto, di anni 30, disertore >>.
Quest'ultimo episodio rimase famoso e se ne parlò per moltissimi anni e se ne descrissero con raccapriccio i particolari in tutte le case bustesi. - Un manifesto, allora diffuso in tutto il paese a suscitarvi interesse ed emozione, ci descrive ampiamente l'accaduto.
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08 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 49/342
redigio.it/rvg100/rvg-49-342.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Concerto di Natale con Monica Della Vedova (voce) e Francesco Musazzi (piano)
Brani natalizi in versione Gospel Swing. (vedi locandina)
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre 
Il bar e'aperto il 30/31 dicembre
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
La passerella sul lago di Comabbio
VARESE - Per l'estate 2023 la passerella tornerà utilizzabile dalla cittadinanza in tutta sicurezza.
È terminata la fase progettuale ed autorizzativa dei lavori di rifacimento della passerella ciclopedonale di Comabbio. Questa passerella, che si snoda nei territori comunali di Comabbio e Ternate, è uno dei punti più della pista più caratteristici della ciclopedonale. Realizzata con una struttura portante lignea, allo stato attuale presenta evidenti segni di degrado tali da comprometterne in alcuni punti la sua stabilità: per evitare rischi di incolumità dei fruitori, ne è stato interdetto il transito. Durante i mesi di chiusura sono state effettuate valutazioni tecniche sulle possibili soluzioni progettuali, senza tralasciare alcuna tecnica realizzativa. Si è constatato che anche i pali di sostegno sott'acqua presentavano i primi segni di marcescenza che avrebbero comportato, tra pochi anni, la stessa problematica per la struttura portante. Si è pertanto deciso di procedere ad un rifacimento anche dei pali in modo da garantire la durabilità dell'opera. Naturalmente questo intervento aggiuntivo ha comportato un significativo aumento della spesa inizialmente preventivata, alla quale si è aggiunto il caro materiali registrato negli ultimi 18 mesi.
Provincia di Varese ha dovuto, quindi, reperire e stanziare nel corso dell'anno 2022 risorse aggiuntive. Attualmente l'opera ha un costo complessivo di 2.1 milioni di euro, un importo notevolmente superiore a quello inizialmente ipotizzato di 1,3 milioni di euro.
Inoltre, i tempi inizialmente previsti per l'inizio dell'opera si sono allungati ed è stato necessario condividere la nuova progettuale, visto l'ambito soluzione e naturale di particolare paesaggistico pregio, con tutti gli enti preposti alla tutela del territorio. Nello specifico, la nuova soluzione prevede la realizzazione di una struttura portante in acciaio, così da eliminare la possibilità di marcescenza che si è creata.
La collaborazione e l'interlocuzione con le Amministrazioni dei Comuni interessati (Comabbio e Ternate in primis, ma anche Vergiate, Varano Borghi e Mercallo) è stata costante e proficua, così da accelerare l'iter amministrativo autorizzativo. Tramite un appalto, secondo quanto previsto dalla normativa legata ai lavori pubblici, è in fase di selezione l'impresa che eseguirà i lavori e presto si potrà procedere all'apertura del cantiere e alla realizzazione dell'opera. II cronoprogramma lavori prevede l'esecuzione dei lavori nei primi mesi del 2023 in modo da garantire la fruibilità della passerella nella stagione estiva 2023.
Toponimi di Biandronno
BIANDRONNO - Biandronno: m. 261; kmq 8.37; abitanti 3.100 - Comune della provincia di Varese situato 14 km a ovest del capoluogo, lungo la sponda sud-ovest del Lago di Varese.
Il nome del comune è attestato fin dall'anno 828 come Blandaronno o Blanderonno. L'origine del toponimo Biandronno, in dialetto Biandròn, è quasi sicuramente da far risalire all'antroponimo celtico Blandiro, attestato in una iscrizione a Como (cfr. anche Biandrate -NO-). Il suffisso -onno, molto diffuso nei toponimi lombardi, è forse una alterazione del derivato onomastico -onis/-one (cfr. Castronno -VA-, Saronno -MI-).
