RVG settimana 48
Radio-Video-Giornale del Villaggio
Settimana-48 del 2023
 
RVG-48 - da  - Radio-Fornace
 
Calendario - la settimana
Settimana 48        2023-11-27  -  Novembre/Dicembre
27/11 - 48-331 - Lunedi
28/11 - 48-332 - Martedi
29/11 - 48-333 - Mercoledi
30/11 - 48-334 - Giovedi
01/12 - 48-335 - Venerdi
02/12 - 48-336 - Sabato
03/12 - 48-337 - Domenica
 
27 Novembre 2023 - lunedi - sett. 48-331
redigio.it/rvg100/rvg-48-331.mp3 - Te la racconto io la giornata
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Notizie di RVG (Radio-Video-Giornale)
Cosa ascoltare oggi
  1. RF360 - Radio Fornace del 12 maggio 2023 -Conversazioni igieniche: il dormire con le finestre aperte -   redigio.it/dati2504/QGLN394-dormire-finestre.mp3 - RVG
Toponimo di Comabbio
COMABBIO  - Comabbio: m. 307; kmq 4.76; abitanti 958.
Comune della provincia di Varese situato 16 Km a sud-ovest del capoluogo, unico dei comuni presi in esame ad affacciarsi sia sul Lago di Monate sia sul Lago di Comabbio. - Il toponimo Comabbio, in dialetto Cumàbi, è documentato già dall'anno 1030 come locus Comabio ed è con tutta probabilità da far risalire ad un antroponimo latino Comavius attestato.
1) - Basarè: (bafaré) zona pianeggiante che conduce dalla campagna al Lago di Monate. Il toponimo, di difficile spiegazione, potrebbe avere origine dalla voce dialettale bafardera Luoghi di Cazzago, "macigno"" con il suffisso -etum di collettivo. In questa zona ipotizziamo l'antica presenza di un terreno sassoso.
2) Bernasc: (bernàsc) piccola lingua di terra che si estende a sud rispetto al centro del paese sul confine con il comune di Ternate
Proverbi Milanesi
Gh'è quij che fan su danée come tèra e quij che fan cont i danée la goera.
Ci sono quelli che fanno danaro come terra e quelli che col danaro fanno la guerra.
Vecchio proverbio milanese ancora usato e diffuso tra i ceti popolari di tutta la Lombardia. Sta a significare come ci siano persone che arricchiscono rapidamente e senza grande spreco di energia e chi invece è sempre in conflitto con il danaro, nel senso che ne dispone poco e conduce la sua guerra per farlo bastare e per non soccombere nella vita.
Tradizioni culinarie di Crema
Crema - Tra i prodotti tipici del territorio, per quanto fatto anche in altre parti della provincia di Cremona nonché in quelle di Bergamo e Brescia, vi è il formaggio "salva", dalla caratteristica forma a parallelepipedo, che nel nome custodisce presumibilmente il segreto della propria origine. Pare infatti che il "salva" sia nato dall'esigenza di utilizzare il latte in eccedenza, specie d'estate, quando l'abbondanza d'erba si traduceva in esuberanza di latte e, fatti i formaggi freschi destinati a pronto consumo, il quantitativo in più era trasformato in formaggi da stagionare ovvero "sal vare" per l'inverno, massaggiandone d'olio la crosta.
Il "salva", meritevole del riconoscimento DOP richiesto dal consorzio dei produttori, si ricava da latte vaccino pastorizzato perlopiù scremato, coagulato per addizione di caglio con fermenti lattici alla temperatura di 37-38 °C. Rotta delicatamente la cagliata a dimensione di nocciola, la si preleva con teli distribuendola nelle fascere per lo spurgo: il sale può essere dato a secco, tradizionalmente, oppure in salamoia. Durante la stagionatura, di almeno due mesi, ma protratta anche sino a un anno e oltre, la crosta è lavata con acqua e sale ed eventualmente, in omaggio all'antico uso, trattata con olio, vino ed erbe aromatiche (specie rosmarino), per ingentilire e impreziosire l'aroma. Al termine il "salva", usualmente prodotto in forme di peso variabile fra 3 e 5 chilogrammi (ma di recente sono state introdotte pezzature più piccole), ha crosta scura, liscia e sottile: la pasta con rada occhiatura, compatta e scagliosa, più tenera a contatto con la crosta, bianca nel prodotto fresco, tende al paglierino con l'età, con odore intenso caratteristico ed eccellente sapore aromatico e marcato, gradevolmente acidulo.
Se volete gustare davvero il "salva" (che qualcuno ama mettere sott'olio con il pepe), fatelo nel modo tradizionale, ossia con le "tighe", peperoni verdi sott'olio o sott'aceto, oppure con il "pipèto", purea di verza con pangrattato e aglio: ma è ottimo anche con olive, mostarda di Cremona, miele o cotognata.
El conili
«Lava el conili, sughel sù ben, ben, marinel cont el sugh d'on bell limon e peu per tre orett e minga men, lassel al fresch, de bass, in cantinon. Quand che l'è vora fall a tocch grossei e con oli e lard fa giò a quadrett te 'l mettet al fornell a bonn fiammei voltandel dent per dent cont el palett. Quand l'è ross fall andà pianin, ma a rost, poeu in sull cott, dení tre inciod e on gott de asee Sorbii, inumidissell de broeud o al post te 'l mettet al fornell a bonn fiammei voltandel dent per dent cont el palett. Quand l'è ross fall andà pianin, ma a rost, poeu in sull cott, dení tre inciod e on gott de asee Sorbii, inumidissell de broeud o al post  de acqua. E che 'l coeusa cott assee.
