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Cà Rossa e Cascina Sora - La cassinetta del Ceser.
 
Si trova in via privata Sora, si affaccia sulla Via Novara appena dopo l'incrocio con la via Caldera.
Racconta Paolo Campari:
"Prima della Casa Rossa in questo posto c'era una piccola fornace, chiamata "la Fornàs".
Dopo la prima guerra mondiale venne tolta perché, dopo aver cavato i campi chiamati "Maieretta" e "T rii cantón" si erano accorti che di argilla non ce n'era più.
La Rosa Scolari, proprietaria del posto e di quasi tutto Trenno, acconsentì a Dell'Acqua, cavatore e fornaciaro, di cavare 700 pertiche di terra alla cascina Melghera e 200 pertiche alla cascina Fametta. Il Dell'Acqua costruì la fornace a Pero che funzionò fino al 1950.
Il contratto, oltre ai soldi per lo scavo dell'argilla, prevedeva anche l'obbligo di dare 2000 mattoni l'anno che la Scolari adoperava per riparare tutte le sue cascine.
Dell'Acqua aveva l'obbligo, dopo aver scavato, di rimettere il terreno a posto, livellato e seminato a prato."
Ecco perché questi campi sono mediamente più bassi di un metro rispetto alle strade ed ai canali di irrigazione.
Una volta demolita la fornace al suo posto è stata costruita un'osteria e più dietro una piccola cascina. É chiamata Cà Rossa perché la facciata dell'osteria era stata dipinta di un bel colore rosso mattone.
Era uno dei luoghi di sosta per i carrettieri che venivano dal magentino prima di immettersi in città.
La Cà Rossa aveva di pertinenza circa 130 pertiche, coltivate in parte ad orto, per approvvigionare di verdure la mensa dell'osteria, ed in maggior parte a foraggio per le bestie e per i cavalli dei viandanti.
Proprietari e conduttori del luogo erano i Curti, i quali oltre ad attendere al lavoro di oste, allevavano dei cavalli, che ritiravano macilenti, sfruttati oltremodo ed in pessime condizioni dall'Istituto Sieroterapico di Milano, che utilizzava il loro sangue per fare i sieri antivipera ed altri. Una volta rimessi in salute ed in carne questi animali venivano rivenduti ai contadini.
La cascinetta dietro l'osteria Cà Rossa era di proprietà della Rosa Scolari, l'affittuario era il Curti. Alla morte del Curti subentarono i Paloschi che rilevarono le mucche, il cavallo ed i frutti pendenti.
Nel frattempo la Scolari la vendette ad un macellaio e questi, dopo qualche anno vendette il tutto alla società Alemagna, che voleva impiantare qui uno stabilimento, non ebbe il permesso, per cui Alemagna vendette la cascina agli affittuari.
Cesare Paloschi con tanti sacrifici riuscì a comperarla e, da allevamento di bovini, l'ha trasformata in una scuderia per cavalli da diporto.
Cesare ormai ci ha lasciato da qualche anno, un brutto infarto lo ha stroncato.
Noi lo ricordiamo con simpatia e ci manca molto la sua carica, il gran lavoro fatto, e la passione per far risaltare la dignità ed il lavoro degli agricoltori.
Il suo lavoro, per fortuna, non è andato perso, ora è il figlio che continua l'attività che Cesare ha intrapreso.
 
 
cascine-6-5-1.pdf - L’area della “Cà Rossa” e di Cascina Sora. In alto a sinistra i primi parcheggi di Boscoincittà ed il complesso della Centrale di Pompaggio dell’Acqua Potabile di Via Novara, 300 . Cascina Sora è al centro e ben si notano, oltre alle strutture rurali, il prato adibito a maneggio ed il “girello” per i cavalli. La passerella ciclopedonale su Via Novara venne realizzata interamente in legno in occasione dei mondiali di Calcio del Giugno 1990 suscitando subito forti perplessità in merito, soprattutto, alla sua conservazione nel tempo. Le critiche si sono poi rivelate fondate; in pochi anni la struttura divenne inagibile ed utilizzata anche per usi impropri. Recentemente è stata ricostruita in ferro e dipinta in un appariscente color azzurro. Nonostante ciò continua a non essere utilizzata in quanto, incredibilmente, è ancor priva degli indispensabili “agganci” con i percorsi ciclo pedonali tra i parchi (Trenno- Boscoincittà e Parco delle Cave) che avrebbe dovuto mettere in comunicazione. Nonostante periodiche segnalazioni sui principali organi di stampa, la “passerella” su Via Novara non può essere adeguatamente utilizzata. Ennesimo esempio di gestione poco oculata, ma estremamente onerosa, del patrimonio pubblico. A fianco della passerella l’Osteria “Cà Rossa” ora trasformata in un ristorante sardo. In alto a destra il complesso sportivo “Harbour Club”. In basso Via Caldera ed il complesso delle “Assicurazioni Generali” su cui doveva sorgere lo stabilimento Alemagna.
 
 
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