1) Baserga: vecchio e originario nucleo di case di Biandronno, situato circa 500 metri a nord dalla piazza cittadina. Ora la località è attraversata dalla strada provinciale. Il nome è da far risalire al termine dialettale basèlga "basilica" (più spesso utilizzato nell'accezione di "edicola","cella" o "piccolo oratorio") con rotacismo per arrivare alla forma attestata.
Busto Grande - 170 anni fa
capitolo terzo 3)
<< Una delle più impudenti aggressioni avveniva in un caffè a Busto Arsizio, paese a venti miglia da Milano, nella sera del 13 novembre ultimo decorso, per fatto di Cassani Carlo, surnomato Zifolin, di Giuseppe e Maria Colombo, d'anni 22, di Busto Arsizio, tessitore, celibe cattolico; e di Ferrazzi Pietro Paolo, surnomato Cardanin, di Carlo Giuseppe e Senalda Maria, d'anni 30, di Busto Arsizio, tessitore, celibe, cattolico, sedicente disertore dell'I. R. Reggimento fanti Arciduca Alberto, e condannato fuggitivo dalla fortezza di Pizzighettone.
<< Era il caffè ancora aperto ed animato da diversi avventori, quando vi entrarono baldanzosamente i suindicati due individui con stili e pistole, spargendo la loro comparsa l'universale costernazione, perchè noti aggressori di strada, e già da tempo il terrore e l'esecrazione di quelle contrade per prepotenze e ribalderie di ogni sorta. Nè l'ignominiosa loro fama si smentì nemmeno in questa circostanza, giacchè essi misero a soqquadro tutto il caffè; onde tolto il passo e la parola agli avventori, sotto pena della vita, e percossi taluni dei medesimi, posto in fuga il caffettiere, ed in mortali angoscie la di lui moglie, col tentare fra le imprecazioni di atterrare l'uscio della stanza che la rinchiudeva, sforzato e vuotato il cassetto del banco di denaro ed argenteria, e con minaccie costretti alcuni degli stessi avventori a prestar persino mano nell'impresa del bottino ed a vegliare di fuori. Dopo ciò i due malvagi al sopravve- nire della forza riuscirono a sottrarsi colla fuga, venendo gravemente ferito da colpo di stilo uno dei gendarmi accorsi per fermarli.
« I loro passi però essendo segnati dall'abbominio generale, non rimasero a lungo celati, scoprendosi che si erano rifugiati nel Canton Ticino, e colà per sospetti arrestati sotto falso nome; mentre il processo contro di loro incamminato, li mostrava legalmente indiziati an che di altri delitti, cioè di omicidio, rapina, pubblica violenza mediante minacce, e vari ferimenti seguìti nel corso di quest'anno, non che già condannati per furto.
<< Fatte note le scelleratezze di costoro al Governo Svizzero, il medesimo ne accordava la estradizione, e nel giorno 13 corrente vennero poi essi tradotti dinanzi al Giudizio Militare Statario in Busto Arsizio, ivi riunitosi appositamente, il qual Giudizio, all'appoggio di esuberante prova testimoniale, li dichiarò colpevoli del suddetto delitto di rapina, e del possesso d'armi, ed in base all'art. 35 di guerra ed al Proclama 10 marzo pp. di S. E. il signor FeldMaresciallo Conte Radetzky, li condannò alla pena di morte colla forca, oltre all'indennizzo verso i danneggiati, seguendone anche l'esecuzio ne alle dodici meridiane dello stesso giorno ».