L'ha de vess minga secch, ma bel, mostoos, minga a less, ma bell d'òr. Va ben? Però... Daa che l'è gròss, fal mezz con dent i noos che l'è inscì bon. Fa inscì: te 'l tajet giò a tocchei, poeu te 'l mettet su in padella cont 
 
 
 
 
 
28 Novembre 2023 - Martedi' - sett. 48-332
redigio.it/rvg100/rvg-48-332.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Radio-Fornace
  1. Radio fornace richiede ai villeggianti e non, se possibile avere disponibilita' di televisori vecchi da portare in discarica.
  2. Servono per il Ludico 2024. Indispensabile la porta USB e telecomando
Toponimo di Comabbio
3) Biès: piccolo terreno all'interno del Prin. L'etimologia del termine è incerta. Biès può essere fatto risalire alla voce dialettale pubiée "pioppeto" (cfr. Biée microtoponimo presente nel comune di Pura nel distretto svizzero di Lugano)con la presenza del suffisso -icum, largamente attestato tra i fitotoponimi, che spiegherebbe così l'insolito esito in -s finale praticamente assente in quest'area dialettale. Un'altra ipotesi foneticamente plausibile è *abietum "insieme di abeti", etimologia meno probabile, però, vista la scarsa presenza della pianta a questi livelli altimetrici.
4) Bosch a Fusitt: (Fufit) è il bosco che si incontra una volta superato il Morasson. Il bosco ha un nome di dubbia origine che seguendo le leggi fonetiche difficilmente può risalire ad un diminutivo del termine dialettale fòs "fosso". I parlanti locali assicurano comunque l'ampia presenza di fossi, utilizzati per drenare il terreno umido e renderlo disponibile alla coltivazione (v. Cazzago Brabbia)
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo
Via Milano, o, per dirla all'antica, la Corsia di Basilica, o « Baséga », sta cambiando faccia. A tutta prima si potrebbe pensare che trasformazioni del genere ne siano avvenute molte nel corso dell'ultimo o degli ultimi secoli, su questa strada che è il centro della Busto di oggi, come di quella di allora; ma non è così: la contrada << da Baséga » è ancora quella descritta dal canonico Reguzzone e dal Crespi Castoldi, ai tempi della peste. È una strada che conserva la sua onesta faccia di stradagrande del borgo, coi negozi allineati senza interruzione, e la Beata Giuliana da poco tempo tirata in disparte per far posto al traffico di oggi.
Già nel 1842, una delibera della Deputazione Comunale aveva provveduto la strada di una illuminazione a olio; ma ci mettevano anche del sego, e perdippiù, sia per il costo dell'olio che per l'indole poco nottambula degli abitanti, soliti a coricarsi e ad alzarsi con le galline, le lampade venivano accese solo nelle grandi occasioni; e può far fede, in tal senso, una lettera del Capitano della 5" compagnia di Guardia Nazionale che, il 19 aprile del 1848, fa conoscere alla Deputazione che << se questa sera avesse a durare ancora lo stato atmo sferico d'oggi sarebbe necessario far accendere le lampade per evitare disordini che nascer potrebbero a causa dell'oscurità ».
Ciò nonostante la luce non doveva essere molta, dal momento che i gendarmi o « pulizài », giravano per il borgo in << notturna perlustrazione» armati, oltretutto, anche di una lanterna a << moccolotto», che spiaccicavano sul viso dei passanti; << moccolotti » che, per il periodo dal 7 gennaio 1851 al 14 luglio 1852 costarono alla Deputazione ben 22 lire austriache, che il «< signor Steffeno Pozzi esatore comunale » pagò ad Antonio Reschigna, che era allora, nel borgo, il solo « fabbricatore di cera con licenza »>.
Ma ritorniamo in « stra Baséga »>.
C'erano poco dopo la metà del secolo i << macellai mastri » e i << salsamentarj » che scolavano per la strada le acque fetide ed esponevano carni e salami e intingoli alla luce del sole e al comodo delle mosche, a marcio dispetto delle circolari delegatizie, che si rincorrevano, dal '40 al '41, dal '44 al '56 con sempre più truci propositi, e nonostante i due « Fiorini di multa >>, per la prima volta, << da aumentarsi poi per titolo di recidività sino alla somma di Fiorini dieci, oltre la perdita della carne stessa »>.
Venivano poi le osterie, di Catterina Gallazzi al civico numero 172, e di Ambrogio Pellegatta al 168, che chiudevano un'ora dopo la campana serale; le vendite di liquori di Francesco Garbini in casa Ferrario al numero 46, di Giuseppe Restelli in casa Candiani al 170, di Angelo Marcora al 22, nei locali della Fabbriceria, e quella famosa del Magnaghi, con comodo di offelleria, al n. 17 in casa Crespi, tutte che chiudevano alla campana. Infine venivano due alberghi, quello del Vapore di Gioacchino Pozzi al 21 e quello del Gambero, della Angela Bianchi Introini, al 22, che chiudevano a mezzanotte e che passarono le soglie del novecento.
I negozi rimanenti, e non dovevano essere molti, eran divisi fra gli altri esercenti, mercanti, fruttivendoli, << spurtinetti ». Tutto il traffico del borgo passava dunque di qui per sfociare, attraverso la Porta Milano abbattuta nel 1861 per indecorosa vetustà, nella nuova piazza Garibaldi, allora < Prato fuori Porta Milano da dove partiva la « strada Ballone » che, attraverso la Cascina Cairora, ora Buon Gesù, si allacciava alla Strada Napoleona o del Sempione, ove esisteva la stazione di posta della diligenza per Milano, per Gallarate e per il Lago Maggiore.
Dall'altra parte, la « Baséga» si allargava sul Prato Grande di San Giovanni e i venditori si allineavano sulla piazza con ogni genere di merce: tessuti, scampoli, zùccar e zuccarùni con la punta dorata, tabarri, bonetti, sciarpetti, scalfitti, lazzafèssi, bottoni di ogni genere, bindelli, plüsciu per l'orlo delle sottane, e, sopra ogni cosa, i dolciumi. Fra tutti, il sovrano dei dolci, che si preparava sul luogo, fra un nugolo di mosche e con ripetuti sapienti sputi sulle mani, era lo zucchero filato, o stirato, come dicono le cronache. Il quale zucchero stirato era stato più volte proibito dalla << Inclita Amministrazione », ma i bottegai non se ne davano per inteso.
 
 
29 Novembre 2023 - Mercoledi' - sett. 48-333
redigio.it/rvg100/rvg-48-333.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Cosa Ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO500-Sesto-Calende.mp3 - Sesto Calende e l'abbazia di  San Donato
Toponimo di Comabbio
5) Boschi di Razzit: (Razit) questo bosco costeggia il sopracitato Morasson. L'etimologia del termine è dubbia. Forse il nome è da far risalire ad un soprannome o nome di persona.
6) Brugo: zona ai confini del comune non colitvata e caratterizzata da erbacce e sterpaglie denominate genericamente brugo "erica". (V. Cazzago Brabbia n. 2).
7) Brusisch: (brüfisc) stretta e ripida zona che unisce Comabbio al lago di Monate. La voce deriva dal verbo brüfà "bruciare" e in dialetto non vuole dire altro che un "appezzamento di bosco ripulito* forse con l'utilizzo proprio del fuoco.
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 2)
Scrive a questo proposito, il cursore municipale:
< ...ad onta di ciò il surriferito ieri ebbe l'audacia di portarsi vicino la chiesa di San Michele, coll'apposito occorrente e colà da mezzo giorno alle quattro pomeridiane e precisamente al termine della Benedizione, stava tranquillo fabbricando e smerciando lo zucchero stirato... >>.
E più oltre: < ...quando all'improvviso questa mattina nel mentre passava sulla Piazza Santa Maria vidi esservi più d'un fabbricatore di zucchero stirato che stavano pubblicamente preparandolo... ».
E ancora: ... « il 7 corrente mese certo Rossi venditore di liquori nella Corsia Basilica stava vendendo lo zucchero stirato... >>
È dunque credibile che, per tutto questo vario traffico, i nostri bisnonni si siano sempre preoccupati della viabilità delle contrade, e in particolare di questa di « Baséga », ed abbiano accarezzato per molto tem- po il proposito di migliorarla.
Infatti, già il 25 novembre 1854, i signori consiglieri e deputati << intervenuti nella straordinaria adunanza del Consiglio Comunale » tenutasi con l'assistenza dell'Imperial Regio Commissario Distrettuale, richiamandosi già ad altre numerose decisioni degli anni trascorsi e « in esecuzione delle precedenti rispettate ordinanze delegatizie », rispolveravano un vecchio argomento:
1) << si è proposto al Consiglio se intende di aderire in massima di mettere le trottatoje di miarolo nelle Contrade di questo Borgo, per cui distribuite le palle e raccolti i voti si trovarono affermativi n. 15 e contrari n. 6 quindi approvato in massima il progetto suddetto »;
2) << in quali contrade intenderebbe che si ponessero le dette trottatoje. Il Consiglio ha quindi proposto che siano poste le trottatoje nelle seguenti principali contrade: la Corsia Basilica, ossia di Porta Milano; la Corsia di Porta Ticino; la Corsia di Porta Novara, riservandosi in seguito di designare quelle altre contrade per le quali si riconoscerà necessario di fare le trottatoje di miarolo. Mandata alla votazione segreta si ebbero affermativi n. 20 e contrari n. 1 quindi approvato a maggioranza assoluta di voti »;
3) « quale somma intende di fissare per l'esecuzione di tale opera anno per anno. Dopo l'approvazione del secondo progetto intervenne il consigliere Giuseppe Crespi fu Gio. Batta. Il Consiglio ha adottato di fissare per l'esecuzione di tale opera il prodotto di un centesimo di sovrimposta sopra ogni scudo d'estimo del Comune, da esigersi d'anno in anno fino a che sarà ultimata l'opera stessa. Mandata alla votazione la premessa determinazione si ebbero voti affermativi n. 20 e contrari n. 2 quindi a maggioranza di voti approvata. Firmano: Giovanni Bonomi, presidente della Deputazione, Angelo Crespi Paganino, consigliere e primo estimato, Giuseppe Bianchi, consigliere commerciante e, ultimo, Felay, imperial regio eccetera »>.
Ma i trottatoj di miarolo non vennero!
Dvavero cuorsio!
Secnodo un prosseore dlel'unviesrità di Cmabrdige, non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una paolra, l'uinca csoa imnorptate è che la pimra e la ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato può serbmare mloto cnofsuo e noonstatne ttuto si può legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi ltetera una a una, ma la paolra nel suo isineme. Cuorsio, no?
Come manipolare le elezioni
Con il termine «profezia che si autoavvera» si intende una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l'avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità. La vita di tutti i giorni si basa su affermazioni, credenze, aspettative, definizioni della realtà che per il semplice fatto di essere state pronunciate o pensate hanno, per noi, effetti reali. Possono essere effetti trascurabili o importanti, tragici o comici, ma sono, comunque, reali e hanno la tendenza ad autorealizzarsi se le circostanze lo permettono. Se crediamo di essere odiati dalle persone che ci circondano, possiamo mettere in essere una serie di comportamenti che possono innescare negli altri reazioni di odio, le quali, a loro volta, possono confermare la nostra credenza originaria. In altre parole, il semplice fatto di credere di essere odiati può causare odio reale. E questo odio reale può avere sulla nostra esistenza effetti devastanti.