Così il manifesto affisso << ai luoghi soliti » per informare la popolazione, che accorse sul Prato di San Mi- chele, intorno alle forche, su tribune improvvisate con carri ed attrezzi di ogni genere
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09 Dicembre 2023 - sabato - sett. 49/343
redigio.it/rvg100/rvg-49-343.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizia dal Villaggio
Il bar e' aperto il 08 09 10 dicembre
Il bar e'aperto il 30/31 dicemb re
il bar e' aperto il 06 07 gennaio
Il bar e' aperto il 27 28 gennaio
il bar e' aperto il 10 11 febbraio
Il bar e' aperto il 24 25 febbraio
Come un buon vino
Invecchiando si migliora. È quanto emerge da uno studio pubblicato dal «Journal of Personality and Social Psychology» che dimostra come la disponibilità, tratto fondamentale della personalità definito come la capacità di essere accoglienti, generosi e di dare aiuto, tende ad aumentare costantemente nell'età adulta. In particolare tra i 30 e i 40 anni, periodo in cui, mediamente, le persone si trovano a occuparsi dei figli e sviluppano le capacità necessarie per accudirli. Anche la consapevolezza di sé, definita come la capacità di essere propositivi, darsi regole e pianificare il futuro, così come una maggiore stabilità emotiva e una consapevolezza delle proprie possibilità, sono tratti fondamentali della personalità che crescono con il passare degli anni.
Toponimi di Biandronno
2) Cascina del Barbucci: località sita tra la frazione di Cassinetta Rizzone e il comune di Travedona-Monate in una zona pianeggiante lungo un piccolo scoscendimento del terreno. È curioso notare come quest'area non abbia mai ospitato una cascina, ma fosse costituita da semplici terreni coltivati di proprietà della famiglia Lucchini, soprannominata Barbuc.
3) Cascina Giulia: località nota anche come Canööf (v. Travedona-Monate n. 14). Questa zona, poco a nord rispetto alla Cassinetta sulla direttiva che porta a Bregano, era caratterizzata da una cascina che oggi è ristrutturata e ospita un centro residenziale.
Tradizioni culinarie di Crema
La treccia d'oro e i suoi ingredienti. - amaretti polverizzati e cannella: trasferito il composto nella tortiera imburrata, si metterà il dolce per mezz'ora in forno medio, spolverandolo di zucchero al velo una volta freddo e gustandolo non senza stappare un gioioso moscato, anche di tipo tranquillo. Per concludere in bellezza la rassegna di dolci tentazioni cremasche, ecco i tipici "graffioni", italianizzazione del nome dialettale di "gran fignon", prodotti oggi  artigianalmente in tutta la provincia di Cremona: tondi, dolcissimi, inebrianti cioccolatini bitorzoluti che racchiudono ciliegie marasche incamiciate in un guscio di zucchero riempito di maraschino e coperto di cioccolato. I graffioni, detti localmente "gran fignon".
El cunili in cereghin
Invidaa, me trovava vòtt dì fà a on bell pranzett in cà de dònna Pia. Serom vòtt e, tra i alter, gh'era là come òmm de famiglia e de legria on cusin de la sciora, el car pittor Cleriz, poeu di popòl e el scior dottor.
Gran sfogg de fior, tapèe, specc, berlinghitt, parolinn, bei ridad e ròbba bònna e, confessi, ho mangiaa cont apetitt mei di alter, fasend a la padròna tutt i me compliment a ogni portada, vuna pussee del'altra prelibada.
Ven che el pittor (e serom a la frutta) el me fà: «Che 'l scusa sa? L'ha mangiaa assee? Se mai gh'è on piatt de bòna pasta sutta, me par, già pronta. Vera Pia?» E lee: «Ma per Bacco, no el faga compliment, l'è in cà de amis! Ma duu, se lu el se sent.»
Mi resti lì de stucch, come interdett, ma poeu respondi: «Donna Pia, la scherza... Forse perché son staaa on poo indiscrett? ò la voreva che andas in terza?»
E, tra el sorpres el mezz mortificaa, l'ho trada in rid coi alter invidaa.
Ma replica el pittor: «Forse, neh, Pia, el preferis duu oeuv in cereghin...".
«Va ben.», rispond la sciora; e la và via. Sont li muff quand, de lì a on momentin me vedi a presentà, ma faa a dover, nient de men che quattr'oeuv faa al butter.
Me senti offes e intant che se òsa di: «Ma giò, ma giò, ghe stan!» salti sù in pè e protesti: «Signora, questa chi l'è nò creanza. Famm on scherz. Perché? Mi i rispetti tutti, ma, per Dio, gh'ho diritt al rispetto loro anch'io!»>
Eli fo per andamen via. «Ma nò»,
el fà el pittor, «ma i mangiom anca nun!>> Difatti in quella vegnen denter dò servett con sett piattei, vun per ciascun, sett piattei cont i oeuv in cereghin... De bell noeuv resti lì come on cretin....