Un esempio rilevante di profezie che si autoavverano riguarda i sondaggi elettorali e quello che gli psicologi chiamano «<effetto carrozzone», quando cioè gli elettori tendono a votare per quel partito che i sondaggi danno per vincente. Qui la profezia funziona in questo modo: il partito A è in testa, gli elettori votano per il partito A, il partito A vince. L'effetto carrozzone può essere amplificato dai media, che possono presentare dati artificiosamente elaborati perché si realizzi la previsione che meglio li aggrada. In questo caso, agisce il meccanismo noto come triangolo delle opinioni: i media suggerisco no una determinata tendenza e poi la diffondono in maniera sistematica. Il candidato A è indicato perdente nelle elezioni a causa delle sfavorevoli attestazioni dei sondaggi, ma i rilevamenti negativi sono dovuti al fatto che i media continuano a suggerire che perderà le elezioni. Come salvarsi da questa situazione? Semplice, ignorando i sondaggi e chi li diffonde.
La corsa dei nudisti
Dal 1986, l'Università del Michigan (Stati Uniti) ospita ogni anno una singolare corsa: la «Naked Mile Run», la <<Corsa del miglio nudo». Vi prendono parte gli studenti che stanno per laurearsi e che, la sera dell'ultimo giorno di lezioni, si denudano e si mettono a correre per i prati del campus universitario di fronte a circa 10.000 spettatori. La corsa non è sponsorizzata né appoggiata in alcun modo dall'Università, e correre nudi è considerato un reato nel Michigan, eppure nonostante gli arresti che la polizia effettua ogni anno, più per dovere che per convinzione, la popolarità della corsa non sembra diminuire. Se verrà chiusa, dicono gli organizzatori, sarà solo per colpa dei tanti guardoni che cercano di mettere le mani addosso alle ragazze più carine.
 
 
30 Novembre 2023 - Giovedi' - sett. 48-334
redigio.it/rvg100/rvg-48-334.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO501-Sesto-Calende.mp3 - Se sto Calende e la chiesa di San Vincenzo -
Toponimo di Comabbio
8) Busen: (Büsen) piccolo avvallamento del terreno che si estende tra il Montino e il comune di Mercallo. L'etimo è da ricercare nella forme *bucinu e bùfan che fanno riferimento ad un "prato a bosco in pendio". La presenza di un avvallamento tra le collinette circostanti ha fatto sì che il nome fosse ricondotto dai parlanti locali più direttamente al termine dialettale bus, in italiano "buco", ma questa paraetimologia non spiegherebbe la presenza del suffisso -en. Un tempo questa zona ospitava un Mulino alimentato, tra le altre, anche dalle Sorgenti Ballerine.
9) Canè: è la zona ora occupata dal Cimitero comunale. Un tempo era un'area paludosa fitta di canneti (v. Cadrezzate n. 5).
10) Colle Motto: in dialetto il Möt. È la zona sottostante all'odierna chiesa di San Giacomo e all'Oratorio parrocchiale (v. Cadrezzate n. 16).
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 3)
Passò la guerra, se ne andò l'imperial regio governo austriaco ed arrivò il governo di sua maestà Vittorio Emanuele II°; si fecero le nuove liste elettorali, si elessero nuovi consiglieri che ritornarono puntualmente sull'argomento. Il 5 dicembre dello stesso anno, durante il Consiglio Comunale straordinario « si chiese un progetto di tombinatura della strada di Porta Milano allo sbocco delle contrade di sant'Antonio e Finanza per poterle poi sistemare in lastre di granito ». Il progetto iniziale si era evidentemente arenato su... nuovi progetti!
-Vennero le trattatoje? Sì, perchè le ricordiamo anche noi: ma quando?
Intanto, alle lanterne ad olio si erano sostituiti, dopo progetti e indecisioni e discussioni, ben trenta lampioni << a lucelina», sfolgoranti di luce e, a detta di tutti, pericolosi per il mal d'occhi, così diffuso in Busto, e che veniva certamente aggravato da tanto splendore. E grazia a Dio che non si era accettato il pazzesco progetto che il signor Luigi Ferrario era riuscito a far discutere d'urgenza dalla Giunta Municipale, il 15 settembre 1861, perchè gli fosse concessa aberrazioni del progresso nientemeno che l'impresa per la notturna illuminazione « a gaz », di tutta la borgata!
Dove si sarebbe finiti di questo passo? Occhio dunque ai progetti! Che ne direste oggi se, una semplice debolezza dei nostri Savi Municipali avesse lasciato fare al signor Marchese Cornaggia, anche lui presentatore e sollecitatore di un suo progetto, il comodo suo?
Siamo negli anni del progresso. « Strà Baséga », con quello scolo di acque fetide che vengono dai negozi (e fossero solo quelle!), non dà uno spettacolo edificante. Quando piove, poi, queste acque si ingrossano, la piscina del Prato di Basilica trabocca, (e se ne è già interessato il Consiglio Municipale del 1823), e corre giù una << rongia» che allaga il Prato fuori Porta Milano e la contrada e il Prato di San Gregorio. Si salvava solo la contrada dei Ratti, che era in discesa, perchè veniva giù da una specie di bastione che correva sul luogo della attuale via Antonio Pozzi (aperta nel 1861).