Stem a sentì: no eren che di mezz mognagh de qui al sciròpp, poggiaa a dover su on lett de lattemel faa bell cavezz e cont ai bòrd a fa l'òr del butter de la cannella. Ma eren preparaa inscì ben de ingannà anca quel ch' i ha faa.
Fatto stà che a la fin, dòpo dò scus che m'ha faa quel birbon de quel pittor, e mi a la sciora, el fatt el s'è conclus cont on bell para d'or de bon umor. Mi rideva, ma quei... a pù non pòss... E quei car popòl peu?... A s'scioppa gòss.
La goccia che fa traboccare il vaso
In psicologia è nota da tempo una sindrome detta del <<burnout>> (esaurimento), con cui si indica una progressiva perdita di idealismo, energia, motivazione e interesse legata alle condizioni di lavoro, che caratterizza gli operatori impegnati soprattutto nelle professioni di aiuto, cioè a contatto continuo o prolungato con pazienti in situazioni di particolare urgenza o gravità (ad esempio, malati terminali). Questa progressiva "usura" psicologica può risultare in una crisi improvvisa che ha come conseguenza un vero e proprio esaurimento nervoso. <<D'altra parte», dice Sergio Della Sala, neurologo all'Università di Aberdeen, «è risaputo che determinati eventi stressanti possono avere conseguenze letali sulla vita degli individui. È noto, per esempio, che sposi di che decedono, hanno una più alta probabilità di persone decedere loro stessi. Gli stress possono essere di vario tipo, sia naturali (come esami, divorzi, supervisione di parenti con malattie croniche...) che patologici (come la depressione, o credenze pessimistiche circa il proprio futuro), in ogni caso - come dimostra anche la ricerca sullo stress indotto in laboratorio - hanno effetto sul sistema immunitario, diminuendone l'efficacia e inducendo una riduzione delle risposte di difesa dell'organismo. Da cui la reazione a catena, catastrofica, di una malattia dopo l'altra, di un guaio dopo l'altro, di un evento negativo dopo l'altro.>>
CUCINA BUSTOCCA
Ci sembra inutile soffermarci a discutere sull'originalità o meno della cucina bustocca: è molto più pratico prendere atto dell'esistenza di alcuni piatti particolari, cui i Bustocchi sono affezionati, tanto che i vecchi, ancora oggi, ne trasmettono le ricette ai giovani. Non si parla, nei ricettari dei tempi passati, di aperitivi, antipasti, desserts. Il buon pasto è composto di un piatto unico, accompa gnato da pane o polenta e da un bicchiere di vino nostrano: è il pasto delle grandi occasioni, che sono davvero speciali, anche a tavola.
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10 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 49/344
redigio.it/rvg100/rvg-49-344.mp3 - Te la racconto io la giornata
redigio.it/rvg100/box-63-insalata.mp4 - Insalata di verdure con aringa e aringata
redigio.it/rvg100/box-62-villaggio.mp4 - Gli arredi di Natale al villaggio 2023
Notizia dal Villaggio
Vorrei ricordare che e'  utile visionare il contratto pe r il "referente del Ludico" per l'approvazione.
Toponimi di Biandronno
4) Cassinetta Rizzone: località quasi 5 km a sud del centro abitato, al confine con il comune di Ternate. Non abbiamo registrato alcuna forma dialettale per il toponimo. È l'unica frazione del comune. Questa località ospita oggi la sede italiana della famosa azienda di elettrodomestici Whirlpool (un tempo Ignis): per questa presenza ormai decennale il territorio della Cassinetta si è sviluppato sia demograficamente che urbanisticamente tanto da superare come numero di abitanti il resto del comune di Biandronno. Cassinetta è toponimo frequentissimo anche con varie oscillazioni (cfr. Cascinetta, località di Gallarate -VA-) e deriva dal termine dialettale lombardo cassina "cascina" che designa un "gruppo di case per famiglie di contadini". Lo specifico Rizzone, aggiunto nel Novecento per distinguere il toponimo da altri simili, è scarsamente utilizzato dagli abitanti della zona. L'etimologia non è ben definita: due possono essere le ipotesi. La prima è che il nome faccia riferimento ad un vecchio proprietario che poteva avere un soprannome del tipo Rizzit o simili (v. Comabbio n. 5 e Osmate n. 17). Altra possibilità interpretativa può essere ricercata nel termine dialettale rizàda "boccia di pietra", materiale con il quale era costituito il pavimento della prima originaria cascina sorta in questa località.