Ma quel che più spiaceva, evidentemente, al nostro Marchese era il veder mescolare a queste acquacce inutili, anche quella grazia di Dio che veniva giù dai << Pubblici Pisciatoj », e che andava dispersa. E perciò anch'egli presentava il suo bravo progetto in Comune, chiedendo l'appalto dei pubblici luoghi di piccolo comodo. Ma il vigile Consiglio Municipale, mentre non sembra alieno dall'introdurre in Busto una simile novità, non perde d'occhio la domestica economia e... distingue. Infatti, chiamato a decidere, il 29 gennaio del 1862, circa la proposta avanzata dal marchese Cornaggia, di farsi << attivatore ed appaltatore de' Pubblici Pisciatoi, data lettura degli atti che si riferiscono a questo affare, viene la proposta respinta alla unanimità pei seguenti riflessi: poichè il proponente sig. marchese Cornaggia variando la sua proposizione prima,dello spurgo dei Pisciatoj Pubblici, vorrebbe oggigiorno associare a questa operazione anche lo spurgo dei pozzi neri, ritenendosi s'intende di sua proprietà le materie fecali, non è più possibile progredire nelle trattative giacchè siffatti concimi ricercatissimi ed utilissimi alla nostra agricoltura non sarebbe mai conveniente che fossero ceduti a chicchessia... »
Avete capito? Per fortuna nostra si trattava di amministratori intelligenti, gente posata, intenta in ogni caso a pesare il pro ed il contro per il bene di questo << caro angolo di patria >>
Scrivevano infatti: « se voi, o Signori, convenite con noi e ci ajutate col vostro suffragio, noi nutriamo fiducia di condurre mano mano, e vincendo le angustie dei tempi, questo nostro caro angolo di patria a quel grado di benessere, di civiltà e d'importanza a cui la posizione geografica e tanta copia di elementi di ricchezza intellettuale e morale gli danno diritto... >>.
E così, anche il signor marchese, dovette far macchina indietro; e non si sarebbe certo stupìto, se avesse potuto, non molti anni fa, essere presente alle recriminazioni e alle lamentele dei contadini, chiamati per il passato ad acquistare il contenuto dei « pozzi neri - che trasportavano poi sulle non dimenticate << bonze "   (perchè « bonze? », perchè panciute come un bonzo giapponese? Guardate un po' dove va a finire l'etimologia!), quando si sono trovati di fronte allo scempio del << prodotto » anacquato e reso inservibile, sempre per quella smodata mania di progresso, da quei nuovi cosi che si chiamavano << cessi inglesi ».
Con una rana in bocca si medita meglio... forse
Un insegnante di Yoga indiano, Yogesh Chavan, sostiene di poter insegnare ai bambini a superare la paura e a meditare mostrando loro come lui stesso riesce a restare calmo pur tenendo rane, scarafaggi o serpentelli in bocca. <<Naturalmente»> dice Chavan <<prima di ogni esibizione devo pulire bene gli animali. Le rane, per esempio, sono creature a sangue freddo e, a contatto con una superficie calda, urinano. Quanto ai serpenti scelgo sempre quelli non velenosi. La paura è una condizione psicologica che si può cercare di superare meditando.>> Resta da vedere se le paure dei bambini si sono davvero ridotte vedendo le imprese del loro maestro o si sono invece moltiplicate...
01 Dicembre 2023 - Venerdi' - sett. 48-335
redigio.it/rvg100/rvg-48-335.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
redigio.it/rvg100/rvg-002.mp3 - Un compendio di  Notizie  dal Ludico - notizie dal Villaggio e ....
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO502-milleusi-olio.mp3 - I mille usi dell'olio - fonte di luce -
Toponimo di Comabbio
11) Cret: terreno non coltivato che porta al Lago di Comabbio nella parte sud del paese al confine con Mercallo. Il terreno di quest'area era argilloso e fu un importante punto di raccolta di argilla utilizzata poi per la costruzione della Fornace nel limitrofo comune di Mercallo (v. Mercallo n. 8). Da qui il suo nome Cret "creta"
12) Cuzòta: è il nome dato alla parte meridionale del paese che si estende dalla pesa pubblica fino al cofine con Osmate e il Monte Pelada. Forse il nome è un composto da due voci dialettali come cu "capo"(dal latino caput inteso come parte, una parte del paese) e la voce dialettale sota "basso"; così da formare il nome che indica la "parte di sotto "
13) Cuzüra: è il nome dato alla parte settentrionale del paese che si estende dal cimitero fino alla pesa pubblica. Il nome segue lo stesso procedimento compositivo presentato nel lemma precedente. Il dialettale cu in combinazione con la voce sura "sopra" nel significato di "parte superiore del paese".
Lettura della settimana - martedi
Busto Grande cento anni fa
Capitolo secondo 4)
Così fu anche per le Porte od Archi, come vengono chiamati nelle carte comunali.
Da tempo immemorabile Busto aveva, come le città munite, quattro porte che venivan chiuse la notte per difendere il borgo dai malfattori: porta Milano, sulla odierna piazza Garibaldi; porta di Savigo, al ponte dei Re Magi; porta Piscina in piazza San Michele e porta Novara o di Ticino, presso la chiesa di San Rocco: tutte costruzioni senza pretese d'arte nè di vetustà storica.
All'inizio della seconda metà del secolo scorso, gli archi erano ormai ridotti a pericolosi relitti. Le Depu- tazione Comunale « con saggio consiglio » ne propose l'abbattimento; ma la « Comunale Rappresentanza, non per buone ragioni ma chi sa per quale frivolo riguardo» respinse la proposta.