Il lavoro dei milanesi 2)
M: Ma non siamo certo gli unici ad andare in  giro per il mondo senza conoscere quello che c'è appena fuori casa nostra... Tant, disen, hinn chi voltaa el canton, e femm semper in temp a vedei... ma poi questo tempo non lo si trova mai. Noi ambrosiani siamo però effettivamente un po' esagerati al contrario: là dove tutti quelli che hanno delle belle cose se ne vantano, le magnificano, noi le nostre o non le conosciamo proprio o non diamo loro importanza, quasi che a dill parariss vorè mettess a fa concorrenza cont i città che gh'hann la fama di essere più attrattive.
C: Bisogna però anca dì che se pensom pocch ai noster bei robb, riessom semper a tirà foeura quaicoss ch'el fa parlà de nun e che diventa una nuova attrattiva, come, ad esempio, l'aperitivo, che non l'abbiamo certo inventato noi, ma sembra proprio che sia davvero nato a Milano, non tanto come prodotto, ma come una specie di rito, un modo di vivere certi momenti del tempo libero che poi si è diffuso in tutto il mondo.
M: È davvero un'idea geniale quella di mettere insieme giovani e meno giovani, a cavall di sett or sera, a bere appunto l'aperitivo, magari con un ricco contorno di stuzzichini. È una moda cominciata negli anni Ottanta, accompagnata da una famosa pubblicità - la "Milano da bere" - e si è poi diffusa ovunque, anche in modi talvolta esagerati, ma tutt sommaa l'ha vorsu di trovass in compagnia di amis, quasi a sostituire i bar e le osterie di un tempo, e anche questo è un qualcosa che ci fa riconoscere, specie quando l'aperitivo che si beve è quello ormai iconico, colore rosso vivo, inventato a Milano oltre 150 anni fa.
C: Quaidun el s'impieniva del buffé, tanto da sostituire la cena... Comunque, adesso non ci sono più i bar di un tempo, i cinema sono quasi tutti spariti e la vita di giovin parche comincia a mezzanott: chioschi e locali sono aperti tutta la notte e alle prime ore dell'alba i nottambuli si mescolano coi mattinieri. Cosa facciano durante la notte l'è minga ciar... Ma di certo la città è, purtroppo, diventata più aggressiva, dilaga un generale degrado nei rapporti umani, favorito anche dalle tante diversità.
M: Ma il tempo libero l'è minga domà quell che se passa de nott! Anzi, fosse per me, quello dovrebbe essere tempo occupato, dal sonno. Perché, di norma, al mattino presto ci si dovrebbe muovere non per tornare a casa ma per andare al lavoro o a scuola.
C: Il fatto è che, anche nel tempo libero, i milanesi hinn minga bon de stà senza fà nagott! Non siamo proprio tagliati per la vita contemplativa, abbiamo bisogno di avere sempre qualcosa da fare: l'orto (ora perlopiù sul balcone o sul terrazzo), i lavori di casa, attività più impegnative come sostituirsi al falegname, all'idraulico, al meccanico ma anche alla sarta... A anche l'aperitivo assomiglia a queste attività, perché viene talvolta preso come un momento dove se pò trovass cont quaidun ch'el poda vess util al propi lavorà.
CAZOEULA
La cazoeula è un piatto tipicamente - e necessariamente invernale: solo in questa stagione, infatti, è possibile avere le verze "vernenche", color ruggine, e la carne del maiale, acquistato d'estate per l'ingrasso. In un grosso tegame, si fa rosolare col burro un trito di cipolla, sedano e carota, unitamente alla carne di maiale (costine, cotenne, tempia, pescioeu e codino), insaporita.