Il 30 settembre 1858 la Deputazione ritorna alla carica con una lettera all'Imperial Regio Commissario in cui si legge: << ma lo stato attuale non è più quello di parecchi anni or sono, chè, rovinati dal tempo due in specie richieggono inflessibili riparazioni. Ciò premesso e ravvisando anche la scrivente che gli archi in discorso non sono di alcuna importanza storica ed artistica in genere, propone che a scanso del dispendio occorribile per la loro riparazione e pel miglior decoro del pubblico ornato sia di nuovo sottoposta alla deliberazione del Consiglio con il proposito di atterrare i ripetuti archi... ».
Il Consiglio del 27 ottobre 1858 non disse si ne no e... tutti i secoli sono lo stesso secolo... nominò una commissione, composta dagli ingegneri Carlo Ferrario e Luigi Tosi, che si prese tempo fino al 17 aprile del 1860 per riferire come segue: < I sottoscritti delegati da codesto Consiglio Comunale tenutosi nel giorno 27 ottobre 1858 a progettare le opere di miglioramento o di riparo necessarie agli archi d'ingresso a questo Borgo, recatisi sopra luogo per le opportune ispezioni di arte ebbero a ravvisare come gli archi d'ingresso alla Corsia di San Rocco e Porta Ticino, oltre al non essere suscettibili di alcun miglioramento nella loro condizione trovansi in tale stato che certo non sarebbe prezzo dell'opera il ripararli avuto riguardo al loro dissesto e sfacimento.
Opinando pertanto per la pronta demolizione dei medesimi i sottoscritti sono d'avviso che a togliere in parte la mostruosità della visuale al caseggiato a sinistra entrando dalla Corsia di San Rocco, si abbiano a lasciare i pilastri laterali all'arco d'ingresso riattandoli nel miglior modo possibile.
Relativamente all'arco d'ingresso della Corsia Basilica, siccome questo non sente il bisogno di un istantaneo provvedimento i sottoscritti si riservano a presentare il loro progetto sia di riparo che di miglioramento voltachè da codesto Consiglio Comunale venga deciso se debbasi migliorare nella sua condizione, oppure rinnovare mediante il di lui atterramento >>.
Fu così che il 20 Dicembre dello stesso anno il Consiglio accettò la proposta, decretò la morte anche dell'arco di Porta Milano, e convocò i confinanti per gli accordi sulle riparazioni alle case che facevano corpo con gli archi. E nel 1861 le tre porte di Busto, di San Rocco, di Piscina, e di Baséga, se ne andarono il lagrimate in macerie. Quella di Savico venne risparmiata ancora per un po' di anni.
Tradizioni culinarie di Crema
LA TRECCIA D'ORO - Risale invece alla fine del Novecen to l'invenzi one della cosiddetta treccia d'oro, divenuta in breve assai popolare anche fuori Crema, così chiamata appunto perché l'impasto, diviso in tre filoncini, è graziosamente intrecciato. Si compone di farina, uova, burro e zucchero con lievito e aroma di vaniglia cui s'aggiungono arancia e cedro canditi nonché uvetta, lavorando a lungo il composto per renderlo omogeneo ed elastico prima di lasciarlo lievitare coperto da un canovaccio umido e dargli quindi la forma descritta: spennellata di uovo sbattuto, la soffice treccia uscirà bruna dal forno ben caldo, similmente a pasta brioche, per essere eventualmente glassata e finalmente spolverata di zucchero a velo.
Che paura!
La fobia è il terrore per qualcosa che non è legato a un pericolo imminente; chi ne soffre si rende conto che la sua è una paura irrazionale ma non può controllarla. Ecco alcune fobie poco conosciute. Fobofobia: se ne soffrite smettete subito di leggere, è la paura delle fobie. Gamofobia: molti ne sembrano affetti, ma in pochi ne soffrono veramente, è la paura del matrimonio. Ergofobia: che ci crediate o no esiste davvero, è la paura del lavoro. Crometofobia: dei soldi c'è chi ne ha troppi, chi non ne ha e chi, come chi è preda di questa fobia, ne ha paura. Coulrofobia: se siete passati indenni dalla lettura di It di Stephen King allora non ne soffrite, è la paura dei clown.
 
02 Dicembre 2023 - sabato - sett. 48-336
redigio.it/rvg100/rvg-48-336.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Carissimi soci , il nostro Villaggio è pronto per  accoglierci in una magica Atmosfera . Non mancate al nostro Christmas Party !  - A partire dalle ore 14 con il Laboratorio di Biscotti e la consegna delle letterine per Babbo Natale
A seguire  accenderemo ufficialmente il nostro Albero e ci scambieremo gli auguri accompagnati da un concerto Natalizio esclusivo   .
brinderemo insieme con panettone /pandoro e cioccolata calda
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO510-Milano-SanGottardo-01.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - Il borgo dei Furmagiatt - le case del formaggio
Toponimo di Comabbio
14) Fiocca: piccola strada che costeggia l'odierno cimitero comunale nel suo versante nord. La spiegazione del nome è incerta. Una possibile interpretazione è che la zona, poco esposta al sole, in inverno ospitasse per lungo tempo la neve e il ghiaccio, in dialetto appunto fiòca.
15) Fontanazza: un tempo la zona ospitava una cascina. Il nome indica un' area di ampie dimensioni che costeggiando il Morasson porta ad Osmate. Qui non è più presente la cascina, ma è ancora visibile e utilizzata la sorgente che ha dato il nome al luogo.
16) Mirabella: zona verdeggiante ai piedi del Monte Pelada, limitrofa al Büsen. Il significato del nome sembra trasparente: si può spiegare il nome come luogo "dove si gode di una ottima vista" (cfr. Cadrezzate. 3).
17) Mirasole: piccola stradina che sovrasta la zona della Prea Matta. Il nome con tutta probabilità si riferisce al fatto che il luogo è baciato per lunga parte della giornata dal sole.
Proverbi Milanesi
Gh'è quij che fan su danée come tèra e quij che fan cont i danée la gouera.
Ci sono quelli che fanno danaro come terra e quelli che col danaro fanno la guerra.
Vecchio proverbio milanese ancora usato e diffuso tra i ceti popolari di tutta la Lombardia. Sta a significare come ci siano persone che arricchiscono rapidamente e senza grande spreco di energia e chi invece è sempre in conflitto con il danaro, nel senso che ne dispone poco e conduce la sua guerra per farlo bastare e per non soccombere nella vita.  
Sindrome straniera
Basta un colpo in testa e, d'improvviso, ci si può mettere a parlare con un accento straniero. Non è un fenomeno frequente, ma si conoscono almeno una cin quantina di casi, dal 1919 in poi, di «sindrome da accento straniero». Una delle ultime vittime è Tiffany Roberts, un'americana della Florida, che dopo un'apoplessia perse la capacità di parlare. Dopo mesi di riabilitazione, recuperò la parola ma si ritrovò con un bizzarro accento britannico, ancora più strano per il fatto che la donna non era mai stata in Inghilterra. Prima di lei aveva fatto notizia Stewart Rayner, coinvolto nel settembre del 1996 in un incidente automobilistico. Quando si riprese, il suo accento tipicamente londine se fu sostituito dalla tipica parlata aperta degli Stati Uniti meridionali. Lo stesso anno, l'inglese Anne Bristow-Kitney soffrì un'emorragia cerebrale e si riprese parlando un perfetto francese. «Conoscevo la lingua» disse Anne «ma improvvisamente parlavo come se fossi nata in Francia. Non mi rendevo nemmeno conto di parlare francese, sapevo solo che stavo comunicando.» La causa di questo bizzarro disturbo sembra risieda in una lesione alla parte sinistra del cervello, dove si trovano i centri di controllo del linguaggio. Di solito il "problema" migliora con il passare del tempo.
Gli animatori
Davide 3 - Bagnino - Il bagnino comune, o bagninus bagnantibus assistens maculatus vulgaris - noto anche come assistente bagnanti - è un esemplare di ominide semiacquatico che risiede nelle vicinanze delle piscine e delle spiagge. La sua principale attività è bullarsi, ovvero tentare di rimorchiare le giovani bagnanti avvenenti e inesperte, tramite un potente mezzo ispiratore di mascolina virilità: il fischietto
DJ - pippo 2 - I DJ, più comunemente detti "i cazzoni delle discoteche" si divertono a sparare dalle povere casse un'accozzaglia di rumori spesso definita da loro techno, house, liscio (senza farsi mancare una buona dose di quella primitiva forma di comunicazione usata dalle scimmie), il che provoca spesso disappunto nei vicini di casa. - Purtroppo gli esemplari di questa razza sono in continuo aumento, infatti sempre più spesso si possono trovare nickname con il prefisso DJ seguito da abbreviazioni, storpiature del nome o parole inglesi messe a caso: questo perché sono idolatrati dai truzzi e spesso riscuotono incomprensibilmente successo tra le femmine della già citata razza.
La formula dell'amore
Esiste l'anima gemella? Siamo onesti, tra un o una top model e una bellezza mediocre è più facile che siano i primi a ricevere le nostre attenzioni. Ma la bellezza non è tutto e se le aspettative sono troppo alte od omologate è più facile rimanere insoddisfatti. Che sia vero non ce lo dice solo la mamma ma anche la matematica: un modello noto come <<Stable Marriage Problem» (problema del matrimonio stabile), in particolare, ci suggerisce di tenere conto di altri fattori, oltre alla bellezza, nella ricerca del o della compagna di vita. «Nel modello», spiega Andrea Capocci, fisico italiano all'Università di Friburgo in Svizzera e coautore insieme a Guido Caldarelli dell'Università La Sapienza di Roma di una ricerca su questo argomento, «ci sono N uomini e N donne. Ogni uomo ha una classifica di preferenza per le donne e ogni donna ne ha una per gli uomini. Per esempio, secondo Giovanna Paolo è il più bello, poi viene Luca, poi Marco. La top ten di Lisa sarà diversa e così via. Ora, siccome i "belli" sono preferiti da più persone significa che ci sarà maggiore concorrenza e minore soddisfazione. L'omologazione culturale, conseguenza di sistemi di comunicazione che presentano standard uniformi, come lo star-system, diminuiscono la soddisfazione. Se invece si hanno gusti diversi dagli altri, la soddisfazione è più alta. Nel modello c'è frustrazione perché raramente ci si sposa con il partner preferito, ma c'è un'ottimizzazione della propria soddisfazione>>.
 
03 Dicembre 2023 - Domenica - sett. 48-337
redigio.it/rvg100/rvg-48-337.mp3 - Te la racconto io la giornata
Notizie dal Ludico
Qui vi sono le notizie che raccolgo e solo quelle. Sicuramente non sono quelle ufficiali, in quanto non ho il compito di propagandare e sostenere il gruppo Ludico al quale non ho alcuna appartenenza.