A parte, vengono scottate le verze, in modo che lasciano l'acqua che contengono, dopo di che sono fatte scolare.
Quando la carne è quasi cotta, le si uniscono le verze, che hanno modo di amalgamarsi, assorbendo il condimento.
La cazoeula viene solitamente accompagnata dal pane e da un vino robusto. Per i Bustocchi è obbligatorio il 17 gennaio, giorno di S. Antonio abate (S. Antoni dul purscèl).
Altri piatti forti della cucina nostrana sono la rüstisciana e lo stuà in conscia.
La prima è un insieme di lonza di maiale e salsiccia, aggiunte ad una base di cipolle e pomodori, cotti tanto a lungo da ridursi in poltiglia.
Il secondo era il piatto generalmente preparato per le feste di fidanzamento. Grossi pezzi di coppa di manzo venivano lasciati in infusione con aromi e vino per due giorni, poi si facevano rosolare con burro e pancetta e si procedeva quindi alla cottura, per circa tre ore, a fuoco lento, bagnando la carne con lo stesso vino utilizzato per l'infusione. Poco prima della completa cottura del manzo si aggiungevano le patate (i famosi pundatèra quarantén).
Alla fine di ogni pasto un po' consistente, i nostri vecchi prendevano una buona tazza di brodo col vino, ben caldo: prima di arricciare il naso, proviamo a riflettere sul fatto che non c'è un migliore aiuto per una difficile digestione.
Potremmo parlare ancora di risòtu e lüganiga, lèsu, insalati, oeui, cunili, pulaster e carni da caval, pulpèti, büsèca e osbüsi...
Ma, mancanza di tempo e parte, l'attenzione si sposterebbe sulla raffinata e non sempre genuina cucina del Bustocco d'oggi, piuttosto che concentrarsi sulla frugale mensa di un tempo, quando il pasto era troppo spesso costituito da poca polenta. insaporita con qualche "nagutén".
M: Se l'è per quest, gh'è gent che la catta foeura i loeugh per anda in vacanza in funzione delle persone che si possono incontrare, e ci sono posti che sono diventati una specie di succursale, estiva o invernale, di Milano, in Riviera, Versilia, Val d'Aosta, per minga di de Milano Marittima, che addirittura de Milan l'ha ciappaa el nom.
C: Adess i famili che stan via tri mes d'estaa, semper in del medesim post, gh'hinn pu, ma era quasi una seconda vita, quella d'estate, perolopiù in campagna o al lago. Ora è dif-icile trovare luoghi e ambienti dove si riesce a distinguere da dove viene la gente, ma  anche in questo, bene o male, credo che i milanesi abbiano sempre qualcosa che li contraddistingue, facendoli notare.
Dolce luna di miele
Quando gli sposi se ne vanno, se ci riescono, senza farsi notare per iniziare la luna di miele, ripetono in parte e probabilmente senza saperlo un'usanza barbara dei secoi passati. A quei tempi, un giovane, solitamente aiutatod al suo testimone, si prendeva una moglie a forza, nascondendola e respingendo il tentativo di chiunque di portargliela via. In seguito, dopo aver convinto la donna che egli era un marito perfetto, la coppia usciva dal nascondiglio e il giovane cercava di placare la famiglia della sposa con un'offerta di doni. Oggi la sposa è una compagna consenziente in questa fuga, destinata a evitare gli scherzi che spesso infastidiscono la partenza degli sposi. L'usanza della luna di miele ebbe inizio presso gli antichi Teutoni che vivevano nello Jutland, nel Nord Europa, finché non migrarono a sud nel II secolo a.C. Per un mese lunare dopo le nozze gli sposi celebravano la loro unione bevendo idromele, una bevanda alcolica ottenuta dal miele. Questa festa divenne nota come «luna di miele» e in seguito l'espressione si riferì all'abitudine degli sposi di fare un viaggio immediatamente dopo il matrimonio. In alcuni casi essa indica più genericamente le prime settimane successive alle nozze, in cui si suppone che i novelli sposi vadano particolarmente d'amore e d'accordo.
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