Notizie dal Villaggio
Cosa ascoltare
  1. redigio.it/dati2606/QGLO511-Milano-SanGottardo-02.mp3 - Milano San Gottardo e oltre - burlesche dicerie sui furmagiatt - la chiesa di San Gottardo al Corso -
Toponimo di Comabbio
18) Moncucch: altura di circa 380 metri che si appoggia sulla sponda sud-est del Lago di Monate. Il monte è diviso tra i comuni di Comabbio, Osmate e Travedona-Monate. Il sintagma è frequente in dialetto e ha il significato di "dosso" o "collinetta"
19) Monte il Castello: detto anche Castelàsc. È una piccola altura che ospita a tutt'oggi una grande casa a tre piani, forse la più grande del paese, abitata nel corso dei secoli dalle famiglie più importanti di Comabbio (cfr. Cadrezzate n. 7)
20) Monte Pelada: è il colle che caratterizza Comabbio con i suoi 481 metri di altezza. Molto probabilmente il nome Pelada deriva dalla caratteristica che aveva un tempo il colle di essere brullo e quasi privo di alberi e vegetazione. (v. Cadrezzate n.12). Ora il Monte Pelada si presenta più verdeggiante grazie al lavoro dell'uomo e ad un clima più favorevole. Un tempo infatti erano più frequenti lunghi periodi di siccità che non favorivano la crescita di arbusti rigogliosi e resistenti.
21) Montino: in dialetto detto Montit, è una piccola altura che ospita l'acquedotto che fornisce l'acqua al paese di Ternate. Il nome è facilmente spi egabile come "piccolo monte".
prefisso re
Ecco perché nella frazione nove famiglie su dieci davanti al cognome hanno il prefisso re
Vittorio Emanuele II avrebbe particolarmente gradito l'accoglienza riservata da chi abitava nella zona
Perchè mai il 90 per cento delle persone originarie della frazione Sant'Ilario di Nerviano ha un cognome preceduto dal suffisso "re"? Il dato è curioso e in molti hanno provato a cercare spiegazioni scientifiche, basate su ricerche genealogiche. Nel Medio Evo, ad esempio, il sufisso "re" veniva attribuito a chi eccelleva in un mestiere o semplicemente a chi vinceva gare o tornei. Più in generale "re" indicava che un luogo stava sul fiume (rio). Ma ciò non chiarisce questo affollamento di "re" soltanto nella piccola frazione nervianese.
La spiegazione esiste, ma appartiene a quella tradizione orale popolare che resiste ormai da oltre due secoli. E nessuno avrebbe mai pensato di metterla nero su bianco se cinquant'anni fa non fosse accaduto che un calciatore di fama mondiale, originario proprio di Sant'Ilario, non ne avesse parlato durante una storica intervista. Fu il giornalista sportivo Franco Melli a riportare le parole di Luciano Re Cecconi, centrocampista della Lazio guidata da Tommaso Maestrelli. Un campione, un mito, che già si era conquistato il soprannome di "angelo biondo" e il cuore dei tifosi italiani.
«Quel Re davanti al mio cognome- disse dunque il calciatore è un regalo del re. Vittorio Emanuele II passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradi la buona cucina e l'accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare le gente delle nostre campagne con una dono simbolico ma indelebile. Così i Cecconi diventarono pomposamente i Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, l'ho accolto con orgoglio. È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene».
Purtroppo il mondo, o meglio un tragico equivoco maturato all'ombra dei cosiddetti anni di piombo, gli portò via tragicamente la vita. Re Cecconi morì colpito dalla pistola di un gioielliere romano, a soli 28 anni il 18 gennaio 1977, in circostanze che ancora fanno discutere. Pare che Luciano stesse facendo uno scherzo a un gioielliere che era amico di un suo amico, e che quello lo abbia scambiato per un rapinatore, sparandogli senza neppure chiedergli chi fosse.
La convinzione di Re Cecconi sull'origine del proprio cognome trova conferma nella lapide che ricorda il passaggio del re, nel 1859, a Sant'Ilario. Nessun riscontro invece riguardo a un'altra improbabile e maliziosa leggenda popolare secondo cui Vittorio Emanuele II, sensibile alle belle donne di campagna, passò a Sant'Ilario alcune notti "ardenti", generando una sorta di discendenza reale nella frazione nervianese. Ma questa è tutta un'altra storia.
Gli animatori
maestro di ballo - pippo 4 - Il Ballo delle Debuttanti (o delle Debuttane) è una barbara usanza che, al pari dell'elezione di Miss Italia, andrebbe vietata per legge o almeno svolta in gran segreto. Uno dei motivi per cui entrambe sopravvivono è che la madre delle teste di cazzo è sempre incinta, nel caso specifico di una femmina. Spesso è proprio la mamma a spingere la figlia a partecipare, deve essere così per forza: se l'iniziativa venisse dal padre saremmo costretti a gettare al macero tutto quello che ha scritto Charles Darwin. Il discorso può sembrare permeato da una vena di maschilismo, ma negare l'evidenza non è accettabile nemmeno da una lesbica frigida con le mestruazioni a cui si è appena rotto un tacco in mezzo ai sampietrini distratta da un'unghia spezzata mentre passava davanti a un negozio di scarpe.
maestro di yoga - pippo 5 Yoga è una parola di una qualche lingua di un qualche stato che significa "unione". Infatti questa pratica antichissima favorirà, in un futuro dove i dinosauri nazisti cammineranno nella natura incontaminata e giovani atleti di kung fu combatteranno per la salvezza di una terra piena di case saltate fuori da delle capsule, la terribile tecnica della fusione. Lo yoga è, oltretutto, il nome di uno dei sei cardini della filosofia rel igiosa indù, ma degli altri cinque cardini nessuno sa nulla. Fortunatamente.
Balbettii universali
Per quanto diversa possa essere la lingua dei rispettivi genitori, esiste una notevole somiglianza nei balbetta- menti dei bambini piccoli di tutto il mondo. Lo studio condotto su 15 diversi «<linguaggi ambientali» ha rivelato che i bambini dall'Africa alla Norvegia nei loro balbettii usano in gran parte le stesse consonanti. Per esempio, tutti i bambini studiati avevano pronunciato le consonanti <<m>> e <<b>.